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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Lucca Estate - Racconti - "Essere mamma"

 



Botticelli


Scrittura creativa
Racconti

Essere mamma

Scrivere è davvero
qualcosa di magico.
Pensare, creare situazioni,
scriverne,
ci rende migliori
ed orgogliosi di noi stessi.

Chi vuole provare
a farne un
RACCONTO?

Oggi parliamo
delle dinamiche relazionali,
che si attivano nel rapporto
madre-figli.


Cominciamo?




🏵📚

L'affido

Era bella, ma che dico, era bellissima, addirittura meravigliosa. 

Riccioli a cavatappo e per lei valeva il detto “perché per ogni riccio ti caccia nu capriccio... la donna riccia non la voglio no!”.

Aveva occhi che ridevano prima della bocca, una risata squillante che ti faceva ridere anche se non era il caso. Era di una intelligenza notevole e aveva un carattere forte che manifestava anche con l'abitudine di agganciare il tuo sguardo sfidandoti in silenzio a farti abbassare gli occhi prima che lo facesse lei (con me ha sempre vinto).

Quando il suo sorriso contagioso ha incontrato i miei occhi aveva due anni e mi ha fatto paura perché avevano chiesto alla mia famiglia di prenderla in affidamento.

Frequentavo il luogo dove lei era con sua madre ed è stato un lungo innamoramento prima di portarla a casa mia nel lettone per fargli tante coccole. Veramente eravamo in tanti a contenderci le sue attenzioni e la vita aveva una colorazione rosa per la gioia infinita che mi dava lei e del grigio della fatica enorme che accusavo per trattare al meglio delle mie possibilità una bimba problematica.

Mi fu portata a casa con tutte le sue cose e in primo piano la videocassetta di Haidi di cui era innamorata.

Per lei ho avuto i tre mesi di maternità e le altre agevolazioni per le mamme.

Mangiava solo insalata prendendo le foglia con le mani e pane inzuppato nell'acqua del bicchiere. Quello che più la caratterizzava, però, era la sua abitudine di spogliarsi e scappare via. Se poi fuori era dicembre e pioveva a dirotto, meglio ancora, lei aveva ottenuto l'attenzione che voleva. 

Avevamo un passeggino naturalmente e quando la portavamo a spasso eravamo spesso fermati da qualcuno che aveva raccolto le sue scarpine e i suoi calzini, e tutto quello che si poteva togliere.

Fino a che un giorno per calmarla, l'avevo in braccio, ho messo la sua cassetta. Nel film c'era Haidi che correva in salita spogliandosi di tutti i vestiti che la mamma gli aveva messo addosso per il viaggio fino a rimanere solo con la vestina.

Con grande dolore capii che la mia bambina voleva scappare da una realtà che non le piaceva per correre verso un nonno/mamma idealizzato.

Allora le feci un bel discorso o almeno io avevo quella intenzione, e dopo un cammino di persuasione, distruggemmo la cassetta.

Piano piano la bimba smise di spogliarsi come faceva Haidi seminando i vestiti per tutta la montagna.

Poi c'era il gelato che voleva a mezzogiorno e che io non le davo perchè c'era il pranzo già pronto e allora lei mi rinfacciava la bravura della sua mamma che il gelato glielo dava sempre. 

E mi faceva dispetti sopra dispetti. 

Mi faceva pipì sui panni appena tolti dal filo. Una volta fece la pipì a letto e siccome io non mi arrabbiai e la consolavo perché c'era rimasta male, lei mi promise che ce l'avrebbe rifatta anche il giorno dopo. Al mattino, venne nel lettone per la dose mattutina di coccole ed era asciutta. Non dissi niente, ma dopo cinque minuti si irrigidì, ritornò nel suo letto, ci fece la pipì e poi se ne vantò.

Io non detti importanza alla cosa e lei per punirmi me le fece nere e per giorni mi martirizzò. Quando dopo quattro giorni persi la pazienza, le detti due sculaccioni, lei rise. Aveva ottenuto quello che voleva, io non ero perfetta, ma ero come sua madre che la picchiava e... peggio.

In tre anni la bambina non ci ha accettato, ci contrapponeva ai suoi  genitori, con i quali il giudice aveva stabilito che avesse incontri protetti per un ora o due ogni quindici giorni (e qualche volta non si presentavano), ma questo stillicidio non permetteva alla bambina di accettare le regole della vita quotidiana che noi cercavamo di insegnarle.

E io l'ho lasciata andare. Ho lasciato andare mia figlia! Era mia figlia anche se non l'ho partorita. O meglio non l'ho partorita una volta sola!

L'ho partorita dieci cento volte al giorno, tutte le volte che ho deciso di amarla anche con i suoi atteggiamenti ostili, ogni volta l'ho partorita accettando di amarla nonostante tutto perchè lei aveva bisogno di me.

Ho aperto le mie braccia e l'ho data ad un altra mamma.

Fu uno strappo violento. Tanto dolore, dolore indicibile.

Il tempo lenisce il dolore? Se lo dite voi.







🏵📚

La perfettina

Mia madre, quando ero ragazzina era facile al nervosismo per cui, non andando d’accordo con lei me ne sono andata via abbastanza presto.

Ricordo che alle medie studiai piuttosto bene il francese perché avevo in mente di andare in Francia “alla pari”, ma prese il sopravvento il mio carattere insicuro.

Quindi in argomento educativo non posso dire molto, non avendo larga esperienza di figlia e madre e poi di madre e figlio unico e non mi sento di fare paragoni su risultati educativi. 

Un pensiero però lo esprimo. Prendo ad esempio una madre perfettina che si sa bene che ha un solo metro per educare a suo modo indipendentemente dal numero dei figli. Ognuno di noi però è diverso fin dalla nascita quindi ognuno di noi ha bisogno di esprimersi diversamente e ognuno di noi riceve in maniera del tutto personale.

Mi trovo a pensare che nel caso di figlio unico c’è bisogno di fortuna con la madre perfettina che avrebbe minori difficoltà nell’imporre comportamenti, se appunto è fortunata a trovarsi un figlio o una figlia ubbidiente. Nel caso contrario sarebbe guerra giornaliera, più o meno.

Nel caso invece di più fratelli sono essi ad essere fortunati, perché la madre perfettina lavora su di loro in egual maniera e a mio avviso a questo punto le sue teorie si smontano perché, proprio a causa della diversità, non potrà ottenere lo stesso risultato sui figli.

Io ho un solo figlio e con il senno di poi o forse con i suoi sottointesi o espliciti riferimenti al mio modo di fare, mi sono resa conto di essere stata anche invadente, trovandomi ad imporgli certe abitudini, come pretendere che facesse il compito e la cartella  prima di uscire, mentre lui avrebbe avuto bisogno di svagarsi prima di applicarsi di nuovo. Questo lo capisco solo ora.

Lo studio per me era determinante e volevo essere sicura che fosse fatto quanto prima. Questo era il prodotto della mia paura che non fosse abbastanza bravo per ottenere poi di non trovarsi svantaggiato nella vita avendo un carattere ambizioso.

Questa situazione caso mai la vedo veramente terribile per chi non si accontenta. Generalmente, in un modo o nell’altro, le madri vorrebbero il meglio per i loro figli e mi sento di comprenderle. 

Quelle che invece non comprendo, anzi disapprovo in pieno, sono coloro che tendono a togliere gli affetti perché gelose e possessive. 

Il danno maggiore arrecato ai figli credo che possa essere questo. Ciò vuol dire manovrare le persone, agire sui loro sentimenti in maniera deleteria non dando modo di arricchirsi e vivere serenamente la loro vita.

Sì, se avessi osato e fossi andata in Francia alla pari, adesso sarei diversa? Avrei un'idea più articolata sui rapporti madre-figli, avendo conosciuto altre mamme, altri modi di vivere?

Forse... chissà!



                                                                                











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