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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Lucca Insieme - Narrar, che gioia!












Questo è l'incipit di un racconto.
Vi va di leggerlo?

Che ne dite poi di portarlo a conclusione
e di dargli un titolo?

La narrazione ci calma,
ci distende,
ci apre nuove possibilità
per conoscere il
nostro Io più segreto.




Incipit


La famigliola viveva ai margini di una grande città.
Lui, un giovane rigattiere che lavorava tutto il giorno nel capannone che aveva ereditato dal padre.
Lei una giovane donna, molto innamorata, che lucidava il suo minuscolo appartamentino, preparava da mangiare e sognava e sperava di realizzare una vita sempre migliore per sé e i suoi.

Oltre al fatto che i due erano molto innamorati, c'era anche un'altra importante novità in arrivo. Attendevano un bambino!
Oh, come sarebbe stata lieta la loro casa con i trilli e i sorrisi del loro piccolino!

In questo clima sereno i giorni scorrevano con regolarità.
Lui individuava e ritirava oggetti e mobilia di cui i proprietari desideravano disfarsi.
Nel capannone cercava di rimetterli in sesto, quindi si adoperava per venderli.
Non era un gruzzoletto molto grande quello che riusciva a racimolare, ma era abbastanza per vivere una vita semplice con lei che lo aspettava, sempre sorridente e piena di idee.
Lei era molto impegnata. 
Doveva tenere il piccolo alloggio ordinato, preparare da mangiare, sistemare la biancheria. 
Così non le restava molto tempo per annoiarsi.
Intanto il piccolino, che sarebbe nato di lì a poco, aveva cominciato a muoversi.
Le faceva molta compagnia e il tempo volava.
Era qualcosa di straordinario anche giocare ad immaginarlo.
Come sarebbe stato?  O forse sarebbe stata una a bambina?
E mentre ci pensava, gli occhi le brillavano e sorrideva da sola.


Un giorno dopo l’altro, il tempo scorreva nell'attesa.
Tutto era era stato preparato per accogliere il bambino.
Lei aveva allestito camiciole, tutine, golfini e scarpette. 
La culla era già accanto al suo letto. 
Insomma, ogni cosa era ormai pronta per il lieto evento.
Una notte di dicembre, poco prima del Natale, lei si accorse che il momento era arrivato.
Finalmente avrebbe conosciuto il suo piccolino!
Si affrettò a svegliare suo marito e, un po’ assonnati, un po’ emozionati, un po’ timorosi, i due raggiunsero in qualche modo l’ospedale. 
Nel cuore della notte l’evento si realizzò.





Continui tu?
📚


📚

Ma arrivata all'ospedale scoprirono che non c'era il suo ginecologo. 
I due, preoccupati, si strinsero in un abbraccio forte. 
Lui subito andò nella chiesina a pregare e a chiedere che andasse tutto bene, mentre lei rimase con le infermiere. 
Tornando da lei, la trovò che era sempre in attesa del suo medico. 
Intanto cominciavano i dolori più forti e sempre più il marito chiedeva aiuto, ma le infermiere continuavano a dire che non era ancora il momento e che doveva aspettare il suo dottore.
La trasferirono nella sala travaglio, poi vedendo che i dolori si erano intensificati, le infermiere chiamarono il dottore, dicendo che non c'era più tempo e che il bimbo si vedeva già nascere. 
Arrivato il dottore, tutto trafelato, ordinò: "Subito in sala parto!”. 
E via al processo del parto… ma non era finita qui. 
Il marito che le teneva la mano senti il medico esclamare: “Primo!”. 
Sì, primo… perché non era finita. 
Il dottore, meravigliato, aveva incominciato a sudare. 
Perché? Ad occhi spalancati si era accorto che ce n'era ancora uno. 
Non vi dico il marito! 
Finito tutto e andato tutto bene, arrivarono in camera. 
Finalmente si abbracciarono e, rivolti al cielo, ringraziarono. 
Però… c'era un però. 
Il marito disse alla moglie: “Vado a casa.” e lei chiese perché. 
“Perché devo preparare un'altra cameretta o meglio un'altra culla. Saremo felici tutti e quattro, anche se dovrò lavorare di più.". 

Incontrarono tanti problemi nel tempo, però c'era tanto amore tra loro e riuscirono a superare tutti gli ostacoli. 
Li tirarono su amandoli e i bimbi crebbero felici. 
Erano molto intelligenti e studiosi. Uno divenne biologo, l'altro ingegnere aerospaziale. 
Nel frattempo il papà aveva ingrandito il capannone di cose vecchie.
Aveva messo su una piccola officina di falegnameria, che era andata subito molto bene, ed era riuscito a far fronte agli studi dei suoi ragazzi. 

La vita era bella e andava apprezzata.
(Alba) 




📚

Quella notte venne alla luce il loro piccolino che iniziò a strillare come un uccellino affamato.  
Muoveva le gambette con energia e agitava le manine magre nell'aria tutt'intorno. 
I suoi occhi erano due fessurine appena visibili sul faccino avvizzito e i capelli erano neri come l'ebano e lisci come le foglie di un salice piangente, la bocca pareva una fragolina acerba se chiusa ma una fornace scura e profonda durante il pianto. 
Il corpicino era magro, anzi magrissimo, ma in compenso mostrava un ventre gonfio e molle come un panetto di pasta lievitata. 
Mamma e papà lo guardavano con immenso amore, era il bambino più bello del mondo.
(Elisabetta)   




📚

Il travaglio era stato molto elaborato, ma ora tutto era passato  e , pensò la giovane donna, il dolore avrebbe lasciato il posto a una grande gioia.
In effetti i primi giorni che la neo-mamma passò in ospedale furono pervasi non esattamente da una grande gioia, ma da una specie di ansia, di insicurezza per la paura di non essere in grado di fare la mamma. 
Ogni giorno che passava questa sensazione si affievoliva e la giovane mamma la sostituiva gradatamente con un nuovo sentimento, mai provato prima, che la rendeva un po’ timorosa, ma contemporaneamente fiera di essere diventata madre. 
Vedeva questo fagottino, lo toccava e si sentiva riempire il cuore di gioia; lo guardava, lo studiava nei particolari e non lo vedeva tanto bello, ma tra sé diceva: “Poi cambierà... Chissà che stupendo giovanotto sarà in futuro!”.
Il marito correva a trovare la neo mamma ogni attimo che il lavoro lo lasciava libero anche se per pochi minuti.
Prendeva il bimbo in braccio e lo guardava incantato, senza avere più la capacità di parlare: per forza... era identico a lui... 
Passarono gli anni, il bimbo crebbe tra le coccole di genitori, nonni e zii.                                Il giovane padre modificò lentamente e casualmente il suo lavoro diventando restauratore di mobili antichi. 
Infatti capitava a volte che persone non molto attente volessero liberarsi di mobili sciupati, ma di valore, quindi si mise a ripararli e a dargli un aspetto stupendo. 
Si trovò così a fare un lavoro molto più redditizio rispetto al precedente col quale aveva iniziato la sua attività lavorativa.La piccola famiglia visse una vita piena e serena.
(Lauretta)




📚

Nacque un bimbo bello e paffuto, con i capelli neri come l'ebano e appena lo misero addosso alla madre per fargli sentire il suo calore, sgranò i suoi bellissimi occhi scuri, la fissò e le sorrise. La mamma ne fu felice e si stupì un poco perché aveva sentito dire che i neonati non vedono che ombre.
Avrebbe voluto che suo marito fosse lì con lei soprattutto per vedere da subito quel loro stupendo figlio, ma non era consentito perché non aveva potuto frequentare il corso a causa del suo orario di lavoro. 
Glielo raccontò ma certo che non era la stessa cosa e questo fu sempre  un loro rimpianto. Comunque la vita andava avanti nel migliore dei modi. 
Venne il momento in cui i genitori pensarono di poter avere un altro figlio, magari una bella bambina.
Chissà perché questo non avvenne. A volte il destino ci mette del suo. 
Quindi "adottarono" un amico del figlio. Dico adottarono perché Edoardo era sempre a casa loro. 
Cominciava al mattino abbastanza presto a suonare il campanello, restava a pranzo molto spesso e giocava con lui fino a sera. La sera certamente tornava a casa sua e solo pochissime volte si fermava a dormire. 
Fu così che Pietro non si sentiva mai solo anche se un pochino le piaceva avere babbo e mamma solo per sé. 
In poche parole in questo modo non ci fu dello scontento nell'essere in fondo figlio unico.
(Claudia)



📚






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