Angoli - Impressionismo in città
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La pioggia di novembre era cessata da un po’.
Le pietre grigie ancora bagnate luccicavano d’argento.
Scavate dal tempo avevano raccolto l’acqua piovana, piccoli specchi dalle forme bizzarre.
Rimandavano, capovolti all’occhio dei rari passanti, i bianchi merletti vetusti di quel gotico fiorito che viveva la città.
La luce, ormai avara e piuttosto fredda, infondeva nell’animo un desiderio di coccole, di ristoro, mentre le nuvole si rincorrevano già nel cielo.
Sorbire un tè dolce ben zuccherato, un caffè, una cioccolata caldissima nel piccolo bar proprio di fronte, ecco cosa ci voleva!
Sulla scalinata della Loggia Pretoria, un’ulteriore folata di vento scompigliò rami e foglie dei vasi ben allineati, piegò i teneri fusti quasi con grazia.
Un vaso si inclinò per un attimo quasi a cadere, poi tutto tornò al suo posto, un secondo di immobilità nel grigio argento della piazza.
La donna, seduta sull’ultimo scalino già all’interno della Loggia del Palazzo Pretorio, si strinse ancora di più nel giubbino nero che le era abituale. Si avvolse ancora una volta la sciarpa nera intorno al collo e restò con le mano sul grembo, incerta sul da farsi.
Dette uno sguardo un po’ preoccupato a piante e fiori, soprattutto a quelli posti sul primo gradino e più soggetti alle intemperie.
Perplessa, osservò che gli spathiphyllum dai fiori rossi a forma di cuore stavano danzando disordinatamente. Un po’ troppo, a dire il vero.
Il loro movimento frenetico durò per un bel pochino… poi improvvisamente si buttarono a capofitto da un lato, intrecciandosi confusamente con quelli dai semplici ed eleganti fiori bianchi.
La donna pensò che questi ultimi sembravano più solidi e, forse, avrebbero sostenuto i compagni senza che questi ne fossero danneggiati.
Invece, proprio in quel momento, tutti insieme, cuori rossi e cuori bianchi si piegarono quasi a tempo di musica e rimasero lì incantati per un attimo, mentre negli specchi argentei tra le pietre del selciato s’intrufolavano scorci di cielo azzurro.
Osservando tutte quelle creature spinte da un lato dalla forza del vento, ferme in un ritmo che non le riportava indietro, la donna si avvide che sembravano come volerle parlare, indicare qualcosa.
Senza pensarci, ne seguì la traiettoria e si ritrovò a fissare lassù in alto, tra i bianchi merletti del frontone gotico fiorito che la sovrastava.
In cima, l’Arcangelo Michele, imponente e quasi vivo, guardava giù nella piazza allagata d’argento.
Che strano! Qualcosa brillava sulla mano benedicente della statua… Cosa poteva essere? Non aveva mai notato niente di simile!
Poi lo vide: un enorme brillante incastonato sull’anello al dito dell’angelo. Luccicava verso di lei e sembrava quasi ammiccare sornione.
La donna si alzò repentina dalla bassa sedia di paglia su cui aveva trascorso molti anni della sua vita, mentre un sorriso luminoso le comparve sul volto e delicate folate di vento le giravano intorno avvolgendola in un mulinello.
“Che meraviglia!” pensò “È per me… è per me! Sì, proprio per me!”.
Quindi si fece il segno della croce. Una volta, due volte, tre volte.
Poi senza ulteriori incertezze scese di corsa i tre scalini che aveva davanti, lasciandosi i suoi vasi alle spalle, e si avviò con impeto verso il portone della chiesa, scomparendo nel buio fitto all’interno.
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Il sole di agosto bruciava le pietre annose senza riguardi.
Aride biancastre, polverose, le lastre irregolari di pietra serena sembravano quasi sbriciolati.
Il pomeriggio sonnolento aveva svuotato la piazza.
Solo alcuni piccioni razzolavano sotto i tavolini dei bar.
Qualche gruppo di turisti, piuttosto sudati e silenziosi, arrancano verso il sagrato con le loro macchine fotografiche in azione.
Abbondantemente irrorati di acqua benefica, gli innumerevoli fiori e piante verdi affrescavano quell’angolo di storia vetusta.
Mille colori s'intravvedevano a chiazze composte, dove i teneri verdi facevano da contraltare ai verdi più intensi, ai verdi bottiglia decisi, mentre i gialli, i bianchi, i rosa confetto si scioglievano in rossi di smalto, a volte screziati.
Vicino al piccolo tavolo di legno la donna sedeva sulla sua solita piccola sedia impagliata, sfumatura tra le mille sfumature di umidi colori.
L’occhio del solitario viandante venne catturato da quell'intrigante mercatino di fiori, egli stesso un disperso sfumato nel quadro di un impressionista francese.
Pochi tratti di colore, tratti ravvicinati e ripetuti, sapientemente dosati a sfumare un’atmosfera surreale e pur così poetica da avvicinare alla divinità.
La donna, immobile tra le intense fragranze che si levavano intorno, percepiva il brusio di quell’armonia sospesa nell’attimo di tempo.
Una farfallina si fermò non lontano.
Quindi riprese a volare, uscì dal loggiato, cominciò ad innalzarsi in cerchi concentrici, sempre più in alto sempre più in alto, fin quando gli occhi riuscirono a seguirla.
In quella la donna si ritrovò a fissare il balenio dell’anello dell’Arcangelo Michele… Nella calura pomeridiana brillava ancora per lei!
Proprio in quel momento, l’uomo con il cappello, direttamente uscito dai tratti sfumati del quadro di Vincent Van Gogh, si materializzò vicino lei.
Con dolcezza, porse alla moglie un cono gelato appena velato di tenero verde, di giallo, di bianco, di rosa confetto screziato di cremisi.
Nel cielo di un azzurro straordinario, nuvolette disperse cavalcavano il vento.
Non lontano si sentì tirar su la saracinesca del negozio di borse.
Spaventati, i piccioni si alzarono in volo.
Che bellissima descrizione!Mi e' piaciuta
RispondiEliminaveramente tanto in ogni particolare.Molto la fioraia e il luccicare dell'anello dell'angelo. Ciao alla prossima.
Grazie, Monella!
RispondiEliminaLa panchina sussulta di gioia!
😄😄😄😄😄😄😄😄😄😄😄😄😄😄😄
Monella, scusa!
RispondiEliminaHo eliminato il tuo commento per errore...
Puoi ricommentare? Grazie.
P.S.
Questi commenti multipli mi danno problemi nell'eliminarli.
Spesso mi capita di pigiare sull'ordine sbagliato, poiché è scritto piccolissimo.
Gli stessi colori:
RispondiEliminafreschi gelati di fiori;
una donna, una piazza e qualcosa che brilla lassù...
E' un sogno, un quadro... E' realtà?
E' bellissimo!
È realtà trasfigurata, una realtà che solo chi guarda con animo sereno, con un animo un po' d'artista, può cogliere.
RispondiEliminaMi fa piacere che ti sia piaciuto, Ly!