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della mente e del cuore

Buona lettura



Fiaba - Nel giardino di Dodo

 


 




Nel giardino di Dodo


La Nonna
Lucca 2023


🌿🕸🌿












N i c o
 
 
🌿
 
Il piccolo Nico era uscito dal guscio all'inizio della primavera ed aveva imparato a volare velocemente. Aveva una fortissima voglia di vivere lui, non poteva perdere tempo con tante esitazioni come i suoi fratellini.
All'inizio si era cimentato in piccoli voli non lontano dal nido e dal profumato giardino in cui era nato, ma ben presto si era coraggiosamente spinto più in là.
Ora aveva qualche sicurezza in più.
 
Una nuova alba... a lui sembrava sempre un miracolo. Come si stava bene nella luce del mattino! Il sole si era levato da poco e il giorno prometteva meraviglie.
Nico saltellò ancora un po' da una zolla all'altra, lasciandosi carezzare dai teneri fili d'erba che gli sfioravano le piume.
Era alla ricerca di qualcosa di buono. Non è che avesse molta fame, ma doveva esercitarsi, imparare quanto più possibile.
Tuffò ancora il becco tra le due zolle, ma prima che riuscisse ad infilarlo nel terreno si avvide che qualcosa vi era finito dentro quasi senza la sua volontà.
Nico rialzò la testolina dal buio del terreno e si accorse che dal suo becco penzolava un esserino tutto verde, peloso, tutto agitato, in evidente difficoltà.
Avvertiva che c'era qualcosa di strano.
Lui cercava un lombrico o anche una chiocciolina, ma quel bel bruchetto verde non sembrava affatto adatto per essere mangiato in tranquillità. Sembrava volergli parlare e dire qualche cosa. E infatti parlò.
 

🌿
 
“Ti prego, ascoltami! So che non sei cattivo e nemico... Forse non sei un merlo come sembri dalla tua nera livrea. Ti prego, non mangiarmi, non farmi del male! Ho appena preso queste sembianze e non ho fatto ancora altre esperienze fondamentali… puoi aiutarmi?”.
 
Nico era molto imbarazzato. Mentre il bruco si muoveva a più non posso, l'uccellino faceva fatica a trattenerlo nel becco e nel contempo a non ucciderlo. Non sapeva proprio cosa dovesse fare.
Sì, lui era un merlo, almeno così gli aveva detto la sua mamma e anche il suo papà che gli aveva insegnato a cercare lombrichi e insetti nel terreno, ma adesso non riusciva proprio a pensare a quel… coso… con serenità, come ad un cibo succulento. Quel bruchetto era troppo verde e un po' peloso, gli avrebbe fatto anche il solletico nella pancia. No, non gli andava di ingoiarlo.
 
Così lo depose delicatamente su una margherita che era a portata di becco.
Il bruco si stiracchiò con voluttà, poi si protese verso di lui morbido ed elegante e pronunciò parole gentili al suo indirizzo: “Grazie, non mi ero sbagliato! Sei davvero un essere speciale. Spero di incontrarti di nuovo…”.


 🌿
 
Era passato un bel po' di tempo, forse era anche un tempo breve, ma il piccolo merlo viveva tutto in modo molto accelerato e con molto interesse, così che forse il tempo non era poi così tanto, anche se a lui sembrava tantissimo. Ma in fondo che importava?
Era di nuovo mattina. Nico si sentiva molto più sicuro adesso e faceva man bassa dei lombrichi nascosti tra le zolle di quel giardino ricco e protettivo. Doveva farne una scorta abbondante.
Qualcosa si mosse lieve intorno a lui... e la vide.
Che leggiadra creatura! Il sole faceva risplendere i suoi magnifici colori. Sì, era proprio una farfalla. Gli svolazzò intorno per un po' prima di posarglisi sul becco.
“Mi riconosci?” chiese con grazia “Sono io… Amico caro, mi riconosci”.
“Direi proprio di no… Chi dovrei riconoscere? Io non ti ho mai incontrato, ne sono quasi sicuro…” modulò fischiettando piano l'uccellino imbarazzato, guardando quella farfalla che gli sembrava piuttosto speciale, ma non certo conosciuta.
Più la guardava più non capiva, più la guardava più si sentiva strano, senza peraltro capire cosa gli stesse accadendo.
“Sono io, Nico! Possibile che non ti ricordi? Sono il bruco che tu non hai mangiato né ferito, ti ricordi? Grazie, amico mio! Tu sei stato davvero speciale... mi hai risparmiato! Ed io sono potuto diventare una farfalla… Sai? Ho scoperto che volare è bellissimo, è… è come non avere peso… è come sognare. E non è tutto. Adesso il mio ciclo si è completato ed io sono un'adulta… potrò deporre le mie uova e darò vita a tanti piccolini, ci pensi? Un vero miracolo! Grazie, Nico. Grazie alla tua generosità - o forse all'incertezza di un momento - il ciclo della vita ha fatto interamente il suo corso. Ciao, Nico! Adesso devo volar via!”.
 
In una frazione di secondo Nico si rivide sul prato, con il bruco nel becco che si muoveva a più non posso e alla fatica che faceva per riuscire a trattenerlo senza ucciderlo.
Come era possibile che da quel bruco verde e peloso si fosse sviluppata quella meravigliosa creatura? Comunque non importava.
Infatti non perse tempo. Si levò in volo verso il ramo del suo albero per poterla vedere mentre si allontanava in quella danza che non aveva mai visto e che letteralmente lo incantava.


🌿
 
Ormai il sole era alto nel cielo. Nell'incanto del mezzogiorno tutto si era fermato e il giardino in attesa sembrava del tutto disabitato.
La farfalla depose quel giorno un'infinità di uova sotto una lucida foglia in buona salute. Si sarebbero trasformate in una miriade di bruchetti tanto appetibili per i predatori, ma anche in parecchie farfalle deliziose.
Nico continuò a cercare chioccioline e lombrichi, apprestandosi a scegliere una compagna. Di lì a poco sarebbe diventato papà.
 







G i c o
   
🦎
 
Nico, l'uccellino nero dal becco giallo, era ora molto cresciuto e appariva molto più sicuro di sé.
Infatti atterrò con grande sicurezza sulla scala ormai quasi del tutto in ombra, mentre il sole scompariva piano piano dietro il campanile della chiesa.
Le luci automatiche del giardino si erano appena accese, segno questo che la sera estiva era già decisamente avanzata.
 
La sua leggerezza, però, si bloccò all'istante e il suo cuoricino sembrò arrestarsi per un breve tempo. Davanti ai suoi occhi si materializzò ancora una volta uno strano... stranissimo essere di cui nessuno gli aveva mai detto nulla fino a quel momento.
Non gli faceva proprio paura, perché tutto sommato si sentiva grande davanti a lui, ma il suo aspetto non era affatto rassicurante.
Sembrava duro, era corazzato, bitorzoluto e forse a placche, aveva peraltro assurde zampette lunghe lunghe e magre, per non parlare del musetto che era davvero un poema. Non si capiva bene se fosse serio, minaccioso, infido, pericoloso oppure semplicemente sornione e riflessivo.
 
Nico rimase lì a scrutarlo nella sua immobilità per un po': meglio non rischiare avvicinandosi. Sentiva la testa in fiamme per tutte le considerazioni che vi si scontravano al suo interno.
Dunque, era qualcosa di realmente vivo o semplicemente una decorazione posta lì da qualcuno ad abbellire il muro? Non riusciva a capire. Forse avrebbe potuto provare a dargli una beccatina... ma no, non era affatto prudente.
Si avvicinò, tuttavia, di qualche centimetro per osservarlo più da vicino. Che strano! Se ne sentiva attratto! C'era qualcosa in lui, comunque, che lo affascinava: il movimento che sembrava riuscire a fare, l'insolita postura, la leggerezza, l'armonia con cui restava aggrappato a quel muro. Anche essendo in grado di volare, Nico non avrebbe mai potuto spiaccicarsi in quel modo su quella parete. Al massimo poteva camminare sulla scala e saltare da uno all'altro di quegli infiniti scalini.
 
Invece quel coso sembrava un equilibrista. Neppure Ragno Rosso del platano riusciva a fare tanto, se non avesse avuto quella tela sottile a sostenerlo... ma anche con l'aiuto della tela la sua posizione era sempre la stessa: non riusciva certo ad assumere una tale svincolata scioltezza!
 
Possibile? Era vivooo! Gli era parso o l'equilibrista si era mosso? Sì, era proprio vivo come lui, perché adesso aveva girato con una lentezza esasperante la testa rigida e tozza, mostrando un enorme occhio piuttosto inespressivo.
Lo fissava e aspettava. Chissà cosa mai aspettava!


🦎
 
Allora Nico girò la sua testolina per poterlo guardare meglio con il suo occhio destro, senza interferenze. Fu così che si trovarono, occhio nell'occhio, in un circuito di resistenza a chi durava di più in quella seria posizione.
Quel coso era perfettamente a suo agio, ma Nico non lo era per niente. Lui era un merlo e non stava fermo a lungo e poi in natura tutti erano indaffarati a cercare cibo, a costruire nidi. Quello invece sembrava inamovibile, per questo lo inquietava. Così riprese a saltellare sulle sue zampette per ritrovare il suo abituale equilibrio.
Quasi quasi era meglio lasciarlo lì a fare la bella statuina e andarsene a cercare qualcuno di più vivo, fosse un lombrico da mangiare o un compagno per fischiare un po' insieme.
Eppure possibile che quello non facesse proprio niente? La sua curiosità continuava a solleticarlo.
Fu distratto per un attimo da due o tre zanzare che gli sfiorarono in postazione il becco al suono di quel loro fastidiosissimo Zzzzzz. Le pettegole si dirigevano senza indugio verso quel muro sul quale il coso era immobile da un tempo incredibile ignare della sua presenza.
Zac! Una lingua larga, spessa e appiccicosa uscì improvvisamente dal muso pietrificato di quel coso e - puf! - le tre zanzare erano scomparse.
Per poco Nico restò pietrificato anche lui. Proprio non se l'aspettava… allora qualcosa quell'essere faceva! Sì, era vivo.
“Ciao, Nico. Mi chiamo Gico. Io ti conosco…” lo apostrofò inaspettatamente il coso dopo aver gustato in un baleno lo spuntino sibilante. Oh, che voce profonda... e non si era mosso di un millimetro.
“Finalmente parli! Dunque, ti chiami Gico…”.
“Sì, questo è il mio nome. Io amo restarmene silenzioso e immobile, ma ti ho visto spesso saltellare in questo giardino mentre me ne stavo nascosto nella mia fessura preferita. Sai? Io ho molta antica esperienza nella mia specie e non ho bisogno di fare tante corse per vivere… riesco a farlo benissimo restandomene qui, fermo.”.
“Dici davvero?”.
“Certo! Io mi cibo di insetti e vivo sui muri e nelle cantine delle case, meglio se un po' vecchie. Sono un geco e sono utile all'uomo. Lo aiuto a tenere pulita la sua casa perché lo libero dagli insetti, anche nocivi, che altrimenti diventerebbero troppo numerosi.”.
“Non faccio fatica a crederti dopo averti visto all'opera… e adesso cosa stai facendo?”.
Il geco equilibrista a questo punto, infatti, aveva ritirato fuori la lingua appiccicosa e se la stava passando sugli occhioni privi di palpebre come fosse un tergicristallo.
“Scusa! Stavo pulendo i miei occhi da alcuni granellini fastidiosissimi che ci si erano depositati.”.
“Sei davvero particolare, Gico... e sono contento di conoscerti. Non avevo mai incontrato un essere simpatico come te. Ero stato attratto dalla tua grande capacità di restare immobile in quella strana posizione da equilibrista, ma sei ben strano davvero per molti aspetti… direi che per un giovane merlo come me sei eccezionale!”.


🦎
 
La luce del giorno era ormai quasi scomparsa del tutto. Gli animali notturni si erano messi in movimento già da qualche tempo.
La vita, seppure spesso nascosta e invisibile, ferveva ad un ritmo frenetico in quel giardino in cui le luci automatiche si erano accese già da un bel po'.
 
Nico fu richiamato da un tripudio di farfalle notturne che sciamavano verso i punti luce attratte da quei richiami prepotenti, forse anche piuttosto imprudentemente.
Gico restava sul muro immobile ora che la conversazione si era fermata per un attimo.
Zac! La lingua larga, spessa e appiccicosa uscì improvvisamente dal suo muso pietrificato e - puf! - la nera falena, che si era imprudentemente avvicinata, scomparve nel suo stomaco.
 
Ormai era proprio buio, Nico doveva tornarsene al nido. Aveva vissuto un momento felice. Sì, era contento di se stesso perché aveva fatto una nuova interessantissima esperienza. Aveva conosciuto Gico, un essere incredibile, che gli era parso molto riflessivo, equilibrista e decisamente saggio.
Pensò che avrebbe potuto passare oltre e non fermarsi ad osservare quello strano coso equilibrista. In questo caso non avrebbe scoperto le tante cose inimmaginabili della vita di Gico, un importante coinquilino del suo giardino.
 
Era l'ora. Nico si girò verso Gico in segno di saluto, poi fischiettando se ne volò via.







Pesce Guancione 
  
 
🐟
 
Pesce Guancione nuotava lento lento nella vasca, ancora nascosto dalle ninfee che vi crescevano a profusione.
Con quelle guance così importanti sembrava che sorridesse in continuazione. In realtà in quel momento non sorrideva affatto, era soltanto turbato e pensieroso.
 
Pesce Giallo gli aveva appena segnalato un pericolo che lui non riusciva a vedere e non capiva. Infatti, a guardarsi bene intorno, in quel magico giardino era tutto perfettamente calmo ed ogni cosa era meravigliosamente al suo posto. Quindi da cosa avrebbe dovuto guardarsi?
 
Gico l'equilibrista, immobile ed enigmatico, aveva individuato immediatamente il suo amico nella vasca, appena questi si era mosso dalla sua tana e adesso lo osservava dal suo muro abituale.
Era quasi l'alba. Tra non molto le luci si sarebbero spente e lui se ne sarebbe tornato a casa sua, nella fessura del muro, in tutta sicurezza. Niente di strano che Pesce Guancione si fosse messo in movimento, invece, ma aveva l'impressione che qualcosa non andasse proprio per il verso giusto.
Intanto non si lasciò sfuggire un paio di farfalline dei geranei che imprudenti avevano cambiato strada e si erano avvicinate troppo a lui… il quale, si sa, era un geco. Con un colpo di lingua laterale le catturò e se le mangiò, una piccola scorta di cibo che gli sarebbe stata utile durante il suo riposo diurno.

🐟
 
Un frullar d'ali e Nico comparve all'improvviso atterrando proprio sul tratto di prato che separava il muro sul quale era Gico e la vasca delle ninfee in cui Pesce Guancione aveva iniziato la sua giornata.
“Buongiorno, Gico! È già giorno… sei ancora qui? Ciao, Pesce Guancione, buona giornata anche a te! Cosa stai facendo? Giochi a nascondino?” ridacchiò Nico, mentre sollevava nel becco un lombrico lungo lungo che giustamente si divincolava disperato.
 
Pesce Guancione non sembrò reagire, anzi si immobilizzò del tutto. Sul bordo della vasca delle ninfee era comparso di soppiatto un gattone nero sconosciuto in quel giardino. Ora, immobile come una statua, puntava minaccioso qualcosa nell'acqua.
D'improvviso una poderosa zampata artigliata si abbatté tra le ninfee.
Pesce Giallo si sentì morire e fece appena appena in tempo a sparire sul fondo. E lì si fermò tutto stravolto e scompigliato, incredulo di essere riuscito a salvarsi.
 
Che trambusto!
Il lombrico scivolò dal becco di Nico e sparì immediatamente tra l'erba. Nico prese il volo e si infilò nel folto di un albero.
Gico, impassibile, rimase invece a studiare l’insolita situazione. Si sentiva protetto dalla sua corazza e comunque, se quel gattone si fosse avvicinato, in un attimo si sarebbe infilato a casa sua.
 
 
🐟
 
Immobilità assoluta ora nel giardino di Dodo.
In quel magico mondo il tempo sembrava essersi del tutto fermato. Persino l'alba esitava ad avanzare.
Sembrava trascorsa un'eternità, invece era forse passato un solo minuto.
 
Fallito il colpo, infatti, il gattone si era ricomposto immediatamente nella sua posa ieratica.
Trascorse ancora qualche secondo di immobilità.
Poi il felino si guardò intorno, scrutò di nuovo tra le ninfee, ma niente più di interessante si muoveva in superficie.
Allora si decise e si mise in piedi con eleganza. Un breve attimo e si allontanò senza fretta. Se ne andò per la sua strada tutto dinoccolato, attraversando le sbarre del cancello che separava il fantastico mondo di Dodo dalla strada.
 
“Pesce Giallo, dove sei? Avevi ragione… un pericolo era in agguato davvero!”.
Pesce Guancione adesso, tutto sorridente, era in bella vista tra un fiore di ninfea e una foglia. Le sue guance traboccavano di allegria. Muoveva molto la pinna caudale, ma stranamente restava sempre lì, solo apparentemente in movimento, ad attendere il suo amico del cuore.
“E tu non volevi credermi…” quasi gli gridò Pesce Giallo ricomparso all'improvviso.
Il poverino era risalito in superficie, ma era ancora visibilmente molto scosso.
“Io non volevo crederti… hai ragione, ma tu che avevi le tue certezze, perché hai rischiato di finire nella sua zampaccia?” lo apostrofò Pesce Guancione con una certa veemenza.
 
 
Pesce Giallo lo guardò sorpreso. In effetti non ci aveva pensato. Perché era rimasto lì in superficie a guardare e non si era cautelato nemmeno un po', magari nascondendosi dietro una foglia o un fiore?
Capì subito che in fondo non era difficile darsi una risposta. Era accaduto semplicemente che aveva provato una tale curiosità di conoscere quell'ospite insolito che girava sul bordo della vasca, che aveva dimenticato di essere prudente. Senza rifletterci, aveva messo a tacere l'istinto che lo aveva fatto gridare inizialmente al pericolo, ma era pur vero che lui non era abituato alla paura, perché la vita in quel magico giardino non conosceva tensioni e pericoli.
 
"Pesce Guancione, lo sai? Non ci avevo ancora pensato. Non ne ho avuto il tempo, ma è presto detto: mi sono completamente dimenticato del pericolo, perché ero troppo curioso di vedere cosa avrebbe fatto quel... quel... quell'essere, che gironzolava intorno alla nostra vasca... Aiutooo! Ho corso proprio un bel rischio... e mi sono tanto spaventato. Ancora mi batte forte il cuore.".
Pesce Guancione rimase in silenzio, sorpreso da una tale risposta.
 
"È che siamo tutti troppo giovani. Siamo nati da poco e dobbiamo ancora imparare a badare al meglio a noi stessi." mormorò quasi a se tesso Nico che era ricomparso sul bordo della vasca "La mia mamma me lo dice in continuazione di stare con gli occhi bene aperti e di non lasciarmi prendere dalla curiosità irriflessiva. Mi racconta che è bellissimo essere curiosi del mondo, ma che per sopravvivere si deve valutare e scegliere ogni volta la via meno rischiosa.".
 
Pesce Guancione e Pesce Giallo riflettevano in silenzio. Guardavano Nico con rispetto e interesse. Lui aveva qualche esperienza in più e ora stava aprendo loro una visione più ampia della vita. Avrebbero provato a ricordarsene.
 
Il sole era ormai alto nel cielo.
Gico si era ritirato al fresco e al buio di casa sua.
Per tutti gli abitanti del magico Giardino di Dodo, la giornata aveva ripreso a scorrere lenta e ricca come sempre.









Ibis e Drillo

 
🦅
 
“Buongiorno, Nico! Sei già sveglio questa mattina?” salutò Gico sorpreso nel vedere Nico in giro così di buonora.
“Buongiorno, Gico. È presto, sì, ma avevo un forte languorino nello stomaco e non riuscivo più a stare fermo nel nido. Così sono uscito a caccia.” ridacchiò Nico, saltellando da una zolla all'altra alla ricerca del punto giusto in cui infilare il becco con successo.
 
Albeggiava appena appena e il magico giardino di Dodo era ancora pieno di ombre indistinte.
Come tutti gli altri suoi abitanti, Pesce Guancione non si era ancora svegliato. Tutto intorno regnava un silenzio ovattato che invitava a starsene fermi ancora per un po'.
 
Nico trovò il primo lombrico e si avvicinò con lui alla vasca delle ninfee. In quel breve tempo che era trascorso il cielo si era già rischiarato quel tanto da fugare le ombre più grandi.
Ecco un gracidio sommesso. Nella, la giovane ranocchietta, si era svegliata e cominciava a mettersi in movimento.
🦅
 
Così Nico lo vide. Accanto alla maestosa magnolia un uccello imponente dal lunghissimo becco ricurvo lo guardava immobile come una statua.
Nico ne fu letteralmente affascinato. Non aveva mai visto niente di simile in quel giardino. Lo sconosciuto gli sembrò bellissimo, ma non sapeva se poteva fidarsi o se fosse invece un pericolo per lui.
Anche Gico se ne stava fermo e muto. Pesce Guancione, che si era nel frattempo svegliato, osservava adesso la scena seminascosto dietro lo zampillo dell'acqua, che era già in funzione.
 
Allora Nico si avvicinò un pochino e con educazione decise di apostrofarlo: “Buongiorno! Io sono Nico, un merlo, e vivo in questo giardino. Tu chi sei?”.
“Io sono Ibis e vengo da molto lontano.”.
“Lo dicevo io che sei molto strano e che non potevi essere di queste parti. Sei pericoloso o possiamo parlare un po'?”.
 
Ibis non poté fare a meno di sorridere all'ingenuità di Nico. Si vedeva che era molto giovane. Se lui fosse stato un predatore, il piccolo merlo non avrebbe fatto in tempo neppure a porre la domanda.
“Non mi nutro di merli, stai tranquillo. Mangio insetti, lombrichi, qualche rana…”.
A queste ultime parole Nella si zittì immediatamente, fece un salto indietro e si nascose sotto una foglia.
“Meno male!" commentò Nico “Allora cosa ci fai qui? Non c'è cibo a sufficienza per te nel magico giardino di Dodo… quasi quasi i lombrichi non bastano neanche a sfamare me, rane ce ne sono pochissime… e certo non vorrai mangiarti la nostra Nella…”.
Ibis, sempre immobile come una statua, sorrise.
 
🦅
 
Poi finalmente parlò: “Io provengo da un luogo lontanissimo, l'Egitto, ma adesso vivo in un lago non lontano da qui al quale sto tornando. Mi sono fermato perché sono stato attratto da questo giardino fatato che sembra creato da un pittore.”.
“Certo che questo è un giardino speciale! Ci vive Dodo, che ama tutti noi e capisce la nostra lingua. Tra un po' lui si sveglierà e verrà qui in giardino a giocare con noi… sarà contento di conoscerti.”.
“Allora non è così strano che mi sia parso di vedere un giovane coccodrillino aggirarsi qua intorno." disse Ibis “È stata una vera sorpresa. È da quando sono lontano dal Nilo che non ne vedevo… ma il vostro Dodo si fida ad incontrarlo nel suo guardino?”.
 
A questo punto Gico decise di intervenire: “E perché non dovrebbe fidarsi, Ibis? Drillo è così morbido e simpatico.“.
Ibis non si trattenne. Si mosse un po' concitato e sbarrò gli occhi. “Mi chiedi perché? Non c'è nessuno più pericoloso di un coccodrillo… divora persino i suoi figli, salvo poi versare, appunto, lacrime di coccodrillo.”.
Pesce Guancione rimase a bocca aperta fuori dall'acqua. Nella si dimenticò di continuare a nascondersi e fece un gran salto.
Gico guardò Nico. Nico guardò Gico: entrambi erano rimasti senza parole!
 
🦅
 
“Cra cra…”. Nella aveva riflettuto e aveva deciso di intervenire: “Ibis, è presto detto. Qui siamo nel magico giardino di Dodo dove tutto è possibile. Cra. Tu forse non ti senti diverso qui? Io sono una rana, ma mi sono accorta che tu non mi mangi ed io non ho paura di te.”.
Ibis rimase in silenzio.
Intanto il sole aveva reso radioso tutto il giardino.
La porta bianca in cima alle scalette si era aperta e Dodo era comparso in braccio alla mamma, che sedette insieme a lui all'ombra della maestosa magnolia.
“Ciao, Ibis!” salutò Dodo, come se incontrare lo sconosciuto fosse la cosa più normale del mondo.
Un gran feeling si stabilì immediatamente tra i due.
 
 
🦅
 
Tutto scorre, tutto va.
Così Ibis riprese il volo interrotto verso il suo lago non lontano, promettendo di ritornare di tanto in tanto a visitare quel luogo nascosto in una fiaba.
Gico si affrettò a rientrare al fresco e al buio di casa sua.
Nico riprese a cercare lombrichi ancora per un po' prima di ritirarsi nel suo nido.
Nella, invece, si sgranchiva le zampette, saltando allegramente di qua e di là a caccia di moscerini, recando un certo scompiglio tra Pesce Guancione e Pesce Giallo, che facevano una gara a colpi di pinne.
 
E Dodo?
Dodo rideva gioioso, apostrofando tutti i suoi amici. Tra le braccia stringeva il suo amico speciale Drillo, mentre la mamma sorrideva e canterellava: “Il coccodrillo come fa?”.








R  o  s  s  o
 
 
🌿
 
Nel giardino di Dodo Rosso era l'ultimo nato. Finita la sua vita nel nido, quel mattino si apprestava a fare la sua prima esperienza di volo.
Dodo sedeva già nel suo punto di osservazione sotto la profumatissima magnolia, che filtrava il sole con garbo, ricamando un tappeto stupendo di luci e ombre sotto di lei. Come al solito, rideva garrulo, giocando con il pulviscolo che si muoveva dentro ogni più piccolo raggio di sole intorno a lui.
L'intero giardino era in attesa dell'evento.
 
Gico si era fermato oltre la sua ora abituale del rientro a casa e scambiava opinioni con Nico che saltellava su una zolla non lontana, ma senza pretese di cacciare lombrichi. Non voleva farsi cogliere impreparato.
Pesce Guancione, finite le abluzioni mattutine, se ne stava in attesa vicino al bordo della vasca delle ninfee sul quale Nella, la ranocchietta, si era immobilizzata già da un po', tutta attenta ad ogni più piccolo fruscio. Non si muoveva nemmeno per servirsi dei grassi moscerini che avevano preso ad esplorare l'aria intorno a lei. Aspettava e basta. In quell’incantesimo da fiaba era sopraggiunto anche Pesce Giallo, ancora mezzo addormentato, che si cullava dolcemente nell'acqua.
 
🌿
Il fischio poderoso di Papà Merlo ruppe perentorio il silenzio. Era il segnale. Immediatamente Mamma Merla accorse dall'aiuola vicino al cancello e si dispose un breve tempo in attesa sul ramo più basso dell'albero di famiglia, prima di rientrare nel nido.
Nella spaccatura sulla corteccia del vecchio albero qualcosa cominciò a muoversi.
Nel nido ben protetto Rosso era uscito dal piccolo uovo azzurro da due settimane ed ora era pronto ad iniziare la sua vita all'esterno. Era emozionato, ma non aveva paura. Non si sarebbe sentito solo nel giardino di Dodo. C'erano altri giovani amici che erano nati da poco come il piccolo pettirosso e lui non vedeva l'ora di incontrarli da vicino.
 
Il primo a comparire sulla scena fu papà merlo, seguito subito dopo dalla mamma. Entrambi volarono fuori e si fermarono sulla siepe di alloro.
Strano, eh?! Un raggio di sole, illuminò il piccolo nido proprio nel momento in cui Rosso raggiunse il bordo estremo… e si lasciò andare nel vuoto. Che ebbrezza percorse il piccolo corpo librato verso il grande spazio pieno di talmente tante attrattive da non sapere a cosa prestare attenzione per prima!
 
Nico emise il fischio che aveva imparato da non molti giorni. Pesce Guancione cominciò a nuotare di qua e di là in segno di gioia. Nella fece un salto lungo lungo e si avvicinò al punto in cui Rosso era atterrato.
“Cra, cra, cra!” gracidò con la sua vocetta di bambina “Bello, bello, bello! Come sei bello, Rosso! Cra, cra, cra. Ti aspettavamo con gioia. In questo giardino mancava il rosso del tuo piumaggio.”.
Dodo, tutto festoso gesticolava e sgambettava al suo indirizzo.
Allora Rosso provò a zampettare verso di lui, seguito da Nella che saltava tutta attenta.
Mentre Gico l'equilibrista cercava di avvicinarsi quanto più possibile, l'acqua della vasca era tutto un tumulto perché Pesce Guancione e Pesce Giallo continuavano a nuotare freneticamente come pazzi da una parte all'altra per manifestare la loro grande e incontenibile gioia. Anche Nico si avvicinò in volata. Aveva un lombrico che gli penzolava dal becco e che depose davanti al giovane Rosso il quale lo guardò con circospezione.
Dodo rideva tutto eccitato cercando di afferrare Rosso con la manina paffutella, ma era questa cosa non certo facilissima per lui. Provò e riprovò ancora.
Poi Nico modulò un nuovo fischio, mentre Nella riprese a gracidare a tutto spiano. Allora tutti gli altri abitanti del giardino di Dodo si avvicinarono quanto più possibile per vedere cosa stesse accadendo, lasciando uno spazio vuoto perché dalla vasca delle ninfee Pesce Giallo e Pesce Guancione potessero osservare gli avvenimenti.
 
Dodo aveva un biscottino in mano e se lo sbocconcellava con gusto. Così più di una briciolina gli si era incastrata nelle dita.
Rosso si avvicinò con garbo e beccò quella che gli sembrò più appetitosa e che si nascondeva tra il mignolo e l'anulare. Poi la ingoiò deliziato allungando il collo e strabuzzando gli occhi.
Risate festose si levarono nel giardino di Dodo, mentre un filo di vento se le portava lontano nel mondo.
 
In quella un‘ombra silenziosa si materializzò sul cancello di ferro. Era Ibis di ritorno a casa sua, che si era fermato ad assistere all'ultimo evento messo in scena nel magico giardino di Dodo.
Intanto il coccodrillo Drillo, nel suo splendido verde, brillava al sole tra le braccia del suo amico, che rideva beato, tutto pieno di briciole di biscotto.






Il cipresso
a cinque stelle 
 

 
🌿
 
Eccomi.
In punta di piedi mi sono seduta su questo grazioso balconcino dal quale mi perdo nel fascinoso giardino di Dodo.
Sono sola. Proprio sola. Sì, ci sono solo io in questo caldo pomeriggio d'autunno pieno di sole.
Dodo fa il pisolino pomeridiano abbracciato al suo amico Drillo.
Nico… Nico è passato pochi minuti fa e si è infilato direttamente nell'albero in cui si cela il suo nido. Non ne è più uscito.
E Gico? Gico ovviamente è al riparo nella sua fresca casa sotto l'intonaco da cui uscirà solamente al crepuscolo.
Vi chiederete dove sia Pesce Guancione… lui è immerso in profondi sogni fantastici, come pure Pesce Giallo, che certo non rinuncia alla sua siesta.
Non è di sicuro neanche l'ora in cui Ibis viene in visita. Lui, se passa, lo si vede solo all'alba.
Quindi… in questo momento nel magico giardino di Dodo la vita è completamente sospesa. Perfino Ragno Rosso si è immobilizzato e si lascia cullare dalla sua tela… sonnecchia, sospeso tra le foglie gialle che spuntano sotto il nido di Nico.
Dunque sono sola, sola davvero. Posso tuffarmi anch'io in questo universo fatato e coglierne i segreti o magari finalmente, sognare a pieni sogni senza disturbare nessuno.
 
Che silenzio carezzevole c'è qui intorno in questo momento! Sperimento tutto il fascino del silenzio, un incanto come non è facile incontrare, una voce magica che ha il sapore dolce di Dodo.
 
 
🌿
 

Oh, che succede? Capto qualcosa di indistinto. Come ho sempre saputo il silenzio non è mai proprio vuoto del tutto, ma...
Sì, c'è qualcosa ora che cerca di entrare nel mio campo percettivo. Un brusio che è quasi un messaggio subliminare. Da dove proviene?
Oh, sì, ci sono. L'altissimo cipresso che svetta non lontano da me, alla mia destra, prima pressoché anonimo, immobile e solitario, è adesso pieno di vita… sommessa.
Che emozione! Sentite? Si irradia da lui un incredibile concerto a più voci: bisbigli, pigolii, fruscii, mormorii, trilli e commenti vocali appena appena percettibili eppure ricchissimi nelle loro infinite sonorità. Un'emozione davvero magica.
Ho capito. È questo cipresso un grattacielo altissimo che nasconde un hotel a cinque stelle in cui ogni più piccolo spazio è occupato e pullulante di vita.
Mi colpiscono i pigolii incerti degli ultimi nati, poco più dei ronzii degli insetti che pure vi trovano alloggio. Passerotti, cinciallegre, pettirossi, capinere, forse storni? Non si vede niente, ma i numerosi e affollati appartamenti ruotano intorno ad una vera e propria nursery invisibile, piena di vagiti di nuova vita.
 
🌿

Una tortora atterra sul prato. Pesce Guancione è di nuovo in movimento.
Ecco Nico. Eccolo di nuovo sul prato anche lui.
“Ffffiu, fffiu, fffiuuu… Rosso, dove sei? Ho voglia di giocare…” fischia in merlese, guardando alla volta dell'alto immoto grattacielo.
“Cip, cip… Arrivo, Nico! Stavo facendo un riposino…”.
Da un varco invisibile ai piani alti del cipresso, sbuca Rosso tutto allegro. Si catapulta come un proiettile al cospetto di Nico.
Ora nel magico giardino di Dodo l'azione scorre veloce.
Ecco Nella. “Cra, cra, cra…”.
Il gracidio della piccola rana risulta poco più di un sussurro mentre fa un salto energico dal bordo della vasca delle ninfee, arrivando a sfiorare le zampette di Rosso, il quale preso alla sprovvista svolazza disordinatamente all'indietro.
“Nella, controlla la tua vivacità… mi hai spaventato!” cinguetta con un filino di voce.
Anche Nico ha cominciato a muoversi con circospezione.
Che stranezze stanno accadendo?
 
Pesce Guancione li guarda con sufficienza, poi spiega con un filino di voce: “Non vi siete accorti che è il periodo delle nascite? I nidi sono pieni di piccolini che a quest'ora stanno riposando e si spaventano se si fa troppo rumore.”.
“Nascite?” borbotta quasi tra sé e sé Nico “Non mi ero accorto che la nursery fosse di nuovo molto affollata… Rosso, sembra ieri che siamo nati noi… e già non siamo più i piccoli!”.
“Nico, è proprio vero… lo sai che ho un pochino pochino di nostalgia di quando eravamo nel nido? Mi ricordo ancora la fatica mentre cercavo di aprire con il becco il guscio del mio piccolo uovo… e il bagno di luce che mi ha inondato appena saltato fuori. “.
“Sì, un momento straordinario, ma… sai? È bello diventare grandi… ci sono mille cose da scoprire nel mondo. Ci pensate? Adesso io so che i bruchi diventano farfalle, che dai gatti è meglio stare alla larga, che i bambini piccolissimi comprendono la nostra lingua, che in questo magico giardino vive l'amicizia e presto incontreremo anche l'amore.”.
 
Nel magico giardino di Dodo si è fatto un silenzio di tomba. Persino dal cipresso a cinque stelle non proviene più alcun pigolio.
Rosso, Nella, Pesce Guancione e Pesce Giallo, Gico e Ragno Rosso sopraggiunti nel frattempo, hanno ascoltato Nico in religioso silenzio e adesso mostrano di concordare con convinzione.
Poi, come fosse un ritmo già prestabilito, la vita riprende il suo corso. Tutto ricomincia a muoversi, mentre i nostri amici fanno insieme un allegro girotondo.
 





🌿
Chi sono?
 

Devo rientrare.
Chi sono?
Sì, ebbene sì, io sono la nooonnaaaa!
Io sono la nonna di Dodo, l'unico adulto che riesce a comprendere il linguaggio magico di questo bambino che negli occhi azzurri ha la sapienza del mare e in essi lascia scorrere mille immagini fantastiche.
Noi ci capiamo al volo e ci divertiamo tanto, ma chiunque di voi voglia sognare con noi sarà il benvenuto.
Dodo ed io abbiamo un formula magica e segreta per aprirvi la porta speciale del magico mondo di Dodo. Vi va di entrare?
Noi vi aspettiamo.
 















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