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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Lucca Estate - Ti voglio raccontare

 


P. Picasso


Ti voglio raccontare



Attenzione!
I bambini ci ascoltano.

Quante cose
potrebbero ancora imparare
dalla nostra esperienza!

In verità oggi
non c'è più molto tempo per questo.
Eppure,
da donna grande a donna acerba,
da uomo adulto a uomo in formazione,
come sarebbe bello
fermarsi e raccontare,
passare così
una nostra esperienza,
dare un consiglio,
regalare
un momento di gioia!

Fantisticare e scrivere, però,
non costa nulla.
Possiamo farlo, se vogliamo.
E, di sicuro, fa bene a noi
e a chi ci legge!

Allora,
immaginiamo di avere
un'opportunità
proprio adesso?

Ecco,
c'è una ragazzina
e forse anche un ragazzino.
Sono qui pronti
ad ascoltarci.



Che ne dite?
Proviamo?


Oggi ti voglio raccantare...



Cara Azzurra, hai un po' di tempo?
Ti voglio raccontare una bella storia che mi è capitata da piccola, quella di una marachella straordinaria. Sai? Io non sapevo nemmeno che stessi facendo una marachella. Nella mia ingenuità mi sembrava una cosa del tutto normale. Tu le fai le marachelle? 
Comunque la mia, a ripensarci oggi, è stata non una marachella, ma una vera bomba! 
Se vuoi, te la racconto.
Dunque ero piccola, dicevo, forse facevo la terza elementare, perché già tornavo a casa da scuola da sola.
C'è da dire che io in casa avevo accesso al denaro e che in casa mia non c'erano segreti. E qui sta il bello... 
Un giorno mi impossessai, credo, di cento lire, quando si poteva acquistare qualcosa con una sola lira, pensa tu! E sì, non credevo certo di fare qualcosa di sbagliato e pensa che alla fine non ricordo nemmeno che mi abbiano sgridato. 
Sei curiosa di sapere che cosa ho combinato?
Con quelle cento lire, io che ho sempre apprezzato il "dolce", tornando da scuola sono passata per due o tre giorni di seguito dalla "vecchietta". E chi era la vecchietta? Una signora un po' vecchia che aveva un banchetto di caramelle nella sua abitazione...
Scegliendoli con cura nel delizioso banchetto, in cui facevano bella mostra tutti allineati e colorati, mi comprai dei buonissimi dolcetti, come allora li chiamavamo. 
E dunque? E dunque mi è venuto un gran mal di pancia, tu penserai! Nooo, molto molto di più! Ho rischiato addirittura di morire!
Come è possibile? Te lo spiegherò in due balletti. Mi venne una bruttissima malattia, la difterite, che aveva conseguenze molto brutte e poteva provocare la morte.
Immagino che tu non ne abbia mai sentito parlare. La verità è che in seguito inventarono un vaccino che viene fatto ancora oggi a tutti i bambini che nascono, così questo brutto batterio che arriva anche a distruggere i nostri organi e a farci morire, è stato debellato.
E allora? Eccomi qua. Io sono riuscita ad essere più forte di lui e, con punture dolorosissime e un mese più o meno di cure, sono riuscita ad avere la meglio.
In seguito si scoprì che la "vecchietta" aveva in casa dei nipoti malati di difterite e, siccome questa malattia è molto contagiosa, io l'avevo immediatamente contratta.
Hai capito che disastro? E tutto questo per poche caramelline!
(Vanina)


Oggi parliamo di scuola, mi potrai capire, è il tuo tempo. 
Io conclusi i miei studi con il terzo anno professionale e ne fui pure ben felice perché in fondo  un pezzo di carta lo avevo acchiappato. 
A dire il vero cominciai il quarto anno, però a gennaio decisi di andare a lavorare un po’, perché mi rendevo conto che in famiglia sarebbe stato non dico indispensabile ma necessario un reddito in più, un po’ per difficoltà legate al mio carattere. 
Mi opprimeva un senso di inadeguatezza e questo fardello mi frenava in tutto. La mia mente era condizionata, occupata da questi miei problemi per cui non avevo spazio sufficiente da dedicare agli studi anzi, parte di quello che studiavo si disperdeva accentuando cosi i miei problemi. 
Che fatica le relazioni con i miei coetanei! 
Sono passati diversi anni e visto che la scuola mi è sempre piaciuta mi sono trovata a decidere di riprovarci con i corsi serali non senza mille ripensamenti. Questa volta ormai adulta, non volevo correre il rischio di non farcela perché a cinquant'anni la sconfitta sarebbe stata difficile da smaltire. 
Mi rendevo ben conto delle nuove difficoltà, viste che ero rimasta indietro anni luce e con lavoro e famiglia. Ma lo volevo fortemente e le difficoltà le superai oltre ogni aspettativa. Mi feci quasi legare alla sedia per restare sui libri ore ed ore. Mi sembrava di dover cambiare cervello per poter capire quelle cose. 
A questo punto ti posso dire che se io avessi avuto il giusto input, una guida che mi avesse aiutata a maturare, avrei potuto realizzarmi veramente nella vita. Potevo forse aspirare all’università e allora avrei raggiunto la fiducia in me stessa. 
Ora io vorrei e voglio cercare di Essere. Da ragazzina invece guardavo stupidamente cosa avevano le mie amiche o com’erano. Le vedevo alte, belle,  ben vestite, capelli lunghi e lisci, mai crespi…..ahhhh…ahhh. Che lotte con i miei, erano orribili.
(Claudia)



Quando è il bambino che racconta di sé.
Oggi ho incontrato un ragazzino che mi ha fatto pensare a quando l'ho conosciuto la prima volta da piccolo.  
Venne a stare vicino alla mia abitazione e lo vidi subito un po' strano. Sbatacchiava la sua bicicletta nel muro, andava in corte con una ruota in terra e una sollevata. 
Lo guardavo e pensavo che lui faceva tutto questo per attirare la mia attenzione. 
Un giorno gli ho chiesto come si chiamava e lui cominciò a balbettare così che io non capivo niente, fino a che, balbuziente, disse il suo nome.  
Gli risposi che mi piaceva molto come si chiamava.   
Lui mi guardò e un po' più chiaramente mi chiese: "Sei la moglie di un mio amico?".    "Perché ?" risposi io.
Lui mi raccontò che aveva conosciuto un signore gentile che gli aveva riparato un pedale e tutte le volte che lo incontrava gli chiedeva se tutto andava bene.
Mi intenerì così tanto che mi vennero i brividi. Cominciai a pensare a come me lo ero conquistato. Adesso parlava meglio con meno imbarazzo.
Ora è in vacanza e mi ha detto che è stato promosso. Mi ha fatto tanto pensare sia quando l'ho conosciuto che ora, perché basta davvero poco per conquistare l'amicizia di un bimbo che ha tanti problemi.
(Silvana)



Carissima, ti voglio raccontare che anche io ero piccolina di statura e tutti mi prendevano in giro. Questo mi faceva molto male. 
Capisco te e le tue molte difficoltà, ma, credi, devi essere forte, perché nessuno è perfetto. Tu, nella tua imperfezione, sei unica e hai tante altre doti che devi far valere sia ora che nella vita futura. Devi volerti bene e capire. Loro ti vedono con occhi diversi, ma devi essere tu a far cambiare loro idea, opinione... la tua intelligenza quanto vale. Come si suol dire il vestito non fa il monaco. 
Credimi, con l'età ti apprezzerai e capirai che il giudizio delle persone non vale più di tanto, ma devi assolutamente sempre apprezzarti.
(Alba)



Premessa
Carissi amici miei,
la diversità rende i bambini curiosi, ma sta agli adulti che sono loro accanto spiegare cosa succede in modo nitido ed equilibrato. Io ho avuto la fortuna di avere accanto una famiglia e un’insegnante elementare intelligenti e disponibili a illustrare ai miei compagni di classe quello che stavo e come lo stavo vivendo. 
Cara nipotina, oggi ti voglio raccontare di quando ero piccola io. Tu non c'eri ancora.
Devi sapere che all’inizio della terza elementare ho dovuto indossare il busto correttivo per scogliosi: Milwaukee. Ero vestita in una morsa di ferro e plastica che andava dal bacino fino all’attaccatura del mento, fissando all’indietro anche le spalle. Lo potevo togliere solo un’ora per fare la doccia e guardare i cartoni animati.
Il percorso tra ricovero e l’inizio della convivenza non sono stati per niente facili e ho dovuto perdere diversi mesi di scuola.
Mia mamma mi vestiva con indumenti larghi e foulard per mascherare la mia armatura, ma grazie a Vanina, la mia preziosa insegnante, non provavo nessun imbarazzo ad indossarlo!
I miei compagni non mi hanno mai deriso. Sono sempre stati molto disponibili ad aiutarmi nelle difficoltà.
Pur essendo “mingherlina” e fragile mi sentivo un “colosso” ed invincibile dentro la mia armatura. Ero serena nonostante l’immane difficoltà dei movimenti. Mi muovevo come un robot, ma questo non importava a nessuno perché ero sempre la solita Monichina grazie agli adulti che mi erano accanto!
(Monica)



Raccontami qualcosa mi chiedi? Volentieri piccola mia, vieni vicino a me che voglio vedere i tuoi occhi quando ti dico di me e dei miei tempi.
Sì, perché di questo si parla, io non ho altre ricchezze che la mia vita.
Sai che noi da bambine eravamo ricche? Le nostre nonne stavano sempre sedute vicino a noi ed erano sempre a nostra disposizione se volevamo sapere qualcosa. Sai, loro non avevano l'orologio, non so neanche se ne conoscevano il meccanismo, certamente non ne avevano bisogno e ti sembrerà strano, non sapevano guidare la macchina.
Incredibile vero? Come si faceva? Bene si faceva, non c'era da correre di qua o di là come lettere raccomandate. Senza ansia, stavano sedute vicino a noi con i calzini in mano da rammendare, perché stare in ozio non era pensabile.
I bambini si divertivano con poco... ricordo che con due o tre sassini in un tegamino, un ciuffo d'erba e un po' di fango, giocavamo per ore. La nonna poi interveniva al bisogno se necessario.
Ti voglio dire che non avevano inventato ancora la televisione, non esistevano i telefonini né tanto meno i giochini e al posto delle Barbie prendevamo una pannocchia di granturco e la vestivamo con i pochi stracci che avevamo a disposizione, sì perché - sai? - non si buttava via nulla e anche gli stracci potevano essere utili.
Riesci, piccola mia, a pensare a una vita senza corso di danza, piscina, televisione, feste di compleanni e senza cartoni animati? Eppure eravamo felici.
Vedo dai tuoi occhi che non ci credi perché fai riferimento alla tua vita e a quello che possiedi, ma pensa un pò, come si fa a sentire la mancanza di una cosa di cui non si conosce l'esistenza?
Fra qualche anno, forse inventeranno il teletrasporto e quando diventerà di uso comune, ai bambini di domani sembrerà strano che noi oggi possiamo vivere senza usarlo.
La sera ci riunivamo tutti insieme. In inverno di solito nella casa più grande dove c'era un bel focolare e in estate all'aperto, ma mai le persone stavano in ozio. Gli uomini aggiustavano qualche attrezzo per il lavoro, facevano qualche modifica, mentre il nonno raccontava di quando era giovane lui e le cose erano ancora più semplici.
Le donne invece cucivano! Sai i vestiti non si compravano se non raramente e quelli strappati e non più recuperabili, venivano rivisitati come grembiuli, presine, gonnelline per le bambine, ecc.
Devo dire che raramente si chiedeva ai bambini il loro parere e questo era sbagliato, ma i bambini erano comunque rispettati e amati.
Devo anche dire che non era così per tutti. Io vivevo una realtà di contadini abbastanza isolata, non avevamo confronti con altri bambini se non a scuola, che ancora non era riuscita a farci capire che avevamo poco e, poi,  mai e poi mai ci passava per la testa di lamentarci, perchè avevamo poco, ma non sapevamo di avere poco.
(Rita)



Oggi, Tommaso, ti voglio raccontare di Hamed... ti va? Ho appena finito di scrivergli una lettera... adesso te la leggo.
"Ciao Hamed, ti ricordi quando ci siamo conosciuti? Hai suonato alla porta di casa mia e mi sono trovata davanti un ragazzino di quindici anni dall'aria spaurita che mi offriva asciugamani. 
Il tuo viso mi ha colpito, avevi la stessa età di mio figlio, eri un bambino, magrissimo, con i capelli ricci e gli occhi neri, profondi, raccontavano tutta la tua sofferenza lontano dai tuoi cari in un paese che non conoscevi.
Eri emigrato clandestinamente dal Marocco passando dallo stretto di Gibilterra, attraversando Spagna e Francia con mezzi di fortuna, ed eri capitato qui in Italia dove speravi di trovare persone che ti avrebbero potuto aiutare, ma non le avevi trovate. Mangiavi se riuscivi a guadagnare qualche soldo, se no digiunavi. 
Piano piano abbiamo imparato a conoscerci: una volta alla settimana venivi a trovarmi perchè gradatamente avevi acquisito fiducia nei miei confronti. iniziasti a raccontarmi, mentre mangiavi, quello che la vita ti stava dando in quel periodo in cui eri un ragazzino disorientato. 
Devo ammetterlo, lei, la vita, non ti dava altro che lunghe camminate, delusioni e grandi nostalgie per la tua famiglia. Fortunatamente avevi trovato un sacerdote che ti ospitava di notte, così non eri più costretto ad alloggi di fortuna.
Ti ricordi come mi sono arrabbiata con te quando, avendoti regalato una bicicletta per evitarti i tanti chilometri fatti a piedi, tu, arrivando a casa mia a piedi mi hai confessato di averla venduta per mandare un po' di denaro alla tua famiglia?
La vita non è stata generosa con te quando eri un ragazzino. Oltre alla fatica fisica  ti è capitato un problema di salute grave che doveva essere curato con urgenza e tu, essendo clandestino, a quei tempi, non avresti potuto essere ricoverato in un ospedale italiano, non ne avevi diritto.  Mio marito ha convinto un caro amico a ricoverarti senza apparire sui documenti  dell'ospedale e generosamente e clandestinamente ti ha curato salvandoti la vita.
Quanto tempo è passato! Dopo tanta sofferenza è arrivata per te la vera vita, quella normale. Sei ritornato al tuo paese e ti sei creato un lavoro, hai trovato una bella moglie che ti ha donato tre figli, uno più bello dell'altro e, quando torni in Italia, vieni  sempre a trovarci e a  farci vedere i tuoi figli e  ce li mostri come fossero gioielli, fiero di loro, e ci  abbracci, lo sento, con l'affetto con cui mi abbraccerebbe un figlio.
Devo ammetterlo, sono fiera di te, perchè alla tua giovane età avresti potuto finire a fare attività illecite per racimolare un po' di soldi e invece non ci sei cascato, ti sei comportato saggiamente anche se eri solo un povero ragazzino solo e senza l'affetto della sua  famiglia."
Ecco! Sono proprio contenta di aver incontrato Hamed! Che ne dici? Te l'ho voluto raccontare perché peneo che la mia esperienza possa far riflettere anche te.
Caro Tommaso, credimi, è gratificante, quando si diventa anziani, sapere che qualche cosa siamo riusciti a fare per diminuire la sofferenza di chi ha cominciato la propria vita nel disagio e nella tribolazione.
(Lauretta)

  











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