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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

Clicca sulla pagina desiderata.

L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



sabato 30 dicembre 2017

Scelte









Buongiorno, amici cari de “La Panchina “!
Eccomi finalmente di nuovo qui!

Oh, quanto mi è mancato questo momento di rilassamento, di riflessione, di rielaborazione del nostro vissuto!
Sì, le feste sono una bella occasione di incontro reale, di bei momenti da ricordare, di occhi che brillano e di baci sulle guance, ma come corollario ci sono montagne di cibi da acquistare e da preparare e, subito dopo, cumuli di stoviglie da sistemare.
L'elenco delle cose da fare sarebbe ancora molto lungo, tuttavia paragonato alla bellezza di avere tempo per stare insieme, ogni impegno connesso, se pur gravoso, perde di importanza.
Intanto anche la vostra presenza intorno alla nostra panchina si è diradata, probabilmente occupati anche voi intorno ai fornelli e alle tavole imbandite.

Detto questo, però, il mio pensiero va subito ad un'amica cara de “La Panchina “.
La vedo con chiarezza.
Ha già corrugato gli occhi.
Sì, è accigliata, infastidita, forse anche un po' arrabbiata.
“Banchetti?! Ma con i problemi economici di questo periodo storico, con la povertà che dilaga in tutti gli angoli, non tutti allestiscono banchetti!” la sento mormorare.

Mia cara amica, non mi bacchettare, ti prego!
È vero che c'è tanto da fare e tanto dolore da consolare, ma è bello mostrare anche qualche angolo luminoso in cui si recuperano le nostre semplici tradizioni ed in buona fede si creano dei momenti di incontro dove sentirsi, per un breve tempo, re e regine.
Perché rinunciare ad un sorriso e ad un abbraccio da scambiare a casa nostra, con due fettuccine fatte in casa che ci fanno l’occhiolino dal piatto?
Dai racconti di chi ci ha preceduto, il Natale emergeva allegro e interessante, anche con poche noci, un'arancia e un semplicissimo dolcetto a base di farina di castagne da gustare intorno al camino acceso.
Dunque, non perdiamo l’allegria comunque stia andando!
Facciamo un regalo a noi stessi pensando positivamente.
Sentite?
Nell'aria si disperdono le note dei canti tradizionali e l'odore di vaniglia sale fino ai piani alti delle case.
Intorno alla nostra panchina, poi, non manca proprio nulla.
Nessuno può toglierci il bello dei pensieri e delle emozioni, le luci e le idee che ci fanno individui e ci modellano come persone, se noi non lo vogliamo.

Grazie per essere stati qui, nel mondo magico de “La Panchina“!
Tornate ancora ad allenare i muscoli della mente e del cuore!




Published: sabato 30 dicembre 2017

domenica 24 dicembre 2017

Auguri!










                                         


Con la luce dei pensieri e del cuore, con la luce che le parole possono arrecare, "La Panchina" vi augura un Natale allegro e sereno, un Natale in cui ci sia spazio anche per scambiarci le idee e stare davvero... insieme.
Carissimi amici de "La Panchina ", grazie per essere qui.
Tornate ancora a godere delle semplici parole!
Un abbraccio grande a tutti.





Published: domenica 24 dicembre 2017

lunedì 11 dicembre 2017

Venticinquemila










Buongiorno!
Che piacere incontrarvi oggi!
Con il vento e con la pioggia, con le allerte e le alluvioni, qui intorno alla panchina ci si sta proprio bene.
Immersi in questa luce confortevole che ci entra direttamente nell'anima, recuperiamo spazi di silenzio e di grande calma.

Oggi ho una bella notizia da darvi, una notizia bella davvero.
Grazie a voi che siete qui, oggi abbiamo superato le venticinquemila pagine visionate!

VENTICINQUEMILA!

Grazie! Grazie di cuore.
Continuate a stare con me intorno alla nostra panchina!
Continuate ad allenare i muscoli della mente e del cuore!




Published: lunedì 11 dicembre 2017

Luci di Natale 2









( segue da  "Luci di Natale 1")


Se sono invece ricordi piacevoli, che ci strappano un involontario sorriso, recuperiamoli alla memoria e godiamoceli.
Rivivere le emozioni positive è sempre un buon esercizio, che ci fa stare bene.
Vogliamo provare?

Io, in questo turbinio di lucciole dicembrine, mi sono immediatamente ritrovata ragazzina.
Eccomi a scuola…
La prof oggi ci insegna a creare un angioletto con… quasi niente…
Un foglio di carta, un pezzo di cartoncino leggero riciclato, un compasso per tracciare un cerchio grande con al centro un altro cerchietto più piccolo, forbici per ritagliare matite colorate, un po' di lana per i capelli… ed ecco la magia!
Davanti a me c’è un dolce angioletto che mi sembra bellissimo, realizzato com’è con materiale senza costo, in poco tempo, ma certamente di grande effetto emotivo.
Dopo tanti anni lo ricordo ancora, un momento gradevole, sereno e creativo tale da lasciare una traccia significativa dentro di me.
Anche adesso ne sento tutta la dolcezza e mi fa stare bene.
In fondo è una piccola cosa che però ancora colora il mio Natale di oggi.

Non so se anche per le mie compagne di scuola sia stato così e quale vita, quale Natale possano vivere oggi.
Infatti, perché questo accada, è necessario attraversare la vita con leggerezza, dare valore anche alle piccole cose, apprezzare ogni infinitesima esperienza e nasconderla nella cassaforte del nostro animo.

Chissà se anche voi avete vissuto qualcosa di simile?
In quale dei due gruppi vi siete ritrovati?
Mi piacerebbe tanto sentirvelo raccontare.

Grazie per essere stati qui con me.
Tornate ancora a sedervi sulla nostra panchina ad allenare i muscoli della mente e del cuore!




Published:

martedì 5 dicembre 2017

Luci di Natale 1










Benvenuti, amici carissimi  de “La Panchina”!
Benvenuti nel mondo delle parole e del pensiero!
Qui molte cose prendono gradualmente il loro posto e tutto assume sfumature più consone alle nostre necessità e ai nostri desideri.

Nel mondo reale, immersi nel freddo glaciale di dicembre, i ciclamini trasudano grande energia nei loro colori brillanti e generosi, mille bacche occhieggiano rosse sui cespugli.
Brillano di allegria e, anche se ci introducono direttamente al periodo natalizio, convivono sereni con le foglie autunnali dai mille colori, che ancora ricoprono tanti spazi intorno a noi.
E anche le luci,  le piccole lucciole della festa, sono arrivate un po' titubanti.
Volano incerte nei vicoli, si posano nelle vetrine, si arrampicano tutte insieme sui tronchi degli alberi annosi.

Intorno alla nostra panchina c'è tutto questo e molto di più.
Da questa visione invernale e festosa, si sprigiona una luce ulteriore di sottofondo che non colpisce i nostri occhi, ma raggiunge direttamente il nostro mondo più segreto e più nascosto.
Tutti i nostri sensi sono all'erta.
In un tutt’uno avvertiamo profumi di oggi e di ieri, musiche e cantilene di un tempo lontano,  un sorriso e una carezza ricevuti quando sognavamo del bello e del buono.
Dunque è molto piacevole stare un po' qui, insieme.
Stiamo pure in silenzio se ci va.
Raccogliamo i nostri pensieri e le nostre emozioni.
Lasciamo fluire i ricordi.

Se sono ricordi dolorosi, affrontiamoli con una visione nuova che ci viene dalla nostra esperienza.
Ciò che abbiamo vissuto ci ha sicuramente cambiato e, forse, adesso tutto ci sembrerà diverso e più semplice.
Se il ricordo non ci fa più male, possiamo ora riporlo nuovamente nel nostro passato.
Non ci sarà più di ostacolo.
Questa è un‘operazione indispensabile per ritrovare equilibrio e benessere, ricordiamolo!
Mai lasciare problemi irrisolti!


(continua)



Published: martedì 5 dicembre 2017

giovedì 30 novembre 2017

Panchina genera Panchina (segue 2)










Un punto dopo l'altro


I risultati sono stati interessanti e di grande rilassamento.
Io stessa, al mio ritorno a casa, mi sono sentita per un giorno riposata e mentalmente molto attiva.

La prima parte è stata caratterizzata dal conoscersi, perché molte di noi non si erano mai viste prima.
Ho notato un certo interesse e aspettative.
Il tempo è stato troppo breve per approfondire, tuttavia è possibile che tutto questo sia stato un bene e possa generare ulteriore interesse.

Durante il pranzo si è cercato di richiamare un po' l'attenzione sull'importanza dell'ascolto.
Se si presta attenzione si può facilmente rilevare come accada spesso che tale e tanta sia la voglia di esprimersi e di introdurre gli argomenti che più ci piacciono che si tende a glissare su ciò che ci viene detto, non comprendendo a fondo il messaggio che il nostro interlocutore ci sta inviando.
Questo ovviamente genera equivoci, frustrazione, sterilità delle dinamiche comunicative.
Ad accompagnare i gustosi cibi serviti, sono sorte piccole conversazioni in vari punti della lunga tavolata che non si prestava ad una reale circolazione della comunicazione.
Alcune sono state caratterizzate da leggerezza, altre hanno esulato dagli argomenti di circostanza, in un caso si è riusciti a raggiungere un livello più intimo e profondo che avrebbe meritato di avere più spazio.

Nella terza parte, in “Sartoria", si è instaurato finalmente un clima giocoso e ameno, soprattutto di grande libertà.
Giocando con forbici e imbastiture,  provando un capo o l'altro,  ci sono stati molti sorrisi e molte parole fluite così come venivano.
Penso sia inutile dire che l'ultima parte della giornata sia stata quella più attinente ai principi e agli obiettivi de “La Panchina”.
Indagare in campi diversi dai soliti attiva schemi di pensiero nuovi e interessanti, richiama connessioni sopite, stimola la creatività.
Non avendo ansia da prestazione si sperimenta una serenità e una leggerezza che un tempo era costume abituale, quando appunto “… sedeva sulle scale a filar la vecchierella incontro là dove si perde il giorno..." e chi era lì in ascolto aveva la libertà di ascoltare semplicemente, prendere a sua volta la parola, esprimere un commento o un proprio vissuto, stare semplicemente zitto.

Amici carissimi, ci siete ancora?
Spero che la nostra letizia sia passata attraverso queste parole e vi sia giunta integra così come noi l’abbiamo vissuta.
Grazie per essere stati qui.
Tornate ancora ad allenare i muscoli della mente e del cuore!



Published: giovedì 30 novembre 2017

Panchina genera Panchina (segue 1)










(continua dal post precedente)


Nelle motivazioni espresse nella pagina “Perché siamo qui" forse questo non è detto chiaramente, ma in contemporanea alla nascita di questo blog esisteva un altro progetto cartaceo in via di attuazione nella realtà, di cui queste panchine reali sono le prime espressioni.
Dunque, uno degli obiettivi primari era promuovere un nuovo modo di essere e di vivere la nostra interiorità attraverso dei gruppi di sperimentazione, nei quali sedare l'ansia e recuperare spazi di benessere.
A questo si associava un altro importante obiettivo, quello di imparare a passare quanto scoperto ad altre persone, attraverso l'organizzazione in proprio di una rete di ulteriori gruppi.
La finalità era quella di estendere intorno a noi, a più persone possibili, questa mentalità tesa al recupero della parte più profonda di noi stessi.
Uno dei mezzi poteva essere l'uso di linguaggi alternativi.

La panchina reale organizzata ieri è stato un incontro articolato, in una bella location, in cui si progettano e si realizzano capi di abbigliamento.
Nella prima parte c’è stato qualche accenno agli aspetti teorici, in modo giocoso e informale… uno sguardo all'ambiente, qualche risata, molte parole.
Nella seconda, un pranzo insieme,  il tentativo è stato quello di recuperare intorno ad un tavolo un tipo di conversazione meno scontata, comunque più coinvolgente dal lato emozionale e affettivo.
Nella terza parte è stato proposto un incontro in “Sartoria".

Attraverso il linguaggio alternativo del tagliare e del cucire, si è creato un momento inusitato di concentrazione in un ambito “dimenticato", con ritmi lenti e dinamiche relazionali armoniche e serene.



(continua)





Published:

Panchina genera panchina









Fili colorati, forbici, aghi... e tanta fantasia


Buongiorno, amici de “La Panchina“!
Brrr! Che freddooo!
Fuori dalla finestra la luce brilla coi sentori del gelo.
Nel mondo reale la grandine è scesa prepotente sulla città questa mattina.
Si è indurita sul parabrezza delle auto parcheggiate lungo il viale.
Resiste.
Non vuole sciogliersi in un rivolo di acqua sporca sul selciato.
Lattiginosa e trasparente ha un suo fascino particolare.
Tuttavia, si sta certamente meglio qui sulla panchina.
La temperatura è molto più gradevole e la luce… bene, di luce possiamo metterne a nostro piacimento.
Possiamo anche mescolare i colori, aumentarne o diminuirne l’intensità…
I profumi sono deliziosi e i suoni delicati e gentili.
Siamo liberi di costruirci un ambiente, il più confortevole e il più adatto alle nostre esigenze intorno alla nostra panchina che sempre ci accoglie con grande disponibilità.
Io mi sono appena seduta… e mi sento proprio bene.
Vi vedo arrivare alla spicciolata.
Le espressioni troppo serie iniziali si trasformano come per magia in distensione e serenità.

Già i pensieri e le riflessioni si accavallano intorno.
Ci sono molte cose da raccontare.
Una di quelle che vuole subito prendere vita è un incontro che ho vissuto ieri.
Che delizia!
Ieri c'è stata una panchina reale speciale, speciale sotto vari aspetti.
Prima di tutto è stata organizzata da una cara amica de “La Panchina”, in un luogo piacevole e con molte persone simpatiche e piene di aspettative. Non c'erano uomini nel gruppo.
Secondo, è stato raggiunto uno degli obiettivi fondamentali che “La Panchina” si prefiggeva quando è nata e che si prefigge tuttora.


(continua)



Published:

sabato 25 novembre 2017

Terza Panchina Reale











Ecco!
Che bella opportunità!
Ci siamo ritrovati concretamente, ancora una volta, seduti qui sulla nostra panchina.
Il bello di questo tipo di panchina è che un buon caffè e un piccolo dolcino non mancano mai… e anche questa è delizia della vita.
È  stata una panchina personalizzata.
Eravamo solo in due e, proprio per questo, è stato un incontro proficuo, pieno di belle parole e sentimenti.

Nel corso di questo incontro, sono state intriganti soprattutto le riflessioni che abbiamo elaborato.
Hanno riguardato in primis il confronto tra le nostre vite, cioè fra i percorsi che ci hanno condotto ad essere quelle che noi siamo oggi.
È stato interessante vedere come diversi siano stati gli ambienti, le aspettative, le scelte che abbiamo fatto e come comunque siamo giunte in ogni caso ad un interessante equilibrio che ci fa stare bene.
Cosa ha funzionato?
Penso che la capacità di osservare, scegliere, metabolizzare le nostre esperienze sia il tratto della personalità che ci accomuna.
Insomma, senza saperlo, abbiamo utilizzato sì i muscoli del cuore, ma anche quelli della mente.
La loro un’unione forse è stata la nostra vera forza e il vero segreto.
Dunque, poter parlare di se stessi in un ambiente ricettivo è risultato come sempre qualcosa di vincente, liberatorio, confortante, oltremodo gratificante.
Infatti il confronto ridimensiona dubbi, rimpianti, eventuali incertezze.
Ci rafforza nei nostri convincimenti che non c’è niente di sbagliato in quello che abbiamo fatto… e anche in questo incontro “La Panchina” ne ha dimostrato l'efficacia.
Non è mancato però lo stimolo su qualcosa di nuovo, su qualcosa che potesse ampliare la nostra mente sempre nell'ottica del vivere meglio e ritrovare o consolidare equilibri importanti.
Ho proposto alla discussione una semplice analisi di questa società di oggi in cui ci si ritrova a trascorrere il tempo sempre in gruppi troppo omogenei, stereotipati, privi di uno scambio reale, in cui tutti parlano e nessuno ha voglia di ascoltare.
Ritengo che la positività dell’aprire una finestra come questa stia nel fatto che si tratti di un qualcosa che nella nostra mente non è mai balenata eppure è un qualcosa che può essere indagato e che ci può spingere in un mondo sconosciuto, attivando nuovi virtuosi schemi di pensiero.
Per i dettagli sull'argomento dei gruppi che ho introdotto, rimando alla pagina “Insieme - Thinking Room”.

Se siete stati bene qui con noi, tornate ancora ad allenare i muscoli della mente e del cuore!
Grazie, per esserci stati.


Published: sabato 25 novembre 2017

mercoledì 22 novembre 2017

Conosci te stesso









Buongiorno, amici carissimi!
Che bello incontrarvi! Come va?
Io sono molto contenta di essere qui.
Infatti l'energia che gli uomini si regalano l'un l'altro stando insieme è qualcosa di veramente straordinario!
L'idea di rimanere un po' con voi, anche se virtualmente, ha già cancellato il grigio che oggi nasconde l'azzurro del cielo.

A me questo “meccanismo"  ha sempre molto affascinato.
Già da giovanissima, da bambina, avevo notato come ci si trasformava positivamente in presenza di altre persone…  almeno io.
All'incontro con qualcuno o  all'arrivo di un ospite, sentivo salire in me un'importante energia positiva che mi apriva al sorriso e mi illuminava il volto e la voce. Mi sentivo addirittura un’altra persona!
Non era l'altro da me che arrecava questo cambiamento… ero io stessa che producevo una grande energia da riversare su chi mi stava di fronte.
Con il tempo mi sono detta che forse il mio miglior canale espressivo fosse proprio quello relazionale e che per stare bene dovevo vivere scambi comunicativi.
Forse è proprio per questo che mi sono sempre trovata benissimo in compagnia delle persone, delle parole e delle idee e che ho fatto della comunicazione linguistica un mio cavallo di battaglia.
Voi avete mai notato qualcosa di simile? Cosa ne pensate?

Oggi mi vengono in mente anche molti altri dettagli, riflessioni che l'osservazione del mondo mi ha regalato nel tempo.
L'energia sembra qualcosa che si potenzia e si connota nello stare insieme.
La stessa vicinanza fisica modifica gli umori e ne potenzia l’efficacia.
Se osserviamo gli animali non ci stupiamo nel vedere una covata di pulcini muoversi freneticamente, ma rimanere sempre insieme e vicini o i pesciolini che si spostano in branco o gli animali che definiamo gregari, pecore e affini, rimanere sempre nella sicurezza dello stare nel gregge.
Per certi versi l’uomo non è molto dissimile.
Ha bisogno di misurarsi, confortarsi ed esprimersi con i suoi pari.
Tutti noi ne abbiamo avuto esperienza.
Credo che nessuno possa negare che l’energia che si genera in noi nei momenti relazionali sia qualcosa di più grande di quella che sperimentiamo quando siamo da soli.
Questa energia può farci vivere emozioni neutre, molto gratificanti o al contrario particolarmente sgradevoli, ma è indubbio che la potenza energetica è significativamente più importante di quella che sperimentiamo quando siamo da soli.
La società di oggi tende a relegarci in gruppi omologati dove l’energia finisce con l'essere repressa, in quanto non è sempre libera di esprimersi secondo una scelta interiore.
Più  spesso il correre frenetico e le convenzioni ci impediscono di unirci ai nostri simili per scambiare le nostre energie più profonde come vorremmo e ciò ci fa stare male e aumenta il nostro senso di disagio.
È dunque facile giungere alla conclusione che è per questo motivo che “La Panchina” ha il suo perché.
Penso, infatti, che vivere l'atmosfera rarefatta che si respira qui intorno alla nostra panchina sia qualcosa di meraviglioso.
Converrete con me che sia un'atmosfera, questa, calma ed ovattata eppure piena di energie virtuali messe in campo da tutti noi che ci scambiamo parole ed idee, un'atmosfera tale da poter generare uno scambio di energia molto molto importante, proprio quella che ci fa stare bene e ci ricarica.
In questo momento, per esempio,  dopo questa chiacchierata tra noi, mi sembra quasi quasi che fuori stia brillando un bellissimo sole.
Non è vero, ma io dentro lo avverto e lo proietto intorno a me.
Spero che per voi sia stata davvero la stessa cosa!

Tornate ancora qui a caricarvi di energia positiva, mentre alleniamo i muscoli della mente e del cuore!
Io vi aspetto come sempre.


Published: mercoledì 22 novembre 2017

venerdì 17 novembre 2017

Seconda panchina reale













Eccoci ancora insieme per un secondo incontro reale de “La Panchina“.

Questa volta è stato un incontro ravvicinato con una sola grande amica de “La Panchina”, un incontro intimo, in cui la conversazione è andata là “dove ci porta il cuore", per dirla con il titolo di un libro di qualche anno fa.
C'erano molte cose da esporre e da raccontarsi,  molte cose personali ed intime che avevano urgenza di emergere e di essere condivise.
Non è mancato, però, un momento altro che ha aperto spazi nuovi e diversi in cui allenare i muscoli della mente e del cuore.

L'amica de “La Panchina” ha accolto con sorpresa il seguito che aveva avuto una semplice immagine da lei inviata come omaggio la mattina, un’immagine piuttosto muta, forse anonima, che lei aveva guardato appena, superficialmente come la vita odierna induce a fare.
“La Panchina”, invece, l'aveva vissuta profondamente, addirittura ne aveva tratto ispirazione per alcuni versi poetici (v. pagina "Poesia - Soffioni").
È stato bello notare quanta sorpresa questi ultimi abbiano richiamato negli occhi di chi aveva inviato l’immagine meccanicamente, in un gesto di cortesia che non aveva superato se stesso.

Per “La Panchina“  è stata la riconferma di quanto le parole possano aprire mondi diversi che arricchiscono gli animi e li rasserenano, soprattutto, di quanto sia importante imparare a guardare le cose con occhi diversi per sperimentare la meraviglia che ti riporta alla vita.
E questo è ciò che “La Panchina” cerca di promuovere.

Colgo l'occasione per dire a coloro che mi conoscono nella realtà che se qualcuno desiderasse vivere una panchina dal vero io sono disponibile come sempre. Sapete dove sono e si può organizzare.

Grazie, amici, per essere stati qui.
Tornate ancora. È  bello allenare i muscoli della mente e del cuore.





Published: venerdì 17 novembre 2017

sabato 11 novembre 2017

Mercato Centrale











   
Firenze - Mercato  Centrale



È  buio fuori e la giornata è  al termine.
Intorno alla nostra panchina brillano luci intermittenti.
Non sono ancora le luci di Natale perché queste che mi circondano sono soffuse e si mescolano tra loro in un colore che non trovi nella realtà.
Riuscite a vederle?
Forse non sono vere e proprie luci, ma i colori che ho vissuto oggi e che mi sono restituiti adesso in sensazioni dalle mille sfumature, ognuna dalla sua spiccata personalità.

Verso l'ora di pranzo,  mi sono trovata nel mezzo di una "panchina reale" improvvisata.
Tra mille suoni, mille luci, mille odori, mille cibi, mille persone che andavano e venivano, mi sono seduta ad un tavolo rustico di legno.
Ero molto stanca fisicamente, ma sempre attenta a ciò che avveniva intorno a me.
Una coppia, quasi due ragazzi, era già seduta al tavolo accanto.
Farei meglio a dire allo stesso tavolo, perché si trattava di uno di quei social tables, in cui si mangia tutti insieme vicini  vicini.
Inutile dire che avevamo un piccolissimo tempo a disposizione e forse non sembrava ci fosse l'occasione giusta per avviare un po' di conversazione.
Anche una magra parentesi temporale può invece costituire una grande risorsa.
Sta a noi farne buon uso, sfruttare l'occasione per vivere qualcosa di profondo e non buttare via attimi di vita molto interessanti.
Infatti nel giro di secondi si era attivato uno scambio comunicativo davvero sincero e gratificante.
L'efficacia della comunicazione poteva essere colta con chiarezza dall’attenzione all'ascolto, dalla luce ritrovata degli sguardi, dalla postura e dalla gaiezza delle voci.
Non c'era obbligo alcuno.
Si parlava per il gusto di raccontare e di conoscere.
La differenza di età e di situazioni personali scomparsa, siamo andati avanti per un bel po', fin quando la necessità di proseguire il proprio itinerario non ha reso necessario salutarci.
Ci siamo accomiatati sentendoci tutti davvero molto meglio di quando ci eravamo seduti.
Cosa aveva funzionato?
La libertà di accedere ad un contatto per scelta, la volontà di esprimere visioni personali perché altri avevano voglia di conoscerle, l'eliminazione di frasi fatte e convenevoli di routine, soprattutto la metariflessione sul nostro vissuto che attivava nel contempo un contesto di grande riflessione e accomodamento di contenuti interiori.
Non è poco, vero?
La vita è breve e non va sprecata.
Utilizziamo ogni momento per crescere, riequilibrare nel profondo le nostre energie, stare bene con noi stessi.
Con l'allenamento tutto si può migliorare.
Basta utilizzare il nostro diritto di scelta.

Grazie per aver ascoltato le mie riflessioni attraverso le parole meravigliose che sanno sempre promuovere circuiti virtuosi.

Tornate ancora su “La Panchina“ ad allenare i muscoli della mente e del cuore!


P.S.
Simpatici amici di Treviso, se leggerete questo post, sappiate che vi ricordo con molta simpatia! Vi abbraccio e vi auguro un mondo di cose belle.





Published: sabato 11 novembre 2017

giovedì 9 novembre 2017

C'era l'autunno









Ecco. Mi sono appena seduta sulla nostra panchina.
Avevo proprio bisogno di respirare un po' di aria pura, quella rarefatta che circonda questo luogo magico, in cui le idee la fanno da padrone e incontrano la fantasia che è la loro ancella.
Ho sempre avuto un debole per il colore più  che per la forma, per le sfumature più che per la pignoleria dei dettagli.
La natura generosa ci ha sempre gratificato con tutte le sfumature dell'iride, che alterna come abiti stagionali.
Questi sono ogni volta uno spettacolo irripetibile, uno spettacolo sempre simile a se stesso e pur sempre meravigliosamente diverso.
Eccoci giunti nuovamente al vestito autunnale.


 C'era una volta e ancora c'è...


Un'amica de “La Panchina“, la carissima Stella, mi ha inviato una foto bellissima.
Vi sono pochi semplici elementi che disegnano l'autunno, un autunno che comunque accoglie, che ci  immerge in colori che formano il tempo, che bisbigliano storie magiche di scoiattolini che raccolgono ghiande, di animaletti di ogni forma e dimensione che allestiscono tane per il rigido inverno, di odori di funghi e di castagne che cuocciono al fuoco.
Ci richiamano all'oggi il noi-bambino, quando con il grembiulino ancora nuovo ascoltavamo i racconti bellissimi che i libri di scuola illustravano.
Vedo (o rivedo?) un picchio che al tronco si aggrappa.
Sento chiarissimo il tic tac del suo becco sulla dura corteccia del grande albero nel giardino della scuola.
Cercava il picchio larve gustose con grande impegno e suonava una musica nuova per noi che eravamo lì, zitti, in ascolto.
Monotone le gocce di pioggia scendevano intanto generose.
Ristoravano le erbette del prato ancora verdi e piene di vita.
La sinfonia di pace e di suoni ritmici creava un'atmosfera fantastica ed onirica.
Poi la pioggia gradualmente cessava, il sole faceva capolino e gli ori e i rossi e i ruggine del bosco della villa ricominciavano a sfavillare in un tripudio di luce autunnale.
Oggi, qui intorno alla nostra panchina, osservo uno spettacolo intrigante.
È simile a quello della mia memoria eppure è così diverso e speciale, rinnovato com'è solo per noi che lo viviamo in questo momento.

È  bello recuperare dalla memoria i ricordi buoni che ci strappano un involontario sorriso sulle labbra al solo pensarci, ma molto importante è anche rivivere quelli più brutti per eliminarli dalla nostra vita, rielaborarli col senno di poi, gettarli nel cestino delle scorie e riempirsi gli occhi e il cuore dall'atmosfera rarefatta e meravigliosa che si respira qui, adesso, intorno a noi.

Grazie per essere stati con me.
Alla prossima.
Vi aspetto!
Tornate ancora ad allenare i muscoli della mente e del cuore!






Published: giovedì 9 novembre 2017

martedì 7 novembre 2017

Il Verbo









Buongiorno sotto la pioggia, amici cari de “La Panchina”!
Un'altra settimana è ai nastri di partenza.
Questo tempo scorre veramente in fretta!
Dunque, proprio per questo, affrontiamolo con brio e voglia di vivere.
Proviamo a cambiare prospettiva e godiamo anche dell’avere tanto da fare.
Se siamo poi così fortunati di avere un lavoro, godiamoci anche la fatica di alzarci presto e di lavorare sodo.
In fondo se il bicchiere è mezzo pieno tutto è meno pesante e meno tedioso.
Tentiamo di riflettere su questo.

Vorrei far notare, ancora una volta, che queste semplici considerazioni che andiamo snocciolando sono possibili grazie ad un insieme di parole che concretizzano i nostri pensieri.
Infatti, è a tutti evidente che utilizziamo collane di parole per chiarirci come ci sentiamo e come potremmo sentirci intervenendo in qualche modo su di noi.
Già! Le parole hanno dei poteri magici e con la forza dei pensieri con cui sono strettamente interconnesse riescono addirittura a modificare la nostra percezione e la nostra realtà.
Giorni fa ho avuto occasione di leggere un libercolo in cui si citavano dei versi del Vangelo.
Sono stata davvero colpita per lo stretto collegamento che ho trovato con queste tematiche.
Vedere sottolineare l'importanza della parola in modo eclatante mi ha molto colpito.
Osservare l'importanza del linguaggio emergere addirittura dalla notte dei tempi è stato inevitabilmente oltremodo emozionante.
Dunque racconta il Vangelo che la parola è il principio di tutto.
Chi non ricorda “In principio era il Verbo.... e il Verbo era Dio... e tutto è stato fatto per mezzo di lui...”?
Pensate! La parola si identifica addirittura con la divinità, è il principio di tutto e tutto si fa attraverso  di essa!
È davvero interessante vedere che l’uomo ha sempre saputo che la parola, il linguaggio, la formazione e la condivisione delle idee, sono talmente importanti da essere il fulcro della propria vita, quindi indispensabili alla stessa sopravvivenza.
Come mai oggi si rifugge spesso dal buon utilizzo della parola e quindi dalla conseguente speculazione del pensiero?
Perché ci si accontenta degli stereotipi, delle frasi fatte e di routine, di un interesse per le parole che spesso è pari a zero?
Forse, per stare bene o almeno un pochino meglio, dovremmo ricominciare a scoprire la loro magia
È proprio questo il vivere tra le parole che auspica “La Panchina”.
È riscoprirci esseri pensanti che costruiscono se stessi attraverso nuove e più numerose parole, organizzate in splendide collane di pensieri.
Quindi andiamo a tutte parole... e qualche pensiero!

Buona giornata, amici cari de “La Panchina”!
Tornate ancora qui a fare un bagno, spero molto piacevole, di meravigliose parole!



Published: martedì 7 novembre 2017

giovedì 2 novembre 2017

Stimolo amico









Buongiorno!
Torno ancora per scambiare con voi due parole anche oggi.
C'è molta gente questi giorni intorno alla nostra panchina.
Ne sono proprio contenta!

Questa foto, volutamente nebulosa ed incerta, è stata scattata durante l'incontro di cui al post precedente.
Perchè nebulosa? Per entrare nel magma dei pensieri più profondi e confusi.


                        


Questa foto, dunque, dimostra come le parole possano sorgere spontanee insieme alle idee, anche partendo da semplici strumenti di cui non dobbiamo avere paura… carta per scrivere, matite colorate, foglietti.

Nelle bustine avevo posto il disegnino di una bifora dalla quale si affaccia un uomo. Ne ho donata una ad ogni convenuto.
Ho chiesto anche di raccontare i pensieri che venivano via via loro in mente.
Quale lo scopo?
Un regalino da portare via dà sempre gioia a chi lo riceve. Evoca sorpresa costruttiva e pensieri belli e positivi.
L'immagine,  anche insolita se vogliamo, apre mondi impensati, sconosciuti, intriganti.
Ognuno può fare il suo percorso di pensieri ed emozioni, traducendolo in parole che senza quello stimolo mai sarebbero state dette.

Io ho poi comunicato il mio pensiero.
In quell'immagine io vedo un possibile "amico immaginario", come quello che hanno molti bambini,  quello che mi può aprire mondi nuovi e riportarmi al “fanciullino” che sonnecchia sempre dentro di noi, anche se apparentemente siamo adulti con la barba o vecchi addirittura.
È  questo il mondo bello da riscoprire per trovare conforto alle ansie quotidiane, quelle evocate da un mondo che va troppo di corsa e non ci lascia mai il tempo di riflettere, di meditare, di digerire ciò che ci accade.

Ho letto negli occhi dei convenuti una sorpresa reale, un piccolo sasso lanciato per fare cerchi nell'acqua.

Grazie, amici, per essere stati qui.
Tornate ancora. È  bello allenare i muscoli della mente e del cuore.


Published: giovedì 2 novembre 2017

mercoledì 1 novembre 2017

Sulla panchina












Eccoci insieme su una possibile panchina!


                                                 

Buongiorno, cari amici de “La Panchina “!
Eccoci qua di nuovo insieme.
Il ricordo del nostro incontro reale è ancora vivo ed emozionante.

Questa è una delle immagini-ricordo, un piccolo scorcio dal quale si comprende l'atmosfera rilassata che abbiamo vissuto.
I pasticcini sono qualcosa in più come è facile comprendere.
Ci sono perché il taglio che era stato dato all'incontro era un po' quello di un “tè letterario” tra amici.
È ovvio che creare una circolarità di parole e di pensieri non ha necessità imprescindibile di questo.
Quello che è importante, invece, è guardarsi negli occhi e predisporsi a rilassarsi e a farsi coinvolgere.
Anche quando si è tendenzialmente molto chiusi, questo cerchio di sguardi trascina inconsapevolmente al coinvolgimento.
Interessante notare la posizione di calma accogliente dell'una e l'impegno ad esprimersi dell'altra.

Il suggerimento per tutti è a partecipare con fiducia non solo allo snocciolarsi dei nostri pensieri virtuali, ma di ricercare anche nella realtà momenti come questi in cui le conversazioni non si limitino a bere birra e cocktails, ma cerchino di scavare nei nostri bisogni profondi e generino una disponibilità all'ascolto che fa tanto bene al cuore.

Sì può imparare, credetemi!

Grazie, amici, per essere stati qui.
Tornate ancora ad allenare i muscoli della mente e del cuore!









Published: mercoledì 1 novembre 2017

giovedì 19 ottobre 2017

Prima panchina reale








Buongiorno, amici de “La Panchina”!
Come  va?
Benvenuti!
Oggi in lontananza il cielo è un po' bigio, ma qui la luce è sempre quella fantastica che si sprigiona dalla panchina o, meglio, dalla nostra mente e dai nostri pensieri.
In questo spazio non ci sono perturbazioni atmosferiche che vengano a turbarci,  non ci sono se appena appena noi non lo vogliamo e non lo permettiamo.
Qui possiamo scegliere noi.
Pensate quale grande libertà di scelta abbiamo!
In questo spazio possiamo fare davvero quello che vogliamo.
È solo qui che possiamo incidere in modo totale, allontanandoci dalle mille e una pressioni esterne.

Ieri c'è stata una grande affluenza qui intorno, specialmente dalla Russia.
Sono stata davvero molto contenta di questo.
Spero che restiate a lungo con noi!
Approfitto per ringraziare anche le molte persone affezionate che seguono “La Panchina“ regolarmente tramite i lanci che faccio su Facebook.
Per me la vostra assiduità è preziosa.

Intanto, parlando del più e del meno, io mi sono già completamente rilassata.
Magia delle parole e dei pensieri, io sto già bene e potrei riprendere la routine quotidiana con nuova grinta ed efficienza.
Invece voglio raccontarvi ancora qualcosa.
Ieri pomeriggio ci siamo incontrati per una ristretta PANCHINA REALE.
È stata questa la PRIMA PANCHINA RITROVATA.
Abbiamo trascorso un paio d'ore nel mondo delle idee, nel silenzio e nella pace di una panchina ricreata per star bene.
L'assenza di movimento e di rumori è stata fondamentale, un musica bassissima ha fatto da discretissimo sottofondo.
Un biscottino ed un tè non hanno disturbato il fluire dei pensieri, che per una volta non si sono scontrati o accavallati, ma si sono serenamente confrontati.
Alcune esperienze meno positive sono fluite come fosse la cosa più  naturale del mondo, ma anche pensieri nuovi sono saltati fuori con gioia ed allegria.
Questa parte più creativa è stata quella più bella.
Spaziare in campi mai praticati ha indotto nuove connessioni, considerazioni, emozioni, che sono quelle secondo me più importanti.
Sì, più importanti perché attivano nuovi schemi di pensiero, nuove sinapsi che fanno bene al cervello e alle nostre emozioni,  proprio quell'allenamento dei muscoli della mente e del cuore, che richiamamiamo sempre qui intorno alla nostra panchina.
Qualcuno ha disquisito sull'amore come motore del mondo, l’amore che fa bene a tutte le persone con le quali ci relazioniamo.
Qualche altro ha sottolineato come sia importante poter condividere le proprie idee e il proprio sentire con qualcuno che ti ascolti, cosa questa molto difficile da realizzare.
Io ho scelto di leggere ai convenuti una mia filastrocca per bambini, quella di un folletto che si chiama Rarité.
Uh, come mai mi è venuta un'idea così infantile da proporre in questa occasione?
Non è stato per sbaglio o per abbassare il livello della discussione.
In realtà volevo entrare in un mondo piuttosto sconosciuto per gli adulti, far vivere loro un momento altro completamente diverso da quelli vissuti abitualmente.
Lo scopo era di assaporare insieme un momento di leggerezza, che mettesse in moto qualcosa di nuovo: sensazioni, emozioni e ricordi, ironia e gioco, ma non solo.
Infatti il secondo obiettivo correlato era attivare appunto nuove riflessioni, connessioni, inferenze e quant'altro accade nella nostra complessissima mente in presenza di nuove esperienze.
Quel folletto dispettoso, un amico immaginario come accade di averne a molti bambini, può anche essere una metafora per rappresentare quella parte di noi che non invecchia mai, che sempre si stupisce e che forse costituisce il nostro vero Io.

Ieri pomeriggio ho visto occhi brillanti ed animi sereni intorno alla panchina.
Spero che anche voi, che partecipate a questo momento di parole e pensieri, abbiate un input di nuove idee quando vi allontanerete per ritornare nel vostro mondo reale.
Sono stata molto contenta di avervi avuto qui con me ad allenare i muscoli della mente e del cuore!
Tornate ancora per vivere in armonia tutti insieme momenti di parole e di pensieri liberi.



Published: giovedì 19 ottobre 2017

martedì 10 ottobre 2017

Saggezza nel fosso








Il sole ha appena fatto capolino tra i tetti delle case.
Filtra adesso tra le fronde sempre verdi degli alberi che schermano l'orizzonte intorno alla nostra panchina.
I colori ora non mancano di certo…  mille sfumature di ocra e di tabacco si rincorrono sul terreno già bruciato.
Alcune foglie cadute punteggiano il piccolo spiazzo in cui lo scoiattolo sta per saltare.
No, si arresta. Annusa l'aria. Avverte la nostra presenza e ristà.
All'ombra, i ciclamini sono spuntati generosi, le loro piccole foglie a cuore una carezza per lo sguardo.
E poi si avvertono, più che vederli, i colori sfumati delle nostre anime in attesa nella radura.
Stiamo giocando un nascondino profondo in cui è bello palesarsi un po', ma anche celarsi a conservare la nostra intimità che sempre un pochino ci fa paura.
Io mi sono già seduta da un pezzo.
Mi piace questa luce che viene di lontano e lucida ogni cosa.
Apparentemente sono sola, ma la solitudine è una buona compagna, utilizza i miei pensieri per farne collane.
In questi fili di idee riconosco parole amiche.
Riconosco anche nomi.
Sono nomi di donne e di uomini che riportano a me persone per le quali ho cercato una via di benessere.
So per certo che ci sono occhi che si stanno avvicinando, creature che cercano di entrare in un vortice di parole che possa richiamare in loro qualcosa di piacevole, di rassicurante, un momento di purezza che arrechi ristoro ed allontani dal brutto che prepotentemente vorrebbe circondarci.
Ora che ci siamo un po' tutti vi voglio raccontare una riflessione che ho fatto recentemente.
Una cosa apparentemente banale, che ha attivato in me una girandola di pensieri che vogliono essere tradotti in parole.
Passeggiando lungo un fosso non ho potuto fare a meno di incantarmi a guardare l'acqua limpida che scorreva decisa allontanandosi verso una meta.
Sembrava sapere dove fosse diretta, come fosse dotata di una propria precisa volontà.
Il ritmo denotava sicurezza, personalità, forza vitale.
Al suo passaggio accarezzava con garbo piccole piante d'acqua piegandole ad indicare la meta.
Esse si inchinavano con eleganza.
Collaboravano con sicurezza, riducendo al minimo l'attrito.
Vivevano il loro presente con ineluttabile e serena partecipazione.
La cosa che più mi ha colpito, però, sono stati i pesci.
Ce ne erano di tutte le misure, ma per la maggior parte erano molto grandi, lunghi e neri.
Qualche movimento appena accennato e poi eccoli lì, tutti fermi, affiancati, a guardare nella stessa direzione.
Occupavano tutta la larghezza del fosso.
La bocca spalancata, attendevano il flusso dell'acqua che li superava per allontanarsi subito, correndo in tranquillità verso la sua meta.
Che stavano facendo? Aspettavano che il cibo trascinato dalla corrente si infilasse loro direttamente in bocca? Forse.
La cosa che colpiva me, in realtà, era osservare come è semplice la vita di queste creature che sanno davvero vivere solo il presente.
Esse non si preoccupano di ciò che è stato prima di quel momento. Neanche di ciò che accadrà dopo.
Sanno che lì, in quell’ istante, a loro è utile quella corrente che corre lontana. Sanno che devono sfruttarla a loro vantaggio e mettono in atto i comportamenti più utili al raggiungimento del loro obiettivo.
Le piccole piantine acquatiche non pongono resistenza.
Sanno inconsciamente che il gioco sarebbe inutile.
Si potrebbero spezzare e ne potrebbero morire.
Forse questa scena colta per caso illustra molto bene come anche per noi umani vivere la dimensione del presente sia una grande conquista.
Ci aiuterebbe a sedare l'ansia che ci attanaglia da mane a sera e non ci fa cogliere le opportunità che via via ci si presentano.
A volte facciamo una resistenza inutile, che ci rende più fragili e ci distrae dai risultati che potremmo ottenere, invece di fermarci ad aspettare che le cose indipendenti dalla nostra volontà semplicemente seguano il loro corso.
Chissà se sono riuscita a suscitare anche in voi un qualche interesse per questa mia riflessione!
Lo spero davvero.
Grazie per essere rimasti qui ad ascoltarmi.
Tornate ancora ad allenare i muscoli della mente e del cuore!


Published: martedì 10 ottobre 2017

martedì 3 ottobre 2017

Profumo di vita









Eccomi qui, finalmente!
Come va?
Avevo tanta voglia di sedermi di nuovo sulla nostra panchina!
Troppe cose invece mi hanno tenuta un pochino lontana, anche se sono state cose piacevoli in cui i profumi sono stati molto intensi, profumi aromatici di cibi, ma soprattutto profumi buoni di persone.
Anche se lontana, però, ho molto pensato… e adesso sono qui di nuovo. Che bello!

Dicevo… soprattutto profumi buoni di persone.
Sì, proprio così.
Mentre preparavo una zuppetta di funghi e un tortino al cioccolato, mi sono trovata a riflettere sul profumo che un animo bello riesce a diffondere intorno a sé.
Non è mai questione d'età, di censo o di cultura.
Un animo bello è un animo semplice.
È quello che sa percepire la bellezza, l'armonia, la gentilezza, l'equilibrio, la misura.
È quello che non vuole prevaricare, che non impone regole, che dubita delle certezze inamovibili, che riflette prima di tranciare giudizi, che non si lascia imbrancare nel gruppo.
È soprattutto quello che apprezza il buono che capita e che trasforma il brutto in qualcosa di positivo, che non cede al pessimismo, che si dà da fare per superare le difficoltà.
Vedere un volto sorridente dà una carica inimmaginabile, accende il sole anche in un giorno di pioggia.
Nella realtà di tutti i giorni, invece, è difficilissimo incontrare un volto che non sia formale, stereotipato, standardizzato, politicamente corretto, distratto, disinteressato a tutto ciò che non riguarda se stesso.

Perché siamo così poco inclini a vivere serenamente anche un piccolo momento in cui si dice semplicemente “Buongiorno!” o “Come va?”?
In fondo, che costo avrebbe un piccolo sorriso e un minuscolo moto di vero interessamento all'altro?
Credo che pochi si rendano conto di come questo farebbe bene soprattutto a se stessi.
Sarebbe questo un piccolo momento in cui non si vivrebbe per il futuro e non si metterebbero in atto strategie di chiusura, inconsce strategie di difesa da ciò che sembra un rallentamento nella corsa senza meta che viviamo ogni giorno.

Intorno alla zuppetta di funghi e al tortino di cioccolato, ho incontrato persone amene che hanno fatto della positività un loro stile di vita, che cercano di vivere al meglio e al massimo il tempo che è loro concesso su questa terra.
Nemmeno Irma, il ciclone, è riuscito a cambiare i loro programmi.
Appena riaperto l’aeroporto, erano già lì pronti a intraprendere il viaggio che avevano organizzato, con l'allegria nella voce e la limpidezza nello sguardo.
Un bell'esempio da seguire e che può farci riflettere.

Voi cosa ne pensate?
Grazie di essere stati qui, intorno alla nostra panchina!
Tornate ancora ad allenare i muscoli della mente e del cuore!
Io vi aspetto come al solito.




Published: martedì 3 ottobre 2017

lunedì 18 settembre 2017

Ciclamini













Ciclamini 


Buongiorno, amici cari!
È bello vedervi numerosi qui, intorno alla panchina!
Insieme è tutto più bello e significativo.
La mattina di questo settembre avanzato è ancora carica delle voci dei piccoli bimbi appena entrati a scuola, una scuola grandissima che li ha inghiottiti, richiudendo porte e portoni.
C'è, però,  un po' nascosto, uno spazio all'aperto, quasi un giardino, dove fra un po' gli scolari usciranno a far merenda.
Il sole caldo reca con sé una persistente voglia di mare, una voglia profonda che non vuole acquetarsi, ma rende comunque allegro anche il rientro alle abituali occupazioni scolastiche, illuminandole di nuove gradevoli sfumature.
Pian pianino si tornerà "al lavoro usato" e l'atmosfera magica riscalderà la pioggia grigia e persistente, il freddo e la bora che certamente sono già in agguato.

In questo periodo dell'anno siamo tutti un pochino strani, siamo tutti coinvolti nei cambiamenti climatici che incidono moltissimo sui nostri umori.
Sempre,  se ci fate caso, queste sensazioni sono in grande fermento.
Oscillano tra un estremo e l'altro portandoci a volte dalle stelle alle stalle, come si suol dire.
E che dire della pressione che si abbassa e si alza, andando su e giù come uno jo-jo?
Bene! Un po' di silenzio e abbiamo già definito alcuni aspetti del nostro sentire.
Vedete come è più facile, qui tra le parole, analizzare ciò che ci accade?
Proviamo ad andare avanti?
Dunque, qui intorno alla nostra panchina, possiamo scendere dentro di noi con uno spirito diverso, uno spirito conoscitivo che ci fa vedere le cose in un'altra prospettiva e ci fa superare le eventuali difficoltà che possiamo incontrare sul nostro cammino.
Non è che il disagio non sia reale.
È l'importanza che decidiamo di attribuirgli che cambia.
Una leggera velatura di tristezza che ci assale guardando una famigliola di ciclamini, può essere semplicemente un attimo di nostalgia per la luce estiva che se ne sta andando o per un ricordo che viene da un lontano passato, quando in noi c'era magari ancora incertezza.
Scoprire che siano già spuntati dei bellissimi ciclamini ci spiazza.
Seminascosti da poche foglie gialle nel sottobosco ci colgono di sorpresa.
Cambiano l'essenza stessa di una passeggiata che credevamo ancora estiva.
Tuttavia, se ci soffermiamo sui colori bellissimi che vediamo intorno, potremmo accorgerci che forse la grande bellezza di questo luogo evoca in noi un'emozione straordinaria che non sappiamo riconoscere.
Si muove in noi qualcosa così nel profondo che ci lascia un po' attoniti e ci spaventa.
Forse basta rifletterci su nel silenzio del nostro io, per accorgerci che, semplicemente, la natura ci regala ancora un attimo di felicità.
Che ne dite?
La sentite la bellezza che commuove?
Quella bellezza così intensa da essere confusa con qualcosa che quasi ci fa male?

Le parole corrono ora intorno alla panchina nel profumo della poesia... mentre...
Timide spuntano le giovani corolle.
Fanno capolino i fiori di autunno...

Nel giardino della scuola, Laura e Giulio smettono di addentare il minuscolo panino.
Sotto il grande albero, seminascosta da qualche foglia stropicciata, una piccola coroncina carnosa spunta piena di vita.
Ieri non c'era.
I due sono così felici che dimenticano di mangiare la merenda.
È un momento magico.
Tutti i bimbi accorrono a guardare il futuro.

Grazie, amici, grazie per essere stati qui con me, in questo giorno che si avvicina a grandissimi passi ad un autunno pieno pieno pieno di bellissime parole!















Published: lunedì 18 settembre 2017

venerdì 15 settembre 2017

Accettami... un ordine?













Accettami... un ordine?


Salve amici!
Grazie, per essere venuti ancora qui!
Allora, dove eravamo rimasti?
Ah sì! Eravamo alle prese con una parolina che ci apostrofava quasi perentoria...

“accettami”
Svolazza incerta la parolina.
Zampetta tra le maglie della rete senza risultati.

La ragazza accenna un timido sorriso.
Si siede e rimane silenziosa.
Ascolta la conversazione che sta prendendo vita intorno a lei.
La donna sorride. Ammicca rassicurante.
La ragazza è sempre immobile, enigmatica.
Non reagisce alle reazioni delle due donne di cui sta ascoltando la conversazione.
Una di loro in particolare, quella che non conosce, cerca di strapparle una parola, un sorriso pertinente con ciò che sta avvenendo nel piccolo salotto all’aperto.
La situazione è piuttosto kafkiana.
La donna, usa a comunicare, cerca di escogitare una qualche strategia per arrivare a comprendere chi è la persona che ha davanti.
A parte qualche sorrisino di circostanza, qualche sguardo difficile da decifrare, tutti i segni del corpo sono di chiusura totale.
Il messaggio che arriva a chi guarda è che lei non è interessata a ciò che avviene e vuole essere lasciata in pace, non vuole essere disturbata.
È  quasi quasi un po’ arrogante, altezzosa.
Poi le due restano sole, la donna e la ragazza,  e finalmente la più anziana trova un argomento-ponte, il bandolo della matassa che le consente di aprire un varco in quel muro di diffidenza, probabilmente di timore.
La maggior parte della gente non si sarebbe più occupata della ragazza, sarebbe fuggita lontano da quel rifiuto palese, da quella freddezza sconcertante che sembrava scelta e voluta.
Invece la donna, incuriosita, tenta serenamente di abbattere le mura di Gerico con armi semplici ma sempre efficaci.
Non utilizza le trombe e la musica, ma qualcosa che in fondo è alla portata di tutti.
Con le parole giuste, organizzate in suadente melodia, con il sorriso e l’accettazione della persona che si cela sotto la chiusura e l’arroganza, fa il miracolo.

Passa il tempo. Scorrono i giorni.
La ragazza è contenta. Si esprime. Ha capito di essere accettata.
Muove passi più consapevoli. Si distende all’ascolto.
Cura maggiormente il suo aspetto estetico.
Sorride.
Non è più la stessa!

Accettami!
Non era un ordine perentorio.
La donna ha guardato più nel profondo e ha colto il grido accorato della ragazza.
Accettami!
Non so come fare. Insegnami la strada.
In fondo era una richiesta di aiuto.
Sono seguite tante parole.
Parole gentili, comprensive e stimolanti, catene di parole in collegamento tra di loro.
Parole, parole, parole.
Idee, concetti, pensieri da vivere e scambiare.
Parole e pensieri per conoscere se stessi, per superare i nodi del vivere e andare avanti.

Che bello frequentare le parole!
Non sempre nel vivere, spesso superficialmente, nel mondo reale si hanno gli stessi risultati.
Le parole sono pensieri, ragionamento, lavoro della mente e del cuore che imparano a conoscersi e a strutturare schemi di pensiero e di relazione sempre più avanzati.

Tornate ancora qui tra le parole ad allenare i muscoli per una vita più serena!
Io sono sempre qui ad aspettarvi.
















Published: venerdì 15 settembre 2017

mercoledì 13 settembre 2017

Accettami








Salve!
Eccomi qui felicemente sulla nostra panchina.
Dopo tanta pioggia davvero troppo arrabbiata, è bello rilassarsi un po’ in un mare di parole.
Quante parole!
Corte, lunghe, lunghissime, difficili da leggere o semplici semplici.
Mi galleggiano intorno ammiccanti.
Ora ne catturerò una.
Fisso un punto di luce. Fatto. Adesso mi appartiene.
Un calore amico mi invade, riscalda ogni più  piccolo anfratto dentro e fuori di me.
Sto bene attenta a restare all’interno di questo spazio carezzevole, materno.
Al di là c’è ombra, freddo, isolamento.
È stato facile entrare, devo dire.
Solo un piccolo salto.
Un piccolo movimento volontario... ed eccomi in un mondo altro.
Tutti, se lo desiderano, possono entrare con me. E stare insieme tra le parole è anche molto più bello ed eccitante.
Le parole ben rimescolate sono amiche, spesso divertenti, a volte rilassanti, senza parere terapeutiche.
Le vedete svolazzare nell’aria ancora tiepida di settembre?
Sembrano farfalle tardive.
Leggere, leggiadre, quasi incantate, svolazzano qua e là speranzose.
Sono alla ricerca di un’immortalità, di un piccolissimo anelito di vita che le traghetti attraverso il tempo.
Giocano davanti agli occhi di chi sta lì un po’ distratto a guardarle.
Formano arabeschi, unendosi in piccole e grandi catene, in isole in movimento in cui le catene sembrano scegliersi ed intrecciarsi con soddisfazione.
Che voglia di stare al gioco!
Che grande desiderio di farmi io stessa avviluppare nel groviglio!
No, forse no. È meglio che afferro una parola, una sola.
Una semplice piccola parola da cui partire indomita e da cui costruire una matassa solo apparentemente ingarbugliata, una matassa di idee da dipanare che mi facciano sentire l’essere pensante che sono.
Dunque, vediamo!
Quella mi ispira. Né lunga né corta, modesta... potrebbe andare bene.
Forse sarà troppo semplice? Più in là c’è n’è un’altra che mi svolazza davanti da tempo.
Vuol farsi notare a tutti i costi.
Mi avvicino.  L’afferro.  La leggo...
“accettami”.
Uh, che parolina perentoria! Sembra quasi un ordine...
No, è solo un po’ sfrontatata...
No, non devo lasciarmi trarre in inganno.
Se ascolto con più attenzione... è quasi una preghiera...  un grido sommesso di aiuto...

Amici de “La Panchina”, vi ho incuriosito abbastanza?
Se vi ho distratto almeno per un attimo, se vi ho intrigato quasi con il nulla, tornate ancora qui ad allenare i muscoli della mente e del cuore.
Riprenderemo il discorso su quella parolina-farfalla che è venuta ad infilarsi nella mia rete.



Published: mercoledì 13 settembre 2017

sabato 9 settembre 2017

Irma









Eccomi ancora qui, carissimi amici de “La Panchina”!
Anche questa mattina intorno alla nostra panchina c’è una pace idilliaca.
Un incredibile stuolo di uccellini si è appropriato dell’ambiente circostante.
Merli, tortore, colombi, soprattutto passeri.
Uno stuolo di frugoletti che incantano con i lor frullar d’ali improvvisi.
Si muovono leggeri e silenziosi.
Ristanno gioiosi in un circolo comunicativo commovente.
Osservano il mondo con occhietti vivaci, sereni.
Nell‘ora mattutina un pochino avanzata ancora tutto è pieno di mistero.
C’è aria d’attesa del giorno pieno.
Anche gli umani sono piuttosto silenziosi e guardinghi in questo sabato ancora caldo di settembre.

Sembra impossibile che altrove,  Irma, il ciclone, stia falciando tutto ciò che incontra sul suo cammino.
Dalla panchina appare quasi affascinante, solo uno spirito inquieto, novello genio che esce libero dalla lampada di ottone.
Disegna, il genietto, ghirigori verso la Florida, vivo e misterioso, incurante della distruzione che lascia dietro di sé.
Alice ha tutto preparato.
Ha ritirato le suppellettili esterne e le piante, mettendole al sicuro.
Infaticabili, marito e cognato stanno già inchiodando assi robuste a porte e finestre.
Tutto è ben sigillato. Tutto è pronto ora per attendere Irma.
“Stay safe. Dio vi protegga!” rimbalzano frenetici i messaggi di amici e parenti nel web.
I tre, intanto, sorridono al mondo. Un bicchiere in mano, brindano.
Una bella vitalità si sprigiona dalla loro immagine. La inviano a parenti e amici con una battuta.
“Certamente,  da qualche parte nel mondo, saranno le cinque, l’ora dell’aperitivo. Abbiamo fatto tutto il possibile. Dunque, adesso brindiamo a noi!”.
Che gioia vederli così positivi!
Questo è davvero lo spirito de “La Panchina”!
Sì, riuscire a piegare la realtà comunque al nostro star bene.

I passerotti, dopo i saluti e i convenevoli mattutini, si sono sparpagliati in giro alla ricerca di cibo.
Il sole adesso è più alto all’orizzonte.
“Stay safe, Alice! Waiting for you in Italy.”

E voi, cari amici, tornate ancora qui sulla panchina, ad allenare i muscoli della mente e del cuore!



Published: sabato 9 settembre 2017

mercoledì 6 settembre 2017

Verso l'autunno








Buongiorno, carissimi amici de “La Panchina”!

È da un po’ di tempo che non mi siedo in questo luogo fantastico!
Quante persone nel mondo reale si sono avvicendate intorno a me, tutte con l’allegria dell’estate e la voglia di vivere intensamente!
Mi hanno letteralmente sequestrato e tenuto lontana da voi.

È stato bello cercare di ricreare l’armonia della nostra panchina nella realtà estiva e non sono mancati incontri interessanti.
Questo non vuole dire assolutamente che io non vi abbia pensato. Anzi.
Il desiderio di ritornare a fermarmi cinque minuti nel silenzio magico di questa pace virtuale è stato decisamente grande.
Le parole che giravano nella giostra della mia mente hanno trovato uno sbocco all’esterno solo in parte.
Ancora una volta tutta questa folla di persone desiderava essere ascoltata, accolta in un abbraccio di comprensione.
Dunque me ne sono restate a iosa per noi, qui, nel luogo della riflessione e della meditazione.

Mi viene subito in mente che il repentino cambiamento del tempo solleva mille emozioni e sensazioni variegate.
Avrete notato i colori che utilizzano una nuova tavolozza di sfumature.
La cosa che mi colpisce particolarmente è il colore dell’aria,  limpida e cristallina, che allunga l’orizzonte lontano lontano e rende l’azzurro del cielo di vetro, anche un po’ freddo, ma foriero di nuove sollecitazioni e di mistero.
Il sole sulla pelle torna ad essere indispensabile. Ogni nostra più piccola fibra avverte che l’autunno è in arrivo a grandi passi e che è bellissimo fare un’ultima scorta di luce e di calore.
In tutto questo la mente lavora ad un ritmo nuovo.
Da un lato guarda con disappunto al buio che striscia subdolamente nella sera e alle corone di nuvole che ogni tanto si formano per correre chissà dove, dall’altra sente nascere una nuova aspettativa che qualcosa di bello accada, qualcosa che consoli, che gratifichi l’anima tenuta in standby durante i giochi estivi.
Mi viene di pensare che sta a noi scrivere in qualche modo il nostro futuro e che quindi questa sia una bella opportunità di ricominciare a progettare una vita piena, fatta di poco, ma scelta almeno nella libertà del pensiero, alla ricerca di parole che ci rendano più saggi e più armonici come esseri pensanti, a dispetto di tutti gli intralci e gli orrori che troviamo ogni giorno sul nostro cammino.

Buone parole e buoni pensieri a tutti noi!
Tornate ancora qui con me a divagare alla ricerca della serenità!
Insieme alleneremo i muscoli della mente e del cuore!
Vi aspetto!



Published: mercoledì 6 settembre 2017

lunedì 21 agosto 2017

Tic toc









Benvenuti, amici de “La Panchina”!
Sono molto lieta di incontrarvi ancora.
Che dire?
Soffia forte il vento nel mondo reale, anche se il sole illumina ogni più piccolo anfratto.
Soffia fortissimo, troppo forte.
Una tromba d’aria ha divelto ombrelloni su una spiaggia.
Un repentino mulinello di ombrelloni... una ragazza ferita al fianco nel sole di agosto.

Meglio sostare un poco qui sulla panchina, dove lo zefiro appena respira e un profumo di fiori scende dalle narici direttamente al cuore.
Le parole mi hanno raggiunto e corrono già festose intorno alla panchina.
Desiderose di essere riordinate, ammiccano allettanti.
Attendono di essere catturate e intessute in frasi e pensieri.
Accetto la sfida.

Tic tic tic toc... un lontano orologio scandisce lo scorrere del tempo.
Una goccia d’acqua trasparente scava pazientemente la roccia.
Intanto costruisce magnifiche cattedrali che forse nessuno vedrà mai.
Toc toc toc tac...

Il ciabattino spinge i piccolissimi chiodi nel cuoio con l’obbediente martello.
Ha appena infilato il sandalo nella forma di ferro che lo tiene ben fermo.
Batte l’ultimo chiodino che ha tenuto tra le labbra fino a questo momento.
Il sandalo di lucertola verde è quasi finito.
La signorina che glielo ha commissionato verrà  presto a ritirarlo.
L’uomo ci tiene a rifinirlo per bene.
Lo accarezza.
Ne lucida il minuscolo tacco con cera nera.
Poi liscia le piccole squame con l’orgoglio di chi crea oggetti dal nulla.
Lo ripone soddisfatto.

Toc toc toc...
Il picchiotto richiama attenzione.
Pende dalle fauci di un leone di bronzo e si accanisce sull’apposita sporgenza.
Qualcuno verrà ad aprire la porta.
L’uomo manovra ancora il picchiotto con lena maggiore.
All’interno si sente un leggero trambusto.
Un passo strascicato si avvicina.
L’accompagna il toc toc toc di un bastone.
La porta lentamente si apre.
L’uomo entra e raggiunge la vecchia donna vicino alla finestra.
Il toc toc del bastone è cessato.
La madre ora sorride.
È tanto che attende suo figlio davanti alla finestra.

Potere delle parole!
Ne ho prese solo tre tra quelle che giravano intorno alla panchina... tic tac toc.
Ne sono bastate così poche per costruire dentro di me tre bellissimi quadri che mi hanno portato lontano, in atmosfere incantate e romantiche.
Uno di essi l’ho vissuto realmente in una vita lontana.
Gli altri sono nati davvero dal nulla.
Insieme, però, hanno costruito nella mia mente, uno straordinario momento di vero relax.
Pensare, riordinare i pensieri, annotarli è davvero un potente mezzo per ritemprarci, un modo altro ed ecologico per ritrovare se stessi e recuperare energie.
Non importa su cosa voleranno i nostri pensieri, quali argomenti tireremo fuori dal cilindro.
Fondamentale è non far atrofizzare i nostri pensieri nella noia usuale di frasi già fatte che non dicono nulla di nuovo.

Grazie per essere stati con me ad allenare i muscoli della mente e del cuore.
Tornate ancora qui, con me su “La Panchina”!





Published: lunedì 21 agosto 2017

venerdì 18 agosto 2017

Cambiare


 

❤❤❤

Ciao!
Benvenuti, amici cari de La Panchina!

È bello incontrarvi oggi dopo qualche tempo.
Infatti sono passati troppi giorni dall’ultima volta in cui abbiamo scambiato qualche idea e, personalmente, non vedevo l’ora di ricominciare a parlare un po’ con voi.
In realtà le parole sono sempre state intorno a me provocatorie.
Mi giravano in testa in momenti improbabili, complessi, in momenti in cui non potevo dare loro seguito sulla nostra panchina.
Così solo ora, finalmente, sono riuscita a sedermi qui, con una grande voglia di ritrovare me stessa, di immergermi nella calma e nella serenità.
Lo faccio oggi in cui i massmedia non fanno altro che mandare notizie arrossate dal sangue di attentati troppo frequenti, da brutti episodi tra giovani e non, che ci trascinano in un meccanismo sociale perverso e senza un senso per la maggioranza di noi.

Proprio per questo, in fondo, la nostra panchina ha il suo perché.
Qui si può riflettere con maggiore obiettività, cercando di superare la tensione che fatti non dipendenti dalla nostra volontà hanno indotto dentro di noi.
Non possiamo farci irretire dalle brutture del mondo, finendo con il vedere solo quelle, cose così gravi che levano la gioia di vivere.
Meglio cercare di cambiare la realtà cominciando a diffondere intorno a noi un movimento di idee, di propositi, di esempi che inducano alla speranza di un mondo migliore.

È vero, in fin dei conti guerre e guerriglie non si sono mai estinte.
Le terribili esperienze del dolore che esse arrecano non sembrerebbero convincere l’umanità a desistere dal percorrere le vie del male.
Inevitabili i corsi e ricorsi storici.
Allora cosa può fare una persona qualunque che si trova immersa in queste dinamiche di violenza e aggressività?

Forse non serve a niente rispondere con altra violenza, perché reagire con acredine e comportamenti speculari ci rende simili a coloro che praticano la violenza come unica spiaggia.
Qui mi riferisco anche ai giovani dediti all’edonismo senza senso, all’alcol, alle droghe, alla violenza nuda e cruda in scuole e discoteche, a quella che io vedo come un’altra faccia della stessa medaglia di una filosofia di vita inesistente.
Forse avremmo bisogno di costruirne una nuova di filosofia di vita, una nuova cultura che induca un cambiamento virtuoso.
La domanda sorge spontanea: “Ma come?”.

Ognuno di noi, nel suo piccolo, può essere il promotore di un infinitesimo cambiamento, con l’esempio, con parole ponderate e moderate, con l’amabilità e con il sorriso, con la semplice educazione, con la determinazione a non prevaricare e a rispettare, con lo sforzo di scegliere senza nascondersi in gruppi di pensiero stereotipati per comodità o per tornaconto personale.
Questo potrebbe aiutare i nostri bimbi prima, i nostri ragazzi poi, a costruirsi una filosofia di vita in grado di cambiare la stessa identità culturale di un popolo.
Leggere, studiare, curiosare tra pensieri antichi ed esperienze storiche, formarsi opinioni personali, annotare le proprie idee, sarebbero di grande aiuto a tutti noi che in questi ultimi tempi parliamo per frasi fatte, saltando e scopiazzando da un link all’altro.
Che bel messaggio sarebbe questo da far dilagare a macchia d’olio!
È così che si può creare un movimento nuovo di opinione e la società può cambiare.
E questa società sarebbe una società più forte da contrapporre alla filosofia delle aggressioni, singole o di massa, che ci stanno trascinando in un nuovo medioevo.

Forse è meglio che non mi dilunghi ancora e che mi fermi qui.
Spero di non essermi ripetuta troppo e, soprattutto, di non aver annoiato nessuno.
Mi auguro invece di avervi trascinato in un ragionamento sereno, un ragionanento che possa aver allontanato per un momento quell’angoscia che le notizie di questi giorni hanno ulteriormente rafforzato in noi.
Inutile dire che mi piacerebbe molto confrontarmi con le vostre opinioni.
In ogni caso io vi aspetto sempre qui sulla panchina ad allenare i muscoli della mente e del cuore.

❤❤❤

Published: venerdì 18 agosto 2017

venerdì 4 agosto 2017

Nuove matriarche









Sotto il caldo africano di questo agosto, la nostra panchina ci invita come sempre a sedere e a ritrovarci.
In questo angolo ridente le parole ed i pensieri ci trascinano, anche senza volere, nel mondo della bellezza e del benessere.
Le idee si intrecciano e si espandono.
Creano un humus via via più piacevole che ci induce in riflessioni che altrimenti evaporerebbero come gocce d’acqua al sole.

Intanto le nostre due madri, impegnatissime e direttive, trovano refrigerio al mare ed in montagna.
Una è sola a meditare.
L’altra ha già ripreso il controllo anche se in un’ottica vacanziera.

Non so voi quale idea vi siate fatta.
Io dal canto mio, nel ruolo di un osservatore esterno e spassionato, non ho potuto fare a meno di notare alcuni aspetti sui quali richiamo la vostra attenzione.
L’agire di una delle due matriarche, si comprende facilmente, è addirittura tossico per tutto il complesso sistema familiare.
Le dinamiche non si evolvono in modo gradualmente più positivo, al contrario ogni intervento tende a peggiorare un’armonia che non si è mai realmente costruita negli anni.
Più interessante e serena è l’atmosfera nella famiglia piena di bambini.
Il loro apporto in allegria e serenità è certamente notevole.
Essi avvertono di essere il centro dell’attenzione e sotto questo punto di vista sono tranquilli.
Inutile dire che per tutti gli adulti c’è molto impegno quotidiano.

Avrete notato anche voi che esiste una profonda differenza tra le due matriarche.
La prima matriarca, molto centrata su se stessa fa, decide, sa quello che deve essere fatto, pretende che venga eseguito, cerca di convincere e di imporre, persegue tenacemente i suoi obiettivi.
L’altra, generosa e altruista, suggerisce e indirizza, sa ciò che è bene e ciò che è male, fa molto in prima persona.
I risultati relazionali sono evidenti: conflitti conclamati nel primo caso, relazioni sotto controllo e nel complesso distese nel secondo.

Allora, sembrerebbe facile affermare che tutto è perfetto nella famiglia piena di bambini, ma ad una seconda analisi potremmo scoprire che forse non è poi del tutto vero.
Al momento questa situazione appare decisamente più serena e armoniosa, tuttavia c’è da dire che è ancora un sistema familiare abbastanza giovane e per questo tiene bene.

Premesso che la perfezione non è facile da raggiungere e che è forse una  vera chimera, possiamo fare ulteriori considerazioni.
A ben vedere queste due matriarche sono entrambe molto direttive e lasciano in un modo o nell’altro poco spazio alle scelte dei più giovani.
Entrambe sanno cosa è bene e ciò che è male per la loro discendenza e con tenacia cercano di condurre tutti gli interessati ad attuare le proprie scelte.
La seconda, è vero, lo fa con maggiore garbo e dolcezza, ma in fondo è l’altra faccia della stessa medaglia.

In questo secondo caso la matriarca, generosa e operosa, si stanca molto di più.
Agisce, aiuta, coinvolge nell’aiuto gli adulti in quel momento disponibili, lavora tanto, sollevando gli altri da oneri concreti.
A volte è sfinita. E questo non è un bene, non può durare all’infinito.
La figlia approfitta dell’aiuto concreto, ma incorre nel delegare il suo ruolo e costruisce il suo percorso di nuova matriarca con maggiore fatica e qualche distorsione.
Quando è sola a volte è nel panico, non sa mai se da sola ce la farebbe.
I maschi adulti si adattano alle richieste, ma mordono un po’ il freno, spesso se ne avverte il trascinamento velato che li sospinge dall’esterno.
Infine, tra i tanti bambini intercorrono comunque le ataviche relazioni conflittuali tipiche dei fratelli, sorrisi e carezze che mascherano l’eterno conflitto sperimentato da Caino e Abele, da Romolo e Remo.
Tutto questo complica sempre la vita familiare che le reazioni degli adulti possono però facilitare o ulteriormente peggiorare.

Dalla nostra panchina, dunque, arriviamo a comprendere che l’eccessivo senso del dovere e il conseguente esagerato voler indirizzare la propria discendenza, il vedere il mondo in bianco e nero, forse non pagano del tutto.
Molto meglio conservare un’elasticità mentale, il beneficio del dubbio, restare a disposizione ma un po’ in disparte, favorire la libertà di scegliere e di decidere, la responsabilità, l’autonomia, la propria autodeterminazione.

Grazie per essere stati con me anche oggi ad allenare i muscoli della mente e del cuore!
Spero che vi sentiate più agili sotto ogni punto di vista!

Alla prossima!




Published: venerdì 4 agosto 2017

martedì 1 agosto 2017

E che matriarca!









Eccoci di nuovo insieme!
Una nuova torrida giornata sta snodandosi davanti a noi, ma qui intorno alla nostra panchina è tutta un’altra storia.
Uno zefiro appena accennato ci mette in pace con noi stessi e con il mondo.

Volevo riprendere senza indugio il racconto che da qualche giorno gira intorno alla panchina, il racconto di questa matriarca, che gestisce in modo forse troppo importante la vita della sua famiglia allargata.

Forte e decisa nel lavoro, lascia poco spazio ai suoi collaboratori.
Di fondo ritiene di essere l’unica che può consentire all’azienda di sopravvivere.
Si dispera se riceve sgambetti dall’esterno, ma trova sempre soluzioni, se pure difficili e dolorose.
Alza la voce all’interno se non viene compresa in tempi rapidissimi, dà ordini continui, dorme tre ore per notte per tenere contatti con l’estero.
L’astinenza da sonno e il continuo arrovellarsi sulle stesse questioni non le danno un attimo di tregua.
Lo si avverte anche nei contatti personali in cui cerca sempre un ascolto ai suoi ragionamenti ripetuti all’infinito, più a se stessa che agli altri.

Poi accade improvviso un fatto che può  cambiare la vita, qualcosa che per la prima volta le dà la certezza che il tempo scorre velocemente anzi che è già trascorso per la maggior parte.
La matriarca barcolla. Deve trovare soluzioni.
È abituata a trovarne.
Si arrovella e si arrovella ancora e si accorge che sono indispensabili gli affetti che sostengono e leniscono l’anima, soprattutto che ci sono dei doveri e che i figli devono dare aiuto.
Quindi ricomincia a tessere più intensamente le relazioni familiari che sono rimaste molto superficiali per troppi lunghi anni.
Ed ecco qualche telefonata, inviti a pranzi settimanali, visite.
Insomma i giovani devono capire che c’è bisogno di loro, del loro apporto, della loro presenza.

La matriarca comincia ad entrare in crisi.
Le risposte sono tiepide, comunque maldestre.
Le esperienze pregresse della seconda generazione non sono state affettivamente molto ricche, quindi i figli restituiscono ciò che possono e sanno, cioè  molto poco.
I figli di lui l’hanno vissuta marginalmente, tranne una, il figlio di lei è cresciuto prevalentemente con i nonni.
Nessuno le gironzola intorno e l’abbraccia, le sorride o la sbaciucchia.

Questo lo ha fatto e lo fa solo lui, il marito, che ora vive qualche difficoltà di salute.
E non basta.
C'è di più.
C’è anche un matrimonio imminente che non s’ha da fare.
Lui, il pretendente, non va bene.
È in cerca di un tornaconto personale.
Mira ad altre cose che all’amore.
La figlia, l’ultima dei figli del marito, deve rendersene conto.
Sa che si è trovata in difficoltà altre volte nella scelta.
Deve ascoltarla.
Lei le vuole bene e sa cosa le serve.
Forse ha bisogno di uno psicologo.
Deve convincerla.

E poi il matrimonio avviene lo stesso.
I pari tutto sommato l’hanno sostenuta.
La matriarca è triste.
Non vuole festeggiare.
Non le hanno dato ascolto, anzi ha dovuto pagare tutte le spese.
No, così proprio non va.

Anche lei ha cominciato a farsi aiutare da uno psicologo, ma la ristrutturazione del suo pensiero è lenta e dolorosa.
Deve riprendersi.
In vacanza andrà meglio e recupererà un po’ di serenità.
Lo spera.

Che ne dite, cari amici de “La Panchina”, di queste figure femminili attive intorno a noi nella società del terzo millennio?
Ci troveremo ancora domani sull’argomento.
Nel frattempo, sarebbe molto bello per me sentire le vostre opinioni!

Intanto io vi aspetto qui come sempre.
A domani!

E... continuate ad allenare i muscoli della mente e del cuore con “La Panchina”!





Published: martedì 1 agosto 2017

lunedì 31 luglio 2017

Un'altra matriarca









Con  Gentile da Fabriano
un'immagine speciale del rapporto madre-figlio



Buongiorno, cari amici de “La Panchina”!
Eccoci insieme anche in questa splendida mattina di fine luglio.
È un po’ caldo in verità,  ma la luce intensa e smagliante affascina.
Intorno alla panchina poi, ha caratteristiche magiche, perché non se ne avverte il calore che altrove sarà asfissiante, ma se ne assorbono pienamente tutte le energie.
L’atmosfera ancora una volta è quella giusta per continuare le nostre dissertazioni leggere, senza ansia, senza fretta, senza obblighi di sorta.
È questo il bello della nostra panchina.
Ci avviciniamo solo quando vogliamo in libertà e le parole dette, e ampliate dall’immaginazione, sono sempre pronte ad immergergerci in mondi altri, in mondi più puliti e pieni d’aria, in mondi di serenità e silenzio, come possono essere soltanto i mondi delle idee.

Dunque continuiamo il nostro discorso sulle figure femminili che credo dominino in qualche modo le famiglie, anche modernissime del terzo millennio.
Abbiamo appena osservato l’agire della matriarca che come un’elefantessa annusa, suggerisce, sospinge gentilmente la sua discendenza sul sentiero battuto e sicuro.

Intanto, forse ve ne sarete già accorti, intorno alla panchina si stanno sistemando gli attori di un’altra realtà.
Questa è una realtà più complessa.
I protagonisti sono più eterogenei e le dinamiche relazionali che mettono in atto sono molto più intricate e complicate.
Anche l’età è più elevata. Ci sono un paio di bambini, in verità, ma rimangono sullo sfondo.
Qui la matriarca dirige con un piglio decisamente autoritario.
A tratti la sua ansia direttiva trapela con violenza.
Ci sta male la matriarca, perché la sua tribù non esegue perfettamente e immediatamente quello che lei suggerisce.
Come gia detto il nucleo familiare è complesso. Comprende più  figli di lui e uno di lei, decisamente tutti adulti.
Al centro di tutto emergono però interessi economici, legati ad un’attività commerciale che gestisce lei in modo insindacabile.
È abile la matriarca e molto esperta nel suo lavoro. Schiva le trappole e individua percorsi da scegliere.
È anche molto presa a non delegare responsabilità a chi la circonda.
Ha paura, tanta paura che tutto il suo castello possa crollare.
Non si avvede che l’età sfugge, che corre veloce lungo le strade del tempo.
Ingenuamente è convinta che può ancora aspettare tanti anni, prima di dover cominciare ad allentare la presa.
È sorda ai ragionamenti dell’amica che vuol metterla in guardia.
Sorride a se stessa, nascondendosi la verità.
Confida nel sostegno incondizionato del marito, che sempre la ascolta e ne comprende le azioni.
Egli prova anche in qualche modo a contrastarla, ma vuole vederla tranquilla e lascia che le sue idee si manifestino come lei desidera.
Le dinamiche relazionali, pur scricchiolanti,  vanno avanti in un’apparente leggerezza.
Qualche pranzo, un regalo, una visita tra gli interessati, una telefonata notturna con chi è invece lontano.

Intorno alla panchina la luce è cambiata.
Si è letteralmente traformata.
C’è un lieve movimento circolare che ipnotizza.
Si è fatto tardi. Meglio tornare nel mondo reale.
Ci vediamo domani per continuare, se si va.
Vi aspetto!

Grazie per essere stati con me ad allenare i muscoli della mente e del cuore!






Published: lunedì 31 luglio 2017

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