Nel giardino di Dodo
La Nonna
Lucca 2023
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N i c o
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All'inizio si era cimentato in piccoli voli non lontano dal nido e dal profumato giardino in cui era nato, ma ben presto si era coraggiosamente spinto più in là.
Ora aveva qualche sicurezza in più.
Nico saltellò ancora un po' da una zolla all'altra, lasciandosi carezzare dai teneri fili d'erba che gli sfioravano le piume.
Era alla ricerca di qualcosa di buono. Non è che avesse molta fame, ma doveva esercitarsi, imparare quanto più possibile.
Tuffò ancora il becco tra le due zolle, ma prima che riuscisse ad infilarlo nel terreno si avvide che qualcosa vi era finito dentro quasi senza la sua volontà.
Nico rialzò la testolina dal buio del terreno e si accorse che dal suo becco penzolava un esserino tutto verde, peloso, tutto agitato, in evidente difficoltà.
Avvertiva che c'era qualcosa di strano.
Lui cercava un lombrico o anche una chiocciolina, ma quel bel bruchetto verde non sembrava affatto adatto per essere mangiato in tranquillità. Sembrava volergli parlare e dire qualche cosa. E infatti parlò.
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Sì, lui era un merlo, almeno così gli aveva detto la sua mamma e anche il suo papà che gli aveva insegnato a cercare lombrichi e insetti nel terreno, ma adesso non riusciva proprio a pensare a quel… coso… con serenità, come ad un cibo succulento. Quel bruchetto era troppo verde e un po' peloso, gli avrebbe fatto anche il solletico nella pancia. No, non gli andava di ingoiarlo.
Il bruco si stiracchiò con voluttà, poi si protese verso di lui morbido ed elegante e pronunciò parole gentili al suo indirizzo: “Grazie, non mi ero sbagliato! Sei davvero un essere speciale. Spero di incontrarti di nuovo…”.
Era di nuovo mattina. Nico si sentiva molto più sicuro adesso e faceva man bassa dei lombrichi nascosti tra le zolle di quel giardino ricco e protettivo. Doveva farne una scorta abbondante.
Qualcosa si mosse lieve intorno a lui... e la vide.
Che leggiadra creatura! Il sole faceva risplendere i suoi magnifici colori. Sì, era proprio una farfalla. Gli svolazzò intorno per un po' prima di posarglisi sul becco.
“Mi riconosci?” chiese con grazia “Sono io… Amico caro, mi riconosci”.
“Direi proprio di no… Chi dovrei riconoscere? Io non ti ho mai incontrato, ne sono quasi sicuro…” modulò fischiettando piano l'uccellino imbarazzato, guardando quella farfalla che gli sembrava piuttosto speciale, ma non certo conosciuta.
Più la guardava più non capiva, più la guardava più si sentiva strano, senza peraltro capire cosa gli stesse accadendo.
“Sono io, Nico! Possibile che non ti ricordi? Sono il bruco che tu non hai mangiato né ferito, ti ricordi? Grazie, amico mio! Tu sei stato davvero speciale... mi hai risparmiato! Ed io sono potuto diventare una farfalla… Sai? Ho scoperto che volare è bellissimo, è… è come non avere peso… è come sognare. E non è tutto. Adesso il mio ciclo si è completato ed io sono un'adulta… potrò deporre le mie uova e darò vita a tanti piccolini, ci pensi? Un vero miracolo! Grazie, Nico. Grazie alla tua generosità - o forse all'incertezza di un momento - il ciclo della vita ha fatto interamente il suo corso. Ciao, Nico! Adesso devo volar via!”.
Come era possibile che da quel bruco verde e peloso si fosse sviluppata quella meravigliosa creatura? Comunque non importava.
Infatti non perse tempo. Si levò in volo verso il ramo del suo albero per poterla vedere mentre si allontanava in quella danza che non aveva mai visto e che letteralmente lo incantava.
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La farfalla depose quel giorno un'infinità di uova sotto una lucida foglia in buona salute. Si sarebbero trasformate in una miriade di bruchetti tanto appetibili per i predatori, ma anche in parecchie farfalle deliziose.
Nico continuò a cercare chioccioline e lombrichi, apprestandosi a scegliere una compagna. Di lì a poco sarebbe diventato papà.
Infatti atterrò con grande sicurezza sulla scala ormai quasi del tutto in ombra, mentre il sole scompariva piano piano dietro il campanile della chiesa.
Le luci automatiche del giardino si erano appena accese, segno questo che la sera estiva era già decisamente avanzata.
Non gli faceva proprio paura, perché tutto sommato si sentiva grande davanti a lui, ma il suo aspetto non era affatto rassicurante.
Sembrava duro, era corazzato, bitorzoluto e forse a placche, aveva peraltro assurde zampette lunghe lunghe e magre, per non parlare del musetto che era davvero un poema. Non si capiva bene se fosse serio, minaccioso, infido, pericoloso oppure semplicemente sornione e riflessivo.
Dunque, era qualcosa di realmente vivo o semplicemente una decorazione posta lì da qualcuno ad abbellire il muro? Non riusciva a capire. Forse avrebbe potuto provare a dargli una beccatina... ma no, non era affatto prudente.
Si avvicinò, tuttavia, di qualche centimetro per osservarlo più da vicino. Che strano! Se ne sentiva attratto! C'era qualcosa in lui, comunque, che lo affascinava: il movimento che sembrava riuscire a fare, l'insolita postura, la leggerezza, l'armonia con cui restava aggrappato a quel muro. Anche essendo in grado di volare, Nico non avrebbe mai potuto spiaccicarsi in quel modo su quella parete. Al massimo poteva camminare sulla scala e saltare da uno all'altro di quegli infiniti scalini.
Lo fissava e aspettava. Chissà cosa mai aspettava!
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Quel coso era perfettamente a suo agio, ma Nico non lo era per niente. Lui era un merlo e non stava fermo a lungo e poi in natura tutti erano indaffarati a cercare cibo, a costruire nidi. Quello invece sembrava inamovibile, per questo lo inquietava. Così riprese a saltellare sulle sue zampette per ritrovare il suo abituale equilibrio.
Quasi quasi era meglio lasciarlo lì a fare la bella statuina e andarsene a cercare qualcuno di più vivo, fosse un lombrico da mangiare o un compagno per fischiare un po' insieme.
Eppure possibile che quello non facesse proprio niente? La sua curiosità continuava a solleticarlo.
Fu distratto per un attimo da due o tre zanzare che gli sfiorarono in postazione il becco al suono di quel loro fastidiosissimo Zzzzzz. Le pettegole si dirigevano senza indugio verso quel muro sul quale il coso era immobile da un tempo incredibile ignare della sua presenza.
Zac! Una lingua larga, spessa e appiccicosa uscì improvvisamente dal muso pietrificato di quel coso e - puf! - le tre zanzare erano scomparse.
Per poco Nico restò pietrificato anche lui. Proprio non se l'aspettava… allora qualcosa quell'essere faceva! Sì, era vivo.
“Ciao, Nico. Mi chiamo Gico. Io ti conosco…” lo apostrofò inaspettatamente il coso dopo aver gustato in un baleno lo spuntino sibilante. Oh, che voce profonda... e non si era mosso di un millimetro.
“Finalmente parli! Dunque, ti chiami Gico…”.
“Sì, questo è il mio nome. Io amo restarmene silenzioso e immobile, ma ti ho visto spesso saltellare in questo giardino mentre me ne stavo nascosto nella mia fessura preferita. Sai? Io ho molta antica esperienza nella mia specie e non ho bisogno di fare tante corse per vivere… riesco a farlo benissimo restandomene qui, fermo.”.
“Dici davvero?”.
“Certo! Io mi cibo di insetti e vivo sui muri e nelle cantine delle case, meglio se un po' vecchie. Sono un geco e sono utile all'uomo. Lo aiuto a tenere pulita la sua casa perché lo libero dagli insetti, anche nocivi, che altrimenti diventerebbero troppo numerosi.”.
“Non faccio fatica a crederti dopo averti visto all'opera… e adesso cosa stai facendo?”.
Il geco equilibrista a questo punto, infatti, aveva ritirato fuori la lingua appiccicosa e se la stava passando sugli occhioni privi di palpebre come fosse un tergicristallo.
“Scusa! Stavo pulendo i miei occhi da alcuni granellini fastidiosissimi che ci si erano depositati.”.
“Sei davvero particolare, Gico... e sono contento di conoscerti. Non avevo mai incontrato un essere simpatico come te. Ero stato attratto dalla tua grande capacità di restare immobile in quella strana posizione da equilibrista, ma sei ben strano davvero per molti aspetti… direi che per un giovane merlo come me sei eccezionale!”.
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La vita, seppure spesso nascosta e invisibile, ferveva ad un ritmo frenetico in quel giardino in cui le luci automatiche si erano accese già da un bel po'.
Gico restava sul muro immobile ora che la conversazione si era fermata per un attimo.
Zac! La lingua larga, spessa e appiccicosa uscì improvvisamente dal suo muso pietrificato e - puf! - la nera falena, che si era imprudentemente avvicinata, scomparve nel suo stomaco.
Pensò che avrebbe potuto passare oltre e non fermarsi ad osservare quello strano coso equilibrista. In questo caso non avrebbe scoperto le tante cose inimmaginabili della vita di Gico, un importante coinquilino del suo giardino.
Pesce Guancione
🐟
Con quelle guance così importanti sembrava che sorridesse in continuazione. In realtà in quel momento non sorrideva affatto, era soltanto turbato e pensieroso.
Era quasi l'alba. Tra non molto le luci si sarebbero spente e lui se ne sarebbe tornato a casa sua, nella fessura del muro, in tutta sicurezza. Niente di strano che Pesce Guancione si fosse messo in movimento, invece, ma aveva l'impressione che qualcosa non andasse proprio per il verso giusto.
Intanto non si lasciò sfuggire un paio di farfalline dei geranei che imprudenti avevano cambiato strada e si erano avvicinate troppo a lui… il quale, si sa, era un geco. Con un colpo di lingua laterale le catturò e se le mangiò, una piccola scorta di cibo che gli sarebbe stata utile durante il suo riposo diurno.
🐟
“Buongiorno, Gico! È già giorno… sei ancora qui? Ciao, Pesce Guancione, buona giornata anche a te! Cosa stai facendo? Giochi a nascondino?” ridacchiò Nico, mentre sollevava nel becco un lombrico lungo lungo che giustamente si divincolava disperato.
D'improvviso una poderosa zampata artigliata si abbatté tra le ninfee.
Pesce Giallo si sentì morire e fece appena appena in tempo a sparire sul fondo. E lì si fermò tutto stravolto e scompigliato, incredulo di essere riuscito a salvarsi.
Il lombrico scivolò dal becco di Nico e sparì immediatamente tra l'erba. Nico prese il volo e si infilò nel folto di un albero.
Gico, impassibile, rimase invece a studiare l’insolita situazione. Si sentiva protetto dalla sua corazza e comunque, se quel gattone si fosse avvicinato, in un attimo si sarebbe infilato a casa sua.
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In quel magico mondo il tempo sembrava essersi del tutto fermato. Persino l'alba esitava ad avanzare.
Sembrava trascorsa un'eternità, invece era forse passato un solo minuto.
Trascorse ancora qualche secondo di immobilità.
Poi il felino si guardò intorno, scrutò di nuovo tra le ninfee, ma niente più di interessante si muoveva in superficie.
Allora si decise e si mise in piedi con eleganza. Un breve attimo e si allontanò senza fretta. Se ne andò per la sua strada tutto dinoccolato, attraversando le sbarre del cancello che separava il fantastico mondo di Dodo dalla strada.
Pesce Guancione adesso, tutto sorridente, era in bella vista tra un fiore di ninfea e una foglia. Le sue guance traboccavano di allegria. Muoveva molto la pinna caudale, ma stranamente restava sempre lì, solo apparentemente in movimento, ad attendere il suo amico del cuore.
“E tu non volevi credermi…” quasi gli gridò Pesce Giallo ricomparso all'improvviso.
Il poverino era risalito in superficie, ma era ancora visibilmente molto scosso.
“Io non volevo crederti… hai ragione, ma tu che avevi le tue certezze, perché hai rischiato di finire nella sua zampaccia?” lo apostrofò Pesce Guancione con una certa veemenza.
Capì subito che in fondo non era difficile darsi una risposta. Era accaduto semplicemente che aveva provato una tale curiosità di conoscere quell'ospite insolito che girava sul bordo della vasca, che aveva dimenticato di essere prudente. Senza rifletterci, aveva messo a tacere l'istinto che lo aveva fatto gridare inizialmente al pericolo, ma era pur vero che lui non era abituato alla paura, perché la vita in quel magico giardino non conosceva tensioni e pericoli.
Pesce Guancione rimase in silenzio, sorpreso da una tale risposta.
Gico si era ritirato al fresco e al buio di casa sua.
Per tutti gli abitanti del magico Giardino di Dodo, la giornata aveva ripreso a scorrere lenta e ricca come sempre.
Ibis e Drillo
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“Buongiorno, Gico. È presto, sì, ma avevo un forte languorino nello stomaco e non riuscivo più a stare fermo nel nido. Così sono uscito a caccia.” ridacchiò Nico, saltellando da una zolla all'altra alla ricerca del punto giusto in cui infilare il becco con successo.
Come tutti gli altri suoi abitanti, Pesce Guancione non si era ancora svegliato. Tutto intorno regnava un silenzio ovattato che invitava a starsene fermi ancora per un po'.
Ecco un gracidio sommesso. Nella, la giovane ranocchietta, si era svegliata e cominciava a mettersi in movimento.
🦅
Nico ne fu letteralmente affascinato. Non aveva mai visto niente di simile in quel giardino. Lo sconosciuto gli sembrò bellissimo, ma non sapeva se poteva fidarsi o se fosse invece un pericolo per lui.
Anche Gico se ne stava fermo e muto. Pesce Guancione, che si era nel frattempo svegliato, osservava adesso la scena seminascosto dietro lo zampillo dell'acqua, che era già in funzione.
“Io sono Ibis e vengo da molto lontano.”.
“Lo dicevo io che sei molto strano e che non potevi essere di queste parti. Sei pericoloso o possiamo parlare un po'?”.
“Non mi nutro di merli, stai tranquillo. Mangio insetti, lombrichi, qualche rana…”.
A queste ultime parole Nella si zittì immediatamente, fece un salto indietro e si nascose sotto una foglia.
“Meno male!" commentò Nico “Allora cosa ci fai qui? Non c'è cibo a sufficienza per te nel magico giardino di Dodo… quasi quasi i lombrichi non bastano neanche a sfamare me, rane ce ne sono pochissime… e certo non vorrai mangiarti la nostra Nella…”.
Ibis, sempre immobile come una statua, sorrise.
🦅
“Certo che questo è un giardino speciale! Ci vive Dodo, che ama tutti noi e capisce la nostra lingua. Tra un po' lui si sveglierà e verrà qui in giardino a giocare con noi… sarà contento di conoscerti.”.
“Allora non è così strano che mi sia parso di vedere un giovane coccodrillino aggirarsi qua intorno." disse Ibis “È stata una vera sorpresa. È da quando sono lontano dal Nilo che non ne vedevo… ma il vostro Dodo si fida ad incontrarlo nel suo guardino?”.
Ibis non si trattenne. Si mosse un po' concitato e sbarrò gli occhi. “Mi chiedi perché? Non c'è nessuno più pericoloso di un coccodrillo… divora persino i suoi figli, salvo poi versare, appunto, lacrime di coccodrillo.”.
Pesce Guancione rimase a bocca aperta fuori dall'acqua. Nella si dimenticò di continuare a nascondersi e fece un gran salto.
Gico guardò Nico. Nico guardò Gico: entrambi erano rimasti senza parole!
🦅
Ibis rimase in silenzio.
Intanto il sole aveva reso radioso tutto il giardino.
La porta bianca in cima alle scalette si era aperta e Dodo era comparso in braccio alla mamma, che sedette insieme a lui all'ombra della maestosa magnolia.
“Ciao, Ibis!” salutò Dodo, come se incontrare lo sconosciuto fosse la cosa più normale del mondo.
Un gran feeling si stabilì immediatamente tra i due.
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Così Ibis riprese il volo interrotto verso il suo lago non lontano, promettendo di ritornare di tanto in tanto a visitare quel luogo nascosto in una fiaba.
Gico si affrettò a rientrare al fresco e al buio di casa sua.
Nico riprese a cercare lombrichi ancora per un po' prima di ritirarsi nel suo nido.
Nella, invece, si sgranchiva le zampette, saltando allegramente di qua e di là a caccia di moscerini, recando un certo scompiglio tra Pesce Guancione e Pesce Giallo, che facevano una gara a colpi di pinne.
Dodo rideva gioioso, apostrofando tutti i suoi amici. Tra le braccia stringeva il suo amico speciale Drillo, mentre la mamma sorrideva e canterellava: “Il coccodrillo come fa?”.
R o s s o
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Dodo sedeva già nel suo punto di osservazione sotto la profumatissima magnolia, che filtrava il sole con garbo, ricamando un tappeto stupendo di luci e ombre sotto di lei. Come al solito, rideva garrulo, giocando con il pulviscolo che si muoveva dentro ogni più piccolo raggio di sole intorno a lui.
L'intero giardino era in attesa dell'evento.
Pesce Guancione, finite le abluzioni mattutine, se ne stava in attesa vicino al bordo della vasca delle ninfee sul quale Nella, la ranocchietta, si era immobilizzata già da un po', tutta attenta ad ogni più piccolo fruscio. Non si muoveva nemmeno per servirsi dei grassi moscerini che avevano preso ad esplorare l'aria intorno a lei. Aspettava e basta. In quell’incantesimo da fiaba era sopraggiunto anche Pesce Giallo, ancora mezzo addormentato, che si cullava dolcemente nell'acqua.
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Il fischio
poderoso di Papà Merlo ruppe perentorio il silenzio. Era il segnale.
Immediatamente Mamma Merla accorse dall'aiuola vicino al cancello e si dispose
un breve tempo in attesa sul ramo più basso dell'albero di famiglia, prima di rientrare
nel nido.Nella spaccatura sulla corteccia del vecchio albero qualcosa cominciò a muoversi.
Nel nido ben protetto Rosso era uscito dal piccolo uovo azzurro da due settimane ed ora era pronto ad iniziare la sua vita all'esterno. Era emozionato, ma non aveva paura. Non si sarebbe sentito solo nel giardino di Dodo. C'erano altri giovani amici che erano nati da poco come il piccolo pettirosso e lui non vedeva l'ora di incontrarli da vicino.
Strano, eh?! Un raggio di sole, illuminò il piccolo nido proprio nel momento in cui Rosso raggiunse il bordo estremo… e si lasciò andare nel vuoto. Che ebbrezza percorse il piccolo corpo librato verso il grande spazio pieno di talmente tante attrattive da non sapere a cosa prestare attenzione per prima!
“Cra, cra, cra!” gracidò con la sua vocetta di bambina “Bello, bello, bello! Come sei bello, Rosso! Cra, cra, cra. Ti aspettavamo con gioia. In questo giardino mancava il rosso del tuo piumaggio.”.
Dodo, tutto festoso gesticolava e sgambettava al suo indirizzo.
Allora Rosso provò a zampettare verso di lui, seguito da Nella che saltava tutta attenta.
Mentre Gico l'equilibrista cercava di avvicinarsi quanto più possibile, l'acqua della vasca era tutto un tumulto perché Pesce Guancione e Pesce Giallo continuavano a nuotare freneticamente come pazzi da una parte all'altra per manifestare la loro grande e incontenibile gioia. Anche Nico si avvicinò in volata. Aveva un lombrico che gli penzolava dal becco e che depose davanti al giovane Rosso il quale lo guardò con circospezione.
Dodo rideva tutto eccitato cercando di afferrare Rosso con la manina paffutella, ma era questa cosa non certo facilissima per lui. Provò e riprovò ancora.
Poi Nico modulò un nuovo fischio, mentre Nella riprese a gracidare a tutto spiano. Allora tutti gli altri abitanti del giardino di Dodo si avvicinarono quanto più possibile per vedere cosa stesse accadendo, lasciando uno spazio vuoto perché dalla vasca delle ninfee Pesce Giallo e Pesce Guancione potessero osservare gli avvenimenti.
Rosso si avvicinò con garbo e beccò quella che gli sembrò più appetitosa e che si nascondeva tra il mignolo e l'anulare. Poi la ingoiò deliziato allungando il collo e strabuzzando gli occhi.
Risate festose si levarono nel giardino di Dodo, mentre un filo di vento se le portava lontano nel mondo.
Intanto il coccodrillo Drillo, nel suo splendido verde, brillava al sole tra le braccia del suo amico, che rideva beato, tutto pieno di briciole di biscotto.
🌿
Eccomi.
In punta di piedi mi sono seduta su questo grazioso balconcino dal quale mi perdo nel fascinoso giardino di Dodo.
Sono sola. Proprio sola. Sì, ci sono solo io in questo caldo pomeriggio d'autunno pieno di sole.
Dodo fa il pisolino pomeridiano abbracciato al suo amico Drillo.
Nico… Nico è passato pochi minuti fa e si è infilato direttamente nell'albero in cui si cela il suo nido. Non ne è più uscito.
E Gico? Gico ovviamente è al riparo nella sua fresca casa sotto l'intonaco da cui uscirà solamente al crepuscolo.
Vi chiederete dove sia Pesce Guancione… lui è immerso in profondi sogni fantastici, come pure Pesce Giallo, che certo non rinuncia alla sua siesta.
Non è di sicuro neanche l'ora in cui Ibis viene in visita. Lui, se passa, lo si vede solo all'alba.
Quindi… in questo momento nel magico giardino di Dodo la vita è completamente sospesa. Perfino Ragno Rosso si è immobilizzato e si lascia cullare dalla sua tela… sonnecchia, sospeso tra le foglie gialle che spuntano sotto il nido di Nico.
Dunque sono sola, sola davvero. Posso tuffarmi anch'io in questo universo fatato e coglierne i segreti o magari finalmente, sognare a pieni sogni senza disturbare nessuno.
🌿
Oh,
che succede? Capto qualcosa di indistinto. Come ho sempre saputo il silenzio
non è mai proprio vuoto del tutto, ma...
Sì, c'è qualcosa ora che cerca di entrare nel mio campo percettivo. Un brusio che è quasi un messaggio subliminare. Da dove proviene?
Oh, sì, ci sono. L'altissimo cipresso che svetta non lontano da me, alla mia destra, prima pressoché anonimo, immobile e solitario, è adesso pieno di vita… sommessa.
Che emozione! Sentite? Si irradia da lui un incredibile concerto a più voci: bisbigli, pigolii, fruscii, mormorii, trilli e commenti vocali appena appena percettibili eppure ricchissimi nelle loro infinite sonorità. Un'emozione davvero magica.
Ho capito. È questo cipresso un grattacielo altissimo che nasconde un hotel a cinque stelle in cui ogni più piccolo spazio è occupato e pullulante di vita.
Mi colpiscono i pigolii incerti degli ultimi nati, poco più dei ronzii degli insetti che pure vi trovano alloggio. Passerotti, cinciallegre, pettirossi, capinere, forse storni? Non si vede niente, ma i numerosi e affollati appartamenti ruotano intorno ad una vera e propria nursery invisibile, piena di vagiti di nuova vita.
Sì, c'è qualcosa ora che cerca di entrare nel mio campo percettivo. Un brusio che è quasi un messaggio subliminare. Da dove proviene?
Oh, sì, ci sono. L'altissimo cipresso che svetta non lontano da me, alla mia destra, prima pressoché anonimo, immobile e solitario, è adesso pieno di vita… sommessa.
Che emozione! Sentite? Si irradia da lui un incredibile concerto a più voci: bisbigli, pigolii, fruscii, mormorii, trilli e commenti vocali appena appena percettibili eppure ricchissimi nelle loro infinite sonorità. Un'emozione davvero magica.
Ho capito. È questo cipresso un grattacielo altissimo che nasconde un hotel a cinque stelle in cui ogni più piccolo spazio è occupato e pullulante di vita.
Mi colpiscono i pigolii incerti degli ultimi nati, poco più dei ronzii degli insetti che pure vi trovano alloggio. Passerotti, cinciallegre, pettirossi, capinere, forse storni? Non si vede niente, ma i numerosi e affollati appartamenti ruotano intorno ad una vera e propria nursery invisibile, piena di vagiti di nuova vita.
🌿
Una
tortora atterra sul prato. Pesce Guancione è di nuovo in movimento.
Ecco Nico. Eccolo di nuovo sul prato anche lui.
“Ffffiu, fffiu, fffiuuu… Rosso, dove sei? Ho voglia di giocare…” fischia in merlese, guardando alla volta dell'alto immoto grattacielo.
“Cip, cip… Arrivo, Nico! Stavo facendo un riposino…”.
Ecco Nico. Eccolo di nuovo sul prato anche lui.
“Ffffiu, fffiu, fffiuuu… Rosso, dove sei? Ho voglia di giocare…” fischia in merlese, guardando alla volta dell'alto immoto grattacielo.
“Cip, cip… Arrivo, Nico! Stavo facendo un riposino…”.
Da
un varco invisibile ai piani alti del cipresso, sbuca Rosso tutto allegro. Si
catapulta come un proiettile al cospetto di Nico.
Ora nel magico giardino di Dodo l'azione scorre veloce.
Ecco Nella. “Cra, cra, cra…”.
Il gracidio della piccola rana risulta poco più di un sussurro mentre fa un salto energico dal bordo della vasca delle ninfee, arrivando a sfiorare le zampette di Rosso, il quale preso alla sprovvista svolazza disordinatamente all'indietro.
“Nella, controlla la tua vivacità… mi hai spaventato!” cinguetta con un filino di voce.
Anche Nico ha cominciato a muoversi con circospezione.
Che stranezze stanno accadendo?
Pesce
Guancione li guarda con sufficienza, poi spiega con un filino di voce: “Non vi
siete accorti che è il periodo delle nascite? I nidi sono pieni di piccolini
che a quest'ora stanno riposando e si spaventano se si fa troppo rumore.”.
“Nascite?” borbotta quasi tra sé e sé Nico “Non mi ero accorto che la nursery fosse di nuovo molto affollata… Rosso, sembra ieri che siamo nati noi… e già non siamo più i piccoli!”.
“Nico, è proprio vero… lo sai che ho un pochino pochino di nostalgia di quando eravamo nel nido? Mi ricordo ancora la fatica mentre cercavo di aprire con il becco il guscio del mio piccolo uovo… e il bagno di luce che mi ha inondato appena saltato fuori. “.
“Sì, un momento straordinario, ma… sai? È bello diventare grandi… ci sono mille cose da scoprire nel mondo. Ci pensate? Adesso io so che i bruchi diventano farfalle, che dai gatti è meglio stare alla larga, che i bambini piccolissimi comprendono la nostra lingua, che in questo magico giardino vive l'amicizia e presto incontreremo anche l'amore.”.
Nel
magico giardino di Dodo si è fatto un silenzio di tomba. Persino dal cipresso a
cinque stelle non proviene più alcun pigolio.
Rosso, Nella, Pesce Guancione e Pesce Giallo, Gico e Ragno Rosso sopraggiunti nel frattempo, hanno ascoltato Nico in religioso silenzio e adesso mostrano di concordare con convinzione.
Poi, come fosse un ritmo già prestabilito, la vita riprende il suo corso. Tutto ricomincia a muoversi, mentre i nostri amici fanno insieme un allegro girotondo.
Ora nel magico giardino di Dodo l'azione scorre veloce.
Ecco Nella. “Cra, cra, cra…”.
Il gracidio della piccola rana risulta poco più di un sussurro mentre fa un salto energico dal bordo della vasca delle ninfee, arrivando a sfiorare le zampette di Rosso, il quale preso alla sprovvista svolazza disordinatamente all'indietro.
“Nella, controlla la tua vivacità… mi hai spaventato!” cinguetta con un filino di voce.
Anche Nico ha cominciato a muoversi con circospezione.
Che stranezze stanno accadendo?
“Nascite?” borbotta quasi tra sé e sé Nico “Non mi ero accorto che la nursery fosse di nuovo molto affollata… Rosso, sembra ieri che siamo nati noi… e già non siamo più i piccoli!”.
“Nico, è proprio vero… lo sai che ho un pochino pochino di nostalgia di quando eravamo nel nido? Mi ricordo ancora la fatica mentre cercavo di aprire con il becco il guscio del mio piccolo uovo… e il bagno di luce che mi ha inondato appena saltato fuori. “.
“Sì, un momento straordinario, ma… sai? È bello diventare grandi… ci sono mille cose da scoprire nel mondo. Ci pensate? Adesso io so che i bruchi diventano farfalle, che dai gatti è meglio stare alla larga, che i bambini piccolissimi comprendono la nostra lingua, che in questo magico giardino vive l'amicizia e presto incontreremo anche l'amore.”.
Rosso, Nella, Pesce Guancione e Pesce Giallo, Gico e Ragno Rosso sopraggiunti nel frattempo, hanno ascoltato Nico in religioso silenzio e adesso mostrano di concordare con convinzione.
Poi, come fosse un ritmo già prestabilito, la vita riprende il suo corso. Tutto ricomincia a muoversi, mentre i nostri amici fanno insieme un allegro girotondo.
Devo
rientrare.
Chi sono?
Sì, ebbene sì, io sono la nooonnaaaa!
Io sono la nonna di Dodo, l'unico adulto che riesce a comprendere il linguaggio magico di questo bambino che negli occhi azzurri ha la sapienza del mare e in essi lascia scorrere mille immagini fantastiche.
Noi ci capiamo al volo e ci divertiamo tanto, ma chiunque di voi voglia sognare con noi sarà il benvenuto.
Dodo ed io abbiamo un formula magica e segreta per aprirvi la porta speciale del magico mondo di Dodo. Vi va di entrare?
Noi vi aspettiamo.
Chi sono?
Sì, ebbene sì, io sono la nooonnaaaa!
Io sono la nonna di Dodo, l'unico adulto che riesce a comprendere il linguaggio magico di questo bambino che negli occhi azzurri ha la sapienza del mare e in essi lascia scorrere mille immagini fantastiche.
Noi ci capiamo al volo e ci divertiamo tanto, ma chiunque di voi voglia sognare con noi sarà il benvenuto.
Dodo ed io abbiamo un formula magica e segreta per aprirvi la porta speciale del magico mondo di Dodo. Vi va di entrare?
Noi vi aspettiamo.
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