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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Angoli - Via del Corso








Questa, una città come tante in Italia.
Antica e vissuta, vetusta nei colori e nelle atmosfere.
Più che una città, un borgo, perché  la vera città è tutta fuori dalle mura, per cui altra cosa, del tutto ininfluente.

Sì, un borgo sostanzialmente medioevale, ma a ben guardare le tracce ci porterebbero ancora più lontano, lontano lontano nel tempo e ancora più in là, fino a raggiungere il “C’era una volta…”.

Passeggiando nel Corso, tutto questo ti si palesa piano piano, ti attrae con le vetrine lucenti e fashion, ti distrae con il passante che fa shopping, ti fa l’occhiolino con una bifora merlata, si mostra nel marmo morbido e latteo di una fanciulla in fiore, intrappolandoti infine nella rete del tempo.

E non c’è più fretta  non c’è più presente.  Senza volere, rallenti il ritmo e tiri un sospiro di benessere.

Dopo aver lasciato un importante show di occhiali modernissimi e firmati, ben disposti in gradevoli vetrine vintage dal sapore già antico, incontri la facciata di una chiesa sconsacrata, una delle tante che questo borgo conserva intatte.

Nei giorni di festa è facile imbattersi in  un banchetto di legno, che vi si piazza davanti, rubando quel metro in più che ha la strada in questo punto.
C’è sempre gente che si ferma, almeno a guardare,  intorno alla variopinta bancarella di dolciumi, dove i brigidini non mancano mai.

Ecco che si intravede la prima corte e il primo vicolo che serpeggia già intorno alla chiesa. È così piccolo che all’estraneo non viene quasi in mente di percorrerlo ed è certamente un errore, perché altre piazzette e ancora altri vicoli sarebbero ad attenderlo appena svoltato l’angolo.

Niente paura! Alzando gli occhi lungo la facciata di  mattoni, l’occhio s’attarda e si perde su un'alta torre che ancora si mostra orgogliosa.
Testimonia l’importanza di quella famiglia facoltosa che l’ha fatta erigere così alta, molto alta, altissima in uno spazio così ristretto, ma necessaria a dimostrare il proprio potere alle altre famiglie del borgo.
Così imponente com’è, non è difficile comprenderlo.

È la Torre dell’Orologio, che conserva ancora una grande orologio meccanico, meta di tanti turisti.
Questi, in fila per uno, si arrampicano sugli alti e infiniti scalini che conducono all’antico meccanismo e ad una delle più belle viste della città.

Ancora negozi modernissimi, monomarca in franchising come usa ora, ma è meglio fermarsi un attimo ed alzare la testa.
In questo dedalo di stradine del borgo medioevale la bellezza viene dall’alto.

Fatti due passi, dall’altra parte della stretta Via del Corso, infatti, si impone una bellissima facciata di mattoncini con tanti decori.
Sono le bifore, le trifore,  i piccoli archetti, le finestre imponenti, le grondaie decorate di un imponente palazzo.
Che meraviglia! Sembra di entrare nell’illustrazione sapiente di un libro di fiabe! Invece no, siamo concretamente piantati sulle pietre grigie senza tempo e niente è più reale di questo.

In fondo al blocco di importanti palazzi, già ti attraggono irresistibilmente antiche vetrine e arredi. Non può sfuggiti la bellissima insegna sulla quale si legge ancora, ben scolpita e levigata, la scritta con decori che rimanda a unguenti e profumi e in cui si osservano figure femminili in marmo, pensate e realizzate con cura.

Con queste immagini pietrificate lisciate dagli anni, siamo ritornati nell’atmosfera di un tempo a noi più vicino,  ma il fascino che ci rimandano non è minore di quello esercitato dalla torre degli avi, che ci siamo da poco lasciati alle spalle.
È un fascino solo diverso,  che tuttavia ci spalanca un mondo antico a noi sconosciuto e ci intriga.

Eccoci ora nella piccola piazzetta, poco più di una corte, un fazzoletto di borgo,  punto nevralgico del Corso.
Ancora un piccolo stand su ruote dai colori tenui e gradevoli, raffinati nella loro semplicità.
Richiama l’attenzione su dei dolcetti deliziosi, i macarons,  che vengono venduti nel bellissimo palazzo di fronte.
Tutto bifore e trine, quest’ultimo illumina la piazza con le sue mille luci, accese dallo stilista che ne ha fatto un forte punto di richiamo per sé e per il borgo.

La guida rossa ti conduce all’interno,  seguendo le note che ritmicamente ti avvolgono.
Piante verdi, olivi, fiori, alberi di Natale o di Pasqua, spuntini, eventi creati ad hoc richiamano di volta in volta l’attenzione del passante mai distratto.

I tavolini del bar ai lati della guida sono vivi e camaleontici.
Si riempiono lungo le ore del giorno di ospiti diversi e festosi.
Gli incontri mattutini per un caffè e due chiacchiere di anziane signore e di figlie con bambini, magari in compagnia di qualche turista, si trasformano in aperitivi e pranzi di lavoro.
E poi ancora gruppetti per il caffè  e il tè e gli aperitivi e gli eventi.
Così, all'improvviso, compare in città un set cinematografico piuttosto che una conferenza o la presentazione di un libro o quant’altro si trovi in sintonia con la vita stessa della città.

Il Corso continua a snodarsi pigro tra facciate sempre molto alte, spesso importanti, che incombono su vecchi ed antichi negozi, sottolineando la vena mercantile degli abitanti di questo borgo, da sempre dediti a queste attività commerciali.

Certamente saltano subito all’occhio le vetrine bellissime e l’interno di una gioielleria storica.
Ha conservato integri gli arredi e i contenitori, intagli fascinosi nel legno scuro che donano un risalto sobrio ed elegante agli ori e agli argenti, anch’essi antichi, d’altri tempi.
Per non parlare della preziosa e complessa cassaforte che ha affascinato,  non molto tempo fa, anche la Regina Madre di un paese straniero.

Proprio di fronte, sopravvive in qualche modo l’antico caffè storico frequentato nel passato da noti musicisti, scrittori, poeti e intellettuali del panorama italiano.
Stili e arredi sono magici ed intriganti, ma negli ultimi anni il caffè  è tristemente chiuso in attesa che problemi e controversie, sorti negli ultimi tempi, si risolvano.
La città piange questo punto di ritrovo, dove fino a poco tempo fa, anche solo percorrendo il Corso, sentivi suonare il piano e un’aria di Puccini ti giungeva amica all’orecchio.

Quindi ancora negozietti, ristorantini, piccole corti e vicoli che si aprono discreti per condurti lontano.
Ancora un’altra bancarella storica custodita da un’opulenta signora che vende limoni, funghi,  carciofi, castagne, ciliegie, in sintonia con la stagione.
Mille colori e movimento di vita intorno.

Al di là della bancarella c’è qualcosa di strano. La facciata si presenta un po’ curva. Qualche masso e qualche pietra hanno sostituito i vecchi mattoni. Lì c’è una colonna, più in là anche un architrave. E la facciata inesorabilmente continua a girare su se stessa.

Un arco, stretto ma imponente, ti invita ad entrare.
Senza quasi preavviso, ti ritrovi al centro di un anfiteatro romano, sulla cui circonferenza sono state costruite altre case-torri senza soluzione di continuità.

A questo punto ti ricordi di aver letto qualcosa in proposito.
Eh, sì! Il Corso è proprio l’antico cardo della città romana.
Ne conserva grosso modo l’andamento e le dimensioni.
E qui, in questa piazza magica, ne respiri ancora l’atmosfera antica assorbita dai libri di scuola, un'atmosfera che ammalia.

Oggi la piazza è piena di fiori. C’è chi vende e chi compra,  ma tutti ricordano il miracolo di una santa cui tutti sono devoti, una servetta che rubava il pane secco per i poveri nascondendolo nel suo grembiale, tozzi di pane che si trasformarono in fiori, perché  la ragazza non fosse punita dal padrone che l’aveva scoperta.

Tornando sulla strada, dalla parte opposta, i mosaici un po’ defilati di un bellissima chiesa fanno l’occhiolino ai passanti che non sono ora lontani dal concludere la loro passeggiata nel cuore del borgo.
Dopo pochi passi, infatti, si scorge già l'imponente porta medievale che conclude il Corso, conducendo all’uscita dalla città.

Questo bellissimo punto, ricco di vita e di movimento è davvero entusiasmante.
Gli spazi ristretti, le torri abitate, i bar piccolissimi, le vinerie, i negozietti di ceramiche e di piccole antichità, i vasi fioriti… tutto suscita sensazioni speciali.
Ti riportano quasi alla vita di un piccolo paese, dove tutti si conoscono e si fermano volentieri a scambiare due chiacchiere e a bere qualcosa insieme.

È questo il momento di fermarti, di sederti.
Dove vuoi, anche per terra, su una pietra che sporge o su uno strettissimo scalino. Non una macchina. Solo pedoni e biciclette si contendono il passo.
Visi giovani, visi vecchi, visi bambini si mescolano e si confondono.
C’è chi tace, chi parla, chi canta, chi gioca,  chi mangia un panino.

Non puoi fare a meno di notare che comunque tutti vanno lentamente e… sorridono!



3 commenti:

  1. Lucca diventa un gioiello prezioso con le descrizioni accurate e romantiche di questo susseguirsi di descrizioni particolareggiate della città in cui viviamo. Grazie.

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  2. Grazie a te, carissima Rosaspina, grazie di cuore! ❤

    RispondiElimina
  3. È un susseguirsi di emozioni che arrivano dritte al cuore, questo cammino lungo il "Corso".
    All'inizio non sapevo cosa aspettarmi, ma è bastato continuare a leggere che subito mi sono trovata immersa nella mia piccola, amata, piena di fascino antico: la mia Lucca

    RispondiElimina

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