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Buona lettura



Lucca Insieme - Siamo donne

 





⚘  Siamo  donne  ⚘ 

 8 marzo 2121
Riflessioni a tutto tondo



R o s a


Abbiamo lo stesso nome, Rosa, quello della nonna.
Rosa, mia cugina, nata qualche anno prima di me, è stata la mia "bambina-baby sitter". Nei due anni che ha vissuto in casa mia, mi ha insegnato tanto, ha creato per me, ha inventato giochi sorprendenti, travestimenti, tutto quanto può fare piacere a una bimba di due o tre anni.
La ricordo con affetto per la sua incredibile bontà d'animo.
Era una bella donna, lo è ancora adesso che ha ottantacinque anni.
Nella sua vita ha avuto due fidanzati, entrambi handicappati. Il secondo l'ha sposato. 
Era particolarmente votata a seguire persone che si trovavano in difficoltà nella vita. 
Ha seguito il marito, poliomielitico e sempre con tanta gioia ed entusiasmo. Lo ha accompagnato nei suoi viaggi che lui tanto amava e che non avrebbe potuto fare se non ci fosse stata lei. 
Donna apparentemente fragile per la sua dolcezza, ma con una forza incredibile che le era data dall'amore. 
Le devo tanto. 
(Lauretta)


Storia di una donna che vale


La mia mente spesso torna a pensare ad un'amica che ho fino dai tempi dell'infanzia.
E' sempre stata una ragazza molto buona, lo si vede subito, basta guardarla. Ha una dolcezza innata. La trovo persino elegante, ha una grazia tutta sua ma questo lei non lo sa, non gliel'ho mai detto.
La vita è stata troppo dura con lei. Ha sofferto moltissimo per la perdita di un figlio giovanissimo in un incidente e, come se non bastasse, la figlia maggiore si ammalò di una malattia rara durante il periodo universitario. 
Anche lei, come la madre, è una ragazza ammirevole per la vasta cultura che ha e per il suo carattere. Sempre sorridente e notevolmente impegnata, perchè grazie alla sua cultura si occupa di molte cose. Ha un negozio che ora manda avanti la mia dolce amica perchè lei insegna.
Ammiro moltissimo la mia amica perchè ha una forza interiore, una luce che le viene dall'amore di cui è capace.
Non ci vediamo o sentiamo spesso nonostante che si abiti abbastanza vicine, ma sappiamo entrambe che ci pensiamo. 
(Claudia)


Giuseppina

Quando  penso  ad una importante  figura di  donna penso  sempre ad  una mia zia, si chiamava  Giuseppina.  
Restò   vedova giovanissima con  due  figli molto piccoli.     
Il nonno le trovò un lavoro da scrivana, così dicevano a quei tempi per dire impiegata.         
Giuseppina era una guerriera. Lavorava molte ore in ufficio, poi le faccende di casa.  Sapeva ricamare benissimo. Faceva delle trine all'uncinetto meravigliose. 
Io però la ricordo sempre con il viso serio, mai un sorriso. Sembrava di  marmo ed io  piccoletta mi chiedevo: " Ma la zia Giuseppina un cuore ce l'avrà ?". 

(Silvana)


F r i d a

IO... sto leggendo un libro della scrittrice RAUDA JAMIS su FRIDA KAHLO. È la biografia di una pittrice artista molto selvaggia, ma anche dolcissima e seducente. Dopo un grave incidente lei non si perde d'animo e con tanta forza va avanti anche per il suo paese. Lotta molto per l'uguaglianza (paese molto burrascoso): donna che si fa rispettare, anche attraverso gli uomini che incontra (molti!) in quegli anni molto maschilisti. Moglie, amante, musa di grandi pittori e anche autrice, tratta... consapevole di dover accettare alcune condizioni. Ma anche lei ha una grande pena: non poter essere mamma . 
Il libro è molto interessante.
(Alba)



Giovanna

Non è semplice scegliere la donna della mia famiglia che più ammiro: ognuna ha un ruolo importante nella mia vita e nessuna può essere considerata migliore o peggiore di un'altra.
Una che stimo moltissimo è sicuramente mia sorella, ha occupato un ruolo fondamentale nella mia vita e nella mia educazione. E’ una persona disponibile e positiva: quando sono con lei mi trasmette serenità e, in caso di necessità, le sue parole mi confortano sempre. L’ammiro perché nella sua vita ha costruito una bella famiglia e anche nel campo lavorativo è riuscita a realizzare, con le sue capacità, quello che si era preposta. Quando sono con lei mi regala attenzioni, mi incoraggia sostenendo le mie idee e valorizza quello che faccio. Con gli altri, poi, siano familiari o amici, non fa mai pesare a nessuno i suoi problemi, ma è disponibile ad aiutare, a dare quando richiesta dei consigli, è veramente straordinaria e capace di fare grandi cose. Ha saputo affiancarmi nel diventare la persona che sono adesso; a lei devo molto e perciò non finirò mai di dirle "Grazie"! 

(Monica)


G i u l i a

Il taglio dei capelli, il trucco, l'abito... Tutto perfetto.
Intorno al tavolo ben apparecchiato, l'atmosfera era idilliaca. La tovaglia di lino di fiandra ben stirata, i piatti di famiglia Ginori vecchia manifattura, cristalleria e argenteria. Tutto come doveva essere, una realizzazione da cui farsi ispirare. 
Sul terrazzo, fuori dalla porta-finestra, le bunganvillee in rosa creavano una bellezza d'altri tempi.
Gabriella apprezzò grandemente quell'ambiente ricco e gradevole. 
Pensò immediatamente che era stata una buona idea avere accompagnato gli sposini in visita all'antica vicina di casa, avere avuto lei stessa l'occasione di rivedere Giulia dopo quasi trent'anni. 
Un afflato emotivo rendeva quell'incontro prezioso. Qualcosa, però, interferiva a momenti con quello scenario che era stato così egregiamente organizzato. Non riusciva a scacciare dalla sua testa un dialogo che percepiva a tratti confuso, proveniente da un tempo lontano. Lo aveva sentito ripetere mille e mille volte fin da quando era bambina. Pensava di averlo dimenticato.  Invece...

"Rosa, devo andare al mare... Pensa, mi ha invitato! Ci sono riuscitaaa!". 
"E allora? Non sei contenta?" 
"Contenta? Sono felicissima, ma... ma come faccio? Non ho il costume...". 
"Non hai il costume? E le tue sorelle? Non mi dire che in quattro non avete un costume!".
"Rosina, ma chi c'è mai andato al mare? Io sì o no l'ho visto una volta il mare...". 
"E allora come ci vai?" 
"Ci devo andare in tutti i modi. Non posso perdere certo questa occasione! Come faccio? Aiutami tu! Tu non hai un costume da prestarmi?". 
"Mi dispiace, Giulia, ma anche noi non abbiamo costumi e abbiamo poca dimestichezza anche con il mare." 
"Aiuto... come faccio? Mi devi assolutamente aiutare! Povera me! È un'occasione unica. Lui è un avvocato... è bello, ricco... È la mia occasione.". 
"Ma come posso aiutarti? Come ti ho detto, io non ho certo un costume da prestarti...". "Invece no... qualcosa hai! Mi è venuta un'idea. Sì, potrebbe andare... Tu hai quelle mutande... quelle che ti ha fatto tua madre... Sai? Quelle culotte con il merlettino che sembrano pantaloncini... Sììi! Andrebbero benissimo! Me le presti?". 
"Giulia, ma puoi andare al mare in mutande? Sei impazzita? E poi mia madre mi ucciderebbe... le mutande non si possono prestare!!! Chiedimi tutto, ma le mutande...".
Rosa aveva appena aperto la porta.  Giulia era lì davanti a lei tutta agitata. Non le aveva dato neppure il tempo di aprirla del tutto che aveva cominciato a travolgerla con un fiume di parole. 
Si dimenava come una pazza sul pianerottolo andando avanti e indietro e non la smetteva più. Rideva, piangeva, pregava, supplicava.

È inutile dire che alla fine, di nascosto, Giulia era riuscita a farsele prestare quelle famose culotte cucite a mano dalla madre di Rosa ed era andata al mare in mutande con quel giovanotto.
Giulia aveva soltanto la bellezza e la gioventù. Non aveva proprio altro. La povertà e l'arte di arrangiarsi erano tutto quello da cui poter partire nella famiglia in cui era nata. Senza entrare nei mille dettagli della sua vita - non basterebbe un grosso libro per scriverne - la voglia di sopravvivere e la tenacia l'avevano portata fin lì, in un'altra città, in un'altra regione. 
Chissà se quel delizioso quadretto davanti ai suoi occhi corrispondeva ad una reale delizia!
Quanta acqua è passata sotto i ponti da allora! 
Gabriella addenta una tartina mentre il lambrusco che qualcuno versa nel suo bicchiere riempie l'aria di un profumino delizioso.
(Vanina)


Una donna, una nonnina

In casa la chiamavano la Signora Elvira Tagliavini. 
Le nonne biologiche erano molto lontane da loro, non le vedevano che di rado, a distanza di svariati anni. Pertanto l'avevano adottata.
La nonnina Elvira aveva superato l'ottantina d'anni. Viveva in un quartiere in prossimità del centro cittadino di quella bella città emiliana, dove la socialità era al primo posto, non per oscurare tutti gli altri grandi pregi per cui era nota... ed è nota ancora.
Aveva trascorso la sua gioventù in campagna, per cui ora le mancava tutto di quel tempo, dovendo vivere fra quattro mura. Così, come le era possibile, si recava là dove poteva respirare aria diversa da quella che respirava in città. 
Aveva conosciuto per caso  la famigliola di emigranti dal sud Italia, che le avevano fatto gran festa, dandole da subito la possibilità di andare da loro, in periferia, con campi enormi da cui arrivavano tutti i colori e i profumi delle stagioni da lei tanto amati. 
Elvira non tralasciava occasione per spostarsi in luoghi dove poteva rivivere quei momenti. 
Avevano stabilito, la Elvira e la mamma, conduttrice per la maggior parte delle mansioni domestiche, di stare insieme un giorno alla settimana, a volte anche due, dalla mattina alla sera.
La Elvira si alzava molto presto in quelle mattine, per essere da loro in tempo per poterli fare spostare nelle varie attività.
Il primo impegno per lei era quello di fare un'igiene e accurata cura della sua persona, in quanto, diceva, desiderava essere gradevole nel suo aspetto sotto tutti i punti di vista. 
La giornata veniva trascorsa nell'accudimento del piccolo e ultimo figlio arrivato, quindi molto tempo anche all'aria aperta, possibilmente col tempo buono. 
Per lei era un momento felice l'ora del pranzo, non solo per il cibo genuino ma anche per la compagnia; tutti i membri della famiglia riuscivano a riunirsi. 
Erano questi momenti di felicità, tanto che li preferiva a quelli trascorsi a casa del proprio figlio. Non solo viveva  sempre fra quattro mura,  in più non aveva tanta simpatia per la nuora, come avviene in tante case. 
Un giorno il figliolo della Elvira si era recato a vedere come trascorreva il tempo in quella casa avendo notato un cambiamento nella madre, sia per l'aspetto più curato sia per l'umore. Era più serena, più gioiosa. 
Aveva ritrovato un suo tempo di gioventù. 
In seguito anche lui e la sua signora, erano andati, con discrezione, a trascorrere un poco di tempo là, insieme a quella nuova famiglia ritrovata.

(Maddalena)


L u i s a

È mezzogiorno, come sempre Luisa ha preparato il pranzo per suo marito che lavora come imbianchino a tre chilometri dalla sua casa.
Ha messo in un piccolo cestino un piatto di pasta, pane e formaggio e l'immancabile bottiglia di vino; dovrà portarglielo. 
É giovane e bella ma sul suo volto già si legge la stanchezza di una vita pesante.
Piccole rughe le solcano il bel viso .
Ha cinque figli e ne aspetta un'altro; cammina velocemente, ha lasciato i bambini soli in casa.
Manca un po' di tutto nella sua famiglia, deve privarsi di molto ma lei guarda avanti cercando di scacciare la tristezza per un vissuto che lei non avrebbe voluto.
Suo marito pretende molto da lei, troppo... ma Luisa non comprende, è giovane e ingenua.
Nonostante tutto lei è amore.
(Piera)
 



⚘⚘⚘







4 commenti:

  1. Risposte
    1. Alba, grazieee!
      Che bel pensiero hai avuto nei miei confronti!
      Avverto la tua sincerità... ❤

      Elimina
  2. È stato Una gioia leggere di queste donne. Tutte affascinanti . Per alcune mi è rimasta la curiosità di conoscere qualcosa di più. La storia delle mutande poi è fantastica. Chissà come è andata a finire? L'avrà sposato L'avvocato?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. No, non lo ha sposato. Ha continuato a vivere e ad arrangiarsi... ma, almeno fino al momento di questo pranzo, aveva salito moltissimi scalini nella scala sociale. Em per inciso, questo è un fatto vero.❤

      Elimina

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