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"Evviva! I tempi sono proprio cambiati! Guarda, guarda che ben di Dio c'è in questa... cantina! E non vedo alcun gatto di guardia... possibile? Provo ad avvicinarmi. Non vorrei ne saltasse fuori uno da dietro quella cesta...".
Il topolino di campagna varcò la soglia di quello che era un vero e proprio granaio, superando con qualche difficoltà una specie di sacco che gli impediva il passaggio.
Quale non fu la sua meraviglia quando vide mucchi e mucchi di granaglie ammassate, anche con poco garbo, in quello spazio appena illuminato.
"Che fortuna essere entrato in questo luogo!" gioì il topolino "Qui posso farmi una vera scorpacciata senza tema di essere disturbato.".
Non finì neppure il pensiero, che le granaglie ebbero un improvviso sussulto... un'orda di topi di tutte le dimensioni sbucò da ogni parte e prese a rosicchiare con tranquilla avidità i semi a disposizione che erano davvero in abbondanza. Ratti, topolini, toponi e pantegane, mangiavano tranquillamente insieme, l'uno accanto all'altro.
Il topolino di campagna non indugiò oltre e si rimpinzò ben bene pure lui.
Le cose andarono avanti così per giorni e giorni. Incredibile! Si era sparsa la voce che i gatti erano stati cacciati dalla città e non ce n'era più nemmeno uno a spaventarlo.
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"Oh, che meraviglia! Che cos'è? Sembra una strana melodia.... Cosa sta succedendo?" chiese il topolino a quella che era ormai diventata la sua compagna di vita.
"C'è qualcosa là fuori... Qualcuno sta soffiando in un... coso... sembra un bastone e l'omino che soffia sta camminando senza guardarsi intorno... Che strano! Ma che piacere ascoltare questi suoni divini... Sarà perché abbiamo la pancia piena, ma mi sento proprio bene!" commentò la topina deliziata.
"Sarà pure un bastone, ma deve essere oltremodo speciale... andiamo a vedere dove sta andando quel piccolo uomo... sembra invitarci a seguirlo! Dai, andiamo a vedere dove ci conduce." propose il topolino di campagna.
Detto fatto i due si avviarono insieme dietro quella musica, in silenzio religioso, perché quelle note aprivano un mondo e non era possibile perdere tempo a pensare.
Così si accorsero all'ultimo momento che insieme a loro si stava muovendo l'intero popolo dei topi della città senza gatti.
I due topolini si guardarono per un attimo negli occhi ed avvertirono un brivido profondo, un'emozione intensa e sconosciuta.
Fu così che si avvidero di essere irrimediabilmente sulla sponda di un fiume impetuoso, mentre la musica in un crescendo di note creava dentro di loro un patos tanto affascinante quanto incontrollabile. Non restava che saltare in quel carosello e questo fecero tenendosi per mano.
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L'acqua era fresca, anche troppo, e la turbolenza era tanta e tale che furono trascinati lontano in men che non si dica. Per loro fortuna a valle il fiume formava un'ansa improvvisa, che deviava in qualche modo il suo percorso. I due topini, che si tenevano ancora per mano increduli, furono sbalzati violentemente sulla riva che quasi subito saliva ripida verso l'alto. Lassù, in cima, i topi che non erano stati travolti dalla forte corrente, guardavano sbalorditi, piuttosto atterriti, i nuovi e continui arrivi provenienti dalla città.
Come sembravano lontani i giorni dell'abbondanza in cui avevano mangiato a crepapelle senza pensieri tutti insieme!
Mentre il topolino e la topolina di campagna cercavano di capire cosa stesse loro accadendo, lo scenario di colpo cambiò... dietro l'ultima pantegana, che squittiva impaurita a destra e a manca, trasportati con irruenza dall'acqua, cominciarono ad arrivare decine e decine di bambini vocianti che disordinatamente presero ad arrampicarsi su per l'erta.
Lassù c'era un vero e proprio finimondo: topi e bambini si guardavano intorno instupiditi in una baraonda difficilmente immaginabile.
Ben presto, però, nessun rumore uscì più dalle loro bocche. Qualcuno piangeva, qualche altro tremava infreddolito, molti si irrigidirono come statue di sale, guardando disperati i continui nuovi arrivi di bambini piangenti e disperati.
Anche il topolino di campagna e la sua compagna si stringevano adesso inebetiti. Cominciavano a sentirsi soffocare da tutti quei bambini che arrivavano e che avevano ormai occupato ogni più piccolo spazio a disposizione. Ormai topi e bambini lottavano fra di loro per conservare un minimo di terreno che consentisse loro di non soccombere e la scena era davvero raccapricciante.
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Chissà quanto tempo era trascorso! Difficile dirlo. Il topolino di campagna riaprì gli occhi e si trovò davanti l'uomo del piffero. Tutto elegante e sorridente, era irriconoscibile. Suoni, profumi, colori... l'ambiente intorno era ora un piccolo Eden. Ruscelli cantavano in lontananza, fiori mai visti spuntavano del terreno e si aprivano alle farfalle che svolazzavano in coreografie ipnotizzanti.
E i bambini? I piccoli e i grandi giocavano in armonia. I topi si erano riuniti su un'altura e sgranocchiavano tutti tranquilli i semi abbondanti a disposizione di tutti.
Il topino di campagna si strinse emozionato alla sua compagna e si avvicinò alla sua comunità.
Intanto l'uomo del piffero aveva dato vita ad un piccolo pezzo musicale per richiamare l'attenzione ed infatti tutto e tutti erano ora fermi e silenziosi in attesa.
Quando l'uomo parlò, tutti sgranarono gli occhi: "C'era una volta... e ancora c'è... un mondo incantato in cui ogni cosa è facile bella: è il Mondo delle Fiabe... ed io vi ho condotto chi di voi è in grado di vederlo. Qui non c'è fame né aggressività e si può vivere in armonia, se si vuole. Dunque... C'era una volta una regina e un re, una volpe e un merlo, che vivevano in una piccola ma bellissima reggia...".
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Nel granaio il topolino di campagna squittì, un preciso richiamo. Di lì a poco, infatti, comparve tutta allegra la topolina sua compagna, che gli offri un pezzettino di formaggio.
I gatti erano ritornati a vivere in paese, ma non costituivano più un grande pericolo perché gli uomini davano loro una giusta quantità di cibo, a differenza di quel lontano giorno in cui li avevano cacciati, per cui se ne stavano tranquilli. Dal canto loro i topi saggiamente si muovevano con cautela, cercando di non farsi scoprire né da loro né dagli umani.
I bambini giocavano insieme, litigavano pochissimo e, strano a dirsi, aiutavano volentieri i grandi senza fare capricci.
Il piccolo uomo, tutti i pomeriggi al calar del sole, suonava il suo piffero nella piazza del paese. Era il segnale che la giornata era al termine e tutti si ritiravano nelle loro abitazioni per la cena, alla quale il pifferaio era invitato ora dall'una ora dall'altra delle famiglie.
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Il tempo passava senza troppi sussulti. Per gli abitanti del paese i dubbi ora erano tanti.
Era accaduto davvero che il pifferaio avesse rapito bambini e topi? E i bambini avevano visitato davvero il mondo incantato delle fiabe?
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C'era una volta o forse non c'era,
quando il giorno diventava sera.
La mia fiaba io te l'ho raccontata.
Ora dimmi la tua se l'hai apprezzata.
Bene. Come tutte le fiabe finiscono in bellezza. Tutti alla fine vivono nel loro giusto mondo, nei rispettivi ruoli che hanno nella natura. Io vorrei essere il pifferaio amato da tutti e con la cena assicurata!
RispondiEliminaLe fiabe sono tali proprio perché a lieto fine, hai ragione. Hai ragione anche per il desiderio di essere amata da tutti ed avere la cena sempre pronta. Piacerebbe anche a me... ma forse nella realtà è solo un'utopia.
EliminaGrazie per frequentare questa panchina!