La Giustizia - Paul Cézanne |
L'arringa
Arringa:
🎯
Difesa orale,
di ampiezza e impegno oratorio
consistenti,
durante un processo penale.
🎯
Discorso importante
davanti a un'assemblea.
Vi siete mai provati
a difendere
con calore e partecipazione
una situazione
che vi sta particolarmente
a cuore?
Ecco
una bellissima occasione
per provare!
Immaginiamo
di essere
una/un
🎯 mamma/papà,
🎯 ragazza/ragazzo,
🎯 cittadina/cittadino
🎯 cagnolina/gattino
e di trovarci a dover
difendere e a perorare
una causa personale
importante.
Chi ha voglia
di cominciare?
🎯
🎯
Creatività... sì, creatività.
Non sottovalutate mai questa parola, come magari sembrerebbe venire naturale. Pare un gioco ai più di voi, ma vi
assicuro che così non è.
Ancora nel 2023, la maggior parte delle persone associa questa parola a qualcosa di poco conto: al massimo può riguardare un bambino, un disegno, la vaga produzione di un pittore o forse di uno scrittore.
La creatività, invece, è qualcosa di molto più importante, qualcosa di magico, direi addirittura di fondamentale.
Questa speciale concezione comincia adesso a farsi un po' di strada nei luoghi deputati, come la scuola o il mondo del lavoro, dove si attuano alcune pratiche insolite, più moderne, apparentemente giocose ma molto produttive.
Dunque, vi esorto a rivedere il vostro pensiero su questo argomento.
Adesso proverò ad aggiungere alcuni dettagli a supporto di quanto sto affermando.
In realtà la creatività è anche linguistica e in questo ambito ha una grande ricaduta sull'attività cerebrale: più parole, più argomenti da trattare, più pensieri, più idee, nuovi e più ricchi schemi di pensiero.
La creatività di cui parlo ha propriamente a che fare con una importante modalità di pensiero, peraltro non molto conosciuta: quella del pensiero divergente, che diventa protagonista di se stesso, non ripete pedissequamente e percorre strade nuove di esperienza.
Non continuate a guardarmi con quel sorrisetto di sufficienza quando parlo di creatività, perché dovreste ancora riflettere sul fatto che la stessa evoluzione dell'uomo è stata segnata dagli atti creativi di chi ha osato pensare qualcosa di diverso dal già fatto, dal già noto.
Ancora nel 2023, la maggior parte delle persone associa questa parola a qualcosa di poco conto: al massimo può riguardare un bambino, un disegno, la vaga produzione di un pittore o forse di uno scrittore.
La creatività, invece, è qualcosa di molto più importante, qualcosa di magico, direi addirittura di fondamentale.
Questa speciale concezione comincia adesso a farsi un po' di strada nei luoghi deputati, come la scuola o il mondo del lavoro, dove si attuano alcune pratiche insolite, più moderne, apparentemente giocose ma molto produttive.
Dunque, vi esorto a rivedere il vostro pensiero su questo argomento.
Adesso proverò ad aggiungere alcuni dettagli a supporto di quanto sto affermando.
In realtà la creatività è anche linguistica e in questo ambito ha una grande ricaduta sull'attività cerebrale: più parole, più argomenti da trattare, più pensieri, più idee, nuovi e più ricchi schemi di pensiero.
La creatività di cui parlo ha propriamente a che fare con una importante modalità di pensiero, peraltro non molto conosciuta: quella del pensiero divergente, che diventa protagonista di se stesso, non ripete pedissequamente e percorre strade nuove di esperienza.
Non continuate a guardarmi con quel sorrisetto di sufficienza quando parlo di creatività, perché dovreste ancora riflettere sul fatto che la stessa evoluzione dell'uomo è stata segnata dagli atti creativi di chi ha osato pensare qualcosa di diverso dal già fatto, dal già noto.
E forse a molti sfugge che sono proprio questi atti creativi, che hanno aperto nuovi campi, nuove avanzate esperienze, permettendo di conseguire
nuovi traguardi fondamentali per l'umanità.
(Vanina)
🎯
I fatti
Ero in sala da pranzo e mi sentii chiamare. Io,
ubbidiente e senza farmi domande, mi recai in cucina. Mi guardai intorno.
Un bel gruppetto ero già lì. Mentalmente li contai. Mancava qualcuno. Va beh…
Cominciò, titubante, il titolare. Ecco… un capo
d’accusa verso una collega. Fu accusata di aver portato via dalla dispensa (non
voglio dire rubato) una pregiata bottiglia di vino: Sassicaia DOC 2012. Hai
detto nulla!
Sinceramente per me fu un colpo perché, seppur trattandosi di una
persona un po' strana, non la vedevo in tale veste. No, era troppo: era impossibile.
L’animo mio non lo accettava. Mi dispiaceva, provai dolore addirittura.
Appena ottenni la parola mi venne spontaneo difenderla, come si dice, a spada
tratta.
- Ma scusi, quando avrebbe avuto modo di entrare
in cucina? La cucina è dominio dei cuochi e loro la aprono e la chiudono appena
fatte le pulizie. Il capocuoco, poi, controlla che facciamo tutto secondo le
regole. Vuole una cucina e relativa dispensa sempre in ordine. Non è possibile.
Io credo che lei abbia già un suo disegno in mente, non so capire altro da
questo strano fatto che lei riporta.
E lui: – Ma no, so che il capocuoco non può essere
sempre presente, ovviamente, quindi ti posso assicurare che bastano pochi
minuti per chi ne è incline.
- Ma via, una bottiglia di vino che oltretutto è
anche difficile da trasportare e poi lei è sempre in turno con me, me ne sarei
accorta.
- Tu, accorta? Ma via, nemmeno non ti conoscessi.
Quando lavori pensi sempre a fare e ancora fare. Mi è capitato di chiamarti e
non hai sentito. Sono dovuto venirti vicino fino a spaventarti.
- Non si arrampichi sugli specchi. Il fatto è che
intende spostarla alle camere visto che quelle non le vorrebbe fare nessuno. E’
pesante fare le camere e con un piccolo ricatto ecco che ne ha trovata una da mandare a fare quel lavoro. Non
è giusto.
- Ma che stai dicendo? Sei tu che ti arrampichi
sugli specchi. Non sei il suo avvocato. Poi vedi, qui non la difende nessuno.
Vuol dire che qualche dubbio ce l’hanno. Vuol dire che è proprio così. Fattene
una ragione se non vuoi finire anche tu a fare le camere.
- Non mi interessa. Andrò anche io a fare le
camere ma sono sicura che ci può essere un’altra spiegazione. Ecco, è stata
rotta e il disgraziato non vuol prendere la colpa visto il costo. Può essersi
trattato di un incidente ma non si può incolpare qualcuno, anche se non
gradito. Vergogna!
Mi arrabbiai, mi si chiuse la gola e mi scese una
lacrima. Che figura! Sì, che figura, ma la collega non fu spostata. Forse non
era vero e infatti il capocuoco si offrì di ricomprarne una anche se il titolare
non glielo permise. Io fui soddisfatta di come andò a cadere la cosa ma a
distanza di tempo mi pare che in effetti il titolare poteva avere avuto
ragione. Ho incontrato quella ragazza non molto tempo fa al supermercato ma lei
non appena mi ha visto è scappata via. Come ci sono rimasta male! Mortificata.
L'arringa
Ma
scusi, quando avrebbe avuto modo di entrare in cucina? La cucina è dominio dei
cuochi e loro la aprono e la chiudono appena fatte le pulizie. Il capocuoco,
poi, controlla che facciamo tutto secondo le regole. Vuole una cucina e
relativa dispensa sempre in ordine.
Non
è possibile che possa essere stata presa quella bottiglia. Io credo che lei
abbia già un suo disegno in mente, non so capire altro da questo strano fatto
che riporta.
Ma
via, una bottiglia di vino che oltretutto è anche difficile da trasportare e
poi Lidia è sempre in turno con me. Me ne sarei accorta e lei non può dire il
contrario.
Non
mi stia a dire che quando lavoro penso sempre a fare e ancora fare, che
le è capitato di chiamarmi e non ho sentito, che ha dovuto venirmi vicino fino
a spaventarmi. Lei si sta arrampicando sugli specchi. Lei e non io!
Il
fatto è che intende spostare la collega alle camere visto che quelle non le
vorrebbe fare nessuno. E’ pesante fare le camere e con un piccolo ricatto ecco
che ne ha trovata una. Non è giusto.
Visto
che lei ha detto che non sono il suo avvocato e che qui non la difende nessuno
non vuol dire che ci sia una colpa. Non me ne faccio una ragione perché per
questo ci vogliono le prove e se devo finire anche io a fare le camere ci andrò,
non mi interessa ma sono sicura che ci può essere un’altra spiegazione.
Ecco,
la bottiglia è stata rotta e il disgraziato non vuol prendere la colpa
visto il notevole costo. Può essersi trattato di un incidente ma non si può
incolpare qualcuno, anche se non gradito. Vergogna!
Se
poi il capocuoco si è offerto di ricomprarla e lei non glielo permette, a
maggior ragione credo che sia il caso di lasciar cadere la cosa.
Ripartiamo
pure da qui.
(Claudia)
🎯
Signori della corte, signori della giuria,
finalmente in questo tribunale di questa piccola città, Grosseto, si parla di
bullismo.
Sembrerebbe impossibilie eppure anche qui da
noi si verificano questi episodi, in questo caso in palestra dopo gli
allenamenti, negli spogliatoi.
Lei, Giuseppe Martinelli, allenatore della squadra di basket juniores non si era mai accorto di ciò che accadeva, poiché appena terminato l'allenamento di corsa si recava in un’altra palestra per seguire altri ragazzini.
Purtroppo è successo nella palestra di Roselle al piccolo Giovanni. Tutto è emerso quando il nonno, che lo aspettava fuori dagli spogliatoi per riportarlo a casa non lo vedeva uscire. Affacciandosi alla porta della stanza, guardando dentro, non vide Giovanni.
Il bambino si era chiuso nel gabinetto, perché? Non voleva uscire. Così ha risposto al nonno perchè temeva di ricevere un altro attacco di mano da un suo compagno di squadra.
Una volta rientrato a casa si sono fatte varie verifiche: sul collo era evidente, dal rossore presente a forma di mano, che avesse ricevuto un'aggressione. Subito immortalato con foto, a testimonianza dell'accaduto.
Sono seguiti da parte dei genitori i reclami dovuti.
Lei, Giuseppe Martinelli, si è solo limitato ad andare presso l'abitazione del piccolo a constatare quanto era accaduto in sua assenza in palestra.
L'aspetto rilevante è stato quello, da parte sua di non prendere alcun provvedimento nei confronti di Giulio, il compagno di squadra, recidivo per altri attacchi non solo su Giovanni.
Anche i genitori di Giulio hanno voluto far passare l'episodio senza rilievo, facendo continuare gli allenamenti al proprio figlio, come se nulla fosse accaduto.
Intanto Giovanni non ha più voluto frequentare la palestra, ha dovuto appoggiarsi all'aiuto di uno psicologo, con le normali problematiche di ogni genere.
Anche nell'ambito della direzione scolastica si è cercato di minimizzare l'accaduto.
Lei, Giuseppe Martinelli, allenatore della squadra di basket juniores non si era mai accorto di ciò che accadeva, poiché appena terminato l'allenamento di corsa si recava in un’altra palestra per seguire altri ragazzini.
Purtroppo è successo nella palestra di Roselle al piccolo Giovanni. Tutto è emerso quando il nonno, che lo aspettava fuori dagli spogliatoi per riportarlo a casa non lo vedeva uscire. Affacciandosi alla porta della stanza, guardando dentro, non vide Giovanni.
Il bambino si era chiuso nel gabinetto, perché? Non voleva uscire. Così ha risposto al nonno perchè temeva di ricevere un altro attacco di mano da un suo compagno di squadra.
Una volta rientrato a casa si sono fatte varie verifiche: sul collo era evidente, dal rossore presente a forma di mano, che avesse ricevuto un'aggressione. Subito immortalato con foto, a testimonianza dell'accaduto.
Sono seguiti da parte dei genitori i reclami dovuti.
Lei, Giuseppe Martinelli, si è solo limitato ad andare presso l'abitazione del piccolo a constatare quanto era accaduto in sua assenza in palestra.
L'aspetto rilevante è stato quello, da parte sua di non prendere alcun provvedimento nei confronti di Giulio, il compagno di squadra, recidivo per altri attacchi non solo su Giovanni.
Anche i genitori di Giulio hanno voluto far passare l'episodio senza rilievo, facendo continuare gli allenamenti al proprio figlio, come se nulla fosse accaduto.
Intanto Giovanni non ha più voluto frequentare la palestra, ha dovuto appoggiarsi all'aiuto di uno psicologo, con le normali problematiche di ogni genere.
Anche nell'ambito della direzione scolastica si è cercato di minimizzare l'accaduto.
Invece non è così! Questi avvenimenti devono
essere resi noti, si devono prendere i relativi provvedimenti! Nel suo caso,
caro, Sig. Martinelli, il rimborso spese della parcella dello psicoanalista,
sostenute dai genitori di Giovanni e la sospensione dal servizio per almeno
sei mesi.
Si spera che l'accaduto non si ripeta nelle palestre e fuori. Gli allenatori, soprattutto di squadre di piccoli giocatori, devono essere ultravigili, per evitare traumi fisici e mentali derivanti dalle aggressioni di vario tipo che possono avvenire.
Questo è detto, questo è quanto.
(Maddalena)
Si spera che l'accaduto non si ripeta nelle palestre e fuori. Gli allenatori, soprattutto di squadre di piccoli giocatori, devono essere ultravigili, per evitare traumi fisici e mentali derivanti dalle aggressioni di vario tipo che possono avvenire.
Questo è detto, questo è quanto.
(Maddalena)
🎯
Quanto
sto per dirle è detto perché vorrei, anzi voglio, che lei capisca che il suo
comportamento è stato veramente indegno nei confronti di questa donna.
La signora che lei ha insultato e poi colpito con questo oggetto contundente, non ha compiuto nessun atto che le abbia mancato di rispetto.
La signora qua presente, che ora dovrà andare al pronto soccorso a causa di ciò che lei ha compiuto reagendo in maniera sconsiderata al fatto che la signora con la sua auto, con la freccia debitamente accesa, ha iniziato ad entrare sulla carreggiata e si è fermata per guardare lei che stava arrivando. Lei non ha nemmeno fatto cenno ad una frenata permettendo così che la sua auto danneggiasse la portiera dell'auto della signora. Ora smetto perché voglio chiamare i Vigili urbani e lei non si muova di qui.
La vede tutta questa gente assembrata intorno a noi? Sono tutti d'accordo con me e nessuno di loro si permetterebbe mai una tale mancanza di rispetto nei confronti di una autista. Si vergogni e si ricordi bene che, se avrà bisogno in futuro di un avvocato, non si rivolga a me perché mai prenderei le sue difese.
Fatto, i vigili stanno arrivando, ora riprendo a parlare con lei che non dimostra veramente un minimo di rispetto per il suo prossimo e particolarmente si permette di inveire e di picchiare una donna.
In questi tempi, lo riconosco, tutti sono più nervosi, ma bisogna saper riconoscere chi sbaglia veramente e chi si comporta in maniera corretta con il prossimo. E poi vogliamo scherzare? Picchiare una donna?
La signora che lei ha insultato e poi colpito con questo oggetto contundente, non ha compiuto nessun atto che le abbia mancato di rispetto.
La signora qua presente, che ora dovrà andare al pronto soccorso a causa di ciò che lei ha compiuto reagendo in maniera sconsiderata al fatto che la signora con la sua auto, con la freccia debitamente accesa, ha iniziato ad entrare sulla carreggiata e si è fermata per guardare lei che stava arrivando. Lei non ha nemmeno fatto cenno ad una frenata permettendo così che la sua auto danneggiasse la portiera dell'auto della signora. Ora smetto perché voglio chiamare i Vigili urbani e lei non si muova di qui.
La vede tutta questa gente assembrata intorno a noi? Sono tutti d'accordo con me e nessuno di loro si permetterebbe mai una tale mancanza di rispetto nei confronti di una autista. Si vergogni e si ricordi bene che, se avrà bisogno in futuro di un avvocato, non si rivolga a me perché mai prenderei le sue difese.
Fatto, i vigili stanno arrivando, ora riprendo a parlare con lei che non dimostra veramente un minimo di rispetto per il suo prossimo e particolarmente si permette di inveire e di picchiare una donna.
In questi tempi, lo riconosco, tutti sono più nervosi, ma bisogna saper riconoscere chi sbaglia veramente e chi si comporta in maniera corretta con il prossimo. E poi vogliamo scherzare? Picchiare una donna?
Lei
ha bisogno di ragionare prima di agire, mi creda! Quando sale sulla sua auto,
faccia un lungo respiro e si rilassi prima di accendere il motore e metta un
profumatore alla lavanda appeso nella sua auto, le servirà per viaggiare con
uno stato d'animo più calmo.
Ah,
ecco! Stanno arrivando i vigili urbani seguiti dal 118. Ripensi bene a
quanto le ho detto, le sarà molto utile!
(Lauretta)
🎯
Racconto di un'arringa
Penso ad una arringa che feci a difesa di un figliolo tanti anni fa.
Per principio non mi è mai piaciuto intervenire, però mi trovai costretta a farlo. Eravamo in gita con un pullman con altre mamme della parrocchia per accompagnare i nostri piccoli ad un santuario.
Dopo essere scesi tutti dallo sportello di dietro, si notò che con un gessetto colorato lo sportello era stato imbrattato e riportava come firma il nome "Fabio".
L'autista, anche padrone del pullman, si infuriò così tanto che urlava e domandò chi era che si chiamava Fabio.
Il nome corrispondeva a quello di mio figlio, ma il bimbo disse subito che lui non era stato.
Successe una confusione tutti riuniti intorno a mio figlio, anche perchè l'autista minacciava di lasciarlo lì. Lui non riuscì più a difendersi e cominciò a piangere.
A quel punto sono intervenuta e mi sono rivolta all'autista: "Signor autista, prima di tutto abbassi la voce, moderi i termini e ragioni con me. Gli faccio presente che Fabio era seduto al mio fianco vicino al finestrino e nel percorso non si è mai alzato. È sceso fra le ultime persone e quindi lei mi dovrebbe spiegare come ha fatto a scrivere col gesso sullo sportello e poi perchè l'avrebbe firmato col proprio nome. Quindi si rivolga agli altri ragazzi chiedendo che il colpevole si faccia avanti. Chieda scusa e sarà perdonato da tutti noi.".
Il colpevole però non si fece avanti e la gita era bloccata.
Dopo tanto discutere la gente era dalla mia parte ed alla fine il pullman ripartì.
Per me è mio figlio la gita fu rovinata.
(Silvana)
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