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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
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lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Lucca Insieme Estate - Il ricordo d'amore più forte

 











Il ricordo d'amore più forte

Nell'incontro in presenza 
sulle Mura di Lucca
del 31.5.2022,
a parte la gioia grande di ritrovarsi,
è ben presto saltata fuori
l'esigenza di sviscerare
questo argomento
solo apparentemente leggero.

La piega che ha preso
la conversazione, infatti,
è stata sorprendente e inaspettata,
scivolando ben presto
su emozioni nascoste e profonde
e, forse, anche inaspettate.

Destinatari
dell'amore più forte
sono stati infatti la madre,
il padre, i figli.

Vediamo
cosa ne è saltato fuori
nel dettaglio?


Il mio ricordo d'amore più forte é quello che ho provato quando è nato il mio bambino e l'ho visto per la prima volta, ma anche quello per la mia mamma...

"Cara mamma,
ti ho appena aiutato ad andare a letto e ti sto guardando mentre dormi. Ti sei addormentata subito dalla stanchezza che avevi. Già, a volte mi dimentico che ormai hai ben novanta anni, ti guardo ma non mi sembra. Nonostante tutto li porti bene! Ti guardo... ora dormi tranquilla sicuramente, perchè ti ho appena detto che domani torneremo in montagna. 
Lì ti senti al sicuro, a tuo agio visto, che qui a Porcari ti porto più facilmente in giro e ti faccio stancare troppo. Vedi, come ti ho detto, non mi rendo conto della tua veneranda età. Scusa. 
In questo momento qui, in piedi, nel silenzio della tua camera osservo il tuo viso magro, più che altro scarnito dal tempo e penso: "Già... il tempo!".
Questo tempo che passa così velocemente ... e negli anni non abbiamo avuto molto tempo per stare insieme. 
Io me ne sono andata molto presto, avevo diciotto anni e mi sono creata una famiglia. Eravamo distanti e, quando tornavo, mi dovevo dividere tra te e i miei suoceri che, avendo un unico figlio e forse anche per carattere, hanno avuto la parte mia migliore e anche molto più del mio tempo. E poi tu, con quel fare così, sempre accomodante, mi dicevi: "Fai pure il tuo comodo, io non ho bisogno di niente. Venite la sera a cena." e così facevamo. 
Di questo un poco mi dispiace, ma spero di aver rimediato in questi ultimi anni per aiutarti in tutti i modi. Tuo malgrado, sei venuta ad abitare con noi, ma non devi pensare che dai fastidio, come dici spesso tu. Dovresti invece pensare che tu fastidio lo dai quando te ne preoccupi e lo dici. Lascia stare questo pensiero e vivi tranquilla, visto che hai un genero molto comprensivo, disponibilissimo, intelligente. Di questo dobbiamo ringraziare la Vita che in questo senso ha aiutate entrambe.
Quanto a te però ti devo dire che da giovanissima me ne sono andata per lavorare, seppur con notevole conflitto interiore, anche perchè io e te litigavamo troppo e spesso.
Che dispiacere per questo! Va bene, è acqua passata. Penso ad ora, è il presente che conta. Stiamo in pace e finiremo per capirci sempre di più con il tempo che resta.".
(Claudia)


Ripensare ad un ricordo forte d'amore, un ricordo importante della vita, quello indimenticabile, che ha segnato indelebilmente tutto ciò ne è stato intorno?
Domanda interessante...
Dunque, i miei ricordi d'amore più forti sono molteplici. Non posso limitarli in un'area troppo ristretta. Forse sono stata molto fortunata ed ho avuto la possibilità di essere vicina a persone straordinarie oppure ho saputo cogliere da ognuna di esse il bello e il buono che potevano offrirmi. 
La figura materna è la prima a cui penso. Di lei ricordo la grande cura nei miei confronti, l'affetto semplice, il piccolo pensiero sempre speciale che aveva di volta in volta per me e per gli altri. 
Qualcuno dei convenuti ha detto che l'amore più forte è stato quello per la madre, anche in assenza di carezze. Pure mia madre non faceva tante smancerie, ma credo che nel periodo in cui sono stata piccola io, i bambini venissero educati alla sobrietà e alla forza di carattere. Mia madre sapeva in tutti i modi dimostrarmi quanto fosse affettuosa, gentile, sensibile e quanto mi volesse bene: non c'era bisogno di tante parole. Mi offriva la prima ciliegia, mi faceva un dolcetto anche quando era stanca, mi portava il caffè a letto tutte le mattine con un bel sorriso. Non posso fare a meno di credere che ciò che si fa e il non verbale siano molto più importanti di tante carezze meccaniche.
Di mio padre ricordo l'ironia e la bella risata contagiosa. Pur nella sua apparente severità, mio padre era molto giocherellone e trasformava tutto in scherzo e battute. Regalava soprannomi fantasiosi a tutti e di tutti coglieva i tratti più spiritosi. Tutto questo sempre senza malizia o cattiveria nei confronti degli altri. Con lui ho avuto un rapporto molto stretto fino all'adolescenza, perché il discorso era sempre quello: da quel momento in poi si dovevano stabilire regole più formali di comportamento. 
Di lui ricordo un momento particolare. Quando avevo nove  anni mio padre fu sottoposto a un grosso intervento alla laringe a cui segui la perdita della voce e questo per lui, che era un tipo forte e giovanile, fu un trauma da cui non fu facilissimo riprendersi.
In quel periodo io gli facevo molta compagnia e cercavo di tirarlo su di morale. A questo proposito ricordo la consuetudine di leggergli il giornale ad alta voce. In particolare, in quel giornale di Roma c'era tutti i giorni un racconto comico e in dialetto, definito "barzelletta". Io ero piuttosto piccola, ma me la cavo bene a leggere con espressione. In quei momenti mio padre rideva come un matto. Questo ricordo ha un valore grande e, forse, è lì che è nata la mia vena di crocerossina
Forti ricordi d'amore ne ho anche delle mie sorelle. 
Di una ho il costante ricordo del suo bel carattere sorridente sempre, anche quando le cose andavano maledettamente male, la forza d'animo nel superare tutte le difficoltà con il sorriso e la voglia di vivere. Mi vezzeggiava prima e ascoltava il mio parere dopo quando sono divenuta più grande. Il forte ricordo d'amore che ho di lei è quello di avere influito sulla mia formazione affettiva.
Dell'altra sorella, il forte ricordo d'amore è legato al tanto tempo che lei mi ha dedicato quando ero in età scolare, alle passeggiate insieme, ai numerosi libri che mi procurava da leggere dandomi la possibilità di sognare, alla grande affinità elettiva, agli interessi in comune che avevamo, all'influenza che ha avuto su quello che sono intellettualmente.
Forti ricordi d'amore sono stati i miei amatissimi nipotini che sono comparsi via via da quando avevo solo undici anni e mi sembrerebbe del tutto banale sottolineare il fortissimo ricordo d'amore che ho nei confronti dei miei figli.
Per cui vengo subito al sodo. Ma mariti e compagni non compaiono mai in questo contesto?
Per quello che mi riguarda, insieme a tutti questi bellissimi ricordi d'amore assorbiti nel nido e che vi ho appena descritto, il più forte, l'importantissimo, il fondamentale ricordo d'amore è quello nato dall'incontro con mio marito.
Non entrerò nel dettaglio, ma da quando abbiamo capito che il destino ci voleva insieme, noi ci siamo fatti una grande compagnia, ci siamo sostenuti, ci siamo divertiti, abbiamo lavorato con gioia ed allevato i nostri cuccioli, continuando ancora adesso a ridere e a scherzare insieme. Non potremmo pensare di vivere vite separate, neppure solo vite di pensiero.  Quindi, non può essere che questo il ricordo più forte di tutti!
Concludo affermando che i ricordi forti d'amore non necessariamente devono seguire una graduatoria. Ce ne possono essere molteplici e tutti allo stesso livello!
(Vanina)
Dal post "Un ricordo forte d'amore"


Devo proprio ammetterlo: io d'amore, nella mia vita, ne ho ricevuto tanto e di chi me l'ha donato non mi dimentico certo.
Ho ricevuto tanto amore da una zia che è stata per me una seconda madre e da una cugina, più grande di me, che mi ha fatto da baby sitter perché mia madre lavorando all'ufficio delle imposte, non poteva occuparsi di me a tempo pieno.  
Però, martedì, sulle Mura, quando ci siamo incontrate e Antonietta ha detto: "Scriviamo qualche cosa sul momento in cui abbiamo sentito più amore", ho avuto un improvviso flash back lontano lontano.
E' notte, tutto intorno è buio, io sono in braccio a mio padre addormentata. I miei genitori parlano tra di loro, commentando la piacevole serata che hanno passato con i loro amici al Club "Giuseppe Verdi" di cui sono soci e in cui si recano ogni sabato sera a ballare durante l'inverno. Loro danzano meravigliosamente, sono una coppia affiatata, forse i migliori del gruppo e lo fanno mentre io dormo, avvolta in una calda copertina accomodata su una comoda poltrona.
Poi finita la serata, mio padre mi prende in braccio e a piedi torniamo a casa, ecco perchè è tanto buio intorno. Tanto dal club a casa nostra  ci sono poche centinaia di metri.
Nel dormiveglia, in questo breve percorso, ascolto, abbracciata a mio padre, la sua voce che rimbomba dentro di me e in quel momento sento nel mio cuore un grande piacere, una gioia infinita che vorrei che non finisse mai.
Ho scoperto a due anni che cos'è l'amore, quello vero e non lo dimenticherò mai più finchè sarò viva!
(Lauretta)


I ricordi d’amore spesso sono legati a dei profumi e a degli odori.
Ricordo il profumo di caffè alla mattina, quello che si preparavano i mei genitori per iniziare con energia la loro giornata e che permetteva a me di oziare altri cinque minuti a letto...
L’odore di sigaretta che emanava il mio papà; la sua pelle faceva quell’odore anche dopo la doccia.
L'odore delle sigarette che fumava anche se sapeva che erano nocive per lui, ma che facevano parte di lui e non ne poteva fare a meno.
Il profumo di ragù che inondava la cucina di domenica mattina.
Il profumo di cui sapeva la mamma mentre preparava le lasagne, il mio piatto preferito, e che si portava dietro per tutta la giornata.
Gli aromi sanno di nostalgia e per me sono pieni d’amore perché rappresentano la mia famiglia.
L’ odore che ci accumuna è quello del biscotto inzuppato.
I miei biscottim quando da bimba li bagnavo nel tè a colazione prima di andare a scuola, i nostri quando d’estate in montagna facevamo merenda al pomeriggio giocando a carte e i loro quando nella vecchiaia li mangiavano a mo’ di zuppa nel latte, a volte anche per cena.
Quanti odori fanno parte di un’intera vita e, se non ti soffermi un istante, ti passano accanto non riuscendo a catturarli, invisibili come sono!
Rimangono, però, inseriti nel cassetto della memoria, come questi di cui ho raccontato e che pe riflessione. ❤ (Monica) nso che custodirò gelosamente nel mio cuore ora che me ne sono riappropriata, grazie a questo momento di riflessione.
(Monica)


La mia vita è stata sempre piena d'amore e sono ben consapevole che è una fortuna che non tocca a tutti. Sì, sono stata fortunata per l'amore ricevuto dai miei cari genitori, da nonna Emma (che proprio non era mia nonna), da Serafina che abitava nella mia stessa casa insieme a nonna Emma.
Erano gli anni della mia infanzia pieni di gioia e di affetto e con me, sempre presenti con il loro amore, c'erano la mia amata nonna Luisa e la zia Zara. Poi arrivarono Giovanni e Giovanna, i miei fratellini, e su di loro riversai tutto il mio affetto. Negli anni le cose non sono cambiate, anzi i ricordi di amore si sono arricchiti con la nascita della mia piccola sorella e subito dopo dei miei figli.
Ma c'è un episodio della mia vita in cui l'amore è stato il protagonista assoluto... senza quell'amore donatomi non avrei superato la prova più difficile. La mia famiglia si unì a me in un abbraccio immenso e non mi lasciò sola neppure un istante. I miei figli, con le mie sorelle e mio fratello, mi accompagnarono in un percorso arduo, punteggiato di preoccupazioni, di sconforto ma anche di tanta speranza. Solo il loro amore mi permise di affrontare la chemioterapia con la fiducia di sconfiggere quel terribile male. 
Ed è questo il ricordo d'amore che ancora oggi accompagna e arricchisce la mia esistenza. 
(Mariella)


Aprile 2008
Era stato un anno molto difficile, drammatico per certi aspetti e la priorità era la mamma, che nel febbraio 2007, era stata colpita da un ictus con conseguenze devastanti. Mamma, pur non essendo completamente impedita nei movimenti, non era autosufficiente e dipendeva totalmente da me e dalle mie sorelle, ma la sua cura ricadeva quasi completamente su di me, che abitavo in casa.
La situazione era talmente pesante che la salute personale passava nel dimenticatoio. Avevo avuto dei segnali che ad un certo punto dovetti ascoltare, per cui ricorsi al ginecologo che già mi seguiva e che conosceva le mie problematiche. Feci tutti gli accertamenti necessari, fiduciosa che tutto sarebbe andato bene.
Ero felice perché avevo programmato da tempo un viaggio a Santiago de Compostela e a Fatima e stavo per partire... mancavano solo pochi giorni. Il 22 aprile del 2008 stavo riposandomi, quando squillò il cellulare e apparve il nome del mio ginecologo. Il cuore perse un colpo e un brutto presentimento si impadronì di me. Il giorno successivo sarei dovuta andare a ritirare i risultati della biopsia. Con tanta cautela e con una sensibilità unica, mi disse di stare tranquilla, ma mi chiese di passare in reparto dopo aver ritirato il referto perché c'era qualcosa di sospetto da valutare. In quel momento mi passarono nella mente mille pensieri ed una domanda che martellava nella mente... Proprio a me? Come faranno i miei ragazzi ad affrontare questa situazione? E mamma e papà?
Era un turbinio di pensieri e passi dall'incredulitå alla disperazione, dalla disperazione alla speranza.
Non sapevo come e quando dare la notizia ai miei figli e la prima persona a cui ricorsi fu mia sorella Giovanna. Per fortuna nel pomeriggio era a casa mia a fare compagnia alla mamma. Dal giorno successivo la mia vita fu un susseguirsi di visite, accertamenti, ricerca di un bravo chirurgo a cui poterci affidare. A Lucca era arrivato da un mese il nuovo primario ed ancora non lo conoscevamo. Ci venne in aiuto la cugina di mio cognato, oncologa, che subito ci indirizzó da un professore di cui si fidava ciecamente. Questa fu la mia salvezza. Mi era stato diagnosticato un carcinoma assai aggressivo all'utero e dovevamo intervenire al più presto. Da quel momento iniziarono le visite, gli accertamenti e l'attesa. Si, l'attesa è la cosa che più ti angoscia, perché sai che tutto deve essere tempestivo ed invece i tempi si allungano e tu rischi di andare nel panico, senza contare che stai spesso al computer per cercare di capirci qualcosa, con il risultato di essere sempre più angosciata.
Era aprile e il 27 era la festa di Santa Zita. Quel pomeriggio presi la bicicletta e mi avviai verso la città. Giunta in piazza S. Frediano sentii chiamare "Nonna, nonna". Era la mia nipotina di tre anni in bicicletta con la sua mamma, mia figlia Elisabetta. Insieme entrammo in chiesa e ci affidammo alla nostra santa, poi, con la speranza nel cuore,  tornammo verso casa. Ecco, io credo che in quel momento mi venne in soccorso tutto il coraggio di cui avevo bisogno. C'era la piccola Alessia da vedere crescere e ce la dovevo mettere tutta per superare quell' incubo.
Con preoccupazione ed ansia arrivammo al 12 giugno, quando fui operata. Intervento lungo e difficile seguito con grande angoscia dai miei figli e dalle mie sorelle, che rimasero per dieci ore in attesa di notizie. Poi i ragazzi finalmente poterono salutarmi.
L'intervento era riuscito e la convalescenza procedeva bene. La preoccupazione era dovuta al fatto che non arrivavano i risultati della biopsia, poi capii che solo io non li conoscevo e, quando telefonavo, i medici continuavano a dirmi che era ancora presto. 
Una mattina, a casa non c'era nessuno oltre a me ed alla signora che accudiva mamma, squillò il cellulare. Era il chirurgo che mi aveva operato e mi diceva che mi aspettava il giorno successivo perché era necessario prendere decisioni in merito ad una chemioterapia. E qui mi cadde il mondo addosso. Ero sola e subito telefonai a mia sorella. Non sapevo che quella telefonata ricevuta era stata fatta in presenza della mia oncologa, dei miei figli e delle mie sorelle e che i risultati della biopsia erano devastanti.
Non lo avrei saputo fino alla fine di luglio, quando fu necessario mettermi al corrente della situazione. La diagnosi era di un sarcoma uterino, di cui si sapeva che si propagava velocemente agli altri organi e non si conoscevano terapie. Nel frattempo il chirurgo (che non voleva credere a quel risultato) fece ripetere la biopsia da un altro anatomopatologo ed infine chiese ai miei figli di rivolgersi a Milano, ad un professore del centro tumori che lui stesso aveva contattato.
In attesa della risposta di Milano, ci furono altri accertamenti ed infine la decisione di procedere alla chemio specifica per i sarcomi. L' undici agosto entrai in ospedale con poche aspettative e così iniziò un'altra avventura. Tornai a casa dopo tre giorni, con tutti i disturbi che queste terapie comportano, ed intanto attendevo il successivo ricovero nei primi giorni di settembre. Era la seconda metà di agosto quando una mattina mi alzai e in bagno, al momento di pettinarmi, alcune ciocche di capelli si staccarono e finirono nel lavandino. Panico, disperazione, rabbia e poi subito una reazione decisa.
Mia figlia, la più piccola, prese in mano la situazione e in poco risolvemmo il problema. Come è difficile sentire il rasoio sulla cute e vederti nuda...ma si supera anche quello, per fortuna ci sono le parrucche.
Era il due settembre e mi trovavo in ospedale per la densitometria, quando squillò il cellulare (amato, odiato cellulare!) e mia figlia piangendo di gioia mi disse che da Milano era arrivata la risposta: non si trattava di un sarcoma ma di un carcinoma assai aggressivo, con buone possibilità di essere curato. Per essere ancora più sicuro il chirurgo di Pisa ci fece inviare i vetrini in Spagna, ad un centro all'avanguardia, dove un professore di sua conoscenza, di fama internazionale, eseguì di nuovo la biopsia e confermò la diagnosi di Milano, spiegandoci anche i motivi che avevano portato alla prima diagnosi. Intanto avevo ripreso la chemioterapia con altri farmaci e la mia vita procedeva con tante problematiche, ma confortata da una equipe medica a cui sarò sempre grata, prima fra tutte l'oncologa che mi ha sempre spronata a non perdere le speranze. 
Durante questi ricoveri ho incontrato persone che, come me, affrontavano queste cure devastanti con spirito di sopportazione, più spesso con rabbia e in molti casi con la speranza che tutto, in un modo o nell'altro, finisse al più presto.
Due signore mi sono rimaste nel cuore... una la incontrai la prima sera in cui mi ricoverai e mi aiutò molto con il racconto della sua esperienza (quando, più tardi, chiesi notizie agli infermieri capii che non ce l'aveva fatta), l'altra era la giovane mamma di una bambina di cinque anni in attesa del secondo figlio e a lei purtroppo avevano trovato un sarcoma. Anche di lei non seppi più niente... 
Ogni volta che entravo in ospedale chiedevo notizie e, con molto tatto, mi fu fatto capire che non avrei più dovuto chiedere per non avere risposte troppo dolorose.
Il mio ciclo di cure terminò nel gennaio del 2009, avevo compiuto sessant'anni da pochi mesi.
Sono stata fortunata, adesso sono qui a raccontare il mio percorso di malattia e ringrazio Santa Zita di avermi permesso di veder crescere Alessia e di veder nascere Francesco.
Ho lottato molto in quell'anno, difficilmente mi sono lasciata andare allo sconforto ed ho cercato sempre di reagire anche quando stavo male e mi assaliva la stanchezza. 
Michaela, la signora che accudiva mamma, ancora oggi mi racconta, con le lacrime agli occhi, episodi che io ho cercato di relegare in angoli nascosti del cervello ed allora, ricordandoli, mi ritrovo quasi a non credere di averli vissuti. Sicuramente in questo percorso mi hanno dato forza tutti i miei cari. 
Alla festa dei miei sessant'anni, a sorpresa, riunirono tutta la famiglia e le amiche più care, tra cui Mara, che per me era come una sorella. Lei, purtroppo, nonostante il coraggio che manifestava, non ce la fece a sconfiggere questo brutto mostro.
Ecco, questa è la mia storia, anzi una parte della storia della mia vita. Ed allora mi dico che i piccoli, a volte meno piccoli, inconvenienti che attraversano la nostra strada, sono niente in confronto a tutto il resto. E vi dico di più. 
Mi sono sempre detta che la mia era una situazione difficile e dolorosa, ma le vere tragedie sono altre. 
È questo un ricordo di amore forte, il ricordo d'amore più forte, quello per la vita.
(Mariella)



Stagione estiva
Il Covid ha allentato la sua morsa.
Vanina è al mare e noi per consolarci apriamo la sessione estiva della panchina incontrandoci sulle Mura.
Ho sentito dire molte volte che gli incontri sulle mura arricchivano l'anima e allietavano il corpo e quindi aspettavo con ansia questo momento, ma non avevo preventivato di fare i conti con le assenze. Sì, perché ho subito la mancanza delle persone lontane.
Mi illudevo che potessero partecipare collegandosi con il telefonino, ma la ricezione era pessima e non si capivano le parole. Abbiamo dovuto staccare i contatti. 
Non mi è piaciuto ma mi sono ripresa.
Sono contenta perché ho conosciuto meglio Maddalena e con Maria Antonietta, invece, era proprio la prima volta che ci parlavo. E' capitata anche Maria Grazia e abbiamo iniziato a parlare serenamente con empatia. Lauretta la conosco da anni e mi sono sentita subito a mio agio.   Avevamo a nostra disposizione i tavoli del bar che era chiuso e quindi siamo state tranquille,  serene e anche comode.
Quando ci siamo chieste quale era il momento in cui avevamo provato un amore straordinario, le risposte sono fiorite come fuochi d'artificio in una notte stellata. Nessuna ha avuto dubbi a trovare il suo momento di amore speciale, e neppure io ho avuto tentennamenti.
Il momento più bello della mia vita è stato quando è nato mio figlio.  Ma quello è normale ha detto qualcuna, tutte le donne dicono così.  Può anche darsi, ma io proteggo nel cuore questo sentimento come cosa preziosa. 
Era luglio, un caldo pazzesco e questo figlio che se la prendeva comoda. Era quasi mezzanotte e i dottori e le infermiere parlavano di ferie e di altre cose amene. Poi decisero di aiutarmi e a mezzanotte e cinque è nato il mio bambino. Dopo alcune ore mi hanno portato in camera e nel silenzio della notte ho cercato di dormire perché a dire il vero ne avevo proprio bisogno. 
Ci sarei anche riuscita se quando mi appisolavo il mio cuore non avesse iniziato a fare le capriole al pensiero che ero madre. Cercavo di calmarmi pur crogiolandomi nella gioia poi appena mi rilassavo, il mio cuore urlava di gioia impazzito e di nuovo quella meravigliosa realtà mi faceva battere il cuore nel petto quasi fosse un cavallo imbizzarrito. Ero madre!!!! Era nato Daniele e i nove mesi di attesa non erano bastati  a prepararmi alla grande gioia che stavo provando.
Naturalmente non ho chiuso occhio per tutta la notte e il mio cuore ha saltellato ubriaco come un capretto appena nato. Sono passati tanti anni, ma il mio cuore non si è smentito e la gioia per la sua nascita è ancora viva nel mio cuore.
Sono felice come allora.
(Rita)




Chi continua?

Vi va di raccontare
 la  vostra  esperienza
 in questo ambito? 












3 commenti:

  1. Ogni volta che leggo mi salgono le lacrime agli occhi.
    È davvero il ricordo d'amore più forte: quello per la vita.

    RispondiElimina
  2. Ognuna di noi custodisce nel cuore tanti bei ricordi d'amore. Alcuni prevalgono sugli altri, ma quanto è difficile scegliere...
    La nascita di un figlio è un momento di amore unico, il suo primo vagito rimane impresso nel cuore, è un momento d'amore che accompagna tutta la vita di una mamma.

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  3. Ci sono dei momenti in cui vorrei che l'amore più grande potesse essere per me stessa

    RispondiElimina

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