Powered by Blogger.



Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

Clicca sulla pagina desiderata.

L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



lunedì 20 febbraio 2017

In coro








Wow!
Finalmente sono riuscita a raggiungere la nostra panchina!
Avevo tanta voglia di riprendere i nostri discorsi ed eccomi qui a mettere insieme le parole che mi frullano in testa già da un po’.
C’è luce oggi intorno alla panchina e sprazzi di cielo azzurro occhieggiano allegri e numerosi verso lo spazio infinito.

Sarebbe bello entrare in uno di questi fazzoletti di azzurro e perdersi al di là, novella Alice all’inseguimento del Cappellaio Matto!
Un giorno o l’altro lo farò e vi trascinerò con me.
In questo momento, però, sono piuttosto distratta da alcune vibrazioni che mi giungono da lontano.
Hanno un’insolita energia e mi distraggono dall’intraprendere un volo pindarico nell’azzurro.
Stranamente non odo melodie che dipingano di blu il blu.
Al contrario mi giunge un’eco lontana di voci sommesse.
Sono voci umane che stanno intonando un canto  in sordina... cercano di riaffiorare alla mente che da innumerevolii anni le ha ricacciate giù in fondo.
Troppo indaffarata, la mente non ha più avuto tempo per rivivere quelle atmosfere che contribuirono a renderla adulta.
Niente è morto del tutto, però.
Le tracce sono sempre lì, in attesa di riemergere.
Quest’oggi sono più insistenti del solito e non ne vogliono proprio sapere di restare ancora lì, sopite.
In un crescendo, lento ma deciso, si ricompongono,  prendono forza, scavalcano la soglia del conscio e invadono la panchina.
La connotano di spessore e di profondità.
È un bellissimo coro di voci umane che si sono unite abilmente per trovare la liberazione di un sentimento agreste, meglio ancora montano.
Le voci si alternano, si chiamano e si rispondono, si uniscono in un’apoteosi di energia positiva seppure malinconica.

E rivive la scena, vista per poco ma più volte immaginata, che mi riporta bambina alla scoperta del mondo.
E “odo greggi belar, muggire armenti...” sui pascoli incontaminati del Gran Sasso d’Italia.
Il fiume, non ancora imbrigliato ad alimentare la grande diga, scorre placido e potente ad un tempo.
Nel punto del guado le lavandaie attraversano da una riva all’altra sorridenti e felici.
Stendono il bucato a sbiancare al sole, scherzano tra loro e l’aria è profumata.

Il coro si fa sempre più vicino, sempre più pressante ed ora si percepisce in tutta la sua potenza.
Ripete il canto delle lavandaie al fiume che ho ammirato bambina.
È lo stesso coro che ho ascoltato molte volte più tardi facendo girare un long-playing sul grigio moderno giradischi acquistato da poco.
È il coro che, insieme a quelli alpini, ha allietato la mia anima di ragazza per molti anni.
Dunque, riuscite a sentire anche voi?
“Quel mazzolino di fiori... “ propone il primo coro, “che viene dalla montagna” risponde il secondo.
Poi, tutti insieme, i coristi liberano le loro energie concludendo la frase musicale.

È da tanto  che penso che il cantare in coro sia una bellissima modalità per conoscere se stessi.
Cantando si riesce a concentrarsi su una sorta di meditazione che va a pescare nelle corde più profonde di noi.
Apparentemente si sta cercando di portare a termine una performance, ma in realtà la tensione interiore sfuma, l’ansia si dilegua e molte riflessioni personali potrebbero emergere a posteriori se solo noi non facessimo finta di non vederle.

È un po’ come stare insieme intorno alla panchina.
Mentre si vivono queste poche parole,  molte corde del nostro cuore si attivano.
Gli effetti a catena penso siano molteplici... oppure?
Mi piacerebbe conoscere il vostro pensiero in proposito.

Alla prossima!
Vi aspetto ancora qui ad allenare i muscoli della mente e del cuore.





Published: lunedì 20 febbraio 2017

sabato 18 febbraio 2017

Sguardi








Oggi c’è davvero una bella luce intorno alla panchina.
Non è difficile essere su di morale.
E poi è anche sabato.
C’è molta vivacità e vita nelle strade.
Quindi avvicinatevi pure in allegria.
Scambiamoci questa energia vitale e prepariamoci alla rinascita di una nuova primavera.

Poco fa riflettevo sull’importanza di educarci, ed educare, alla comprensione dell’altro anche attraverso l’osservazione dei segnali non-verbali.
Mi riferisco in particolare allo sguardo che può raccontare tante cose che le parole non sempre riescono a dire.
Questa mattina, un moto dell’anima e il guizzo di un bel paio di occhi azzurri mi hanno toccato nel profondo.
L’incontro casuale di una persona, che non vedevo da tanto, mi ha trasmesso inequivocabilmente, oltre ad onde di gioiosa sorpresa, anche positività, accoglienza, affetto.
Che perdita sarebbe stata se non me ne fossi accorta o non avessi saputo leggere questo microsecondo di contatto con un profondo troppo spesso celato!
Per fortuna io sono riuscita a coglierlo, l’ho molto gradito... e ancora adesso ne assaporo il gusto dolce, mentre ve lo sto raccontando.
Pensiamo a quanti equivoci a volte si creano per aver perso informazioni come questa ed essere rimasti ancorati a comunicazioni superate dai fatti, parziali, contraddittorie oppure momentanee!
Spero che queste mie riflessioni possano essere utili per dare a tutti noi un ulteriore spunto nel trasformare in parole e pensieri  le nostre sensazioni ed emozioni.

Tornate ancora qui ad allenare i muscoli della mente e del cuore!
Io vi aspetto come al solito sulla nostra bellissima panchina.
Alla prossima!

Published: sabato 18 febbraio 2017

mercoledì 15 febbraio 2017

Caffè?














Oggi un buongiorno particolare da "La Panchina" va a quel nutrito gruppetto di persone che segue con costanza ed interesse.
Fa piacere ritrovarvi qui intorno con sguardo amico ed animo sereno in mezzo a tante parole.
Grazie! Grazie davvero per i momenti di relax trascorsi insieme!

Ieri è stato interessante anche vivere un incontro “intorno alla panchina” nella realtà, un momento di grande empatia e di benessere psicologico.
Ve ne voglio parlare perché  penso che sia un’opportunità che tutti noi dovremmo prenderci, adoperandoci per costruirne l’occasione.
Per le premesse vi rimando alla pagina iniziale di questo blog “Perché siamo qui”.

Dunque ieri pomeriggio davanti ad un caffè, in un ambiente giusto, mi sono regalata del tempo prezioso tra le parole, costruendo pensieri.
Il luogo era un semplice bar, ma le luci erano basse, candela sul tavolo, pochi clienti.
La mia interlocutrice, una persona garbata, deliziosa, disposta alla comunicazione.
Le parole scorrevano calme, ma fluide.
I pensieri si rincorrevano, aprendo mondi nuovi.

Cosa c’era in fondo di speciale? Tutti vanno a prendere un caffè.
C’era il silenzio che porta a riflettere e a meditare.
C’era la predisposizione a guardarsi dentro e a raccontarsi, ma anche la voglia di ascoltare, di conoscere se stesso e l’altro, di porsi in una relazione di empatia che apre dinamiche comunicative interessanti.
Per me è stato molto intrigante entrare in un universo personale sconosciuto.
Vivere, attraverso le parole scelte e la costruzione di quei pensieri specifici,  realtà con cui confrontare le mie, assorbire umori e sentimenti, approfondire la mia sensibilità.
Sono uscita dal bar più ricca di prima, convinta di non aver sprecato tempo, anzi di aver migliorato la qualità della mia vita.
Costo dell'esperienza un euro e venti.

Spero che questo racconto sia per voi un incentivo ad abbassare un po’ il volume della vita e a ritrovare il piacere dell’ascolto di se stessi e di chi ci sta intorno.
Grazie di essere qui!
Tornate ancora intorno alla panchina!












Published: mercoledì 15 febbraio 2017

lunedì 13 febbraio 2017

Ippogrifi













Finalmente c’è profumo di primavera nell’aria!
E la luce è inconfondibilmente primaverile.
Intorno alla panchina mi accoglie il bianco candido delle margherite dai mille petali slanciati.
Il rosa tenero e variegato dei fiori di malva mi riporta a Monet.
Voglio godermi davvero questo momento di tranquillità e di pace.

Le parole mi si affollano in testa in pensieri gradevoli, in pensieri che mi riportano al sogno.
Recupero sprazzi di azzurro evocati ieri da parole concrete ascoltate.
E sono in volo con “l’ippogrifo pel sognato alone”, anzi in volo di ippogrifi c’è ne sono più di uno.
Mi trascinano verso la luna, grande, immensa, piena di luce.
Sembra di poterla raggiungere con facilità.
Galleggiano gli ippogrifi intorno a me.
Avanzano, tornano indietro, fanno mille giravolte,  si uniscono e si dividono in un gioco complesso e ipnotizzante.
Lo sguardo indecifrabile, incomprensibile.
Il Male e il Bene si confondono nell’attimo,  vivono all’unisono, non vogliono essere riconosciuti.
Zampe artigliate graffiano e accarezzano l’aria, placche dorsali brillano e minacciano ad un tempo.
I colori, però, affascinano alquanto.
Sfumati e caleidoscopici inducono a seguirli, come il pifferaio della fiaba fa con i bambini.
Che benessere è perdersi in questo mondo incantato!
Ecco Orlando alla ricerca di Angelica che si avvicina al fiume.
Non c’è ponte per attraversarlo. Eppure è di là che il suo cuore lo chiama.
Forse non tutto  è perduto.
Una barchetta galleggia adesso verso di lui.
La barchetta è proprio modesta, ma la donna che la guida punta decisa nella sua direzione.
Non sorride molto. È minacciosa.
Forse lo porterà nelle terre al di là del fiume... ma vuole qualcosa da lui.
Un ippogrifo enorme si agita adesso sopra le acque che scorrono impetuose.
È verde e blu con inquietanti sfumature di nero.
Rimane da solo soltanto per un attimo.
Ora gli ippogrifi sono dieci, cento, mille... e io continuo a salire verso la luna.
Le parole adesso si concretizzano in un pensiero fugace.
Seduta ad un banco nell’aula spoglia, la luce incerta del pomeriggio invernale, vedo riemergere le compagne di un tempo che cercano di concentrarsi sulle parole che occupano tutto lo spazio vitale.
Io, perduta nel mondo incantato, faccio voli pindarici con la mia fantasia.
Il piccolo ippogrifo rosso e viola è già confuso nell’alone di luce.
Mi annullo infine in quest’immagine onirica che sembra realtà.

Sarò riuscita a trascinare nel sogno anche voi che avete vissuto con me questa avventura?
Lo spero proprio!
Tornate ancora qui con me ad allenare i muscoli della mente e del cuore!
Io vi aspetto come al solito per giocare con voi e con le parole.



😊
Ah, se vi piace stare qui sulla panchina, CONDIVIDETE il post e il sito, per favore!
È bello essere in tanti!
Grazie per la vostra presenza!











Published: lunedì 13 febbraio 2017

venerdì 10 febbraio 2017

Ghiacciai








Si è levato nuovamente il vento.
È un vento sostenuto e molto freddo.
Meglio sedersi un po’ sulla panchina.
Ecco fatto.

Qui è tutto un altro mondo.
Sì, è  proprio come lo desideriamo... tiepido, luminoso, avvolgente, ovattato, confortante.
Rilassante o effervescente, qui il mondo è proprio come lo vogliamo noi, proprio come i nostri pensieri più intimi lo costruiscono.
Dunque, possiamo lasciarci andare.
Mescoliamo ben bene le parole che ci scalpitano nella testa, che ammiccano sornione nell’aria, che desiderano trovare un ordine che dia senso a questo momento speciale, un momento solo nostro, qui sulla panchina.

Vedo i volti distendersi intorno a me.
Già un accenno di sorriso compare sul viso di qualcuno di voi.
È così che mi piace vedervi. Sorridenti.
Subito anche gli occhi si rasserenano.
Onde positive ci uniscono in un clima di benessere.
Anche se il mondo va a rotoli, un sorriso è quello che fa la differenza.
Nel nero più profondo si possono individuare molte piccole cose per sorridere.
È necessario soltanto imparare a riconoscerle.

Così il vento gelido di oggi può essere uno spunto per trascinarci nel sogno.
In un attimo, nel carosello delle mie parole, come un ricamo prezioso, è emerso questo pensiero, questo momento di pura bellezza ancora non sbiadito dal tempo.
Un’immagine molto cara e piacevole.
Riuscite a vederla?

Il vento freddo era lieve come una carezza.
Neve e ghiaccio sfavillanti sotto i raggi del sole.
Il cielo così azzurro da sembrare finto.
Era un giorno di mezzo aprile.
I tre avevano appena parcheggiato la macchina.
Lui in sahariana di camoscio e pantaloni di velluto a coste.
Lei, la più giovane, in jeans attillatissimi e camicia con mille sfumature di celeste. Completava l’insieme un'elegante ed importante cintura in cuoio, alta non meno di dieci centimetri, con una grossa fibbia all’altezza di tanta eleganza.
Lei, un po’ più grande d’età, vestitino sopra al ginocchio di cotone lanato, minigolfino di lana bianca e... scarpine con tacco alto e piuttosto sottile.
I tre si avvicinarono all'ultima stazione della funivia e, dopo poco, eccoli a bordo di un piccolo cestello, davvero piccolo, per non più di sei persone.
Erano soli.
Si accingevano ad attraversare la Mer de Glace, il ghiacciaio eterno sul Monte Bianco che collega l’Italia alla Francia.
Il paesaggio era magnifico.
Sotto di loro lo sguardo spaziava sui ghiacci incontaminati ove orma umana era inimmaginabile.
Intorno un azzurro acquamarina da sogno.
Dolcemente dondolava il piccolo scrigno.
Andava in scena uno spettacolo incredibile, una meraviglia che tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita, qualcosa che lascia senza parole e ti irretisce nell'immenso dell'infinito.
Ammutoliti, i tre osservavano in religioso silenzio la grandezza della Natura che, se vuole, sa come stupirti.
Dopo un bel po’ di tempo tra le nuvole, soffici e bianche, che erano andate pian piano formandosi, essi giunsero a Chamonix e scesero per un breve giretto.
Fu quando tornarono a bordo per il rientro che presero coscienza di quanto sentissero freddo nei loro abiti non adatti a quell’altitudine, dove neanche gli stambecchi riuscivano ad arrivare.
Rapiti in quel senso di beatitudine che la grandezza del mondo sempre ti coglie, anche quando non vuoi, non sentivano i brividi che correvano loro lungo la schiena.
Fu a metà del percorso che la situazione cambiò all’improvviso.
Nebbia e nuvole avvolsero la piccola cabina e il vento prese a sballottolarla senza tanti complimenti.
Non si vedeva più niente intorno.
Tra gemiti,  colpi,  orribili fruscii, si ballava senza sosta.
Un po’ di paura assalì inevitabilmente i tre.
Si sentivano impotenti, prigionieri di una situazione sgradevole.
Ci volle un lungo tempo perché tutto finisse e arrivassero a destinazione.
Il vento, gelido come non mai, giocava adesso con i loro abiti inconsistenti.
Gemeva paurosamente, padrone indiscusso di ogni cosa.
Era ormai l’imbrunire.
Davanti ad una opportuna cioccolata caldissima, i tre adesso sorridevano felici.
Le emozioni e la bellezza che avevano sperimentato avevano premiato la loro audacia nel non rinunciare a quello scampolo di vita.
Le indescrivibili sensazioni che avevano provato le avrebbero ricordate per tutto il loro tempo a venire.

Infatti, qui sulla panchina, quella bellezza indimenticabile ha trasformato un vento freddo e triste di febbraio in mille parole confortanti, in una storia che illumina gli occhi e apre l'occasione ad un sorriso.

Spero che anche voi, anime belle, abbiate lasciato per un breve attimo spazio al sogno e alla fantasia.
Grazie di essere state con me ancora una volta!

Tornate ancora qui ad allenare i muscoli della testa e del cuore!
Vi aspetto!



Published: venerdì 10 febbraio 2017

sabato 4 febbraio 2017

Acqua









Eccoci ancora insieme!
Lontano dalla panchina s’intuisce pioggia e gelo.
La città è semideserta. Niente turisti.
Negozi chiusi. Molti. Non sempre per ferie.
La pioggia continua a scendere.
Monotonia e tristezza tentano di insinuarsi tra le pietre antiche.

Intorno alla panchina, però, tutto è ovattato e confortante.
I miliardi di parole potenziali che galleggiano nello spazio e nel tempo non aspettano altro che trasformarsi in pensieri meravigliosi, in realtà anche virtuali che incanalino sensazioni, umori, sentimenti.
È questa un’opportunità meravigliosa per vivere il “se stessi” come la cerniera della realtà, il punto in cui tutto, invece di trasformarsi in male, può brillare di bene e di buono.

Forse è per questo che la pioggia richiama lentamente altri scenari umidi, bagnati.
Li concretizza intorno alla panchina.
Scorre appena l’acqua del Grande Fiume.  Si è appena frazionata nei tanti bracci che la portano al mare. Ha raggiunto i mille rivoli più piccoli, si è insinuata tra i folti canneti che confondono il paesaggio.
L’acqua regna sovrana in tutte le sue forme... scorre verso il mare quasi invisibile quella dolce che viene dai ghiacciai eterni, sciaborda quella salata nell’incontro finale, brilla in mille gocce sulle erbe dei canneti, evapora in particelle infinitesimali a formare la nebbia più tenera che si possa immaginare, scende delicatamente in pioggerellina dal cielo di grigio infinito.

Sul barcone incediamo nel canale verso il mare.
Salta un rospo tra le canne.
Su una specie di tronco annerito un gabbiano mi guarda. È  enorme, visto così da vicino. Le sue zampette palmate colorano il grigio.
Poi si alza in volo e raggiunge il cielo.
Più in là ecco scendere un airone cinerino.
Infila ghiotto il lungo becco nell’acqua e ne esce con un pesciolino.
Un guizzo e il pesciolino raggiunge nuovamente la sicurezza sul fondo del canale.
Intorno a noi c’è pace e poesia.
I mille suoni dell’acqua intonano un concerto che entra nell’animo con naturalezza.
Richiama archetipi atavici. Infonde benessere e serenità.
Chiudo gli occhi senza volere. Il tempo è lo spazio si dilatano.
Sono altrove, in un altrove profondo, in un mondo in cui, puntino infinitesimale, mi sento parte della grandiosità dell’universo.

Sono appagata di aver vissuto questi momenti di sospensione con voi, che vi siete avvicinati alla panchina in punta di piedi.
Vi ho sentito integrati in questo mondo di parole che sanno trascinare nello spazio confortante delle immagini eterne.

Anime belle, tornate ancora, qui sulla panchina, ad allenare i muscoli della  mente e del cuore!
Io sono sempre qui, ad aspettarvi!



Published: sabato 4 febbraio 2017

Poetar m'è caro

Ricordi

Insieme

Ultimi Commenti

POST COMMENTATI

Blog Archive

DISCLAIMER

Ove non diversamente specificato, tutti i testi contenuti di questo blog sono di proprietà dell’autore e sono protetti da copyright. Le immagini di proprietà dell’autore sono esplicitamente indicate in quanto tali. Nessuna riproduzione, né integrale né parziale, e nessuna manipolazione sono consentite senza preventiva autorizzazione dell’autore. In particolare, sono assolutamente vietate le riproduzioni a scopo di lucro. L'Utente s'impegna a: 1.non utilizzare il Sito o il materiale in esso inserito per perseguire scopi illegali ovvero per divulgare o diffondere in qualsiasi modo materiale o contenuti preordinati alla commissione di attività illecita; 2.non utilizzare il Sito in modo da interrompere, danneggiare o rendere meno efficiente una parte o la totalità del Sito o in modo da danneggiare in qualche modo l'efficacia o la funzionalità del Sito; 3.non utilizzare il Sito per la trasmissione o il collocamento di virus o qualsiasi altro materiale diffamatorio, offensivo, osceno o minaccioso o che in qualche modo possa danneggiare o disturbare altri Utenti; 4.non utilizzare il Sito in modo da costituire una violazione dei diritti di persone fisiche o giuridiche o ditte (compresi, ad esempio, i diritti di copyright o riservatezza); 5.non utilizzare il Sito per trasmettere materiale a scopo pubblicitario e/o promozionale senza il permesso scritto di lapanchinadelcuore.it; Ogni violazione sarà segnalata agli organi di Polizia ed alle Magistrature competenti. Nel caso in cui l'Utente non accetti, in tutto o in parte, le suddette condizioni, è invitato ad uscire dal sito.