Lo guardo ma non lo dico
Fenomeno curioso, non vi pare?
Sì, sto parlando proprio del
Festival di Sanremo
Nei primi giorni di febbraio,
tra le solite chiacchiere,
in Italia,
prende il via questo festival.
Ne è protagonista la
canzone italiana
con il suo stile
e le sue precise caratteristiche.
Questo festival, come si sa,
è scivolato nel tempo,
anche con una certa nonchalance,
ed ha creato suggestioni forti
nella vita di quasi tutti noi.
C'era già
quando io ero piccola
e c'è da dire che io
non sono poi così giovane.
Sì, questo festival
in qualche modo
prosegue imperterrito la sua vita
e coinvolge un gran numero di persone,
dentro e fuori l'Italia.
Una cosa interessante,
che mi ha sempre meravigliato,
è il fatto che tutti ne parlano male,
affermano di non guardarlo,
ma i numeri degli ascolti
sono altissimi.
Come sarà questa cosa?
Proviamo
a fare una piccola
indagine?
Voi cosa ne pensate?
Vi va di raccontarcelo?
In particolare
mi piacerebbe anche conoscere,
se ce ne sono state,
le emozioni e le suggestioni
legate alle canzoni e al festival,
che sono rimaste stratificate
dentro di voi.
Chi comincia?
🥁
🥁
Siamo di nuovo in periodo di Festival. Sono
in molti a dire di non guardare Sanremo e certamente ognuno ha le sue
preferenze. A me per esempio non piace la famosa crema spalmabile alle nocciole e al cacao italiana, eppure mi piace la
cioccolata. Vallo a sapere...
In questi ultimi anni nemmeno io sono interessata al Festival. Preferisco un film
o una rubrica ma è anche vero che durante la pubblicità faccio il cosiddetto
zapping e do un'occhiata.
Se poi in una di quelle lunghissime cinque serate la RAI non trasmette qualcosa di
interessante in altri canali, finisce che mi fermo a
guardare perlomeno per un po'. Non ho mai saputo seguire molto bene il testo
delle canzoni ma è piacevole seguire il ritmo.
Ricordo che tanti anni fa, appena
finito il Festival, si trovava il libretto dal giornalaio e così potevamo imparare
a memoria le canzoni che più ci piacevano.
Tutto comunque può risultare
interessante e pure Sanremo e pure le chiacchiere e le interviste possono
risultare interessanti per rimanere
aggiornati sull’evolversi del mondo e su qualche frammento di vita che gli
ospiti intendono rivelare. Credo che
tutti in qualche modo abbiamo un ricordo legato alla lunga vita
di Sanremo.
E’ iniziato nel 1951. Tanto per dire... no? Io ricordo soprattutto
le canzoni degli anni '60 e '70 con
nostalgia. Le cantavamo in gruppo, all’aperto, a squarciagola. Io non mi preoccupavo
delle mie stonature. Andava bene comunque ed era allegria. Le cantavamo pure
sul pullman quando andavamo a scuola. Quel
povero autista chissà che orecchie si sarà fatto!
Con l’età la nostalgia si
accentua e sembra che ci provochi un dolore tanto che, se ci troviamo da sole, ci
scappa una lacrimuccia. Basta però rammentare quel periodo con alcune ragazze
del gruppo che già ci dà la stessa allegria di quegli anni. La nostalgia che ci
porta a ricordare si fa ricchezza.
Claudia
🥁
Sanremo. Io lo ricordo fin dall'inizio. In quegli anni io stavo in un
piccolo paesino. La TV era solo in canonica dal prete e tutto il paese andava
lì a guardare il Festival. Ci si riuniva ed io ne ero molto felice perché era
l'unico momento in cui ci si ritrovava grandi e piccini. Facevamo a gara a chi arrivava
prima per prendere i primi posti. In realtà i nostri grandi, come ragazzi, ci
mettevano davanti e tutti dovevamo stare in silenzio ad ascoltare. Guai a
muoversi tanto! Non avrebbero sentito bene.
A dire il vero a noi il Festival non interessava tanto, però partecipavamo anche perché non c'era altro da fare. A quel tempo si trattava di una serata sola, tutto si svolgeva in poco tempo.
Poi, crescendo, sono venuta a stare in città; ero già una ragazzina ma anche allora non avevamo la televisione, perciò si andava a casa dei nostri vicini molto gentili. Loro ci ospitavano volentieri. Fu in quel periodo che cominciarono le tre famose serate, però noi ci si annoiava tanto perché erano tutte canzoni melodiche che a noi non piacevano.
C'è voluto l'avvento del rock, del colore e del jukebox, perché mi ricominciassero ad interessare tutte le canzoni. Allora le vedevo tutte le serate di Sanremo, non ne perdevo nulla e, poi dopo il Festival, via a cantarle e ballarle. Quelle erano canzoni felici e divertenti!
Seguirono, però, altri anni un po' morti in cui tutto veniva contestato e criticato. Il Festival non piaceva più e ne dicevano tutti male.
Ora le serate sono tante e lunghe. I brani vengono ascoltati e vengono capiti di più, ma adesso sono io che non capisco niente.
Sul Festival di Sanremo, da sempre, c’è stata una critica accesa così che nessuno ascoltava, nessuno vedeva; invece poi in realtà tutti lo seguivano. Ora non si può più dire così, perché gli ascolti via internet rimangono e, anche se la gente nega, tutto è evidente. Le persone dicono una cosa e ne pensano un'altra, perché alla gente piace dire tutto e il contrario di tutto, se no sarebbe troppo facile. E poi ci sono anche quelli a cui non piace perché dicono che è politicizzato oppure che non è per persone molto intelligenti… insomma, vogliono fare un po' gli intellettuali.
Però quel palco pieno di fiori è sempre stupendo e a me è rimasto negli occhi.
A dire il vero a noi il Festival non interessava tanto, però partecipavamo anche perché non c'era altro da fare. A quel tempo si trattava di una serata sola, tutto si svolgeva in poco tempo.
Poi, crescendo, sono venuta a stare in città; ero già una ragazzina ma anche allora non avevamo la televisione, perciò si andava a casa dei nostri vicini molto gentili. Loro ci ospitavano volentieri. Fu in quel periodo che cominciarono le tre famose serate, però noi ci si annoiava tanto perché erano tutte canzoni melodiche che a noi non piacevano.
C'è voluto l'avvento del rock, del colore e del jukebox, perché mi ricominciassero ad interessare tutte le canzoni. Allora le vedevo tutte le serate di Sanremo, non ne perdevo nulla e, poi dopo il Festival, via a cantarle e ballarle. Quelle erano canzoni felici e divertenti!
Seguirono, però, altri anni un po' morti in cui tutto veniva contestato e criticato. Il Festival non piaceva più e ne dicevano tutti male.
Ora le serate sono tante e lunghe. I brani vengono ascoltati e vengono capiti di più, ma adesso sono io che non capisco niente.
Sul Festival di Sanremo, da sempre, c’è stata una critica accesa così che nessuno ascoltava, nessuno vedeva; invece poi in realtà tutti lo seguivano. Ora non si può più dire così, perché gli ascolti via internet rimangono e, anche se la gente nega, tutto è evidente. Le persone dicono una cosa e ne pensano un'altra, perché alla gente piace dire tutto e il contrario di tutto, se no sarebbe troppo facile. E poi ci sono anche quelli a cui non piace perché dicono che è politicizzato oppure che non è per persone molto intelligenti… insomma, vogliono fare un po' gli intellettuali.
Però quel palco pieno di fiori è sempre stupendo e a me è rimasto negli occhi.
Alba
🥁
Il Festival di Sanremo solleva sempre un polverone di obiezioni. Sì, è evidente che sia politicamente scorretto: non è affatto intellettuale ed è per niente chic seguirlo nelle sue evoluzioni ed elucubrazioni. Si tratta di musica popolare, scadente, in un contesto altrettanto limitato e basico.
Di tutte le persone che conosco e che affermano tutto questo, non ce n'è una che poi non si scopre che sa più dettagli di me sull'argomento, quindi che lo ha chiaramente guardato.
Io non l'ho mai seguito pedissequamente, ma un po' di tempo gliel'ho sempre dedicato. Sono curiosa di analizzare le performance, i commenti introduttivi dei presentatori, i testi e gli arrangiamenti musicali, le coreografie e gli sfondi sul palcoscenico, perché no, anche gli abiti dei partecipanti.
La mia esperienza con Sanremo è annosa. Lascerò indietro "Papaveri e papere", "Vola colomba", "L'edera", "Nel blu dipinto di blu" e mi fermerò a "Una lacrima sul viso", la cui melodia era accattivante a prescindere dalle parole semplici del testo che erano comunque romantiche. Anche la voce di Bobby Solo era al tempo profonda e carezzevole, quindi piacevole per una ragazzina di quindici o sedici anni. In ogni caso era una novità nel panorama di quegli anni.
Ma perché poi il disco di quel Sanremo ha lasciato una traccia indelebile dentro di me? Semplicemente perché fu l'occasione di un'esperienza nuova che ricordo ancora nei dettagli.
Quartiere Prati. Magazzini Standa. La mia amica ed io a gironzolare in via Cola di Rienzo. Tutto sembrava nuovo a quel tempo. Che magia!
Al bancone dei dischi nel grande magazzino, c'erano delle cabine nelle quali l'addetto ti faceva ascoltare il disco che desideravi nelle migliori condizioni tecniche possibili. Per me era la prima volta che mi avvicinavo a quel mondo e, appunto, "Una lacrima sul viso" al netto di fischi, rumori e fruscii, con la giusta potenza e l'assenza di dispersione del suono della cabina perfettamente insonorizzata, sembrava un vero capolavoro!
Ricordo emozioni fortissime. Era la modernità che mi veniva incontro dopo i primi accenni degli anni cinquanta.
E il bello era che non era neppure necessario acquistare il quarantacinque giri per godere di tutto quello!
Vanina
🥁
Come una star scendo le scale del festival di San Remo e mi ritrovo sul palco con l’orchestra. Non c’è nessuno che mi presenta, non ci sono cambi di luci e nessun altro effetto scenico… ops, riapro gli occhi… sono sul divano.
Nulla, non sono ancora una star!
Questa sera sulla rete della tv nazionale inizia il grande evento televisivo della canzone italiana.
Ricordo che da bambina e fino ai venticinque anni lo seguivo tutte le sere di programmazione. Mi sono innamorata di canzoni che ascoltavo a ripetizione, di cantanti e di presentatori. Nel 1992, quando avevo sedici anni, partecipò un giovane Alessandro Canino con la sua “Brutta”… sembrava che la canzone fosse scritta per me… pure io mi sentivo così: inadeguata. Stancai la mia famiglia a forza di ascoltarla… portavo il mio mangiacassette rosa in ogni dove. Era una melodia da atmosfera da “tempo delle mele” che parlava di una ragazza di quindici anni che anziché festeggiare il suo compleanno era chiusa in bagno a piangere, invidiosa delle amiche più carine. Questa canzone aveva preso spunto da una storia vera e Canino la cantava con una sensibilità unica!
Mi ricordo particolarmente questa canzone perché in quella estate del ‘92 iniziai a scrivere le mie prime poesie che vennero pubblicate in alcune riviste e “Brutta” era la mia colonna sonora.
Nel tempo ci sono state altre canzoni che mi hanno fatto compagnia, ma man mano… nel tempo, ho smesso di guardare il festival. Non mi attrae più, ma in generale non mi attrae più la tv. Non la guardo mai, tranne per le feste di Natale quando in famiglia guardiamo i “filmoni” mangiando pop corn.
Penso che pure quest’anno non seguirò il festival in tv, ma magari per curiosità apprenderò qualche notizia dai social.
Monica
🥁
Il Festival di San Remo ritorna anche quest'anno. A mio parere la RAI sta esagerando nel pubblicizzarlo. Tutte le trasmissioni parlano del Festival e penso che gli italiani, come tante volte è successo, abbiano tante aspettative e poi quando lo guardano rimangono un po' delusi.
Diversi anni fa non esisteva un battage pubblicitario come ora. Ognuno di noi attendeva San Remo e, senza essere sopraffatti da continue informazioni o interviste, si arrivava al momento di vederlo e trovarlo molto gradevole.
Ora ogni anno inventano qualche cosa che dovrebbe creare uno stato d'ansia inatteso.
Per fare un esempio, Blanco che distrugge i fiori io l'ho trovato un fatto indegno. Proprio a San Remo la patria dei fiori... è stato un oltraggio, a mio giudizio, nei confronti di questa laboriosa città.
I diverbi tra cantanti, gli orchestrali che lanciano gli spartiti verso il pubblico, il personaggio che vuole buttarsi e l'eroico presentatore lo salva, la presentatrice senza mutande con notevole farfalla in vista sono molto fastidiosi... ci si rende conto che sono creati per aumentare l'audience.
Allora mi piace ritornare ai tempi passati, quando il Festival era una trasmissione seria e ordinata, dove cantanti e direttori d'orchestra rispettavano tutte le regole e ne usciva uno spettacolo serio e importante come dovrebbe essere. Ricordo che negli anni passati (e sono ormai tanti) certe canzoni colpivano la mia immaginazione: tra queste é stata "Ci vuole un fiore" che è una bellissima canzone creata da Sergio Endrigo con Gianni Rodari: Quando la sentii per la prima volta, subito mi colpì la bellezza del testo e il giorno dopo, aiutata dal libretto che veniva venduto nelle edicole, l'avevo già imparata a memoria.
Questa canzone nasconde un significato ben preciso, un messaggio d'amore, perché il fiore che è simbolo d'amore é ritenuto necessario affinché il mondo continui a vivere.
Questi sono i messaggi che il Festival dovrebbe dare al pubblico.
Ecco, io ritengo che questa e altre simili, siano canzoni valide, con testi che fanno pensare e che riempiono il nostro cuore, non le canzoni, con parole incomprensibili che ascoltiamo ai nostri giorni.
Lauretta
🥁
Dopo giorni e giorni di pubblicità è cominciato il Festival della canzone a Sanremo.
Tutti gli anni, fino ad ore ragionevoli, lo guardavo, ma ora è cambiato il mondo dei cantanti. Anni fa, forse perchè ero più giovane, mi piaceva tanto ascoltare le canzoni nuove e mi restavano sempre in mente. Già dal giorno dopo canticchiavo il ritornello. Ora da un anno all'altro mi dimentico perfino il titolo e non capisco più il mondo di questi cantanti giovani alcuni dei quali sono anche autori delle loro canzoni.
Prima guardavo il festival anche per l'eleganza delle cantanti che indossavano abiti da sera bellissimi e il più delle volte firmati da case di moda importanti. Ora è tutto un vestire "casual". Le donne scollatissime e con spacchi vertiginosi, forse per attirare di più l'attenzione. Gli uomini mai in giacca e cravatta, ma molto spesso anche a torso nudo per far vedere i numerosi tatuaggi che hanno sul corpo.
Tutto questo a me non piace e mi fa tanta tristezza il pensiero che c'è poco rispetto per chi li guarda e mandano messaggi sbagliati ai giovani di oggi. Speriamo che questi ultimi abbiano la loro personalità e non si facciano contaminare da questa loro moda.
Silvana
🥁
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