Powered by Blogger.



Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

Clicca sulla pagina desiderata.

L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Ricordi Scuola 8 - Persone


🐥🐥🐥🐥🐥🐥🐥🐥🐥🐥

Scuole e persone del Sud
1978 - 1981

🐥🐥🐥🐥🐥🐥🐥🐥🐥🐥


Quei tre anni vissuti nel sud d'Italia furono davvero molto intensi, forse perché io ero all’inizio del mio percorso familiare e tutte le mie facoltà e potenzialità si esprimevano alla massima potenza.

Se ci ripenso, mi sovvengono giornate e giornate e ancora giornate di pioggia sottile che io osservavo dall’anta apribile del portoncino di casa mia.
Mi piacevano i verdi umidi che mi circondavano e i tanti giardini che non ero abituata a vedere nella mia vita precedente nella grande città.

Che dire poi dell’ossuto giardiniere che entrava di soppiatto a tutte le ore per innaffiare il dicondra e le rose del giardino?
Mi ritorna in mente come l’uomo dallo sguardo sibillino, senza parole, ma in continuo movimento ed anche un po’ inquietante.

Ricordo ancora alcune altre persone con cui entrai in contatto in quel periodo, anche se in molti casi ne ho dimenticato il nome e l’immagine è sempre meno a fuoco.



La prima è una dottoressa, la cui figlia frequentò con me la pluriclasse nella “scuola sgangherata” e che mi aiutò a farla sdoppiare  facendo pubblicare l’articolo sul giornale.
Lavorava nell’ospedale locale pur essendo del profondo nord.

Abitava non lontano da casa mia, proprio in fondo, quando la strada girava verso il mare.
Aveva un cagnolino, piccolissimo ma vivace, che infilò immediatamente i suoi dentini aguzzi nel mio vestito lungo e spaventò così i miei bambini.
La dottoressa era simpatica e io mi fermavo spesso a parlare con lei durante le passeggiatine pomeridiane.

Tuttavia, quando andai da lei per svezzare il mio bimbo più piccolo (bello, grasso e pacioccone), mi spaventò a morte perché voleva ricoverarlo immediatamente per un eczema del lattante che il dermatologo non era riuscito a debellare.

Con l’affermazione che il settantacinque per cento della superficie corporea era arrossata, a dir la verità molto arrossata, voleva ricoverarlo in una stanza sterile per sottoporlo ad una dose di cortisone inverosimile!   

Io rimasi senza parole perché il bambino non mostrava problema alcuno ed era cresciuto bene e in buona salute.

La sua fortuna fu che la camera sterile fosse occupata e nell’attesa io risolsi il problema.
Bastò una semplice pomata da banco, consigliatami telefonicamente dalla pediatra che avevo nella mia città di origine e che le mie sorelle avevano adoperato infinite volte con i loro otto figli.
La cosa stupefacente fu che il rossore passò dalla sera alla mattina!

Ancora una volta mi fu confermato che la medicina non è una scienza esatta e che la diatriba con la psicologia (che non sarebbe stata scientifica !) non aveva ragione di essere.



Non dimentico neppure la signora di Civitavecchia che mi regalò un piccolo portaspezie orientale che ancora conservo.
Era la madre di un mio alunno e allevava i suoi quattro figli da sola, perché suo marito era un navigante e stava quasi sempre per mare.
Anche con lei condividevo confortanti chiacchieratine durante le passeggiate pomeridiane.



Insieme alla dottoressa, alla madre del mio scolaro, ad un’anziana signora che abitava da sola davanti a casa mia e al patriarca dell’unico bazar del luogo, formavamo la sparuta comunità che viveva d’inverno in quel villaggio turistico.

Durante l’estate, invece, una folla straripante proveniente dalla città invadeva la frazione e allora cominciavano i guai seri: non c’era acqua abbastanza e per intere ore se ne rimaneva privi, le fogne rigurgitavano nelle docce perché non erano di capienza adeguata, la spiaggia si riempiva di gente accampata senza servizi di sorta.

Per fortuna nella stagione estiva ce ne andavamo via a passare le vacanze in montagna!

Tuttavia, anche con tutti questi disagi, fummo estremamente felici in quel posto sperduto alle soglie dell’Africa.



Tra le altre persone che ricordo, c’è la farmacista.
La sua farmacia si trovava a metà strada tra il villaggio balneare e la cittadina cui faceva capo.
Era colei che aveva una domestica la quale puliva la casa con le finestre chiuse, al buio, per paura che qualcuno la vedesse.
In quella comunità era vergogna andare a servizio.
Meglio mangiare solo pane e pomodoro... anche se la tubercolosi, ormai debellata ovunque, in quella zona era tornata a svilupparsi in modo importante.
Dunque, era difficilissimo trovare qualcuno che lo facesse ed io ne pagai le spese, perché  con due bimbi piccolissimi e lontana da ogni aiuto familiare, non trovai mai nessuno per tutto il tempo che rimasi lì ad abitare.
Anche con lei, la farmacista, scambiavamo punti di vista e opinioni.



Ci fu anche una maestra d’asilo che mi si mise dietro e che regalò ai miei bambini un bel libro… ma che mi comunicò un bel giorno, visto che io non capivo, che quella non era amicizia, ma che voleva che le trovassi un lavoro!
In quel preciso momento l’amicizia si concluse, ma di lei non ho dimenticato dei piattini realizzati con le stelle filanti colorate e una bella canzoncina che in seguito proposi spesso ai miei alunni.

Il gallo e le galline
van le oche a visitar.
“Carissime piccine,
siam qui per desinar.”
“Al fuoco del tegame
ci dite cosa c’è?”
“Ci son vermi e cavallette
e una tazzina di caffè:”

Da tutti si può apprendere qualcosa!



E qualcosa di simile accadde con una persona sulla quale avevo riposto molta stima ed interesse.
Si trattava di una ragazza, che gestiva un piccolissimo asilo all’interno della scuola elementare statale... e sgangherata.
Aveva a disposizione solo una stanza e poteva ospitare quattro, forse cinque o sei bambini.
La ragazza percepiva uno stipendio ridottissimo elargito da un mecenate del luogo. Non ricordo quanto pagassero di preciso i bimbi coinvolti per frequentare. Certamente si trattava di una cifra irrisoria.

L’avevo conosciuta durante il mio incarico, appunto,  nella "scuola sgangherata” e le avevo offerto come a tutti la mia disponibilità ad ascoltare e a comprendere.
Mi piaceva il suo modo di insegnare, perché era decisamente più moderno di tutto quello che vedevo intorno. Sembrava idealista e amante del suo lavoro.

Nell’unica piccola stanza che aveva a disposizione, metteva gli alunni sul tappeto morbido e leggeva loro belle storie, insolite per quel tempo, come “Il piccolo principe” ed altre su questa linea innovativa.

L’anno in cui ebbi l’incarico nella cittadina vicina, il mio bimbo più piccolo aveva due anni e, pur avendo ancora il pannolone, questa ragazza accettò di prendere i miei bambini nel suo piccolo asilo.
Fui molto contenta perché l’asilo dell’anno precedente nell’hotel non era metodologicamente un granché e ero certa che l’ambiente creato nella scuola sgangherata fosse più caldo e accogliente.
Infatti mi trovai bene e pure i bambini.

Nel frattempo questa signorina era diventata di casa: veniva a trovarmi, elargiva affetto e sorrisi, mi regalò alcune conchiglie fossili rinvenute durante la costruzione dello stradone che dal mare conduceva in città, mi invitò a casa sua, come io la invitai a cena a casa mia più volte.

Purtroppo, o per fortuna, alla fine di quell’anno scolastico era intervenuta un’importante novità. In estate ci saremmo trasferiti in Emilia, dove mio marito aveva deciso di accettare un nuovo lavoro.
Ci furono così saluti e baci, anche se l’anno successivo tornammo al mare in quel luogo e ci incontrammo ancora.

Poi però trovammo l’acquirente e vendemmo la villetta a mattoncini verdi del Viale Decimo a denominarsi.

Il legame continuò telefonicamente… finché la maestrina mi disse chiaramente che, visto che non potevo trovarle un lavoro in Emilia, non c’era più ragione di tenerci in contatto!

E due! La mia ingenuità rimase ferita, ma tant’era.




0 commenti:

Posta un commento

Poetar m'è caro

Ricordi

Insieme

Ultimi Commenti

POST COMMENTATI

Blog Archive

DISCLAIMER

Ove non diversamente specificato, tutti i testi contenuti di questo blog sono di proprietà dell’autore e sono protetti da copyright. Le immagini di proprietà dell’autore sono esplicitamente indicate in quanto tali. Nessuna riproduzione, né integrale né parziale, e nessuna manipolazione sono consentite senza preventiva autorizzazione dell’autore. In particolare, sono assolutamente vietate le riproduzioni a scopo di lucro. L'Utente s'impegna a: 1.non utilizzare il Sito o il materiale in esso inserito per perseguire scopi illegali ovvero per divulgare o diffondere in qualsiasi modo materiale o contenuti preordinati alla commissione di attività illecita; 2.non utilizzare il Sito in modo da interrompere, danneggiare o rendere meno efficiente una parte o la totalità del Sito o in modo da danneggiare in qualche modo l'efficacia o la funzionalità del Sito; 3.non utilizzare il Sito per la trasmissione o il collocamento di virus o qualsiasi altro materiale diffamatorio, offensivo, osceno o minaccioso o che in qualche modo possa danneggiare o disturbare altri Utenti; 4.non utilizzare il Sito in modo da costituire una violazione dei diritti di persone fisiche o giuridiche o ditte (compresi, ad esempio, i diritti di copyright o riservatezza); 5.non utilizzare il Sito per trasmettere materiale a scopo pubblicitario e/o promozionale senza il permesso scritto di lapanchinadelcuore.it; Ogni violazione sarà segnalata agli organi di Polizia ed alle Magistrature competenti. Nel caso in cui l'Utente non accetti, in tutto o in parte, le suddette condizioni, è invitato ad uscire dal sito.