Un’altra esperienza comunicativa e significativa, che organizzavo con ogni gruppo di alunni almeno una volta, era la cerimonia del tè.
C’era sempre una tavola realmente e gradevolmente apparecchiata: tea cups and saucers, tea spoons, tea-pot, biscuits, jam and marmalade, sugar, honey, milk, sometimes coffee.
Io preparavo il tè parlando in inglese.
Sottolineavo il lessico nel prendere gli oggetti, descrivevo, ponevo domande, proprio come fossimo in una casa.
Mi accertavo che tutti ascoltassero e coinvolgevo singolarmente ogni alunno perché desse una risposta anche solo con un gesto.
Così tutti si sentivano partecipi.
La comprensione orale era assicurata dal contesto e l'espressione orale si esercitava senza ansia, perché avveniva automaticamente indotta dal non-verbale o per imitazione.
Quindi si sorseggiava il tè, si gustavano biscotti, marmellate e cakes... e "non si studiava", ma ci si divertiva, come fossimo ad una festa e non a scuola.
In questi momenti venivano attivate funzioni comunicative varie come utilizzare formule di cortesia, chiedere e dare informazioni sui gusti personali, sulla quantità desiderata, vivere in prima persona usi e costumi…
Please, thank you, Have...
Do you like…? Yes, I do/No, I don’t.
How much sugar? How many...? One/Two…
Per questo tipo di attività, oltre all'aula, usavo spesso la mensa, il salone, uno spazio qualsiasi a disposizione e mi avvalevo dell’aiuto di eccezionali bidelle, rappresentanti di classe, genitori disponibili.
Era sempre una festa grande e i miei bambini si divertivano da matti, sentendosi molto molto speciali.
Una volta, ricordo, utilizzai i table-mats, cioè quelle tovagliette individuali o sottopiatti che gli inglesi usano quotidianamente.
La cosa carina fu che ogni alunno aveva decorato la sua tovaglietta con disegni e lessico relativi all’area semantica del rito del tè.
L’effetto visivo, prodotto degli oggetti e dei colori scelti in modo libero, fu magnifico ed il rinforzo delle conoscenze significative.
Una meravigliosa teiera in cartoncino fu anche un simpatico bigliettino augurale, di volta in volta, di Natale o di Pasqua.
Un’ulteriore attività di classe molto intrigante, che riproposi più volte nel corso degli anni, fu la realizzazione di un domino a grandi tessere di cartoncino.
Ogni alunno ne realizzava almeno una.
Ogni tessera doveva necessariamente legarsi alla precedente e a quella successiva. Quindi implicava progettazione precisa e coordinamento tra gli addetti ai lavori.
Come per i librini si andava dal più semplice, composto da vocaboli connessi ad un’idea, al domino più complesso realizzato con strutture linguistiche: domande e risposte oppure semplici descrizioni o altro ancora.
Seguendo un percorso stabilito, si poteva raccontare anche una storia attraverso enunciati e illustrazioni (testo narrativo).
Le tessere erano generalmente grandi abbastanza perché si potesse realizzare una bella immagine in una metà e una scritta chiara e coloratissima nella seconda metà.
Le facevo realizzare su cartone resistente e rigido, come già accennato, affinché ci si potesse giocare davvero.
In realtà il progetto prevedeva un impegno a tutto tondo:
- Lavoro di gruppo o gruppo-classe
- Scelta del soggetto, della struttura linguistica o della funzione comunicativa da esercitare.
- Suddivisione dei compiti e realizzazione delle tessere (individualmente, a coppie, rifiniture finali ad opera di tutta la classe).
Per esempio:
- Lessico: animali lontani
- Prima tessera: rappresentazione di un "LION" nella metà di sinistra, scritta di ELEPHANT nella metà di destra.
- Seconda tessera: immagine di un elefante + la parola GIRAFFE, in modo che le due tessere potessero coordinarsi.
- E così via discorrendo.
La stessa cosa poteva essere fatta con domande e risposte.
- Prima a tessera: "Yes, I do. Oranges are my favourite." + "Do you like apples?"
- Seconda tessera: "Yes, I do. I like apples very much." + "Is this a red pen?"
- Terza tessera: "No, it isn't. It's a blue pen." + "What are you doing?"
- E via così.
Naturalmente si poteva costruire un domino con una sola struttura linguistica da esercitare oppure scegliere di utilizzare più strutture complesse oppure esercitare la descrizione e ancora molto altro.
Questa attività, una volta impostata, veniva portata a termine nei ritagli di tempo che ognuno riusciva a trovare tra le pieghe del lavoro quotidiano nell'ambito della mia area.
Comunque ogni alunno doveva completare la sua parte.
Chi voleva lavorare con maggiore calma poteva portarsi la tessera anche a casa, ma doveva finirla con cura.
Chi, poi, lo desiderava poteva costruirne anche più di una.
Di solito questi domini venivano esposti nella mostra di fine anno, dove facevano una bellissima mostra di sé, riempiendo un'intera aula di colori.
Gli alunni ne erano davvero soddisfatti.
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