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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

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della mente e del cuore

Buona lettura



Una fiaba per sognare - Il greto segreto del fiume












Sul greto di un piccolo ruscello di montagna, dove l'acqua era trasparente come il cristallo, mille sassolini di tutte le misure avevano creato un piccolo mondo in cui il bianco splendeva nei giorni di sole e conteneva il grigio che invadeva la valle nei lunghi bui giorni invernali.
Nella calma e nella semplicità di quell'angolo di mondo la vita si svolgeva lenta, sempre uguale, senza alcun intervento dell'uomo.
Infatti, solo raramente passava di lì qualche montanaro che risaliva il ruscello per raggiungere il bosco in cui tagliare un po' di legna o qualche visitatore in cerca di emozioni che si era spinto troppo oltre i percorsi abituali.
L'acqua saltellava, generalmente tranquilla, sui dislivelli non troppo accentuati e sui sassi che via via tentavano di sbarrarle la strada… e cantava.
Non mancavano giorni invernali cupi e accidentati in cui il piccolo ruscello ingrossava a dismisura e cambiava la sua voce assumendo toni di qualche aggressività che facevano tacere tutti gli abitanti del luogo.
Questo era ciò che vedevano i rari passanti intenti alle loro faccende da sbrigare e, quindi, piuttosto distratti dal chiaro cinguettio degli uccelli, dalla voce del vento che spesso soffiava impetuosamente, dal brontolio del tuono improvviso che sopraggiungeva anche in piena estate.

Tra i mille sassolini levigati dall'acqua nel corso del tempo che non conosceva orologi, però, si svolgeva una vita intensissima, inimmaginabile.
Un intero mondo viveva invisibile a tutti. 
Protetto dalla ghiaia e dalle pietre di mille misure, si ergeva uno strano villaggio.
Anzi i villaggi erano più di uno, l'uno non lontano dall'altro, a formare forse un’intera città.
Una città senza spessore? Una città sotto la ghiaia sul greto di un fiume?
Sì, in effetti questo era proprio quello che avreste visto, se foste riusciti ad infilarvi tra i ciottoli piatti e levigatissimi, nel punto in cui con un po' di fortuna si poteva attraversare la porta tra i due mondi.


Infatti, a ben guardare, si potevano vedere piccoli esseri trasparenti che scivolavano con grazia su sentieri tracciati da bollicine, in un apparente ordine predefinito.
Vagamente umanoidi, i piccolissimi esseri non indossavano abiti.
Era come se la loro pelle fosse al contempo corazza, morbidezza e duttilità, trasparenza, protezione, eleganza.
Non si distinguevano uomini o donne, vecchi o giovani, bambini o neonati.
Intorno a quella che doveva essere la loro testa, dondolava appena e con una certa armonia una specie di casco morbido dello stesso tipo della pelle, ermetico e sigillato, che evidentemente non lasciava passare all'interno nemmeno una gocciolina dell’acqua del ruscello.
Così quegli esserini erano in grado di muoversi leggeri verso le loro destinazioni, appunto in un ordine apparentemente predefinito e ritmico, senza sorpassi e senza affollamenti.

I sentieri tracciati dalle bollicine si perdevano a vista d’occhio in ogni direzione tra le costruzioni che formavano quella strana città.
Costruzioni?
Sì, non erano sassi o rocce naturali.
Erano vere e proprie costruzioni, insoliti edifici semoventi, prevalentemente sferici, sempre trasparenti e lucenti come cristallo.
A volte un raggio di sole si infilava tra i sassi e penetrava in quella magica realtà, producendo bagliori deliziosi.

L'acqua del ruscello scorreva cristallina su quel mondo segreto e lillipuziano.
I pesciolini si avvicinavano a volte nel punto in cui si apriva il varco nascosto, cioè la porta che collegava i due mondi.
Essa in qualche modo inconsapevolmente li attirava, ma non trovandovi cibo si allontanavano a valle o si intrattenevano tra i bianchi ciottoli dove sempre riuscivano a sfamarsi.

C'era, però, un pesciolino argenteo che tornava e ritornava in quel punto.
Ne era come incantato.
Se se ne allontanava troppo, avvertiva un profondo richiamo, un richiamo profondissimo a cui non sapeva resistere.
Allora si guardava indietro e ritornava di corsa proprio lì, pinneggiando disordinatamente.




🎈

Gli esserini trasparenti continuavano ad andare e ad andare.
Scivolano sui sentieri tracciati dalle bollicine ordinatamente e con un ritmo sempre uguale.
Questo dava una grande armonia a chi si fosse trovato per caso a guardarli.
Dove andavano tutti così consapevoli e convinti?

I vari sentieri si allontanavano a perdita d'occhio sotto il greto del ruscello che serpeggiava verso valle in lieve pendenza.
Sotto non c’era apparente dislivello e gli esserini scivolavano via in lunghe file, ad intervalli regolari, tutti più o meno della stessa altezza, dondolando appena il capo, mentre guardavano dritti davanti a loro.
Dopo un percorso variegato e piuttosto lungo, con grande stupore, numerosi di quei sentieri si ritrovavano a convergere in un ampio spazio apparentemente vuoto.
In realtà, a ben osservare, si notava un cuscino di bollicine che girava tutto intorno, formando un enorme anello che scorreva continuamente su se stesso.
Arrivando dai vari sentieri era inevitabile finirci sopra.
E così, infatti, accadeva.
Al convergere dei due percorsi, ogni squadra di esserini, si immetteva nell'anello.
Dopo aver voltato il capo a destra, ogni esserino ruotava tutto il corpo di novanta gradi e continuava a scivolare armonicamente sul circuito di bollicine.
Era bellissimo vedere come in tutto questo non ci fossero interruzioni, fermate o movimenti scomposti. Sembrava una giostra elettronica nel cui movimento non ci potesse essere neanche un piccolo dettaglio diverso perché non previsto dal programma.

Il pesciolino argenteo, risalendo l’acqua del ruscello, si trovò ancora una volta in quel punto speciale in cui avvertiva un'attrazione fatale alla quale non poteva assolutamente resistere.
Girò e rigirò su se stesso per un bel po' incapace di allontanarsene.
Poi, ad un tratto, con un colpo di coda, spostò un paio di sassolini.
Quello che vide lo incuriosì al punto tale che si immobilizzò per paura che l’immagine sparisse.
Era come se l'acqua in quel punto si fosse trasformata in una forte lente che ingrandiva, rendendo comprensibile, ciò che proteggeva al di sotto.
Vedeva con chiarezza l'anello di bollicine sul quale le squadre di esserini procedevano distanziate tra di loro.
Chi erano quelle strane creature?
Era sicuro che si trattava di esseri viventi.
Quello di cui era certo è che non provava l'istinto di mangiarli.
Continuava ad osservarle ipnotizzato, quando si accorse che al termine del terzo giro, la prima squadra stava saltando un passo.
Immediatamente, con un salto perfetto, il primo esserino aderì ad un’asta trasparente e prese a vorticare intorno ad essa.
Intanto il secondo aveva saltato anche lui e si era posizionato a fianco del primo, mentre tutti i componenti della squadra facevano altrettanto.

Via via l' asta si spostava verso l'alto, consentendo alle altre squadre di disporsi nella stessa posizione di quella precedente e di prendere a ruotare alla stessa velocità.
E così continuò senza interruzione, mentre l'asta diventava sempre più lunga e i filamenti di esserini con il casco in rotazione così numerosi che era ormai impossibile contarli.

Il pesciolino argenteo, frastornato da tutto quel movimento, chiuse gli occhi senza avvedersene.




🎈

Trasckrsero i giorni.
Una mattina, il pesciolino argenteo, risalendo l’acqua del ruscello, si trovò ancora una volta in quel luogo speciale in cui avvertiva un'attrazione fatale alla quale non poteva assolutamente resistere.
Girò e rigirò su se stesso per un bel po' incapace di allontanarsene.

Fu in quel momento che, con un colpo di coda, spostò un paio di sassolini.
Quello che vide lo incuriosì al punto tale che si immobilizzò per paura che l’immagine sparisse.
Era come se l'acqua in quel piccolo spazio si fosse trasformata in una forte lente che ingrandiva, rendendo comprensibile, ciò che proteggeva al di sotto.

Vedeva con chiarezza l'anello di bollicine sul quale le squadre di esserini procedevano distanziate tra di loro.
Le osservava ipnotizzato, quando si accorse che erano già al termine del terzo giro.
La prima squadra si fermò un passo e con un salto perfetto… il primo esserino della fila aderì ad un’asta trasparente e prese a vorticare intorno ad essa.
Intanto il secondo aveva saltato anche lui e si era posizionato a fianco del primo, mentre tutti i componenti della squadra avevano fatto altrettanto in modo sincronizzato.
Via via l' asta si spostava verso l'alto, consentendo alle altre squadre di disporsi nella stessa posizione e di prendere a ruotare alla stessa velocità .

Il pesciolino argenteo, frastornato da tutto quel movimento, chiuse gli occhi per un attimo.
Li riaprì immediatamente, però, per non perdersi nulla di quello spettacolo che gli creava una grande turbamento.

Le file di esserini, che afferravano l'invisibile asta e si erano posti a novanta gradi rispetto ad essa, ruotavano ancora a velocità supersonica.
Immaginate una banderuola su un tetto, che gira impazzita, sospinta da un vento furioso, fendendo l'aria ritmicamente in un crescendo spaventoso.

In quel momento, alla base dell'asta si stava formando una voragine, che si ampliava a macchia d'olio.
Prima che il pesciolino riuscisse a rendersene conto,  la grande misteriosa apertura ingoiò quell’asta sconcertante.
Fu un movimento del tutto improvviso, ma così preciso che gli esserini non persero il loro ritmo, lasciandosi trasportare giù, sempre più giù, sempre in un ordine ben composto e riconoscibile, giù giù dove accadde l'inverosimile.

Laggiù lo spazio si dilatava a dismisura, mettendo in risalto un intreccio di strade contorte formate sempre da bolle, questa volta grandissime.
Su di esse, esseri trasparenti, che apparivano molto grandi su quelle bolle pure grandissime, vagamente umanoidi, con una specie di casco dondolante al posto del capo, percorrevano gli spazi in file lunghissime intervallate tra loro, come già aveva visto fare agli esserini in superficie.
Sembrava di precipitare in una grande fabbrica seriamente intenta a produrre qualcosa di invisibile, qualcosa che non si comprendeva anche aguzzando la fantasia.

Il pesciolino argenteo si spinse ancora più avanti nel tentativo di vedere meglio cosa stesse accadendo laggiù.
Per poco non mandò in mille pezzi quella specie di lente che gli consentiva di cogliere tale immagine aliena.
Si spaventò tantissimo per il danno che stava per fare e si ritirò indietro con un guizzo improvviso, riguadagnando quel tanto di spazio sufficiente a ripristinare la primitiva posizione.




🎈

Per fortuna il nostro pesciolino argenteo aveva riguadagnato la primitiva posizione.
Infatti era riuscito a rimettere a fuoco l’ultima scena, quella che lo aveva fatto sobbalzare e per poco non aveva compromesso tutto.
Ora era di nuovo entrato in quello spazio dilatato, in quella specie di fabbrica incomprensibile, ove tutto si svolgeva come nel complesso meccanismo di ingranaggi che regolano il funzionamento di un orologio.
Ciò che non era previsto si toccasse rimaneva separato, magari per un spazio così esiguo che quasi non si riusciva a vedere.
Ciò che doveva entrare in contatto lo faceva con una precisione ed un ritmo maniacali da lasciare a bocca aperta.
Tuttavia, il pesciolino argenteo era affascinato soprattutto dagli umanoidi.
Era chiaro che non erano oggetti, meccanismi inanimati.
Era comunque evidente anche il fatto che niente avevano della vita che era abituato ad osservare dentro e fuori dal ruscello in cui era nato, era vissuto e stava facendo l'esperienza di giovane argenteo pesciolino.

Lui apriva e chiudeva la bocca, sventolava in modo sincronizzato le pinne, lasciava filtrare l'acqua attraverso le branchie per portare avanti la sua esistenza.
Quegli umanoidi scivolavano su cuscini di bollicine, non cambiavano di un millimetro la loro posizione rispetto agli altri, sembravano completamente chiusi alla possibilità che qualunque cosa  potesse entrare dentro di loro.
Erano di misure completamente diverse… dall'infinitesimamente piccolo, al grandissimo che incuteva un enorme timore.

Mentre così elucubrava nella sua mente rovente, si accorse che al centro di quella fabbrica lo spazio aveva ripreso ancora una volta a dilatarsi, sempre di più e di più, mentre orde di quegli enormi esseri, in file precisissime, scivolavano sempre più giù, fino al punto fatidico in cui raggiungevano un ulteriore livello, sempre più in profondità.

Il piccolo pesce era molto emozionato.
Sentiva crescere dentro di sé qualcosa di enorme che stava quasi per soffocarlo.
Non riusciva a capire se lo spettacolo lo riempisse di piacere o di disagio.
Voleva assolutamente scoprire cosa ci fosse laggiù, cosa stessero facendo quei curiosi personaggi così seri e così precisi.
Già  da un po' si era reso conto che la lente più non ingrandiva e che ciò che riusciva a vedere non era più tutto quello che c'era da scoprire.
Allora con la pinna caudale si dette un bel colpo e fece un salto indietro nelle acque del ruscello.
Girò più volte su se stesso.
Sì guardò avidamente intorno, su e giù, qua e là, poi alzò gli occhi al cielo e si perse nell'azzurro.





🎈

Un attimo dopo, riaprì gli occhi ben determinato, raccolse tutta la sua forza e si gettò contro quella lente che per tanto tempo non aveva notato e che ora lo aveva completamente stregato.
La lente andò in frantumi piccolissimi, ma il fragore dei minutissimi pezzi che volavano via fu assorbito dall'acqua del ruscello che in quel momento scorreva più impetuosa.

Il pesciolino saltò prontamente sul primo cuscino di bollicine che avvicinò e, di sentiero in sentiero, arrivò in breve tempo giù giù nel fondo, in quello che per lui era il centro della Terra.
Adesso, quello che dall’alto gli era apparso il punto finale di tutto, lo lasciò per una attimo attonito e incredulo.
Non ci poteva credere...

In uno spazio molto ampio e curato, colse una bellezza che mai avrebbe potuto immaginare.
Vagamente gli ricordava la cascatella del ruscello sotto la quale aveva visto la luce, ma ciò che poteva ammirare in quel momento era di uno splendore accecante.
Quello era il mondo delle bollicine, bollicine lucenti e ammiccanti, che si raggruppavano ovunque, in mille modi diversi, sorprendenti e fantastici.
Per non parlare del movimento, delle luci e delle sonorità che si percepivano appena.
I sentieri di bollicine serpeggiavano dappertutto salendo e scendendo come fosse nulla.
Fontane di bollicine zampillavano con grazia, cambiando continuamente forma e dimensioni.
Lampadari di grappoli inverosimili di bolle lucenti scendevano ad altezze diverse da una volta piena di luce, ricoperta, nemmeno a dirlo, di bollicine deliziose.
Insomma un ambiente da favola da lasciare storditi!

E non era certo tutto!
In tutta questa luce gli strani personaggi umanoidi avevano rotto le ritmiche file che li avevano condotti fin lì e si erano dispersi quasi su ogni bolla, salendo e scendendo dappertutto, indaffarati in un lavoro che sembrava di estrema importanza.
Malgrado il grande movimento non vi era caos e tutto sembrava ancora una volta ordinato, anzi, pieno di armonia.

Questo aveva colto al primo sguardo l'argenteo pesciolino, ma era stato solo per una frazione di secondo...
Infatti l'arcano era ora svelato!

Al centro di questo immenso spazio, disteso mollemente su un movimentato lettone di lucenti bollicine, un enorme, immenso umanoide giaceva tranquillo e beato senza apparentemente far nulla.
Al contrario, infinite schiere di quegli umanoidi appena scese dall'alto si avvicendavano sul suo corpo con metodo e precisione.
Era uno spettacolo travolgente…

Il pesciolino argenteo ristette all'inizio un po' intontito davanti a questa scena tanto assurda quanto ammaliante… poi di colpo comprese.
Questo era un mondo extraterrestre in cui tutto era diverso da ciò che accadeva sulla Terra, anche dal mondo dei fiumi e dagli abissi dei mari conosciuto dagli uomini.
Adesso comprendeva cosa quegli umanoidi di tutte le taglie facessero con quell'andare su e giù.
Raccoglievano ossigeno dall’aria sul greto del fiume e, attraverso i tanti cambi di livello, lo trasportavano al centro della Terra, dove il loro re - o forse il loro Dio - lo immagazzinava per consentire la sopravvivenza di quel mondo.

La raccolta dell'ossigeno era evidentemente un lavoro necessario per loro, ma da come veniva realizzata era anche una danza magnifica, un gioco che li gratificava e non li stancava.
Che differenza con gli umani moderni! – non poté fare a meno di pensare il pesciolino.
Adesso il piccolo argenteo pesciolino sentì l'urgenza di tornare in superficie.
Ne sarebbe stato capace?
Doveva assolutamente far sapere agli uomini che sul loro pianeta convivevano con una comunità di extraterrestri di cui non conoscevano l'esistenza.

Intanto che nuotava ripercorrendo a ritroso il lungo cammino che lo separava dal greto del fiume, si domandava come avrebbe potuto fare… uomini e pesci non comunicavano poi tanto, in verità!
Sorrise.

Un ultimo salto e fu all'aria libera.
Si girò per guardare il punto d'accesso da cui era appena uscito a cercare la lente attraverso la quale aveva incontrato quel mondo...
Non più lente, non più pertugio, solo l'acqua cristallina del ruscello tra i sassi e le pietruzze.
Sulla riva un montanaro risaliva il ruscello per raggiungere il bosco in cui tagliare un po' di legna.
Tutto era bello e calmo come al solito.

Capì che la magia gli era stata mostrata per una sola volta e che mai più, forse, gli sarebbe stato concesso di ritornare al centro della Terra.
Ora la su missione era quella di comunicarlo agli uomini, anche se la vedeva difficile.
Scoraggiato, azionò le sue piccole pinne e nuotò pensieroso verso valle.




Che bella storia è questa mia!
L'ho appena raccolta lungo la via.

Se guardi anche tu le potrai trovare,
le parole incantate che fanno sognare.

🎈 🎈 🎈 🎈 🎈











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