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Buona lettura



Lucca Insieme - Un cuore animale











Un  cuore  animale



C'è qualcosa di speciale nell'aria questo pomeriggio. La conversazione e gli scambi si alternano senza accavallamenti. Scivolano all'unisono come due eleganti ballerini sul ghiaccio. 
Inevitabilmente, pian piano si finisce col vivere e rivivere le grandi emozioni che gli animaletti di casa sanno dare da sempre.

"Ah, il gatto... un gatto sa essere speciale. È elegante, e regale. Come ho già avuto modo di dire in un'altra occasione, il gatto vuole guardarti dentro, ti penetra nell'anima... È come se ti volesse capire nel profondo, raggiungere la tua intimità, coglierne ogni segreto. 
E in effetti lo fa.". 
Piera è molto presa da questi lontani ricordi. 
"Non sarà un caso che gli Egizi ne avessero fatto una divinità. Il movimento, l'atteggiamento, lo sguardo del gatto... tutto è davvero intrigante e forse, a pensarci bene, anche un po' inquietante". 
La voce di Vanina é appena percettibile, mentre Piera riprende a raccontare, persa in ricordi lontani, che sono ormai ritornati a galla.
"Io ho avuto due gattini piccolini. Com'erano graziosi! Uno era tigrato, bianco e nero. Stava tutto in una mano. Li avevamo presi nel bosco. Il papà li aveva raccolti e li aveva messi tutti e due in una tasca. Aveva paura che le volpi potessero fare loro del male. 
Facevano pena, poverini, perché erano stati separati dalla mamma. Si capiva perchè il mio gattino tigrato ancora ciucciava. Ciucciava continuamente, anche la mia mano, appena l'avvicinavo.".

Una piccola pausa. Monica non resiste nel comunicare la sua gioia. 
"A giorni arriverà. Arriverà la mia cucciola. Ora ha quasi due mesi. Felicità immensa. Non vedo l'ora di averla qui. So già cosa farò. Comincerò a parlarle, lascerò che si avvicini piano piano. Staremo molto bene insieme. Ho già avuto una magnifica esperienza con un cane. Quando sono morti i miei genitori, mi sono sentita molto sola. Abbandonata. In quel periodo avevo Ariel. Anche lei aveva dovuto lasciare i suoi. So che capiva il mio dolore. Sì, lo so con certezza. Mi è stata vicina in silenzio, immobile, in attesa che io reagissi. È stata un'àncora di salvezza. La nuova cucciola mi darà felicità. Non starà in casa con noi, ma avrà un bellissimo appartamento tutto per lei in taverna.

Lauretta annuisce. Sorride. Poi comincia a raccontare. Lo racconta più per se stessa che per le altre. "Avevo due anni quando mio padre una sera arrivò in casa e mi disse di andare a prendere la scatola delle mie scarpine. Saremmo andati a comprarne un altro paio. Non riuscivo a capire perché fosse necessario portare la scatola vecchia per comprare un nuovo paio di scarpe. Partimmo cbe era già buio. Eravamo in inverno. Dopo una ventina di minuti arrivammo in una specie di corte. Entrammo in una casa... era piena piena di gattini meravigliosi! Mio padre mi disse: - Vai e prendi quello che ti piace di più.
Io non credevo ai miei occhi. Impazzivo tra tutti quei gattini e giravo e rigiravo tra loro affascinata. Poi ho preso il mio gattino, un gattino elegante bianco e nero. Le macchie erano disposte in modo tale che, con il fiocco che la mamma gli annodava sempre al collo, sembrava che fosse in smoking. É stato il mio più bel giocattolo. Morì investito.".

"Oh, che brutta fine!" commenta tristemente Silvana. Poi prosegue: "Io ho grande rispetto per gli animali e non farei loro alcun male certamente. Non ho mai avuto animali da compagnia ma avendo sempre abitato in città, in appartamenti del centro, ritengo che questi non siano posti adatti agli animali.".

"Noi abbiamo sempre avuto degli animali, invece." interviene Maddalena. "Nella mia casa di origine abbiamo avuto cani grandi e da guardia. Vivevamo un po' in periferia e un cane ci stava bene a proteggere la casa. Ne ricordo in particolare uno. Quello era il mio cane. Quando era senza catena andavamo in giro per la città, ma anche lungo il fiume. Gli facevo fare il bagno. Era il mio amico di avventure. 
Da sposata, invece, ho capito l'utilità e la bellezza del gatto. Avevo in gjardino una casina con la doppia entrata. Diventò la casa dei gatti. Si affollavano e stazionano davanti a casa mia. In particolare mi salutavno e venivano a rendermi omaggio quando tornavo dai miei viaggi. Era come se mi parlassero e mi conducevano dai miei vicini, i loro padroni, per accertarmi del loro stato di salute. Mi cercavano continuamente e mi salutavano. Le padrone erano sorprese dal fatto che io attirassi i loro gatti, a volte, si offendevano addirittura. Adesso ne vengono meno.".

Vanina si accorge di essere rimasta l'unica e ultima a non aver ancora raccontato un bel niente di sé,  così prova a tirar fuori le mille emozioni che risalgono dal suo profondo.

"Dunque, anch'io vivevo in città. Per questo in casa non abbiamo mai avuto animali. Incidevano pure i comprensibili motivi igienici, tipici di quel momento storico, che stava cambiando molto le abitudini di tutti. Nella proprietà in cui avremmo costruito la nostra nuova casa, un cane c'era, ma era un cane da guardia e stava alla catena.
Avvenne così che mentre parecchi anni prima le mie due sorelle erano cresciute in simbiosi con il loro cagnolone che girava libero e la guardia la faceva a loro due, io sono stata sempre lontana da ogni tipo di animaletto.
Mi hanno raccontato più volte che lui,  il cane, stava sempre con loro e, quando le due bimbe scomparivano alla vista tra l'erba alta, la mia mamma le teneva sotto controllo individuando la sua coda, che spuntava fuori dall'erba come uno scodinzolante periscopio.
Così le mie esperienze con gli animaletti sono state sporadiche, ma non prive di momenti importanti e molto emozionanti. A parte la mia incantata osservazione delle formiche, delle farfalle sui fiori, persino delle fastidiosissime mosche che si stropicciavano svelte svelte le zampine, insieme ad un'amichetta più grande, vissi un'avventura con un gatto randagio, che volevamo addomesticare, trattandolo come un giocattolo e che alla fine ci regalò delle cacchine verdognole e rotonde come carciofini sott'olio. Poverino! Avrà capito che volevamo farlo per il suo bene?
In seguito ho avuto anche un tenera tortorella - forse per due giorni? - poi scomparsa. Finì, penso, nella voliera di qualcuno e la mia mamma in questa conclusione doveva esserci entrata in qualche modo. Da ragazza, il fidanzato di una mia amica mi regalò un tartarughina piccolissima, doveva essere appena nata. Era così piccina da sembrare una spilla da fissare sul bavero di una giacca. Mia madre provvide a passarla a qualcuno che potesse metterla in un giardino... e così sparì pure lei. 
Con i miei bambini qualche tentativo di avvicinarli al mondo animale l'ho fatto, ma senza molta fortuna. Il gattino nero finì sotto un'auto al tempo degli amori, i diamantini morirono, i pesciolini fecero il loro corso, ma un'avventura straordinaria ed emozionante la vivemmo quando trovammo sul muro di casa la farfalla più grande e colorata che avessi mai potuto immaginare, intontita e fuori luogo. La mettemmo in una scatola nella stanza dei giochi e lì lei rimase sotto controllo per qualche giorno. In breve, dopo aver ammirato le uova, bianche e sorprendentemente grandi, una mattina tornando da scuola trovammo la stanza dei giochi che pullulava in ogni dove di bruchetti neri pelosi. Camminavano impazziti da tutte le parti., una vera invasione. Il pavimento era foderato! La quantità era inimmaginabile. Riportai quella mamma coraggiosa in guardino... e cercai di recuperare tutta quella vita che aveva invaso casa mia."

Vanina smette di parlare, accorgenrosi di aver raccontato davvero tanto. Ma nessuno sembra essere annoiato. 

Quando si parla di animali - sì, questo si può confermare - si ritorna comunque tutti bambini e si rimane lì incantati. 



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