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Buona lettura



Racconto - L'ombra

 





L'ombra


Il portone si aprì con cautela. L'ombra scivolò furtiva all'esterno richiudendo il battente dietro di sé. Uno sguardo intorno... nessuno. Nel canale scivolava lenta un'imbarcazione. Che strano! Non era segnalata da alcuna luce. Solo il rumore attutito dei remi nel buio attirava via via l’attenzione in qualche modo. Tutto nella norma. La zona era davvero lontana da quella in cui il carnevale andava impazzendo, tra risate, lazzi e scherzi e capannelli di persone sempre più affollati.

Avvolta nel lungo tabarro l'ombra avanzava con metodo, scivolando lungo canaletti secondari, attraversando ponticelli così piccoli che nel buio potevano non essere neppure riconosciuti come tali e avrebbero potuto confondere chiunque non conoscesse quei luoghi dalla nascita. L'ombra tirò un sospiro di sollievo: era certa che nessuno l'avesse vista e tantomeno riconosciuta.
Era arrivata finalmente. Dietro la spalletta del ponte che aveva appena raggiunto, lasciò cadere il pastrano e con un salto fu dall'altra parte in mezzo alla folla vociante, che rideva e scherzava in un'allegria contagiosa.
Le luci che la accolsero rivelarono essere una maschera... in abiti maschili: si trattava di un cavaliere in abito del '700 con ghette, stivali, camicia, pastrano e soprattutto una grande maschera che gli copriva interamente il viso, con un grosso naso nero che attirava l'attenzione e niente lasciava trapelare di chi ci fosse lì sotto.

L'ombra si avvicinò ad una damina che passava in quel momento, facendo un grande inchino, prima di prenderla sottobraccio e continuare con lei ballando, verso il Ponte di Rialto.
In quel punto la folla era fittissima, mentre nel canale luccicava una danza affascinante di luci provenienti dalle lanterne poste ad adornare le mille diverse imbarcazioni. In assoluto le più suggestive erano le ombre ondeggianti delle gondole.
Troppa troppa gente fino ad arrivare a Piazza San Marco. Se qualcuno si fosse sentito male, sarebbe stato davvero difficile soccorrerlo. Per fortuna si poteva intervenire arrivando dall'acqua, ma anche da lì non era affatto semplice. Proprio per questo da un po' di tempo si cominciava a parlare di numero chiuso per coloro che volevano trascorrere il carnevale a Venezia.

L'ombra e la Damina continuarono ballando a spingersi verso il punto focale della festa. Dopo parecchio tempo si ritrovarono nei paraggi di Piazza San Marco. Da dietro i palazzi In lontananza si scorgeva la piazza. Si poteva immaginare il mare laggiù in fondo ed anche i famosi caffè, che in quell'occasione sembravano scomparsi, fagocitati dalla folla.
Coriandoli, stelle filanti, inchini, maschere di ogni tipo... tutti erano indaffarati e distratti nel loro gioco vivace e coinvolgente: del resto erano venuti tutti lì proprio per quello!
Eccola là! Accanto alla colonna, l'ombra individuò chi cercava. Doveva essere più che sicura che fosse proprio la maschera giusta. 
Così si avvicinò procedendo con metodo, dopo aver abbandonato la damina che nemmeno se ne rese conto.  La sua voce... sì, ne era sicura. Con  gelida furia estrasse da sotto il costume un coltello ben affilato e, senza la minima esitazione, lo infilò con precisione chirurgica nella pancia di un D'Artagnan ridanciano, che faceva il cretino con una pappagallina piena di piume colorate molto appariscente. Il D'Artagnan si accasciò al suolo senza un gemito o, forse, il gran frastuono della piazza coprì e confuse ogni cosa. Nessuno si accorse di niente.

L'ombra ricominciò a ballare con una Arlecchina che passava in quel momento. Insieme entrarono in Piazza San Marco. Poi come l'aveva presa sottobraccio così la lasciò e si infilò in una calle laterale in cui la confusione era minore. Pian piano ritornò sui suoi passi per i vicoli antichi che conoscevano solo coloro che erano nati da quelle parti.
All'altezza del Ponte di Rialto, ma in uno dei canali secondari, si levò il costume e con nonchalance, lo lasciò cadere nell'acqua. Poi nascosta dal buio percorse la strada fino a quel portone da cui era uscito parecchio tempo prima. Entrò velocemente e serrò Il battente.

L'affascinante signora dai lunghi capelli rossi si buttò letteralmente su una poltrona e pianse tutte le sue lacrime.
L'avventura si era conclusa.

Il giorno dopo i giornali titolavano a lettere cubitali:

Assassinio al Carnevale di Venezia
Noto avvocato della città ritrovato nel Canal Grande
Il cadavere mostra una profonda ferita nell'addome
  Probabilmente un coltello da cucina
lungo almeno 20 cm

L'assassino del noto avvocato non fu mai trovato.









3 commenti:

  1. Dietro la maschera si può nascondere chiunque. Anche per comportamenti non così gravi, basta saper indossare una "maschera" e mi pare che non bisogna essere tanto attrici perché il mondo va di fretta e quasi nessuno ci fa caso o si ferma un momento ad analizzare

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  2. Mi piace molto questo racconto che crea suspence in una atmosfera di allegria festosa, di gente che si diverte e non presta attenzione a ciò che avviene intorno . Ognuno è intento a trascorrere il suo momento di vita al di fuori della propria quotidianità. Ma l' ombra ha deciso che la sua realtà deve cambiare e approfitta della grande festa in maschera per dare una svolta alla propria esistenza . È sicura di agire senza essere scoperta . Nel grande trambusto del carnevale ognuno pensa a divertirsi e dimentica i rapporti umani nascondendosi dietro una maschera

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  3. Bel commento Mariella. L'aspettavo e non ne dubitavo. Mi è entrato soprattutto questo tuo pensiero "Ma l' ombra ha deciso che la sua realtà deve cambiare...." già per far si che qualcosa cambi bisogna adoperarsi perché dal cielo non viene pressappoco nulla. Anche se non in maniera così tremenda, ovviamente

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