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Consigli per la lettura delle pagine
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Ricordi Scuola 27 - L2: Approccio metodologico








Un’altra  attività che ha sempre affascinato i miei ragazzi, e che io utilizzavo con molteplici e interessantissimi obiettivi formativi e didattici, fu quella della creazione, individuale e di gruppo, di fumetti e libri veri e propri. Lo feci anche nell’ambito della L2.

Come forse ho già accennato, il librino più semplice era quello legato al lessico nelle varie aree semantiche, ma io preferivo dare la possibilità di utilizzare più funzioni ed esponenti linguistici insieme, perché sono sempre stata convinta che questo doni elasticità al pensiero e ricchezza di contenuti, in un processo virtuoso che ognuno costruisce individualmente.
Così, anche nel semplicissimo librino di Halloween suggerivo ai bambini di inserire, ove possibile, anche un piccolo fumetto per consolidare le conoscenze, ma anche per aprire giochi di scelte, immedesimazione o divertimento puro.

"I'm a fat mouse and... I'm hungry!"
"I'm a teeny mouse... Poor me!"

Li aiutavo, poi, ad incollare insieme le varie paginine ed a mettere una copertina che loro avevano allestito a completamento. Per questi librini usavo fogli A4 che poi piegavo a metà, e incollavo tra loro, per ottenere paginette A5.
Mentre operavamo insieme per assemblare il manufatto, avviavo una conversazione che senza parere consolidava altre strutture linguistiche e funzioni, oltre al lessico.

"Please... give me... your fat mouse..."
"No, give me the witch!"
"Where is the glue?"
"Please... help me to glue the witch!"


Veniamo adesso ai libri più seri, più importanti, che preparammo per arricchire la biblioteca di classe che disponeva di un numero limitato di esemplari.
Oltre al piacere di fare, doing things, da soli o in gruppo, la realizzazione di libri permetteva uno scambio di esperienze nella classe e la possibilità di leggere molte piccole storie alla portata dei piccoli discenti.

Così, con tante classi e tanti alunni, realizzammo una English Library niente male.
Quelli che ricordo con il più grande piacere furono gli accattivanti libri  a forma di toys: train, car, doll, ball, robot… Si trattava di grandi libri in cartoncino, disegnati e ritagliati, con le pagine nella forma del giocattolo scelto, ben colorati e rifiniti.
All’interno si raccontavano semplici storie con brevi testi, didascalie e fumetti.
Naturalmente il progetto era tutto dei bambini. Io mi limitavo ad aiutarli e a trovare soluzioni sia di costruzione vera e propria che di lingua.

La mostra di fine anno se ne avvantaggiò grandemente e tutti ne restarono “ammaliati”, anche perché non avevano mai visto niente di simile e, tutti insieme, erano davvero un bel colpo d’occhio.
Quei librini rimasero nello scaffale per molti e molti anni a dispetto della polvere… anzi, a dire la verità, c’erano ancora quando lasciai la scuola!

Le forme e gli autori variarono nel tempo, a seconda delle occasioni, ma tutti avevano il loro fascino per la creatività, l’impegno e la dedizione che i bambini vi dedicavano.
E gli alunni di dieci o quindici anni dopo dimostrarono di apprezzarli ancora molto. Infatti, mentre li leggevano, li guardavano sorpresi e ammirati per tanto lavoro fatto dai compagni del passato, anche perché con loro avevo svolto attività ancora più impegnative, ma diverse.

Con il passare del tempo, la biblioteca di classe si era arricchita di tanti volumetti che ero riuscita a reperire nel corso degli anni, grazie alla partecipazione ad iniziative e a proposte varie.
Inoltre, elaborando altri tipi di libri più complessi (come vedremo in seguito), in tempi più recenti mi ero limitata a proporre esclusivamente specifici momenti di lettura di questi librini in lingua inglese, con modalità individuale o di gruppo e con obiettivi-richieste sempre diversi, ma sempre ben mirati: per dare un’idea, potevo chiedere di individuare il nome dell’antagonista di tre o quattro storie in comparazione, ma anche quali erano gli animaletti che amava disegnare il protagonista o scegliere il librino preferito fra due. E così via discorrendo.

Nell’ambito delle attività di biblioteca in lingua straniera poteva rientrare anche la narrazione, cioè il telling stories, che io facevo spesso e volentieri. Sovente narravo per puro divertimento, a volte per rilassamento, altre per consolidamento delle abilità e delle conoscenze, altre ancora impostandoci sopra una lezione vera e propria.

Per fare un piccolo esempio, prendiamo in esame la famosa “Goldilocks and the Three Bears”.
Questo racconto narra di Riccioli d’Oro nella casa dei tre orsetti e, oltre ad essere un classico che viene narrato anche i bambini di area anglofona, si presta bene all’utilizzo di un lessico adatto all’età di scolari della primaria e crea una situazione di apprendimento realmente comunicativa.
Per quanto riguarda il lessico, in questa storia viene sottolineato che il primo orsetto è tiny-weeny, il secondo middle-sized, il terzo big. Anche la ciotola del porridge, la sedia (chair), il letto (bed), la voce (voice) degli  orsetti sono di volta in volta tiny-weeny, middle-sized, big. Il reiterare l’uso di alcune parole e frasi crea un ritmo ed un’emozione straordinari. L’apprendimento ne è fortemente facilitato.
Nel narrare io mi avvalevo di disegni che schizzavo alla lavagna, di sagome da utilizzare con la lavagna luminosa, delle “vocine” per caratterizzare i ruoli e di quant’altro mi veniva in mente, per far spalancare gli occhi e la bocca a tutti i miei bambini, che amavano moltissimo tutto questo.

Quando mi accorgevo che i ragazzi erano stanchi e la concentrazione cominciava a vacillare, solevo interrompere qualsivoglia lezione e, pregandoli di chiudere gli occhi, raccontavo loro qualcosa di bello e rilassante.
Spesso lo facevo in inglese.

Relax… Let’s close our eyes… 
Let’s relax … 

We are in the garden… 
Wonderful… 
There’s a blue sky today… 

Let’s touch the grass… 
Can you touch the grass?  
It’s a bit wet… it’s fresh… 

The gentle air touches my face...
my shoulders… my arms, 
my hands... my legs, 
my feet... my toes…

Now we’re good…Very good!
We can open our eyes…

 Now… We can start again our lesson.




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