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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

Clicca sulla pagina desiderata.

L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



lunedì 21 agosto 2017

Tic toc









Benvenuti, amici de “La Panchina”!
Sono molto lieta di incontrarvi ancora.
Che dire?
Soffia forte il vento nel mondo reale, anche se il sole illumina ogni più piccolo anfratto.
Soffia fortissimo, troppo forte.
Una tromba d’aria ha divelto ombrelloni su una spiaggia.
Un repentino mulinello di ombrelloni... una ragazza ferita al fianco nel sole di agosto.

Meglio sostare un poco qui sulla panchina, dove lo zefiro appena respira e un profumo di fiori scende dalle narici direttamente al cuore.
Le parole mi hanno raggiunto e corrono già festose intorno alla panchina.
Desiderose di essere riordinate, ammiccano allettanti.
Attendono di essere catturate e intessute in frasi e pensieri.
Accetto la sfida.

Tic tic tic toc... un lontano orologio scandisce lo scorrere del tempo.
Una goccia d’acqua trasparente scava pazientemente la roccia.
Intanto costruisce magnifiche cattedrali che forse nessuno vedrà mai.
Toc toc toc tac...

Il ciabattino spinge i piccolissimi chiodi nel cuoio con l’obbediente martello.
Ha appena infilato il sandalo nella forma di ferro che lo tiene ben fermo.
Batte l’ultimo chiodino che ha tenuto tra le labbra fino a questo momento.
Il sandalo di lucertola verde è quasi finito.
La signorina che glielo ha commissionato verrà  presto a ritirarlo.
L’uomo ci tiene a rifinirlo per bene.
Lo accarezza.
Ne lucida il minuscolo tacco con cera nera.
Poi liscia le piccole squame con l’orgoglio di chi crea oggetti dal nulla.
Lo ripone soddisfatto.

Toc toc toc...
Il picchiotto richiama attenzione.
Pende dalle fauci di un leone di bronzo e si accanisce sull’apposita sporgenza.
Qualcuno verrà ad aprire la porta.
L’uomo manovra ancora il picchiotto con lena maggiore.
All’interno si sente un leggero trambusto.
Un passo strascicato si avvicina.
L’accompagna il toc toc toc di un bastone.
La porta lentamente si apre.
L’uomo entra e raggiunge la vecchia donna vicino alla finestra.
Il toc toc del bastone è cessato.
La madre ora sorride.
È tanto che attende suo figlio davanti alla finestra.

Potere delle parole!
Ne ho prese solo tre tra quelle che giravano intorno alla panchina... tic tac toc.
Ne sono bastate così poche per costruire dentro di me tre bellissimi quadri che mi hanno portato lontano, in atmosfere incantate e romantiche.
Uno di essi l’ho vissuto realmente in una vita lontana.
Gli altri sono nati davvero dal nulla.
Insieme, però, hanno costruito nella mia mente, uno straordinario momento di vero relax.
Pensare, riordinare i pensieri, annotarli è davvero un potente mezzo per ritemprarci, un modo altro ed ecologico per ritrovare se stessi e recuperare energie.
Non importa su cosa voleranno i nostri pensieri, quali argomenti tireremo fuori dal cilindro.
Fondamentale è non far atrofizzare i nostri pensieri nella noia usuale di frasi già fatte che non dicono nulla di nuovo.

Grazie per essere stati con me ad allenare i muscoli della mente e del cuore.
Tornate ancora qui, con me su “La Panchina”!





Published: lunedì 21 agosto 2017

venerdì 18 agosto 2017

Cambiare


 

❤❤❤

Ciao!
Benvenuti, amici cari de La Panchina!

È bello incontrarvi oggi dopo qualche tempo.
Infatti sono passati troppi giorni dall’ultima volta in cui abbiamo scambiato qualche idea e, personalmente, non vedevo l’ora di ricominciare a parlare un po’ con voi.
In realtà le parole sono sempre state intorno a me provocatorie.
Mi giravano in testa in momenti improbabili, complessi, in momenti in cui non potevo dare loro seguito sulla nostra panchina.
Così solo ora, finalmente, sono riuscita a sedermi qui, con una grande voglia di ritrovare me stessa, di immergermi nella calma e nella serenità.
Lo faccio oggi in cui i massmedia non fanno altro che mandare notizie arrossate dal sangue di attentati troppo frequenti, da brutti episodi tra giovani e non, che ci trascinano in un meccanismo sociale perverso e senza un senso per la maggioranza di noi.

Proprio per questo, in fondo, la nostra panchina ha il suo perché.
Qui si può riflettere con maggiore obiettività, cercando di superare la tensione che fatti non dipendenti dalla nostra volontà hanno indotto dentro di noi.
Non possiamo farci irretire dalle brutture del mondo, finendo con il vedere solo quelle, cose così gravi che levano la gioia di vivere.
Meglio cercare di cambiare la realtà cominciando a diffondere intorno a noi un movimento di idee, di propositi, di esempi che inducano alla speranza di un mondo migliore.

È vero, in fin dei conti guerre e guerriglie non si sono mai estinte.
Le terribili esperienze del dolore che esse arrecano non sembrerebbero convincere l’umanità a desistere dal percorrere le vie del male.
Inevitabili i corsi e ricorsi storici.
Allora cosa può fare una persona qualunque che si trova immersa in queste dinamiche di violenza e aggressività?

Forse non serve a niente rispondere con altra violenza, perché reagire con acredine e comportamenti speculari ci rende simili a coloro che praticano la violenza come unica spiaggia.
Qui mi riferisco anche ai giovani dediti all’edonismo senza senso, all’alcol, alle droghe, alla violenza nuda e cruda in scuole e discoteche, a quella che io vedo come un’altra faccia della stessa medaglia di una filosofia di vita inesistente.
Forse avremmo bisogno di costruirne una nuova di filosofia di vita, una nuova cultura che induca un cambiamento virtuoso.
La domanda sorge spontanea: “Ma come?”.

Ognuno di noi, nel suo piccolo, può essere il promotore di un infinitesimo cambiamento, con l’esempio, con parole ponderate e moderate, con l’amabilità e con il sorriso, con la semplice educazione, con la determinazione a non prevaricare e a rispettare, con lo sforzo di scegliere senza nascondersi in gruppi di pensiero stereotipati per comodità o per tornaconto personale.
Questo potrebbe aiutare i nostri bimbi prima, i nostri ragazzi poi, a costruirsi una filosofia di vita in grado di cambiare la stessa identità culturale di un popolo.
Leggere, studiare, curiosare tra pensieri antichi ed esperienze storiche, formarsi opinioni personali, annotare le proprie idee, sarebbero di grande aiuto a tutti noi che in questi ultimi tempi parliamo per frasi fatte, saltando e scopiazzando da un link all’altro.
Che bel messaggio sarebbe questo da far dilagare a macchia d’olio!
È così che si può creare un movimento nuovo di opinione e la società può cambiare.
E questa società sarebbe una società più forte da contrapporre alla filosofia delle aggressioni, singole o di massa, che ci stanno trascinando in un nuovo medioevo.

Forse è meglio che non mi dilunghi ancora e che mi fermi qui.
Spero di non essermi ripetuta troppo e, soprattutto, di non aver annoiato nessuno.
Mi auguro invece di avervi trascinato in un ragionamento sereno, un ragionanento che possa aver allontanato per un momento quell’angoscia che le notizie di questi giorni hanno ulteriormente rafforzato in noi.
Inutile dire che mi piacerebbe molto confrontarmi con le vostre opinioni.
In ogni caso io vi aspetto sempre qui sulla panchina ad allenare i muscoli della mente e del cuore.

❤❤❤

Published: venerdì 18 agosto 2017

venerdì 4 agosto 2017

Nuove matriarche









Sotto il caldo africano di questo agosto, la nostra panchina ci invita come sempre a sedere e a ritrovarci.
In questo angolo ridente le parole ed i pensieri ci trascinano, anche senza volere, nel mondo della bellezza e del benessere.
Le idee si intrecciano e si espandono.
Creano un humus via via più piacevole che ci induce in riflessioni che altrimenti evaporerebbero come gocce d’acqua al sole.

Intanto le nostre due madri, impegnatissime e direttive, trovano refrigerio al mare ed in montagna.
Una è sola a meditare.
L’altra ha già ripreso il controllo anche se in un’ottica vacanziera.

Non so voi quale idea vi siate fatta.
Io dal canto mio, nel ruolo di un osservatore esterno e spassionato, non ho potuto fare a meno di notare alcuni aspetti sui quali richiamo la vostra attenzione.
L’agire di una delle due matriarche, si comprende facilmente, è addirittura tossico per tutto il complesso sistema familiare.
Le dinamiche non si evolvono in modo gradualmente più positivo, al contrario ogni intervento tende a peggiorare un’armonia che non si è mai realmente costruita negli anni.
Più interessante e serena è l’atmosfera nella famiglia piena di bambini.
Il loro apporto in allegria e serenità è certamente notevole.
Essi avvertono di essere il centro dell’attenzione e sotto questo punto di vista sono tranquilli.
Inutile dire che per tutti gli adulti c’è molto impegno quotidiano.

Avrete notato anche voi che esiste una profonda differenza tra le due matriarche.
La prima matriarca, molto centrata su se stessa fa, decide, sa quello che deve essere fatto, pretende che venga eseguito, cerca di convincere e di imporre, persegue tenacemente i suoi obiettivi.
L’altra, generosa e altruista, suggerisce e indirizza, sa ciò che è bene e ciò che è male, fa molto in prima persona.
I risultati relazionali sono evidenti: conflitti conclamati nel primo caso, relazioni sotto controllo e nel complesso distese nel secondo.

Allora, sembrerebbe facile affermare che tutto è perfetto nella famiglia piena di bambini, ma ad una seconda analisi potremmo scoprire che forse non è poi del tutto vero.
Al momento questa situazione appare decisamente più serena e armoniosa, tuttavia c’è da dire che è ancora un sistema familiare abbastanza giovane e per questo tiene bene.

Premesso che la perfezione non è facile da raggiungere e che è forse una  vera chimera, possiamo fare ulteriori considerazioni.
A ben vedere queste due matriarche sono entrambe molto direttive e lasciano in un modo o nell’altro poco spazio alle scelte dei più giovani.
Entrambe sanno cosa è bene e ciò che è male per la loro discendenza e con tenacia cercano di condurre tutti gli interessati ad attuare le proprie scelte.
La seconda, è vero, lo fa con maggiore garbo e dolcezza, ma in fondo è l’altra faccia della stessa medaglia.

In questo secondo caso la matriarca, generosa e operosa, si stanca molto di più.
Agisce, aiuta, coinvolge nell’aiuto gli adulti in quel momento disponibili, lavora tanto, sollevando gli altri da oneri concreti.
A volte è sfinita. E questo non è un bene, non può durare all’infinito.
La figlia approfitta dell’aiuto concreto, ma incorre nel delegare il suo ruolo e costruisce il suo percorso di nuova matriarca con maggiore fatica e qualche distorsione.
Quando è sola a volte è nel panico, non sa mai se da sola ce la farebbe.
I maschi adulti si adattano alle richieste, ma mordono un po’ il freno, spesso se ne avverte il trascinamento velato che li sospinge dall’esterno.
Infine, tra i tanti bambini intercorrono comunque le ataviche relazioni conflittuali tipiche dei fratelli, sorrisi e carezze che mascherano l’eterno conflitto sperimentato da Caino e Abele, da Romolo e Remo.
Tutto questo complica sempre la vita familiare che le reazioni degli adulti possono però facilitare o ulteriormente peggiorare.

Dalla nostra panchina, dunque, arriviamo a comprendere che l’eccessivo senso del dovere e il conseguente esagerato voler indirizzare la propria discendenza, il vedere il mondo in bianco e nero, forse non pagano del tutto.
Molto meglio conservare un’elasticità mentale, il beneficio del dubbio, restare a disposizione ma un po’ in disparte, favorire la libertà di scegliere e di decidere, la responsabilità, l’autonomia, la propria autodeterminazione.

Grazie per essere stati con me anche oggi ad allenare i muscoli della mente e del cuore!
Spero che vi sentiate più agili sotto ogni punto di vista!

Alla prossima!




Published: venerdì 4 agosto 2017

martedì 1 agosto 2017

E che matriarca!









Eccoci di nuovo insieme!
Una nuova torrida giornata sta snodandosi davanti a noi, ma qui intorno alla nostra panchina è tutta un’altra storia.
Uno zefiro appena accennato ci mette in pace con noi stessi e con il mondo.

Volevo riprendere senza indugio il racconto che da qualche giorno gira intorno alla panchina, il racconto di questa matriarca, che gestisce in modo forse troppo importante la vita della sua famiglia allargata.

Forte e decisa nel lavoro, lascia poco spazio ai suoi collaboratori.
Di fondo ritiene di essere l’unica che può consentire all’azienda di sopravvivere.
Si dispera se riceve sgambetti dall’esterno, ma trova sempre soluzioni, se pure difficili e dolorose.
Alza la voce all’interno se non viene compresa in tempi rapidissimi, dà ordini continui, dorme tre ore per notte per tenere contatti con l’estero.
L’astinenza da sonno e il continuo arrovellarsi sulle stesse questioni non le danno un attimo di tregua.
Lo si avverte anche nei contatti personali in cui cerca sempre un ascolto ai suoi ragionamenti ripetuti all’infinito, più a se stessa che agli altri.

Poi accade improvviso un fatto che può  cambiare la vita, qualcosa che per la prima volta le dà la certezza che il tempo scorre velocemente anzi che è già trascorso per la maggior parte.
La matriarca barcolla. Deve trovare soluzioni.
È abituata a trovarne.
Si arrovella e si arrovella ancora e si accorge che sono indispensabili gli affetti che sostengono e leniscono l’anima, soprattutto che ci sono dei doveri e che i figli devono dare aiuto.
Quindi ricomincia a tessere più intensamente le relazioni familiari che sono rimaste molto superficiali per troppi lunghi anni.
Ed ecco qualche telefonata, inviti a pranzi settimanali, visite.
Insomma i giovani devono capire che c’è bisogno di loro, del loro apporto, della loro presenza.

La matriarca comincia ad entrare in crisi.
Le risposte sono tiepide, comunque maldestre.
Le esperienze pregresse della seconda generazione non sono state affettivamente molto ricche, quindi i figli restituiscono ciò che possono e sanno, cioè  molto poco.
I figli di lui l’hanno vissuta marginalmente, tranne una, il figlio di lei è cresciuto prevalentemente con i nonni.
Nessuno le gironzola intorno e l’abbraccia, le sorride o la sbaciucchia.

Questo lo ha fatto e lo fa solo lui, il marito, che ora vive qualche difficoltà di salute.
E non basta.
C'è di più.
C’è anche un matrimonio imminente che non s’ha da fare.
Lui, il pretendente, non va bene.
È in cerca di un tornaconto personale.
Mira ad altre cose che all’amore.
La figlia, l’ultima dei figli del marito, deve rendersene conto.
Sa che si è trovata in difficoltà altre volte nella scelta.
Deve ascoltarla.
Lei le vuole bene e sa cosa le serve.
Forse ha bisogno di uno psicologo.
Deve convincerla.

E poi il matrimonio avviene lo stesso.
I pari tutto sommato l’hanno sostenuta.
La matriarca è triste.
Non vuole festeggiare.
Non le hanno dato ascolto, anzi ha dovuto pagare tutte le spese.
No, così proprio non va.

Anche lei ha cominciato a farsi aiutare da uno psicologo, ma la ristrutturazione del suo pensiero è lenta e dolorosa.
Deve riprendersi.
In vacanza andrà meglio e recupererà un po’ di serenità.
Lo spera.

Che ne dite, cari amici de “La Panchina”, di queste figure femminili attive intorno a noi nella società del terzo millennio?
Ci troveremo ancora domani sull’argomento.
Nel frattempo, sarebbe molto bello per me sentire le vostre opinioni!

Intanto io vi aspetto qui come sempre.
A domani!

E... continuate ad allenare i muscoli della mente e del cuore con “La Panchina”!





Published: martedì 1 agosto 2017

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