Powered by Blogger.



Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

Clicca sulla pagina desiderata.

L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Ricordi Scuola 25 - L2: Approccio metodologico








Anche in occasione delle attività organizzate per Halloween, il mio approccio era ancora una volta interdisciplinare. 
Infatti partivo sempre dalla costruzione di una scena in palestra o in uno spazio abbastanza grande, facendo agire i bambini in una situazione fiabesca.

“Look! A witch… Two witches… Three…
They  are walking around the big tree. Come on…
Now we are the witches…  You are the cauldron...
Let’s prepare a magic soup…
Look!
A green lizard! Into the cauldron!...
A mouse… Into the cauldron!
A fat frog… A black cat… Into the cauldron!”

Seguendo i miei movimenti, i gesti, la mimica e le mie istruzioni in Inglese, i bambini capivano perfettamente cosa fare: camminavano nel bosco gridando “It’s raining… It’s late! Hurry up! It’s Halloween Night!”, correvano intorno ad un albero immaginario, si disponevano in cerchio per formare il calderone, mentre altri compagni diventavano le streghe che gettavano i “simpatici” ingredienti dentro la pentola in cui la brodaglia era in ebollizione.
Il pentolone si contraeva e si espandeva per imitare l’ebollizione appunto, le streghe gesticolavano… tutti parlavano in Inglese per imitazione e si divertivano finché io, The first witch, non ordinavo lo “Stop!”.
Naturalmente c’era stata una prima presentazione del lessico con un “disegno animato” eseguito insieme, lavagna-quaderno, seguendo il racconto drammatizzato dell’insegnante e/o ci sarebbe stato un ulteriore approfondimento in un momento successivo in classe.

In modo analogo, il  giorno di Halloween organizzavo il “Trick or Treat?” nella scuola.
Con la classe che avevo, secondo l’orario di quella mattina, generalmente con i più piccoli, preparavo un bel cesto di caramelle e al grido “It’s Halloween! Hurry up!” percorrevamo i corridoi della scuola bussando a tutte le aule.
Ogni alunno salutava, chiedeva ad uno dei bambini da cui eravamo in visita se voleva "trick or treat" e poi offriva una caramella, facendogliela scegliere nel cesto. Altrimenti faceva uno scherzetto.
Il compagno doveva rispondere al saluto, ringraziare… insomma interagire anche a gesti in una situazione realmente comunicativa, esercitando funzioni comunicative quali quella dell’utilizzazione di formule di cortesia.
Ci potevano essere anche altri scambi comunicativi, come quelli di presentarsi o esprimere una preferenza.

Tra le cose più carine, però, ci furono i mercatini di Hallween che allestivo in un angolo della scuola con l’aiuto degli alunni e, spesso, di bidelle e genitori.
Non si comprava e non si vendeva nulla, in verità, ma si allestiva una bancarella, bella e grande, con i colori di Halloween: un bel drappeggio nero di stoffa per coprire la bancarella, l’arancione delle zucche svuotate, con i lumini dentro, fornite dalle famiglie, fantasmini bianchi, ragni neri di gomma che si arrampicavano sui muri e tanti oggettini che portavano i bambini.

Dunque i ragazzi si limitavano a giocare?
No, davvero! Intorno alla bancarella c’era molto lavoro da fare per ognuno di loro.
Mi limiterò a ricordare solo alcune di quelle attività che nel corso degli anni ho proposto alle varie classi, ma alcune regole e modalità di lavoro restarono costanti: tutti dovevano realizzare un manufatto, un’immagine, un disegno e utilizzare la lingua come strumento d’espressione, dal più semplice come abbinare illustrazione-lessico (per es. mouse piuttosto che pumpkin, in abbinamento al disegno che ne faceva comprendere il significato) al più complesso come decodificare un testo per realizzare una oggetto.

Mi tornano immediatamente in mente i librini individuali costruiti realizzando una pagina per ogni simbolo di Halloween (completa di parola scritta), rilegati in cartoncino bianco e nero.
I librini esposti, sempre non meno di una quarantina anche quando smisi di fare l’insegnante specialista, arrivarono ad essere anche centoventiquattro, tanti furono i miei alunni in un particolare anno scolastico in cui le classi erano più numerose!
In così grande quantità, essi facevano davvero bella mostra di sé una volta disposti nello stand… e insegnanti e genitori erano ammirati da tanto lavoro finalizzato e visibile.
Ovviamente, da parte loro, gli alunni erano orgogliosissimi di quanto avevano realizzato e si sentivano davvero bravi!
Per una volta lo erano davvero tutti, nessuno escluso, neanche quelli che solitamente tendevano ad occupare gli ultimi scalini della classe e a volte si sentivano inadeguati.

E poi ci furono le bellissime Halloween Cards con i gufetti, dal becco pop-up, colorati a matita con mille personali colori. Sulla copertina, sempre rigorosamente tremolante e sfumata in bianco e nero, la scritta “Happy Halloween”.

Ricordo, poi, una mostra con  meravigliosi castelli da brivido, realizzati in chiaro-scuro sempre in bianco e nero, su fogli A3 anticati con il tè, in collegamento con “The Canterville Ghost”, il racconto umoristico giovanile di Oscar Wilde, che io stavo loro leggendo, quell’anno, per appassionarli alla lettura.
Il tutto sempre nell’ottica interdisciplinare!

Che dire delle illustrazioni, sempre in A3, di “Inci Wincy Spider” (per rinforzare la conoscenza di Rhymes tradizionali) o i grandi poster realizzati in gruppo per illustrare il sabba delle streghe o ancora i mille ragnetti e fantasmini penzolanti da fili, realizzati seguendo le istruzioni di una scheda?



Anche il Natale era una buona occasione per approfondire la cultura anglosassone e per vivere comunque la lingua in una situazione realmente comunicativa.
Mi piaceva proporre molti lavoretti in questo momento dell’anno dando sfogo alla creatività degli alunni e alla voglia di impegnarsi in cose apparentemente leggere, dopo due o tre mesi di studio intenso.

Infatti ero solita concentrare la maggior parte del lavoro in questa prima parte dell’anno scolastico perché gli alunni erano freschi di vacanze e riuscivano a dare il meglio di sé.
Era evidente che già a gennaio, rientrati dalle vacanze natalizie, i ragazzi cominciavano a sentire l’arrivo della primavera e la loro attenzione non era più quella di settembre.
Inoltre cominciavano ad esserci frequenti interruzioni e feste coinvolgenti (Carnevale, Pasqua, ecc.) che distraevano molto l’attenzione dal compito.

Sicuramente, per prima cosa, c’erano le Christmas Cards, realizzate con tantissime tecniche diverse, che introducevano direttamente nella cultura anglosassone la quale, da sempre, dà tanta importanza allo scambio di cartoncini augurali.
Infatti, mentre in Italia solo da poco è aumentata la disponibilità di bigliettini in cartoleria e al supermercato, a Londra è possibile trovare, ora come un tempo, molti negozietti deliziosi che vendono solo biglietti d’auguri, di tutti i tipi, le misure e le fogge.
Questi bigliettini augurali scritti in inglese, per la veste grafica erano sempre legati alle attività programmate in quell’anno scolastico.
Sono stati talmente tanti che mi è persino difficile ricordarne qualcuno: da quelli con i batuffolini di cotone per rappresentare la neve, a quelli con un piccolo quadretto in alto realizzato con le matite colorate e riquadrato in colore contrastante, ancora a quelli con la finestra ritagliata e l’immagine sulla pagina sotto, agli altri  pop-up, con carte da collages, ecc.

Mi interessava non tanto che fossero realizzati belli e precisi, e magari dall’insegnante come usava, ma che ci fosse un reale lavoro di testa e di mani da parte dell’alunno, con l’obiettivo di creare una vera occasione d’apprendimento in molteplici discipline.
Quest’ultimo, per me, fu un principio che sostenni sempre in tutti gli ambiti, come per esempio nel teatro, dove facevo recitare tutti, soprattutto i più impacciati, organizzando performance a volte molto lunghe perché tutti potessero esprimersi: il teatro era un mezzo, non un fine.
Se poi si potesse realizzare qualcosa di bello e gradevole era certamente auspicabile!




3 commenti:

  1. Ricordo. I ragazzi imparavano. E poi il teatro. E che teatro! Tutti entusiasti, genitori compresi.

    RispondiElimina

Poetar m'è caro

Ricordi

Insieme

Ultimi Commenti

POST COMMENTATI

Blog Archive

DISCLAIMER

Ove non diversamente specificato, tutti i testi contenuti di questo blog sono di proprietà dell’autore e sono protetti da copyright. Le immagini di proprietà dell’autore sono esplicitamente indicate in quanto tali. Nessuna riproduzione, né integrale né parziale, e nessuna manipolazione sono consentite senza preventiva autorizzazione dell’autore. In particolare, sono assolutamente vietate le riproduzioni a scopo di lucro. L'Utente s'impegna a: 1.non utilizzare il Sito o il materiale in esso inserito per perseguire scopi illegali ovvero per divulgare o diffondere in qualsiasi modo materiale o contenuti preordinati alla commissione di attività illecita; 2.non utilizzare il Sito in modo da interrompere, danneggiare o rendere meno efficiente una parte o la totalità del Sito o in modo da danneggiare in qualche modo l'efficacia o la funzionalità del Sito; 3.non utilizzare il Sito per la trasmissione o il collocamento di virus o qualsiasi altro materiale diffamatorio, offensivo, osceno o minaccioso o che in qualche modo possa danneggiare o disturbare altri Utenti; 4.non utilizzare il Sito in modo da costituire una violazione dei diritti di persone fisiche o giuridiche o ditte (compresi, ad esempio, i diritti di copyright o riservatezza); 5.non utilizzare il Sito per trasmettere materiale a scopo pubblicitario e/o promozionale senza il permesso scritto di lapanchinadelcuore.it; Ogni violazione sarà segnalata agli organi di Polizia ed alle Magistrature competenti. Nel caso in cui l'Utente non accetti, in tutto o in parte, le suddette condizioni, è invitato ad uscire dal sito.