Dedicato ad una mia alunna
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Quando entra in una classe, un docente assume certamente il suo ruolo di insegnante, ruolo codificato da certe formalità e dalle aspettative che docenti e discenti hanno gli uni nei confronti degli altri.
Tuttavia, un docente resta sempre la persona che è, fatto questo che influenzerà comunque in qualche modo il suo approccio relazionale, metodologico e didattico.
Per quel che mi riguarda, io ho sempre espresso me stessa, il mio pensiero, le mie convinzioni fuori e dentro l'aula, senza usare artifici di facciata, quindi non sono mai stata molto diversa a seconda del ruolo che stavo vivendo.
Alla mia visione intuitiva della scuola, ho aggiunto molte scelte e conoscenze fatte attraverso i tanti approfondimenti di studio, sulle quali ho organizzato il mio essere docente.
Questo mi ha reso una persona con caratteristiche specifiche, identiche sia fuori che dentro la scuola, che influenzano ogni aspetto della mia vita ancora oggi.
In classe, non ho mai fatto qualcosa senza esserne convinta, senza averne valutato le conseguenze, senza averlo fatto con allegria e divertimento, senza essere pronta al cambiamento ove se ne mostrasse la possibilità e l'opportunità, come del resto nella vita.
A livello didattico, ovviamente ho semplificato il mio linguaggio, ma non troppo, ed utilizzato tutti i linguaggi alternativi possibili.
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È sempre necessaria una premessa.
La creatività dovrebbe svilupparsi a tutto tondo.
È una modalità del pensiero che si estrinseca in tutti i campi e costruisce nuovi schemi di pensiero.
Quindi, chi se ne avvantaggia in ultima analisi è l'individuo.
Il gruppo è un mezzo, uno strumento ulteriore per sviluppare la creatività, per realizzare “produzioni creative e artistiche" che da soli non sarebbero possibili.
La creatività, per converso, è a sua volta un mezzo per aiutare il gruppo ad essere tale, a sviluppare dinamiche relazionali più gratificanti in un contesto di profonda emotività.
Dalla cura per lo sviluppo della creatività, non meno importante è il beneficio che ne emerge per l'intera classe.
Tutte queste sinergie, individuo, gruppo, classe convergono nello sviluppo della creatività.
Il ruolo dell'insegnante è quello di organizzare, scegliere l'attività, prevedere possibili impatti sui singoli, assegnare compiti calibrati e realizzabili, lasciare liberi di sperimentare, valorizzare i suggerimenti, dare delle dritte senza parere… insomma osservare e imparare osservando gli alunni in situazione.
È ovvio che il lavoro va già pensato come qualcosa di creativo, in cui tutti possano esprimersi in qualche modo e sentirsi utili e funzionali al gruppo.
Se in un gruppo imposti un'attività strutturata in modo convergente, veicolando anche senza volere l'idea che le cose possono essere soltanto bianche o nere, sarà difficile produrre nei discenti entusiasmanti voli pindarici.
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La piccola Xxxxx, come tutti i suoi compagni, ha avuto cinque anni in cui è stata inserita in un ambiente nel quale lo sviluppo della creatività era uno degli obiettivi principali, quindi aveva molte occasioni per aprirsi a questa modalità di pensiero.
Se provasse a ritornare indietro, scoprirebbe di aver nutrito sistematicamente la sua creatività. Vuole provare? Vuol individuare da sola quale possano essere stati i momenti più belli di espressione creativa? (*)
Segnali specifici, e una certa predisposizione, potevano essere comunque colti nel suo linguaggio già abbastanza ricco e articolato e nell'urgenza che aveva di esprimere le sue emozioni, il suo punto di vista personale, la necessità di dare voce ai suoi input interiori senza seguire gli standard scontati con cui entrava in contatto.
Ricordo che mi faceva molte richieste, mi scriveva delle letterine per parlarmi dei suoi interessi e arrivava addirittura a telefonarmi a casa.
Aveva fame del bello.
Mi parlava di giochi che organizzava, solitari sì, ma appunto molto creativi.
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Per tutti è possibile approfondire alle pagine:
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