Powered by Blogger.



Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

Clicca sulla pagina desiderata.

L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



F I L O - la RIVISTA de "La Panchina" - n. 3

 


            



Filo

un filo di parole da 0 a 100 anni

quindicinale di opportunità

“La Panchina” editrice  

n. 3 - 3.10.2023



Editoriale

Care lettrici e cari lettori, siete pronti a leggere
questo nuovo numero di “F I L O”?
Siete pronti a curiosare tra le nostre rubriche?
Noi siamo prontissime
a raccontarvi ciò che più ci ha colpito!

Prima di aprire le danze, però,
voglio ringraziarvi per l'interesse con cui avete accolto
questa nuova proposta de "La Panchina",
un interesse facilitato anche
dal formato rivista quindicinale,
che è certamente più agile e pratico da leggere.

Tuttavia, sappiate che non abbiamo dimenticato il nostro terzo libro,
che tra una revisione e l'altra, è sempre lì in attesa di proposte di stampa,
nell'ambito del progetto "La Panchina", inserito nell'omonimo
Patto di Beni Civici
stipulato con il Comune di Lucca.
 Sono fiduciosa di poter avere al riguardo
notizie più precise in tempi brevi.

Intanto ci godiamo
F I L O
la nostra rivista,
che può essere letta facilmente da tutti, qui, sul blog
www.lapanchinadelcuore.blogspot.it 

Vanina



Leggi con me  Leggi con me  Leggi con me

a cura di Monica T.

Come promesso vi racconto di “Sorelle per sempre” tratto da una storia vera. È scritto da Mauro Caporiccio ed è edito da Rizzoli.
A Mazara del Vallo nella notte di Capodanno del 1998 due bambine nate a breve distanza finiscono l'una nella famiglia dell'altra… fino a quando, un giorno, la scoperta della verità con tutto quello che ne consegue sconvolge la vita di questi nuclei.
La storia è scritta con precisione, delicatezza e sentimento.
Provo ammirazione per le persone che hanno vissuto questa vicenda con il “cuore aperto” per il bene di Melissa e Caterina.
Vi lascio con una citazione: “Senza la verità, allora sì che tutto finisce...”.
Buonissima lettura e a presto!


Risponde Vanètte

a cura di Vanina DG.

Meravigliosi lettori di " F I L O " , grazie di cuore per i molti ed interessantissimi quesiti che mi state inviando. Sono davvero tantissimi! Il mio cruccio è quello di non poter rispondere a tutti qui sulla rivista, ma ricordo che non ne tralascio nessuno sulla chat di riferimento, in cui rispondo a chi pone la richiesta. Devo dire che sono tutti incredibilmente stimolanti e meritevoli di essere approfonditi.
Oggi risponderò qui nella mia rubrica a quello postomi da Florinda di Viterbo, la quale getta sul tappeto, con apparente nonchalance, un problema che può sembrare di poco conto, ma che così non è affatto.
Cara Florinda, mi dici che tu hai frequentato un liceo scientifico della tua città e che ti sei poi laureata già da alcuni anni in matematica. Evidentemente la tua formazione dev'essere stata molto spostata sul versante scientifico. Proprio per questo è particolarmente interessante il quesito che  ti e mi poni.
È un fatto che negli ultimi tempi il liceo classico è stato relegato quasi a margine delle possibilità formative che si sono spostate quasi tutte sul filone tecnico, spesso in piccole ristrette abilità di settore. Sono diminuite le classi, gli alunni nelle classi, gli istituti addirittura.
In parallelo c'è la questione delle lingue antiche che vengono definite morte e che non servirebbero più a nulla, per cui sarebbero del tutto inutili da apprendere. Ma è proprio così?
Per me, che sono un'amante di tutto ciò che riguarda l'UOMO e quindi di una formazione umanistica a tutto tondo, l'idea che si stia celebrando il funerale al liceo classico mi rende oltremodo triste e in qualche modo incredula.
Come si può mettere in cantina un patrimonio formativo ricchissimo, un patrimonio che costituisce le nostre radici, le stesse di cui si sente continuamente parlare, ma che da un po' di tempo sembrano affondare al massimo nei meandri dell'ultimo secolo?
Sarà per la filosofia, le religioni, le splendide vestigia a cielo aperto che ancora ci circondano, i messaggi che ci giungono dal lontano passato che abbiamo ereditato con la nascita e che ci influenzano nel percepire la realtà...
Insomma, sarà forse a causa di tutto questo che non ritengo che sia sufficiente per un individuo limitare la propria formazione a poche formule tecniche per poi mettersi ex abrupto alla catena di montaggio.
Sì, io sono per la rivalutazione del liceo classico o, comunque, per una cospicua formazione umanistica che continui a rinsaldare quelle speciali capacità creative e lungimiranti che gli italiani hanno sempre mostrato in tutti i campi.
Sì, non c'è niente di morto nelle esperienze speculative del passato. Sì, non ci sono affatto lingue morte da seppellire.
Il nostro modo di esprimerci, la nostra lingua ricca e strutturata, utilizzano senza che noi nemmeno più ce ne accorgiamo una miriade di parole e di concetti che dovrebbero essere morti e sepolti secondo queste teorie. Un esempio? Che ne dite di paroline ed espressioni quali ad hoc, ad honorem, agenda, album, a priori, a posteriori,
alter ego, auditorium, capsula, cellula, ex, ego, extra...?
Lingua morta? Direi proprio di no, anzi. Se ci pensate bene, non vi sembra che incece sia legata a doppio nodo con i nostri vissuti di oggi? Per non parlare della struttura delle frasi e del periodo che ci riporta continuamente al latino, lingua che appunto dovrebbe essere morta e sepolta.
Un esempio? Che ne dite di questo ablativo assoluto "Iniziato l'autunno, le cicogne migrano verso paesi più caldi."?
E così via giocando, si potrebbe continuare con tanti altri esempi.
Cara Florinda, così è come la vedo io. Invito gli altri lettori ad illuminarci con il loro punto di vista.
Grazie, Florinda. Grazie a tutti.


Il fascino del giardinaggio

a cura di Lauretta G.

Oggi vi faccio conoscere una pianta molto particolare: il suo nome è Haemanthus albiflos.
Originaria del Sudafrica popola le coste e i monti di questa parte del mondo così lontana.
E' una pianta che non ha bisogno di molte cure, solo di essere preservata dai raggi cocenti del sole estivo e dal freddo. Essendo un po' freddolosa gradisce stare a temperature che non scendano mai sotto lo 0. 
Fiorisce in modo eclatante in autunno con  fiori bianchi e stami di colore giallo, quando l'avrete già portata in casa e quindi la potrete ammirare in tutta la sua bellezza.
I fiori danno a questa pianta un nome piuttosto strano: "pennello del pittore". In effetti somigliano vagamente a un  pennello, ma molto più grande di quello di un pittore.
Le foglie sono molto particolari: lunghe, leggermente ricadenti, per questo la pianta viene chiamata  Lingua d'elefante, e hanno una lunghezza di circa 20/30 cm.
Generalmente la pianta non dà frutti, perchè, se coltivata in casa, il fiore non può ricevere gli  insetti impollinatori.
Dovrete però ricordarvi di dividere i bulbi  almeno ogni 7/8 anni  se no  non avrete più la gioia di vederla fiorire. 
Provatela! È una pianta che senza obbligarvi a cure particolari, vi darà tanta soddisfazione  con il suo aspetto affascinante.



Persone e personaggi

a cura di Claudia B.

Salve! Questa volta non vorrei fare un discorso troppo lungo, ma forse è inevitabile e mi perdonerete appena capirete di chi si tratta.
Infatti vi propongo il personaggio di Mattia, tratto dal famoso romanzo di Pirandello “Il fu Mattia Pascal”. Capite perché non è possibile essere brevi?
La storia: Mattia eredita dal padre una grossa fortuna, ma un disonesto amministratore lo riduce in miseria. Lui, per dispetto, seduce la nipote così è costretto a sposarla.
Il matrimonio è un inferno, oltretutto si deve accontentare di un impiego per lui squallido. Noterete che il romanzo può essere una specie di biografia dell'autore, anche perché Pirandello definisce il suo matrimonio una trappola. 
Per Mattia, è una doppia trappola costituita da famiglia e lavoro mortificante, quindi lascia il paese per andare in cerca di fortuna e la trova vincendo una discreta somma alla roulette di  Montecarlo.
Intanto la sua famiglia lo riconosce in un’uomo annegato per cui viene dichiarato morto. Mattia, finalmente libero,  comincia la sua metamorfosi. Si taglia la barba, si fa crescere i capelli, cambia modo di vestire e pure il nome. Liberatosi dalla sua identità, gira il mondo ma si sente vuoto, escluso dalla vita quotidiana, perchè non ha nè casa nè affetti.
Questa nuova identità non lo rende quindi libero interiormente, anzi è più in trappola di prima, perchè la sua  maschera è pesante e non gli dà alcun vantaggio.
Così si rende conto che non è capace di vivere con la sua falsa maschera e ne vorrebbe una ”normale” che gli permettesse molti meno limiti.
Ricordiamo, per inciso, che Pirandello è l’inventore delle maschere che l’uomo quotidianamente indossa nelle varie situazioni per vivere con gli altri. Un conflitto tra l’essere e l’apparire.
Mattia s’innamora di nuovo ma,  non avendo una sua identità, non può dar corso a un legame e, dopo varie vicissitudini negative, simula un suicidio per riprendere ad essere Mattia. Torna al paese, ma sua moglie si è sposata di nuovo e ha una figlia: Mattia non ha quindi modo di riavere la su identità. 
Io credo che a questo punto Mattia non sappia più chi è e allora si può definire “Nessuno”.  Non si partecipa alla vita se si è nessuno, per cui le maschere sono inevitabili. E voi cosa pensate? Vedete quanto è attuale questo romanzo? Anche oggi è un continuo mostrarsi sui social nel modo in cui vogliamo apparire per avere  consensi. I famosi LIKE. Ma il discorso non è solo questo.
Vorrei vedere con voi la cosa da un diverso lato e sottolineare che secondo me non si può essere sempre e comunque noi stessi, perché si rischierebbe in certe situazioni, di offendere gli altri.
Questa per me non è falsità. Intendo dire che ci sono situazioni in cui la sincerità va aggirata, parlando in modo da non ferire.  Non ne abbiamo alcun diritto e sarebbe mancanza di educazione e rispettoAllora serve fare ricorso alla maschera della diplomazia che alla base ha l'educazione. Non credete?

Pirandello nasce nel 1867 vicino Agrigento da una famiglia benestante. Muore a Roma nel 1936. Si sposa ma la miniera di zolfo dei genitori si allaga e la famiglia cade in rovina e inizia pure a manifestarsi una malattia mentale della moglie, che vivrà in una casa di cura, mentre lui lascia l'insegnamento per dedicarsi incessantemente alle sue grandi opere.
Pirandello, premio Nobel per la letteratura, ha scritto innumerevoli romanzi, novelle e opere teatrali, ma vorrei sottolineare che vuol collegare a "Il fu Mattia Pascal" “Uno, Nessuno e Centomila”  (maschere che siamo e che ci mettono addosso gli altri con i loro giudizi)  che pubblicherà molti anni dopo.



Sulle ali della fantasia

a cura di Rita G.

Oggi non crederete a quello che vi sto per narrare. Questo è un modo di dire, quindi non fateci caso.
Come avrete intuito, c'entra la nostra cara amica Fantasia che certamente avrete a mente con la sua bicicletta infiorettata e tutte le altre particolarità che la rendono unica.
Come vi dicevo, tempo fa passò da casa mia in sella alla sua bicicletta e mentre salutava non so chi, perché io di sicuro non vedevo nessuno, si distrasse e quasi cadde. Io corsi ad aiutarla e, nella concitazione del momento, non ci accorgemmo che le era caduto un sacchettino grazioso contenente la polvere di fata (disse poi) e quando se ne accorse fece una bella risata e se ne andò.
Sapete che se c'è di mezzo Fantasia, occorre sempre essere pronti ed io lo sono da un bel po'.
Fatini all'opera... spillini correte... presto presto!
Oggi è la giornata della goccia.
Le graziose fatine minuscole come moscerini o poco più, sono in fibrillazione. Le loro vesti brillano di colori sgargianti e sono munite di una corda colorata in tinta con il vestito con la quale si tengono in equilibrio sulle loro gocce d'acqua.
Ogni tanto soprattutto in questa stagione in cui piove spesso, fanno gare interminabili cavalcando come minuscole cowgirl le gocce che fanno bella mostra di sé sui fili d'erba. Prima si mettono all'opera gli “spillini” che sono una squadra di giovani fatini che aiutandosi con un pizzico di magia fanno in modo che i fili di erba si colleghino gli uni agli altri, diventando così  lunghe e tortuose giostre con lunghe discese che terminano con ardite giravolte e quelle più brave riescono a  stare a cavallo delle gocce per lungo tempo.
Ho saputo per vie traverse che le fate meno giovani, non chiamatele mai vecchie per carità, si mettono ai lati della giostra e fanno il tifo per le giovani che gareggiano. Queste sono giornate di grande festa in cui le gare durano mooooolto a lungo e gli spillini hanno il loro gran daffare a costruire sempre nuove giostre nei punti dove le gocce sono più roride e gonfie, quando le piste vecchie hanno esaurito la loro riserva d'acqua.
Il divertimento è assicurato per tutti ed a questo punto entra all'opera la fatessa di turno, quella che è stata eletta per regolare il normale svolgimento dei giochi e del buon andamento delle cose nel castello fatato.
Fatella è il suo nome e vi immaginate la confusione con questi nomi simili? Comunque dicevo che fatessa Fatella, ha il delicato compito di decretare la vincitrice e lo fa in modo molto bizzarro.
Non guarda i risultati della gara. Nossignori, lei guarda quante sono le fate meno giovani che tifano per ciascuna fatina. Quella che ha più sostenitrici vince. Questo perché divertirsi è giusto, ma occorre anche essere delle belle persone e amare gli altri aiutandoli nelle loro necessità. Certamente un fata che tifa per una fatina vuol dire che come minimo questa è stata carina con lei.
Queste cose me le ha dette fatessa Fatella un giorno in cui era in vena di confidenze, perché dovete sapere che io in tutto questo ho il mio punto di osservazione privilegiato.
Allora, vi ricordate del sacchettino di polvere di fata?
Cadendo a terra ha incantato un pezzo del mio giardino vicino al cancello e se io mi metto lì sopra, posso assistere non solo ai giochi, ma anche alle attività del castello fatato.
Questo, però, mi ha portato grandi guai, ma guai grossi.
I miei vicini di casa, che mi vedono sostare a lungo quasi immobile per ore, sono preoccupati per la mia sanità mentale e io coltivo le loro paure affinché mi stiano più lontano possibile.
Quindi, se mi vedete fare versi strani oppure risate sbellicoranti, grattate di testa eccetera,  sappiate che in quel momento, un mio vicino mi sta guardando e io voglio che stia a giusta distanza per impedire che conosca il mio segreto.
Ops, aiutooooo! Si sta grattando la testa, avrà visto qualcosa?

                                                                      

  Andando Andando Andando  

a cura di Alba P.

Ciao a tutti! Eccomi di nuovo. Mi dispiace di essere stata assente nel numero scorso della rivista, ma dovete sapere che “Andando Andando Andando" avevo in programma di andare in Marocco a fare una girata, mia grande passione, di cui vi avrei poi parlato.
Tuttavia, come sapete, proprio lì c'è stato un grosso terremoto, un vero disastro. Perciò, come è facile immaginare, ne è seguito tutto un sussultare di notizie di andare e non andare. Così sono stata in ansia per circa una settimana.
Io ho capito subito che non era il caso di andare. Anche se si andava a seicento chilometri dalle zone terremotate non si partiva tranquilli, ma poiché la Farnesina aveva dato l'ok, il mio tour era rimasto aperto.
Ok. Tre giorni prima della partenza, ho ricevuto una telefonata dall'agenzia che la partenza era stata rimandata siccome i referenti marocchini si erano ritirati.
Dopo un momento di rabbia, ho riflettuto meglio e ho capito che era quello che desideravo anche per rispetto della gente coinvolta in un disastro di quelle proporzioni.
Ora sono tranquilla e aspetto con ansia il prossimo viaggio che farò tranquillamente e con leggerezza.
Viaggiare apre molto la mente e rimangono impressi negli occhi paesaggi meravigliosi e la gente che incontri sempre straordinaria.
"Andando Andando Andando", prometto nel prossimo numero di “F I L O" di raccontarvi una avventura davvero emozionante che ho vissuto a…



Lo sapevate?

a cura di Silvana C.

Come cambiano i tempi anche nel cucinare!
Un cuoco stellato molto bravo e conosciuto ha detto: "Ho pensato delle volte a quello che mi raccontava mia nonna. Mi diceva che la sua mamma faceva sempre un mangiare semplice, la polenta, altre volte la farinata, e quando gli uomini venivano dai campi mangiavano con tanto appetito quello che trovavano pronto.
Descrivendo la cucina di allora, bisogna dire che era principalmente tutta concentrata davanti al caminetto dove sui ceppi accesi ardeva il fuoco e sopra una brace ardente c'era sempre un paiolo per preparare il pasto quotidiano. Quando era l'ora che tutti venivano a mangiare era pronto.
Il resto della cucina consisteva di sedie impagliate e di un tavolo apparecchiato sempre  con una tovaglia a quadretti.
Il cuoco ha proseguito guardando la sua bella e comoda cucina. "Questa è formata di tanti fornelli con piani in acciaio inossidabile che brillano di una pulizia accuratissima.  I muri intorno sono tutti ricoperti da mattonelle bianche per essere sempre lavate bene in ogni momento.  Attaccati ad un paletto sopra i fornelli ci sono mestole, palette in acciaio, cioè tutto quello è utile per rumare e impiattare le varie pietanze.
Il menù del cuoco è sempre vario. Prepara piatti presentati con salse colorate oppure con  alcune  verdure, per far apparire il tutto più bello agli occhi e più appetibile.               
Direi poi  che è proprio cambiato tutto il pasto di oggi. Ora esistono numerose ricette per piatti sempre più vari.


LUOGHI... SPECIALI

a cura di Mariella A.
 

Eccomi ancora, cari lettori!
I luoghi, che siano speciali o no, per me sono sempre legati alle persone. Vi racconto ancora una bella storia,  sperando di coinvolgervi nelle mie emozioni!
Dovete sapere che nella mia famiglia due zii emigrarono in terra australiana nel lontano 1952 e lì hanno vissuto per tutta la loro vita. Venivano spesso a trovarci, ma il loro desiderio più grande era quello di poterci ospitare nelle loro case che, con grandi sacrifici, erano riusciti a costruirsi.
Lo zio Rino in particolare mi chiedeva di continuo di volare da lui. Era il 2001 quando, se pur con tanta ansia, decisi di partire per raggiungerlo ad Adelaide. Il viaggio fu perfetto per me che non avevo mai volato prima di allora e l'arrivo all'aeroporto fu memorabile! Lì trovai tutti i parenti ad attendermi in una atmosfera di grande gioia e cominciò così un'avventura che mi è rimasta nel cuore.
Adelaide non è una grande città come Sidney, ma ha un fascino speciale con il parco che si snoda lungo le rive del fiume Torrens, dove ho fatto bellissime passeggiate assieme alla mia cugina Judy, mentre i suoi ragazzi scorrazzavano in bicicletta!
Qui si respira un'aria sicura ed è facile addentrarsi nel cuore della città, percorrere Randle Mall e perdersi tra i tanti negozi. Sono rimasta affascinata dalle gallerie, dai musei, dagli edifici coloniali di North Terrace, il viale culturale di Adelaide.
Mi sono rimasti impressi nella memoria i colori, i profumi, gli odori, la varietà della fauna, gli immensi eucalipti, i suoi curatissimi parchi.
Una città, Adelaide, così lontana nello spazio, ma tanto vicina al mio modo di essere e dove sarei stata felice di vivere!


_____________________________




3 commenti:

  1. Davvero Silvana. La nostra cucina è cambiata davvero molto e cambia pure nel corso della nostra vita. Non solo da generazione a generazione

    RispondiElimina
  2. Aggiungo. Mi ha divertito pensare alle pentole o meglio forse paioli neri di fuliggine da caminetto. E per quanto riguarda il contenuto delle nostre lucide pentole siamo soddisfatte se occasionalmente spolverato qualche ricetta della cucina povera! Almeno a me fa soddisfazione.

    RispondiElimina
  3. No spolverato. spolveriamo volevo scrivere.

    RispondiElimina

Poetar m'è caro

Ricordi

Insieme

Ultimi Commenti

POST COMMENTATI

Blog Archive

DISCLAIMER

Ove non diversamente specificato, tutti i testi contenuti di questo blog sono di proprietà dell’autore e sono protetti da copyright. Le immagini di proprietà dell’autore sono esplicitamente indicate in quanto tali. Nessuna riproduzione, né integrale né parziale, e nessuna manipolazione sono consentite senza preventiva autorizzazione dell’autore. In particolare, sono assolutamente vietate le riproduzioni a scopo di lucro. L'Utente s'impegna a: 1.non utilizzare il Sito o il materiale in esso inserito per perseguire scopi illegali ovvero per divulgare o diffondere in qualsiasi modo materiale o contenuti preordinati alla commissione di attività illecita; 2.non utilizzare il Sito in modo da interrompere, danneggiare o rendere meno efficiente una parte o la totalità del Sito o in modo da danneggiare in qualche modo l'efficacia o la funzionalità del Sito; 3.non utilizzare il Sito per la trasmissione o il collocamento di virus o qualsiasi altro materiale diffamatorio, offensivo, osceno o minaccioso o che in qualche modo possa danneggiare o disturbare altri Utenti; 4.non utilizzare il Sito in modo da costituire una violazione dei diritti di persone fisiche o giuridiche o ditte (compresi, ad esempio, i diritti di copyright o riservatezza); 5.non utilizzare il Sito per trasmettere materiale a scopo pubblicitario e/o promozionale senza il permesso scritto di lapanchinadelcuore.it; Ogni violazione sarà segnalata agli organi di Polizia ed alle Magistrature competenti. Nel caso in cui l'Utente non accetti, in tutto o in parte, le suddette condizioni, è invitato ad uscire dal sito.