Powered by Blogger.



Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

Clicca sulla pagina desiderata.

L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Ricordi Scuola 18 - Motivare









Prima che l’anno scolastico si concludesse, mio marito si era già trasferito in Toscana, dove infine ci saremmo fermati, interrompendo il nostro quasi perpetuo girovagare per l’Italia.
Era il 1986.

Quando si sparse la notizia che avrei lasciato la scuola, ebbi molti segni di stima e di affetto dai colleghi e, soprattutto, dai genitori con i quali per quattro anni avevo condiviso tutto: allegria, collaborazione e forte sostegno reciproco.
Fu dura anche con i ragazzi con i quali feci opera di rasserenamento, spiegando che anch’io ero tanto dispiaciuta di lasciare tutto così all’improvviso.
Promisi che non li avrei dimenticati e che sarei tornata a ottobre per salutarli.
E così, in realtà, feci.

Quando quel sabato del nuovo anno scolastico entrai nella scuola, l’entusiasmo e la gioia di tutti furono grandi.
In particolare il bambino che avevamo ospitato nel lettino per un mese e mezzo in occasione della gamba ingessata, più semplice e diretto, mi saltò in braccio con un tale entusiasmo e una tale forza di ragazzino di dieci anni che per poco non finimmo entrambi… al tappeto!

Quindi, a giugno, dopo tanti festeggiamenti e con sei bellissime litografie della Villa Comunale, eseguite dal pittore zio di uno dei miei scolari e regalatemi dai miei carissimi alunni, feci per così dire le valigie e partii per la Toscana.

Questa volta il trasloco fu meglio organizzato di quello che facemmo dalla Puglia. Infatti la ditta interessata, incartò ed imballò ogni cosa a cura di personale proprio e in un giorno chiudemmo la casa, senza colpo ferire.

Sbalorditi da tanta efficienza, a noi non restava che raggiungere la nuova residenza per assistere al montaggio nella nuova abitazione.

Partimmo con due macchine. Mio marito aveva una Lancia ß. Io, a quel tempo, dopo aver regalato a mio cognato il mio caro maggiolino bianco, utilizzavo una 126 piuttosto vecchiotta, che usavo per brevi tragitti, soprattutto da casa a scuola. per una distanza forse di un solo chilometro...

Decidemmo, con quel macchinino, di evitare l’autostrada e di andare per la strada normale che da Zocca passa in Toscana, attraversando la Garfagnana.

Fu un’impresa titanica, ma il paesaggio era bello e ci ripagò del lento viaggio verso il futuro.

Quella notte dormimmo in albergo della zona. Al mattino, puntuali, eravamo nella nuova casa ad aspettare l’arrivo dei nostri mobili. Incredibile ma vero, la sera la casa era già montata, compresi lampadari e quant’altro!

Da quel momento iniziò la nostra nuova splendida avventura che ancora oggi stiamo vivendo.



Con il trasferimento dalla provincia emiliana a quella più piccola toscana, mi ritrovai di nuovo con una sede provvisoria.
Infatti, per ottenere il passaggio nella nuova provincia, accettai di essere inserita nella graduatoria DOA, cioè quella della dotazione organica aggiuntiva. Da questa graduatoria si attingeva per coprire situazioni annuali formalizzate oppure per fornire una dotazione di insegnanti ai Circoli Didattici da utilizzare per le supplenze; in assenza di queste, per realizzare progetti di supporto.

Così a settembre mi ritrovai a dover scegliere una sede tra quelle disponibili. Avevo un punteggio molto alto e fui tra le prime ad effettuare la scelta. Non conoscendo ancora benissimo la zona, scelsi una cittadina a una decina di chilometri di distanza da casa mia.
Riuscii appena a conoscere il corpo insegnante, perché il primo giorno di scuola fui “ceduta” al 1° Circolo della città nella cui provincia vivevo ed operavo.
La distanza che mi separava dalla città era pressoché la stessa, per cui non indagai troppo e presi servizio in quella scuola.

Mi fu assegnata una classe seconda.
Ne fui contenta perché quella era la terza volta che avevo la seconda e quindi il lavoro non sarebbe stato troppo pesante.
Gli insegnanti che incontrai erano tutti piuttosto in là con gli anni e, soprattutto, molto ma molto tradizionali. Io però non mi scoraggiai e cercai di portare avanti il mio modo più aggiornato di concepire la scuola.
Inutile dire che questo fu molto apprezzato dai genitori che avevano tanto bisogno di una ventata di freschezza.
Infatti l’insegnante che sostituivo era  giovane, ma l’approccio metodologico era tradizionalissimo come quello di tutta la scuola.

Con il mio proverbiale sorriso e la mia determinazione, riuscii a fare un buon lavoro anche quell’anno.

Intanto scoprii che la mia collega parallela, pur molto diversa da me, era simpaticissima e gradevole. Nel reciproco rispetto, lavorammo con serenità, scambiandoci informazioni e pensieri al volo, grazie al fatto che eravamo vicine di aula.

Trovai un’intesa migliore e più costruttiva con un'altra collega che era un’insegnante piuttosto anziana, ma vivace ed aperta al nuovo.
Mi sostenne molto in varie iniziative e fu per me anche fonte di ulteriori stimoli. Purtroppo ho recentemente appreso della sua scomparsa e me ne dispiace moltissimo. Era una bella presenza da incontrare a teatro, ma soprattutto una persona costruttiva e ottimista. La ricorderò con rispetto e tanto affetto.

Con il Direttore, napoletano d'origine, ho avuto incontri fugaci.
Non so dire se l’ho davvero conosciuto, ma certamente c’è stato rispetto reciproco e l’anno trascorse serenamente.

La scuola era in un edificio bellissimo.
In realtà si trattava del convento annesso ad una chiesa, con un ampio cortile centrale quadrato, ornato di portici ed aiuole.
Si faceva scuola in un sito artistico davvero interessante.
Quindi anche le aule erano particolari, con finestroni enormi e una superficie così grande da consentire esercitazioni motorie o teatrali al loro interno.
Opposta alla piccolissima aula che avevo in Puglia, questa era l’aula più inverosimilmente grande che possa essere immaginata!

Io cercai di organizzarla al meglio, utilizzandone tutte le potenzialità che offriva.
Concentrai i banchi sul davanti dello spazio a disposizione, per dare ai bambini l’idea di stare insieme, di vivere uno spazio vicino di comunicazione.
Utilizzai la disposizione a ferro di cavallo, ma anche i tavoli per i lavori di gruppo.
La parte più lontana, invece, ci servì per il teatro, per la pittura e altro ancora.

La classe questa volta era eterogenea: insieme a bambini del centro storico, di buona famiglia come si suol dire, si erano trovati a convivere alunni provenienti da fuori le mura, in particolare da quartieri popolari, che avevano un vocabolario più semplice e qualche difficoltà caratteriale di troppo.
Come è facile immaginare, già dalla prima, tutti erano un po’ scontenti di questa situazione.

Cominciai immediatamente a lavorare con piccoli e grandi per cercare di promuovere nuovo interesse reciproco.
Lavorai con le famiglie, supportando quelle meno equilibrate e rasserenando le altre che problemi non ne avevano, ma vivevano con ansia aspettative che non vedevano realizzarsi.

La didattica mi venne in aiuto, creando un circolo virtuoso che riportò la motivazione in grandi e piccini.
Essendo una seconda e dovendo consolidare le abilità ortografiche, scelsi di utilizzare le filastrocche e le rime per ripassare i singoli suoni, procedendo dai più facili ai più complessi, passando attraverso un mondo di immagini e di fantasie a volte davvero bislacche.

Ricercammo insieme parole contenenti il fonema da consolidare e insieme le legammo in filastrocche a volte di senso compiuto, più spesso talmente assurde da provocare crasse risate.
Ne venne fuori un bel librino che alla fine dell’anno, corredato di immagini realizzate insieme, divenne un bellissimo e sentito ricordo da portare a casa.

Ancora una volta il disegno e la musica calmò gli animi e aiutò ognuno di loro a trovare un mondo ed un linguaggio alternativo che ne permettesse una migliore realizzazione del sé.
Quello che però li fece sommamente felici fu la realizzazione di marionette rigide in cartone. Create, colorate e abbellite, consentirono a ognuno di loro di esprimere i propri vissuti attraverso il personaggio, nascosti dietro il semplice riparo costituito da un… banco.

Gradualmente gli animi si rasserenarono e la convivenza divenne più facile e gratificante.
Alla fine dell’anno, per la prima volta nella scuola, la sala riunioni fu utilizzata come un teatro.
I genitori assistettero al lavoro dei loro piccoli commossi e sorpresi di quante cose si potessero fare a scuola, oltre a una matematica più moderna con regoli ed insiemistica, all’aiuto di Karel (dell’informatica carta-e-matita) per l’orientamento spaziale e non solo, al godimento del linguaggio poetico, alla scrittura creativa.

Durante l’anno, grazie proprio alla mia collega più illuminata, che mi aveva spinto caldamente a partecipare ad un concorso-rassegna indetto da Comune e Provincia, realizzammo una bellissima storia a fumetti, curatissima nel disegno e nell’aspetto grafico.
Dando vita a piccoli strani extraterrestri (in seguito avrei scoperto che certe scelte e certi interessi si ripetono nelle classi in certe fasce di età), l’elaborato ebbe una segnalazione speciale della giuria che fece molto piacere a tutti.
La scuola, infatti, non partecipava mai alle proposte del territorio e i piccoli bimbi di seconda aprirono un nuovo corso.
Va aggiunto che, nell’ottica dell’economia di classe più volte citata nel corso di queste pagine, il lavoro teatrale aveva ampliato e arricchito proprio questa storia che avevamo sceneggiato in fumetti.



Di quella classe ricordo un bambino in particolare.
Si chiamava Pietro e veniva da uno dei quartieri popolari.
Era piuttosto agitato. Viveva prevalentemente con la nonna perché la madre, giovane e forse impreparata, era occupata a lavorare e a ricostruirsi una vita.
Il papà, credo un militare in servizio in Sardegna, lo aveva demandato in toto a questa famiglia materna.

Pietro aveva ben presto capito che poteva sfogare il suo senso di abbandono sulla povera nonna, troppo buona, che non era adeguata a mostrare un ruolo deciso e autorevole. Così l’inevitabile escalation di atti ribelli lo aveva portato a raggiungere una crudeltà preoccupante che riversava sui gatti, seviziandoli e uccidendoli.
L’essere accettato da me, e per mio tramite dalla classe, aveva cominciato a sedare la sua ansia.
Il clima di classe se ne era ampiamente avvantaggiato e i genitori erano più disponibili a cooperare, aiutando e sostenendo la nonna.
Purtroppo  il tempo fu tiranno perché l’anno finì in fretta.
In autunno mi ritrovai a parlare al telefono con la nonna disperata della regressione avuta dal simpatico Pietro nel restaurato contesto della classe terza con l’insegnante che era rientrata con i suoi standard e le sue caratteristiche immutate.

Ricordo anche le due Norine, amiche per la pelle: l’una magra magra e eterea, l’altra più in carne e ridanciana. Quest’ultima era la figlia della rappresentante di classe, una bella signora sempre elegante e truccata con cura, che mi aiutò molto nelle iniziative che studiavo per la classe.

“Posso andare a fare la pìpi?” mi chiedeva questa Norina, con la sua vocetta canterina e senza mettere l’accento sull'ultima i.

Ho rivisto spesso la mamma e dopo tanti anni, al cinema,  ho incontrato di nuovo anche lei, una bella e alta ragazzona, sempre sorridente come da piccola.

L’altra Norina non l’ho più rivista fisicamente, ma so che ha frequentato il liceo classico in cui studiava mio figlio, è diventata un avvocato, ama i cani e la danza alla follia... ed ora è mia amica di facebook!

Infine, nella mia vetrina, campeggia ancora in bella mostra un bellissimo vaso di Rosenthal con fiori classici rosa antico, che la mia prima classe in Toscana mi ha donato alla fine dell’anno!




🤔 Riflessioni

🐝 Quali sono i punti di forza?

✔  Scelta di educare all'inclusione.
✔  Scelta di una didattica diversificata, basata sulla motivazione.
✔  Scelta di un clima scolastico in cui stare bene e divertirsi.
✔  Cura del contesto esterno, integrando tutti gli aspetti concorrenti in un'ottica sistemica.
✔ Utilizzazione ragionata delle risorse a disposizione (aula, spazi alternativi, materiali, ecc.).






0 commenti:

Posta un commento

Poetar m'è caro

Ricordi

Insieme

Ultimi Commenti

POST COMMENTATI

Blog Archive

DISCLAIMER

Ove non diversamente specificato, tutti i testi contenuti di questo blog sono di proprietà dell’autore e sono protetti da copyright. Le immagini di proprietà dell’autore sono esplicitamente indicate in quanto tali. Nessuna riproduzione, né integrale né parziale, e nessuna manipolazione sono consentite senza preventiva autorizzazione dell’autore. In particolare, sono assolutamente vietate le riproduzioni a scopo di lucro. L'Utente s'impegna a: 1.non utilizzare il Sito o il materiale in esso inserito per perseguire scopi illegali ovvero per divulgare o diffondere in qualsiasi modo materiale o contenuti preordinati alla commissione di attività illecita; 2.non utilizzare il Sito in modo da interrompere, danneggiare o rendere meno efficiente una parte o la totalità del Sito o in modo da danneggiare in qualche modo l'efficacia o la funzionalità del Sito; 3.non utilizzare il Sito per la trasmissione o il collocamento di virus o qualsiasi altro materiale diffamatorio, offensivo, osceno o minaccioso o che in qualche modo possa danneggiare o disturbare altri Utenti; 4.non utilizzare il Sito in modo da costituire una violazione dei diritti di persone fisiche o giuridiche o ditte (compresi, ad esempio, i diritti di copyright o riservatezza); 5.non utilizzare il Sito per trasmettere materiale a scopo pubblicitario e/o promozionale senza il permesso scritto di lapanchinadelcuore.it; Ogni violazione sarà segnalata agli organi di Polizia ed alle Magistrature competenti. Nel caso in cui l'Utente non accetti, in tutto o in parte, le suddette condizioni, è invitato ad uscire dal sito.