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martedì 10 ottobre 2017

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Saggezza nel fosso








Il sole ha appena fatto capolino tra i tetti delle case.
Filtra adesso tra le fronde sempre verdi degli alberi che schermano l'orizzonte intorno alla nostra panchina.
I colori ora non mancano di certo…  mille sfumature di ocra e di tabacco si rincorrono sul terreno già bruciato.
Alcune foglie cadute punteggiano il piccolo spiazzo in cui lo scoiattolo sta per saltare.
No, si arresta. Annusa l'aria. Avverte la nostra presenza e ristà.
All'ombra, i ciclamini sono spuntati generosi, le loro piccole foglie a cuore una carezza per lo sguardo.
E poi si avvertono, più che vederli, i colori sfumati delle nostre anime in attesa nella radura.
Stiamo giocando un nascondino profondo in cui è bello palesarsi un po', ma anche celarsi a conservare la nostra intimità che sempre un pochino ci fa paura.
Io mi sono già seduta da un pezzo.
Mi piace questa luce che viene di lontano e lucida ogni cosa.
Apparentemente sono sola, ma la solitudine è una buona compagna, utilizza i miei pensieri per farne collane.
In questi fili di idee riconosco parole amiche.
Riconosco anche nomi.
Sono nomi di donne e di uomini che riportano a me persone per le quali ho cercato una via di benessere.
So per certo che ci sono occhi che si stanno avvicinando, creature che cercano di entrare in un vortice di parole che possa richiamare in loro qualcosa di piacevole, di rassicurante, un momento di purezza che arrechi ristoro ed allontani dal brutto che prepotentemente vorrebbe circondarci.
Ora che ci siamo un po' tutti vi voglio raccontare una riflessione che ho fatto recentemente.
Una cosa apparentemente banale, che ha attivato in me una girandola di pensieri che vogliono essere tradotti in parole.
Passeggiando lungo un fosso non ho potuto fare a meno di incantarmi a guardare l'acqua limpida che scorreva decisa allontanandosi verso una meta.
Sembrava sapere dove fosse diretta, come fosse dotata di una propria precisa volontà.
Il ritmo denotava sicurezza, personalità, forza vitale.
Al suo passaggio accarezzava con garbo piccole piante d'acqua piegandole ad indicare la meta.
Esse si inchinavano con eleganza.
Collaboravano con sicurezza, riducendo al minimo l'attrito.
Vivevano il loro presente con ineluttabile e serena partecipazione.
La cosa che più mi ha colpito, però, sono stati i pesci.
Ce ne erano di tutte le misure, ma per la maggior parte erano molto grandi, lunghi e neri.
Qualche movimento appena accennato e poi eccoli lì, tutti fermi, affiancati, a guardare nella stessa direzione.
Occupavano tutta la larghezza del fosso.
La bocca spalancata, attendevano il flusso dell'acqua che li superava per allontanarsi subito, correndo in tranquillità verso la sua meta.
Che stavano facendo? Aspettavano che il cibo trascinato dalla corrente si infilasse loro direttamente in bocca? Forse.
La cosa che colpiva me, in realtà, era osservare come è semplice la vita di queste creature che sanno davvero vivere solo il presente.
Esse non si preoccupano di ciò che è stato prima di quel momento. Neanche di ciò che accadrà dopo.
Sanno che lì, in quell’ istante, a loro è utile quella corrente che corre lontana. Sanno che devono sfruttarla a loro vantaggio e mettono in atto i comportamenti più utili al raggiungimento del loro obiettivo.
Le piccole piantine acquatiche non pongono resistenza.
Sanno inconsciamente che il gioco sarebbe inutile.
Si potrebbero spezzare e ne potrebbero morire.
Forse questa scena colta per caso illustra molto bene come anche per noi umani vivere la dimensione del presente sia una grande conquista.
Ci aiuterebbe a sedare l'ansia che ci attanaglia da mane a sera e non ci fa cogliere le opportunità che via via ci si presentano.
A volte facciamo una resistenza inutile, che ci rende più fragili e ci distrae dai risultati che potremmo ottenere, invece di fermarci ad aspettare che le cose indipendenti dalla nostra volontà semplicemente seguano il loro corso.
Chissà se sono riuscita a suscitare anche in voi un qualche interesse per questa mia riflessione!
Lo spero davvero.
Grazie per essere rimasti qui ad ascoltarmi.
Tornate ancora ad allenare i muscoli della mente e del cuore!


About La Panchina

Per allenare i muscoli della mente e del cuore

2 commenti:

  1. Abbiamo affievolito l'istinto sviluppando ragione e sentimento, la coscienza che può discernere e guidarci nelle scelte e nelle azioni, però' facciamo tutto con fretta del possibile risultato o con il rimpianto e la nostalgia del passato,senza considerare ciò che è presente e vivere appieno il momento. Questo dipende dalla cognizione in noi radicata e saldamente fissata del tempo: l'attimo che viviamo dura anche meno di un attimo e fugge via, siamo già distratti volti ad altri attimi che subito a loro volta fuggiranno velocissimamente. Cosi non ci si accorge che passano i giorni e gli annie ce ne rendiamo conto soli quando cerchiamo di collocarvi un dato evento. 10 anni fa, 20, 40 è ci stupiamo di tale stranezza. Tutto passa velocemente lento o lentamente veloce, che lo vogliamo o no. Qualcosa però è in nostro potere, imparare ad assecondare il flusso, come le piantine nel fosso che non oppongono resistenza, ma si fanno flessibili per non soccombere alla continua furia dell' acqua . O fare come quei pesci che attendono il nutrimento con il minimo sforzo, loro a bocca aperta e noi con aperto il cuore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, proprio così. Questo è il segreto che forse meglio ci può far vivere l'attimo, senza disperdere inutilmente le nostre preziose energie. Non è facile, ma ci si può allenare, vero?

      Elimina

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