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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



giovedì 25 maggio 2017

BUON COMPLEANNOOO!










Buongiorno, amici de “La Panchina”!
Siamo di nuovo qui insieme in gioia ed allegria.
Tutto come al solito... ma oggi è un giorno specialissimo.

Incredibile!
È già passato un anno dal nostro primo incontro.
La Panchina festeggia il suo primo compleanno!
L’avreste mai detto?
A me il tempo è letteralmente volato.
Giocando,  scherzando, riflettendo, argomentando tra le parole, molte idee sono nate, si sono accavallate, affinate, approfondite.

Questa è l’occasione per ringraziare tutti voi che vi siete avvicinati e vi avvicinate tuttora alla nostra panchina!
Lo fate sempre in punta di piedi, con disponibilità ed educazione.
E questo mi gratifica, perché il mio obiettivo è rifuggire dall’aggressività e dalla volgarità che troppo spesso oggi tentano di soffocarci.
Vi ringrazio davvero e di cuore!

Pensate che in un anno abbiamo registrato più di diciassettemila pagine visionate!
Non è male, vero?
Dunque festeggiamo insieme questo momento significativo.
Sì, significativo, perché mi incoraggia a continuare l’allestimento di questa panchina virtuale intorno alla quale disperdere l’ansia e ritrovare equilibrio, serenità e senso di appartenenza.

Aspetto sempre i vostri commenti, i vostri suggerimenti, il vostro sostegno.
Sono certa che non me li farete mancare.
Grazieeeee!
Grazie ancora e un abbraccio grande a tutti voi.

Approfitto dell’occasione per ringraziare un amico specialissimo di questo blog, un mio giovane amico che ha reso possibile la sua realizzazione tecnica e che mi ha molto aiutato e ancora mi aiuta per questa parte molto importante, senza la quale questo luogo ameno dello spirito non potrebbe esistere.

Auguri a noi e... avanti tutta con “La Panchina”!



Published: giovedì 25 maggio 2017

sabato 13 maggio 2017

Sferruzzare parole













Sferruzzare parole



Buongiorno, amici de La Panchina!

Incontrarvi qui accende in me il sole, anche se questa mattina qualche nuvola vorrebbe offuscarlo.
Oggi vorrei riprendere un po’ il discorso di ieri a proposito di anziani incupiti a tentare la fortuna con i gratta-e-vinci.

È vero.
Quando i soldi sono pochi perdiamo di vista la logica e finiamo con l’illuderci di poter risolvere le difficoltà con quel quid di imponderabile che ci piacerebbe esistesse davvero.
Forse sarebbe meglio agire in campi ove esistono possibilità reali di migliorare la qualità della nostra vita.
Infatti, se posso spendere dei soldi per i gratta-e-vinci, vuol dire che ho pochissimo nella vita, ma ho ancora qualcosa.
In caso contrario avrei comprato due panini da mangiare con il latte...
Dunque meglio sferruzzare un paio di scarpine per un neonato che non le ha, ricevendone in cambio soddisfazione e gratitudine.

Oggi però ho un’altra immagine negli occhi.
Mi torna dai miei lontani giorni di scuola, da due versi o poco più che non ho mai dimenticato...
“Andavan sul prato nonno e nipotino
Il nonno è grande, il bimbo piccolino”
C’era molta serenità in quel l’immagine...
I due si davano la mano.
Il nonno era molto vecchio. Il bimbo paffutello e sereno.
Il piccolo non scappava istericamente da tutte le parti.
Volgeva il capo verso il nonno e lo guardava attento da sotto in su.
Il nonno curvo e un po’ incerto lo teneva per mano e gli sorrideva dall’alto verso il basso.

Questa scena mi fa bene al cuore e ci rivado spesso con la memoria, quando osservo i nonni di oggi occupati a badare ai loro piccolini.
Anche ai nostri giorni i nonni hanno una grande importanza,  necessari come sono ad aiutare i figli che lavorano e non possono stare con i propri bambini.
Tuttavia il loro atteggiamento è molto cambiato...
Più giovani e meglio vestiti hanno maggiori energie da investire, ma tutto ciò che fanno denota impazienza e grande ansia.
Spesso non c’è rilassamento e piacere nei loro gesti e nelle loro espressioni e questo mi colpisce molto.
Vedo spingere quei passeggini nevroticamente, sbatacchiandoli di qua e di là, di corsa come se cadesse il mondo.
La voce è concitata... e le parole che colgo sono sempre le stesse: “Hai sete? Hai fame? Vuoi un biscotto?  Dai, dai dai!!! Ci dobbiamo sbrigare...”
Quando i bambini sono appena un po’ più grandicelli, li vedo schizzare come frecce all’impazzata, a piedi o in bicicletta, su uno skateboard o un monopattino e via così con i video-giochi, mentre i nonni concitati li richiamano e corrono loro dietro senza essere per niente ascoltati.
Nulla di paragonabile all’atmosfera incantata dell’immagine che ho nel cuore,  dove tra nonno e nipotino c’era una magia di intenti meravigliosa.
Perchè oggi questo quasi mai si ricrea?
Non potrebbe essere questo l’obiettivo dell’anziano che si sente spesso inutile e triste con tutti i suoi balli,  pranzi, eccetera eccetera?
Io sono convinta che questo mondo pieno di cose brutte da comprare e da regalare in cambio d’affetto, debba ritrovare il grande patrimonio delle parole, del racconto, dei sentimenti da donare...
Non costano nulla, ma sarebbero rugiada per l’anima dei nostri piccolini.
Anche i bimbi di oggi amano ascoltare incantati chi si diverte a giocare con le parole e ci crede, quando percepiscono che l’adulto non sta eseguendo un lavoro, quello di “badargli”, ma si diverte a snocciolare rime, piccole storie, o ricordi interessanti della propria vita.
Dunque, perché non sostituire i gratta-e-vinci con le parole, patrimonio inestimabile e senza costo da donare a noi stessi e agli altri di tutte le età?
So che non siamo più abituati a questo, tuttavia ci si può provare ad andare alla ricerca di momenti di parole che ci hanno dato gioia, per emularli e riproporli a nostra volta.

Spero, amici, di non avervi annoiato con queste chiacchiere solo apparentemente semplici.
È, del resto, proprio nello spirito de La Panchina recuperare quegli spazi di serenità e ulteriore crescita che abbiamo intorno e che non riusciamo neppure più a vedere.

Intanto il sole ha avuto ragione delle nuvole e una luce meravigliosa e gentile pervade l’aria intorno alla nostra panchina.

Tornate ancora qui con me.
Io vi aspetto sempre con gioia in questo mondo di parole che amplia gli orizzonti e riscalda molto il cuore.











Published: sabato 13 maggio 2017

venerdì 12 maggio 2017

Meglio la calza







Wow! Eccoci ancora insieme.
Un po’ di chiacchiere oggi proprio ci vogliono.
Questo maggio con il suo tepore reca con sé anche voglia di rinnovamento e di fare.
Meglio ancora, direi che mette in moto una vivacità di pensiero che mi intriga, una voglia di approfondire che qui sulla panchina trova una bella espressione di sé.

È di ieri un’esperienza reale che mi ha colpito e che mi ha trascinato in una serie  di considerazioni.
È stata un’esperienza forte che non poteva non colpirmi nel profondo, soprattutto, non poteva non rafforzare in me la convinzione che nel mondo di oggi qualcosa deve essere cambiato e che La Panchina ha un suo innegabile perchè.

Dunque, proprio ieri mi sono trovata in una tabaccheria ad acquistare delle marche da bollo.
Poiché quest’ultime andavano stampate una per una con una macchina lentissima, mi sono trattenuta per un bel po’ in quel luogo in cui c’era un avvicendamento sostenuto di clienti abituali.
Inevitabile, farmi irretire nell’ossevazione di questa umanità non troppo variegata.
A parte l’acquisto di un pacchetto di sigarette light da parte di una signora dalla voce profonda e roca, chi entrava era accomunato dal fatto di essere un po’ avanti negli anni, pensionato, piuttosto serio, raramente atteggiato ad una finta leggerezza.
Lo scopo era l’acquisto di gratta-e-vinci per tentare la fortuna.
E, infatti, tutto era pronto alla bisogna.
Sul bancone ben disposti in una festa di colori, facevano bella mostra di sé innumerevoli cartoncini “della fortuna”, certamente più di due decine...
Erano così tanti che io ne ero frastornata!
Ben ordinati e ammiccanti, facevano da contraltare ad una diretta, trasmessa in video, in cui venivano continuamente estratti i numeri vincenti.
Serio, imbronciato, con il sorriso di circostanza, aggressivo, poco sorridente, deciso e ben conscio di quello che voleva fare, ogni avventore entrava e chiedeva il gratta-e-vinci abituale.
Uno soltanto, con finto disinteresse, ha chiesto alla commessa di scegliere lei quale dargli.
E poi tutti a grattare seriamente,  a seguire il video quando serviva, in fila per farsi controllare il proprio cartoncino... nessuno scambio vocale tra giocatori.
Quando uno o più pacchetti di cartoncini nel frattempo si esauriva, la commessa con destrezza ne recuperava di nuovi da un cassetto e li rimetteva in posizione.
Il signore che si era fatto scegliere il gratta-e-vinci dalla commessa, accortosi di aver vinto tre euro, invece di prenderli e andarsene, ne acquistò un altro da cinque, ricominciando a grattare, a fare la fila, a controllare il video.
Non c’era allegria, scherzo,  divertimento alcuno.
Inutile dire che mi sono intristita e che inevitabilmente ho pensato alla nostra panchina, naturalmente non per fuggire dal mondo reale, ma per i motivi stessi per cui La Panchina è nata.
In quel momento ho ripensato alle nonne del tempo che fu che, sedute sull’uscio di casa, su uno scalino o su una bassa seggiolina impagliata, sferruzzavano in allegria mantelline coloratissime con lane di recupero oppure indispensabili ruvidi calzini con cinque ferri di ridotte dimensioni.
Che differenza in quell’atmosfera!
Quella era l’occasione per parlare con le comari, scambiare cose belle e cose brutte, sostenere chi in quel momento era in difficoltà, vuotare la testa dei tanti problemi che la dura vita del tempo non faceva mancare.
Insieme alle nonne c’erano i bimbi che giocavano intorno, le galline e i piccioni che cercavano cibo, il cane di casa...
C’erano anche nonnine e nonnini vecchissimi che non avevano più forze per fare niente, ma che ancora si sentivano partecipi del sistema, attraverso l’ascolto e la comunicazione di parole, pensieri, idee.
Quando si rientrava in casa, ci si sentiva bene, pronti a ricominciare.
Cosa c’era di diverso dalla vita in tabaccheria?
Una volta ci si sentiva comunque utili, si aveva uno scopo da perseguire, una necessità cui rispondere...
C’era poi il sostegno reciproco che attraverso parole e fatti consentiva di andare avanti in un’economia spesso di sussistenza.
Oggi si spera di trovare qualcosa che risolva i nostri problemi, di avere qualcosa da altri, fuori da noi, perché è così che si fa.
Non si crede più che comunque si deve trovare un equilibrio dentro di noi, che ci dobbiamo dare da fare per costruire la nostra esistenza col pensare e con il fare, perché solo noi siamo artefici della nostra vita.
È avvilente pensare che nessuno ci vuole regalare niente, ma è solo il prenderne atto che ci può fare ripartire.
Non ci sono gratta-e-vinci che ci risolvono la vita.
Sarebbe bello, ma non è così.

Allora non convenite che sia meglio ritrovare una corte e una panchina, anche se virtuale?
Viva, dunque la “calzetta”, come si diceva un tempo in certe zone d'Italia!
Anche oggi si potrebbe tornare a trascorrere il tempo in qualcosa di più utile e divertente, piuttosto che  credere alla dea bendata che ci porta ricchezze con la sua cornucopia!
Dai calcoli matematici si sa per certo che così non è.
Dunque cerchiamo di stare bene qui, insieme sulla panchina, tra le parole e lo scambio di idee, lontani da chi vuole estorcerci anche quel poco denaro che abbiamo a disposizione.
E guardiamoci intorno!
Ci sono sempre molte persone nelle strade con cui scambiare almeno un sorriso e un buongiorno!

A presto!




Published: venerdì 12 maggio 2017

giovedì 4 maggio 2017

Sophia, o cara













Sophia, o cara



Buongiorno, amici de La Panchina!

Che piacere ritrovarci qui tra le parole... sempre uguali e sempre nuove!
Qui, dove le brutture del mondo giungono ovattate, è possibile pensare insieme in serenità.
Il grigio nuvoloso della mattina, qui, diventa addirittura protettivo e facilita un pensiero più profondo, meno usuale e scontato.
È da tanto che mi gira in testa la necessità di riportare in auge l’abitudine a ricercare pensieri più virtuosi che aiutino l’uomo di oggi a ritrovare un equilibrio che spesso sembra perduto.
In fondo è l’obiettivo fondamentale che si propone "La Panchina".
Per questo oggi voglio indagare un aspetto cui da molto tempo si dà davvero troppa poca importanza.

Oggi voglio parlare un po’ dell’affascinante Sofia...
O forse è meglio dire di Filosofia?
Vi prego di non lasciarvi spaventare da questa parolina,  perché in realtà tutti noi ne possiamo godere senza peraltro fare alcuna fatica.

Da troppo tempo la necessità che la scuola sia all’altezza delle conoscenze tecniche, che la nostra società prepotentemente richiede, ha fatto sì che gli studi umanistici abbiano sempre più perso di interesse nei programmi scolastici e nella realtà.
Io credo che questo abbia generato un grande depauperamento nella formazione dei giovani di cui ci si accorge poco.
Si attribuisce tutto il male possibile ai massmedia, ai telefonini, alle chat e a quant’altro caratterizza la nostra vita in questo periodo, senza riflettere sul fatto che un mezzo, uno strumento, non può essere né buono né cattivo. E l’uso che se ne fa a far la differenza.
E qui entra in ballo Sofia.
Dunque la bella Sofia è stata abbandonata dai più.
È stata relegata nelle vetuste biblioteche magari piene di polvere come qualcosa di obsoleto e di incomprensibile.
Sarà proprio così?
In fondo che cos’è davvero la filosofia?
È semplicemente il compendio di quell’amore per la conoscenza che distingue l’uomo dagli altri esseri viventi.
Sono le idee variegate sulla vita e sul mondo che nel corso del tempo l’umanità ha raccolto, sulle quali gli uomini hanno discusso, sulle quali si sono ritrovati, confrontati ed evoluti.
Questo è solo uno degli aspetti che contraddistinguono la filosofia, quello che spaventa perchè associato ad uno studio difficile e mnemonico, anche se poi non è così.
In realtà, la comprensione del pensiero dei nostri antenati può essere affascinante e interessante, soprattutto ci abitua a riflettere, a conoscere, a misurarci con ciò che noi siamo e vogliamo essere.
C’è un altro aspetto che secondo me è ancora più importante.
È quello della filosofia che interessa concretamente ognuno di noi, quella che anima le famiglie, i gruppi, la società in cui si vive.
Noi non ce ne accorgiamo, ma l’impronta che diamo al nostro nucleo familiare è essa stessa una filosofia di vita.
Così le scelte che facciamo, che condividiamo con gli altri,  i gruppi cui apparteniamo, costituiscono la filosofia secondo la quale decidiamo di vivere.
E questo va certamente bene, soprattutto se scegliamo noi... e non ci lasciamo trascinare per comodità dalla corrente di pensiero meno faticosa, spesso trita e ritrita, che vuole irretirci.
Non essendoci per anni più educati a pensare, a meditare, a ricercare il perché e il percome della nostra esistenza sulla Terra, ci troviamo ora quasi incapaci di intraprendere una strada più consapevole, meno legata alle mode e ai movimenti di opinione spesso strumentalizzati,
Credo che sia bello ritornare a scoprire che oltre l’edonismo, che pure è una filosofia di vita, un volere conseguire solo ed esclusivamente piaceri a buon mercato solo apparentemente auspicabili, esistono mille modi di pensare il nostro passaggio su questa Terra da conoscere per scegliere davvero.

Vorrei tanto non avervi annoiato, perché sono davvero convinta che il segreto per stare bene, vivere in equilibrio con noi stessi, sia proprio questo, quello di imparare a conoscersi attraverso la conoscenza.
Qui sulla panchina può essere facile fare qualche riflessione in più.

Mi piacerebbe tanto che lasciaste un vostro parere.
Questo sarebbe allora un vero scambio, un dibattito stimolante, che ci farebbe crescere nel profondo.

Grazie per aver ascoltato con pazienza il mio pensiero, nella speranza che anche per voi sia stato un momento gradevole tra le parole, sempre belle e indispensabili, qui sulla panchina.

Vi abbraccio tutti e vi aspetto ancora.












Published: giovedì 4 maggio 2017

mercoledì 3 maggio 2017

Intelligenze













Intelligenze



Intorno alla panchina il maggio, seppur piovoso, reca folate di aromi fioriti pieni di promesse.
Quale migliore opportunità per riflettere insieme in leggerezza?
Dunque...

Si crede, a torto, che per rilassarsi sia necessario chiacchierare del nulla.
In realtà se non c’è un minimo di stimolo intellettivo, emotivo, relazionale... le parole non coinvolgono affatto e il benessere non si raggiunge.
Quindi anche oggi ho deciso di spaziare un po’ con il pensiero, cogliendo al volo un argomento segnalato in un post da un’amica.

Vorrei fare un po’ il punto su che cos’è l’intelligenza, non tanto per sproloquiare di teoria, ma per il fatto che l’idea che si ha sull’argomento è fondamentale nelle relazioni interpersonali e nelle strategie educative che ognuno di noi si trova ad affrontare in famiglia.
Avere una visione più ampia può fare la differenza.
Per molto tempo, e spesso accade ancora oggi, si è pensato che l’intelligenza fosse quella delle nozioni, quella delle conoscenze apprese in una scuola basata sull’apprendimento di dati, regole e esercizi, dimostrate dai voti riportati in pagella.
Certamente tutti questi aspetti hanno sempre un loro perchè, tuttavia è bene sapere che l’individuo apprende anche attraverso numerosi altri canali e che, a volte, uno di questi può essere addirittura prevalente interferendo con le richieste standard di insegnanti e genitori.
Questo, a livello emotivo e cognitivo a un tempo, può creare dei cortocircuiti tali da produrre danni gravi e magari irreparabili.
In realtà, accade che ci sia chi trova stimolante e virtuoso il canale musicale, per esempio, oppure quello motorio e via così ancora con altre opzioni.
Se, quindi, si cambia prospettiva e ci si relaziona a casa e a scuola con una visione positiva a tutto tondo, lasciando aperte tutte le porte di accesso delle esperienze e soprattutto non mettendo etichette, ci accorgeremo che sui tempi lunghi le varie intelligenze avranno prodotto interessantissimi risultati.
Alcuni giorni fa, si è seduta sulla nostra panchina una signora abbastanza in là con gli anni, una settantina, che ancora soffriva per l’affronto subito dalla maestra delle elementari, che la scherniva e la puniva,  infine la bocciava più volte, gridandole in faccia che nella vita non sarebbe mai riuscita in niente, tanto meno a conseguire la licenza elementare.
Dal suo racconto dettagliato, ho compreso che la nostra amica aveva dei problemi di dislessia, disgrafia,  discalculia. Negli anni cinquanta del secolo scorso non si rilevava certo un problema di questo tipo, che veniva imputato, invece, a poca voglia di studiare, ad una intelligenza limitata che non ammetteva possibilità.
La signora nella vita è diventata una brava madre di famiglia. Scrive poesie belle e romantiche, crea oggetti graziosi con qualsiasi materiale venga a contatto, conosce la musica ed ha cantato per anni come soprano in un coro.
Nel frattempo ha preso la licenza elementare prima e quella della scuola media dopo, da adulta privatista.
Tuttavia ancora sente il grande dolore per non essere stata riconosciuta e rispettata come persona che avrebbe potuto apprendere attraverso canali alternativi.
Se ne libera parlandone a chi ha voglia di ascoltarla, cosa che ha fatto con gioia qui sulla panchina.
Conosco anche altri casi di situazioni simili che io stessa ho vissuto nel tempo.
Ricordo la bimba apparentemente priva di logica, che con gli anni e la grandissima volontà di apprendere è riuscita a diventare una brava ragioniera, come il ragazzino dalle spiccatissime doti pratiche e concrete, che ha trovato risultati molto gratificanti nel costruire e far volare alianti.
Inutile dire che questi risultati positivi si sono reverberati su tutti gli altri campi di apprendimento, creando persone equilibrate e tranquille.
Per loro è stato importante che da piccolini abbiano incontrato famiglie e insegnanti che li hanno accettati in tutte le loro sfaccettature in un clima di positività.

Oggi, cari amiche e amici de La Panchina, ho voluto utilizzare le parole per aprire un mondo di possibilità, perché, converrete con  me, sarebbe bellissimo che qualcuno di voi alle prese con figli e nipotini che crescono, possa trovare qui anche qualche idea in più per sedare ansie e preoccupazioni concretamente definite.  
Io mi sono molto divertita a trattare quest’argomento e sono certa,  che anche voi non l’abbiate trovato poi tanto noioso.
Vi abbraccio con affetto e vi aspetto ancora qui sulla panchina.
















Published: mercoledì 3 maggio 2017

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