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Buona lettura



Racconto - Viaggio









Edward Hopper - Scompartimento C - 1938 



V i a g g i o




Sì, Edward Hopper sembra conoscere una parte di me, un po' all'antica e fuori dal tempo, che convive in me da sempre.
Questa signora potrei perfettamente essere io: l'abbigliamento un po' severo, ma anche elegante con tanto di cappellino, coincide con quello che avrei potuto scegliere io per quel periodo storico.
La postura, il libro, forse un album e un quaderno, li avrei portati certamente con me per un viaggio così lungo e romantico.




 📚

Sì, sono tantissime ore che viaggio. È stato un tragitto interessante e tutto si è svolto come pensavo. Adesso, però, voglio aprire questa finestra o finestrino che sia. Basta leggere! Ho bisogno di sapere, di conoscere, di andare oltre.
Come dicevo, il mio viaggio è iniziato molte ore fa e il sole adesso sta per tramontare. Tra poco sarà notte e, con il buio, arriverà forse anche qualche inquietudine.
Per fortuna posso bearmi di quegli splendidi colori. Sono meravigliosi lassù sulle cime degli alberi del bosco che costeggia il fiume in questo momento.

Forse non potrò aprire materialmente questo finestrino, ma con la mente posso farlo. E sì che posso farlo! Proverò a concentrarmi.
L'acqua del fiume scorre verso la foce, ma avverto con chiarezza che va anche verso un futuro pieno di fascinose sorprese, mentre il ponte è un po' troppo severo, è vero, ma è pur pieno di un mistero che attrae.
Il futuro mi attende almeno nel prosieguo di questo viaggio.
Lui, già lui... ci sarà davvero ad aspettarmi? Lo vedrò? Andrà proprio come vorrei o ci saranno sorprese? Del resto non avrei potuto fare diversamente. Basti dire che ho le farfalle nello stomaco da quando sono partita. Lo devo ammettere: non vedo l'ora di incontrarlo. Confesso che non è stato semplice prendere questa decisione... lasciare tutto, proprio tutto, e tentare di ricominciare. In quanti l'avrebbero fatto? Anche io sono stata tanto indecisa fino al momento di salire su questo treno, che mi porta lontano verso Oriente, ma anche verso l'ignoto.

Ancora un frullar di farfalle nello stomaco. 




📚

Che eccitazione! Ho le farfalle nello stomaco... in continuazione, tuttavia adesso mi voglio concentrare sul ponte. Lo voglio attraversare per andare al di là del fiume dove sento che c'è qualcosa che irresistibilmente mi attira. In questi giorni tutto mi sembra possibile, anche vivere attraverso la forza del pensiero.
Provo a procedere al di là di questo finestrino.

Che differenza! A vederlo da vicino il fiume è tutt'altra cosa. È vivace e canterino, pieno di vita anche se in queste zone fa tanto freddo.
Il ponte, così grigio e anonimo, è costruito addirittura con piccole pietre lisce, levigate, molto regolari, disposte con cura; da dentro non sembrava affatto. Il vetro rendeva tutto troppo spento, freddo, quasi privo di vita.
È evidente che le barriere di qualsiasi tipo camuffano sempre la realtà e rendono più difficile la comprensione di cose e persone che appaiono a volte del tutto diverse, deformate. È indispensabile rimuoverle... sempre. È necessario far pulizia.
Senza niente che si frapponga, invece, la luce del tramonto appare più volitiva. Sta sfidando anche il buio del bosco, come me la vita, e io.... e io ci entro senza timore alcuno in questo bosco: ho una grande voglia, dovrei forse dire una grande necessità, di vedere tutto nel dettaglio,  di capire.




📚

Eccomi qui... sono pronta. Uh, ma guarda che strano! Non è facile comprendere... In questa radura si muovono molte ombre indistinte, delle masse stranissime che cambiano continuamente forma e posizione. Non hanno occhi, ma è come se mi guardassero di sottecchi. Sì, non hanno il coraggio di avvicinarsi troppo. 
Io le osservo per un po' con curiosità. Cerco di coglierne qualche significato, perché un senso devono pur averlo.
È così che finisco, quasi senza avvedermene, con l'entrare in una massa immateriale che si è appena dilatata e mi sommerge. Vediamo che succede. 

Come in un sogno, mi ritrovo repentinamente davanti ad una vecchia finestra di casa mia. Avrò quattro o cinque anni più o meno e sono in piedi su una seggiolina dipinta di verde. In questo modo posso guardare fuori e scoprire ciò che accade nella strada, ma non ci sono molti passanti oggi e pioviggina.
Io sono comunque molto più interessata ad un portacipria di metallo, che penso sia di ottone, che ho continuamente in mano in questi giorni. Me lo ha regalato lo zio d'America transitato per casa mia poco tempo fa, di ritorno dagli Stati Uniti dopo alcuni anni.
Questo piccolo portacipria mi sembra piuttosto prezioso e m.i intriga. Quadrato, con il coperchio ornato da morbide scanalature verticali, mi ammalia letteralmente. Lo continuo ad aprire e a chiudere con insistenza. All'interno c'è uno specchietto e uno sportellino che si solleva, pigiando con l'unghia del mio piccolo dito in un punto rialzato. Evidentemente la cipria che ci si può mettere è quella in polvere che in questo periodo va ancora alla grande.

Toc... tic-totòc! Nella grande pentola di alluminio, sul lavandino di graniglia, una grossa chiocciola si è staccata dal coperchio ed è ruzzolata sul fondo. Non è la prima. È accaduto già altre volte. La mamma ha sistemato lì le chiocciole da ieri mattina. Dice che devono depurarsi per bene due o tre giorni. Ho provato ad alzare il coperchio prima. All'interno... un vero inferno! È tutto uno strisciare e un muovere di corna. Il movimento è lento lento, ma costante e infinito. Ho capito che quelle che si avventurano sul coperchio chiuso a testa in giù finiscono prima o poi col cadere pesantemente sul fondo.

Nella strada la signora Ines è arrivata davanti al portone. Chiude l'ombrello e scompare all'interno con la grossa borsa di pelle piena di verdure acquistate al mercato. Mi colpiscono le strisce intrecciate della decorazione, che formano una robusta scacchiera, piacevole nei suoi colori alternati ruggine e nero.
Mah, cosa vorrà dire tutto questo! Chissà mai  perché sono finita proprio qui!

Stridio di freni. Siamo in stazione. Tazza fumante di cioccolata. Buona!  Ci voleva.




📚

Realtà. Tutto è  fermo in questo momento.
Eppure sono ancora frastornata. Quella strana scena nella vecchia cucina di altri tempi mi ha spiazzata: le chiocciole in movimento nel pentolone, la borsa di pelle nera per la spesa, il piccolo insolito portacipria americano...
Cosa vogliono dirmi? Cosa significano per me in questo momento?
In quella cucina ero stranamente momentaneamente sola, ma devo dire che non avevo paura e non mi annoiavo. In fondo ero appagata, in un piacevole equilibrio.
A proposito, dove sarà finito nel tempo quel piccolo contenitore di ottone? Ci ero molto affezionata... non l'ho più rivisto dopo il nostro trasferimento nella casa nuova.

La scena che ho appena rivissuto in fondo mi rassicura. Magari vuole dirmi che tentare di essere felice è sempre un buon atteggiamento da perseguire, dopo averci ben riflettuto naturalmente. Quindi ho fatto bene ad imbarcarmi in questa avventura ad alto rischio. Altrimenti sarei rimasta con dubbi e rimpianti. 




📚

I passeggeri che dovevano scendere lo hanno fatto e quelli che partono da qui sono già tutti seduti. 
Stanno ormai chiudendo le porte. Il viaggio sta per riprendere.
Per ora nessuno si è seduto accanto a me. Spero di rimanere ancora sola in questo vagone. Vorrei tornare ad esplorare al di là del finestrino, appena il treno sarà ripartito.

Ho le farfalle nello stomaco e vado verso il futuro.





















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