Catene di parole
Catene di fatti
LIBRI
In questa ottica facevo eseguire dei testi di sezione, di gruppo, di coppia, individuali, con degli input di partenza precisi, testi che poi venivano inseriti in parti particolari delle storie in elaborazione.
Per esempio, se era opportuno imparare a stendere un testo descrittivo, dopo aver elaborato insieme quello relativo ai protagonisti, pregavo gli scolari di descrivere individualmente un personaggio di contorno.
Se si trattava di caratterizzare una classe di bambini, era certo che in essa avremmo ritrovato ogni singolo bambino-personaggio uscito dalla fantasia di ciascun alunno.
Se, poi, si verificavano sovrapposizioni, per la semplicità delle capacità elaborative legate anche all’età, mi attivavo con un lavoro mirato in cui stimolavo individualmente l’interessato a migliorare la propria descrizione, oppure proponevo di metterne insieme più di una facendo notare come i personaggi fossero troppo simili.
In questo caso inserivamo tutti gli aspetti diversi individuati nelle varie descrizioni, creando un sovra-personaggio più caratterizzato e curioso.
Nel libro, però, c’erano sempre i nomi di tutti gli autori correlati ai singoli testi e, quando non li mettevo, durante il circle-time in cui leggevo il nuovo materiale, tutti riconoscevano con sicurezza la parte che avevano personalmente elaborato ed alzavano con gioia ed orgoglio la mano per farlo capire agli altri.
In alcuni casi davo le istruzioni per eseguire il lavoro a casa, spesso come unico compito per Natale o Pasqua.
Tutti aderivano con entusiasmo a questo tipo di compito perché ne vedevano la finalità ed erano certi di ritrovare il proprio lavoro nel libro a fine anno.
E a cosa servivano compiti come questi, se i genitori potevano influenzare o aiutare i loro bimbi? La domanda sorgeva spontanea, ma anche la mia risposta era altrettanto rapida e spontanea.
In questi casi il mio obiettivo era quello di far lavorare insieme genitori e bambini.
Far capire che oltre al calcio e alle faccende domestiche, ci poteva essere un tempo che sarebbe rimasto indelebile nelle emozioni e nei ricordi, una ricchezza nei rapporti familiari che poteva stimolare il linguaggio, la narrazione, uno schema di pensiero.
I genitori si divertivano più dei figli e venivano fuori delle cose proprio carine e simpatiche.
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