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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Angoli - Immagini pietrificate







Corri, ragazza, affrettati! Non perdere tempo!
Guarda dove metti i piedi... Stai attenta!... Schiva la bici... Ti sta quasi addosso!
Oh, accidenti!
Il signore con l’ombrello nero ti ha appena sgocciolato l’acqua sugli occhiali.
Non ti fermare. È tardi. Troppi ti aspettano. Tutti hanno bisogno di te.
Corri, ragazza, corri! Non ti fermare, per carità!

E così non alzi mai gli occhi dalle pietre irregolari che nascondono mille trabocchetti.
Ormai non ti viene più neppure in mente. Peccato!
Infatti il bello viene sempre dall’alto.  Non ti dice niente l’azzurro del cielo?
Sì, è solo uno spicchio, ma oggi il blu è di cobalto.

Già, è talmente blu che le prime ad essere messe in risalto sono proprio le immagini pietrificate del marmo sapiente lisciato dal tempo.
Sono lì, a portata dei tuoi occhi, eppure non le hai mai notate...
figure femminili sinuose e riappacificanti,  bambini sereni che distribuiscono doni, piccoli intagli e graziosi ricami.
Come hai potuto non accorgertene fino a questo momento?
Rimani lì incantata...

Un bambino ti urta, due cagnolini al guinzaglio ti osservano un po’ sospettosi, qualcuno vuol venderti un ombrello.

La linea del collo morbida e voluttuosa  sostiene il capo grazioso della donna che ti guarda più materna che provocante.
L’immagine pietrificata rimane prepotente dentro di te, mentre svolti l’angolo e raggiungi il centro della grande piazza.

Ancora una volta alzi lo sguardo senza vedere... ancora immagini pietrificate lisciate dal tempo...
Poi ti raggiungono con garbo e tu ti fermi e stai lì a bocca aperta come una bambina davanti ad un giocattolo.
Come hai fatto a non accorgertene prima?

Uno, due, tre e ancora... quattro, cinque, sei, tra bambine e bambini.
Sono vivi nel marmo, ammiccano,  osservano, ti coinvolgono nel loro gioco infinito e senza tempo.

Per tutto il giorno hai ripensato a quelle immagini pietrificate lisciate dagli anni trascorsi.
Non riesci a stancarti dalle sensazioni profonde che hanno evocato dentro di te.
Dovresti anche stirare, ma questo è il tempo della concentrazione, della meditazione...
Sembra qualcosa di grandioso!
Hai ritrovato lì intatto, profondamente nascosto, un luogo che avevi completamente dimenticato, quello in cui il pensiero vola via senza regole logiche e spazi euclidei.
Ti chiedi per un attimo perché hai permesso alla vita di chiamarti troppo altrove...

Il pensiero dura solo un breve attimo.
Poi tiri su il piccolo plaid color albicocca e ti ci copri fino agli occhi.
Un tepore e un confort immediati ti avvolgono amici e, come il poeta, cominci a galoppare per l’aere sull’ippogrifo pel sognato alone.

Associazioni e immagini si fondono in un carosello festoso di umori, saltano come acrobati sul filo, tolgono il coperchio al tuo cervello intrappolato in una pentola a pressione, si ricompongono in un Eden dimenticato in cui il tuo io bambino ti guarda allo specchio.


🐥🐦🐥🐦🐥🐦🐥🐦🐥🐦🐥


Le giovani adolescenti si ritrovarono alla Fonte Diamantina alle prime luci dell’alba.

La luce era deliziosa nelle sue tonalità delicate del primo mattino.
La purezza aleggiava intorno, pervadeva ogni umore e sentore.
Il tempo, non ancora maturo a tutto tondo, faceva della concretezza qualcosa di più lieve di un  velo di sposa.
In quell’angolo magico, infatti, la primavera si mostrava appena appena annunciata e il giorno era solo ai suoi esordi, con il sole ancora quasi del tutto nascosto dall’orizzonte.

Lo scorrere eterno dell’acqua diamantina cantava immutato e immutabile sulla pietra levigata dagli anni,  mentre la gioventù della vita che si andava concentrando alla fonte, impalpabile ed acerba, impregnava l’atmosfera di eteree fragranze.
La piccola radura si stava via via affollando. L’animazione cresceva di minuto in minuto.
Mille gridolini, qualche canto sommesso, risatine e trilli a sfidare i pettirossi e le cinciallegre nei nidi.

A chi avesse potuto osservare la scena sarebbe parso di essere dentro una bolla speciale, uno spazio di fantasia e mito, di fiaba e di leggenda, di sogno certamente e forse solo un po’ di realtà.
Cosa facevano tutte quelle ragazze, poco più che bambine, nella magia del primo mattimo, lì, presso la Fonte Diamantina?
Difficile da dire, come era impossibile capire per tutti, anche per i protagonisti, la provenienza di quelle immagini pietrificate dal tempo.

Le giovani adolescenti, nei loro veli opalescenti,  intrecciarono danze, dondolarono insieme sui rami pieni di gemme, raccolsero fiori, ne ricavarono ghirlande odorose, alzarono il volto ai primi caldi raggi del sole di primavera.
Ad una ad una entrarono nella Fonte Diamantina a purificare la loro anima.
Ne riemersero radiose e piene di vita, mentre si aiutavano a vicenda ad avvolgersi in veli di seta sempre diversi e sempre lucidi e asciutti.

Percorsero in fila per uno il ritorno alla vita usuale.
Uscirono dal bosco tenendosi per mano, danzando dolci musiche interiori.
Risero garrule come rondini. Ammiccarono alla gioia e alla felicità.
Infine lanciarono baci prima di scomparire ognuna per la propria strada.



Tutte loro riandarono spesso a quel mattino fatato in cui si erano immerse nella Fonte Diamantina.
Avvertivano ancora i veli opalescenti sulla pelle bagnata, mentre le cinciallegre riempivano di trilli la radura e i raggi del sole scavalcavano l’orizzonte per pervadere la loro esistenza.

Chissà se l’eterno scorrere dell’acqua diamantina cantava ancora immutato e immutabile sulla pietra levigata dagli anni?!
Sarebbe stato davvero bello poter tornare a quel momento e lì fermarsi per tutta la vita!

Le tre donne si ritrovarono insieme alla Fonte Diamantina in un caldo giorno d’estate.

La radura conservava ancora l’impianto originale, ma si avvertiva che non era stata più frequentata da tempo.
Foglie, erbe, tralci, fruscii, ronzii, riempivano ogni infinitesimo angolo ed umori pesanti esalavano dal terreno.
La Fonte Diamantina  scorreva ad intermittenza e l’acqua sulla pietra annosa era quasi calda.

Le tre si guardarono l’un l’altra come fantasmi.
Nei visi cambiati ritrovarono gli sguardi di un tempo.
Corsero una nelle braccia dell’altra e si abbracciarono con rinnovato trasporto.

Mentre gradualmente i volti si stendevano in ampi sorrisi, recuperando una leggerezza ormai inusitata, irruppero nella radura uno, due, tre e ancora… quattro, cinque, sei, tra bambine e bambini.

Belli nelle movenze e nei loro lineamenti, i piccoli si sorridevano ammiccando.
Distribuivano fiori sui loro capelli, annodavano nastri gentili.
Avanzavano nei serici scialli, offrivano frutti succosi dai cestini e dalle loro graziose cornucopie.

Per un attimo la natura tornò all’antica immagine pietrificata nel tempo, leggera e gaia, piena di promesse e di bellezza.
Il bosco accolse rispettoso il nuovo anelito delle giovani vite.
Nel silenzio armonioso, la Fonte Diamantina  riprese a cantare l’eterna melodia della vita che si rinnova sempre diversa eppur sempre uguale.

I fanciulli si avvicinarono e ne bevvero a sazietà.


🐥🐦🐥🐦🐥🐦🐥🐦🐥🐦🐥



Proprio ora e proprio adesso, nel soggiorno in penombra, rimbalza molesto il trillo del telefono.

Fare un salto è inevitabile, mentre le palpitazioni ti salgono in gola.
Rispondo o non rispondo? Non rispondo o rispondo?
L’imperativo categorico del tuo senso del dovere ti fa balzare in piedi,  mentre il plaid color albicocca scivola via. Si ammucchia triste ai piedi del divano.

Recuperando l’equilibrio,  afferri la cornetta e prima ancora di dire una parola, dall’altra parte del filo ti versano addosso un fiume in piena di regole e regolette atte a fare un nuovo vantaggioso contratto per l’energia elettrica.
Meccanicamente riagganci dopo aver salutato.
Per fortuna le immagini pietrificate, lisciate dal tempo, tornano a sorriderti.
Realizzi che esse sono ancora lì e potrai vederle ogni volta che ne sentirai il desiderio.
D’ora in poi cercherai di alzare gli occhi dalle pietre irregolari che nascondono mille trabocchetti.
Infatti – non è forse vero? – il bello viene dall’alto, come l’azzurro stesso del cielo.

Sì, è solo uno spicchio, ma a volte il blu è di cobalto.
Poi anche se ci saranno le nuvole o la pioggia o la neve, le immagini pietrificate lisciate dal tempo riluceranno per te... e per chi vorrà farti compagnia.





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