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Consigli per la lettura delle pagine
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Buona lettura



Lucca Insieme - Manuela










Manuela
di Elisabetta




Da un maialino ad un racconto

Un maialino tutto rosa




📚

Manuela se ne era andata dalla città.
Era fuggita in un giorno d'aprile, quando tutto sembrava possibile nella luce che allagava quel pezzetto di campagna.
Quel terreno non era un granché, ma a lei sembrava di essere nel posto più bello del mondo, in un vero e proprio Eden.

Appena le era stato possibile, era letteralmente fuggita dall'inferno di edifici, automobili, smog e rumori, che non aveva mai apprezzato.
Ora non aveva quasi più un soldo, ma viveva in una casetta modesta che avrebbe trasformato in un nido accogliente, aveva otto galline, due conigli e, soprattutto, un maialino tutto rosa che grufolava nella piccola stalla.




Chi continua a raccontare?



📚

Manuela non si era sentita più a suo agio in quella città in cui tanto aveva desiderato vivere per poter andare a teatro, al cinema, al ballo, a visitare qualche museo. 
A contatto con la gente era stata una vita molto piena. 
Si guadagnava bene e si spendeva bene, si era potuta levare tante soddisfazioni, scorrazzando da mattina a sera con i suoi tanti amici. 
Per qualche anno era vissuta così, poi c'era stato un cambiamento. 
Andando a trovare i suoi in campagna, in un paesino sperduto dove loro facevano ancora i pastori, aveva avuto una vera e propria rivelazione. 
Capì che non si era più resa conto di quanto avesse lasciato e piano piano crebbe in lei il desiderio di tornare a quella vita. 

Un giorno, durante un giro solitario, la macchina le si era fermata proprio davanti ad una piccola casina abbandonata. 
Era stato un colpo di fulmine e si era detta: “Verrò a stare qui… con qualche gallina, alcuni coniglietti e, perché no, un bel maialino. Naturalmente intorno dovrà essere tutto pieno di fiori. Sì, sarei proprio contenta di venire qui quanto prima.”. 
In fondo in fondo Manuela aveva sempre sognato di poter tornare a vivere a contatto con la natura e l'occasione ora si era presentata. 
Non ci aveva pensato su due volte. Aveva lasciato la città, soprattutto certe situazioni un po' spinose, raccolto le sue cose e si era imbarcata in questa nuova avventura. 
Non sapeva niente di come si poteva organizzare la vita in un luogo così, seppur a cinque minuti dal mare e poco più dalle colline alle spalle. Sarebbe stato un futuro di incognite ma da vivere. 

Appena arrivata s'era preoccupata di vedere cosa ci fosse a disposizione lì intorno. 
Il terreno sia del piccolo giardino sia dell'orto… tutto secco. Sperava nelle piogge primaverili perché l'estate sarebbe stata sicuramente ancora più secca. 
Le avevano detto che in quella zona esisteva un sistema d'irrigazione derivante dall'acqua del fiume che scorreva li vicino. Di questo si sarebbe informata poi. 
Nella parte posteriore alla casetta erano presenti vari alberi già adulti: un noce, un limone, un nocciolo, un pesco ed altre piante che avrebbe poi studiato successivamente. 
Si era subito data da fare. 
La casina inizialmente anonima stava diventando molto accogliente. L'aveva arredata con gusto e in quelle piccole stanze si respirava l'amore e il tanto entusiasmo che lei aveva nel cuore. 
Manuela era felice di essere ritornata in campagna, aveva ritrovato le sue radici e i ricordi di quando era ragazza le affioravano sempre prepotentemente: le giornate trascorse con gli amici, i tuffi nei covoni di fieno, le corse dietro le lucciole le sere di maggio, le prime simpatie, i primi amori. 
Aveva trasferito in quella casetta tanti oggetti appartenuti alla nonna, anche le tendine ricamate che aveva riadattato a quelle finestrelle, rendendo il tutto molto grazioso. 
Che dire poi del giardino ricavato dal quel piccolo terreno intorno alla casa a dispetto della mancanza di acqua? 
Tanti fiori che si alternavano nelle stagioni. E di quel piccolo recinto dove aveva messo due conigli, otto galline e un maialino rosa? 
Aveva presto aggiunto anche un gallo nero superbo, per la gioia della galline e perché voleva vedere i pulcini correre lì intorno. 
Quando calava la notte Manuela si beava nel contare le stelle e guardare la luna fantasticando sul suo futuro. 
Era giovane e desiderava dare una svolta alla sua vita. 
In questo fu aiutata perché una mattina al suo risveglio notò un cartello nel campo confinante, con su scritto “Vendesi”. 
Avrebbe telefonato a quel numero ed il pensiero che da un po' di tempo affiorava nella sua mente sarebbe divenuto realtà. 
Il terreno sarebbe stato suo, avrebbe allargato la casa e realizzato un piccolo agriturismo. 



📚

Manuela era arrivata lì da poco, quando un giorno di maggio, squilla il cellulare: “Pronto, pronto… Manuela, Sono Maria Cristina, ti ricordi di me?”. Lei tentenna nel rispondere. Sono trascorsi alcuni anni intensi nella sua vita da quando si sono sentite l'ultima volta. 
"Sììì!.." dice un po' titubante. “Manuela… non ti ricordi? Nel mio atelier, abbiamo lavorato insieme alla creazione di tanti abiti per le sfilate di moda in giro per l'Italia...”. 
“Maria Cristina.. sììì, ricordo!” si rinviene tutto d'un tratto “Come stai, dove sei?”.  “Sono qui dietro la tua casetta, oltre la rete di confine!” risponde con enfasi Maria Cristina “Io abito qui... poi ti racconto.” 


📚

Il tempo passava e Manuela si sentiva sempre più un’altra persona, così lontana dalla confusione del traffico e dall’inquinamento. 
La campagna era sempre stata il suo sogno e oltre alla casa in mezzo al verde il suo desiderio primario era quello di farsi un giardino e un orto. Con i pochi soldi rimasti dall’acquisto della casa aveva comprato semi e piantine e si era affrettata a metterli in un piccolo spazio che per il momento doveva servire giusto giusto per le sue esigenze. 
La verdura coltivata in quel piccolo terreno sarebbe stata ben differente da quella acquistata in città al supermercato... 
A rendere questo suo acquisto ancora più gratificante era stata la piacevole sorpresa di aver ritrovato come vicina la sua amica di un tempo.
Quel giorno, quando si era sentita chiamare al telefono da Maria Cristina, era rimasta molto sorpresa, quasi non ne ricordava il nome tanto era il tempo che era passato. Poi si era sentita pervadere dalla gioia di avere ritrovato quella vecchia amica: sicuramente avrebbero parlato per ore e ore dei tempi di quando erano molto giovani ed entrambe erano in cerca di un lavoro. 
La vicinanza con Maria Cristina le fu molto utile per i consigli che l’amica, un tempo stilista, le sapeva dare anche per la sistemazione del giardino, ma Manuela continuava a pensare che sarebbe stato un lavoro immane cercare di mettere a posto quel terreno e dargli un aspetto decente. 
Per rincuorarla Maria Cristina le disse che suo marito avrebbe potuto aiutarla nei lavori pesanti.
Conobbe così anche Giovanni, il marito, che si dimostrò subito premuroso nel darle una mano e che si diede immediatamente da fare per creare un cancelletto, che unisse le loro proprietà, per evitare alle due amiche di dover fare un lungo giro intorno a un fosso per arrivare dall’una all'altra.  
Da quel cancelletto tutti i giorni Maria Cristina e Giovanni passavano da Manuela per salutarla, darle consigli e guardare quanto erano belli i suoi fiori e i suoi animali, ma mai si erano accorti che in una piccola costruzione a lato della casa abitava un meraviglioso piccolo maiale. 
Un giorno, mentre Giovanni si trovava nelle vicinanze, il maialino, che si era incuriosito, cercò di mettere il muso fuori per vedere lo sconosciuto. Manuela rimase perplessa nel cogliere l'espressione del viso di Giovanni, che si era zittito improvvisamente. Il suo volto si era rabbuiato e appariva piuttosto contratto. Non doveva essere molto entusiasta di quella presenza nei pressi di casa sua.
Manuela, molto imbarazzata, cercò di tergiversare: “Sai? Si chiama Rosito... non è carino?".
“Rosito? Rosito, un maiale? Ma scusa, cosa te ne fai di un maiale? Capisco le galline che ti danno le uova, ma un maiale....”. 
Manuela spiegò che il maiale è un animale molto socievole, che si affeziona come un cane ed è veramente una piacevole compagnia. L’espressione di Giovanni rimase notevolmente perplessa. 

Giovanni. Giovanni cercò di riprendere il controllo. Si concentrò su di lei, Manuela, la bella vicina dalle braccia tornite, dal seno prosperoso e dagli occhi vivaci. Non voleva pensare a quel grufolante maialino che lui aveva proprio sullo stomaco.... era vegetariano e l'odore della carne lo disgustava, figuriamoci immaginare quel tombolotto ridotto in salsicce e pancetta.
Comunque la sua padrona era così carina che andare nel suo orto e aiutarla a coltivare ortaggi e insalatine era un vero piacere. Non pensò più al maialino.
Il suo sguardo era spesso attratto dai gesti gentili di lei, che sembrava volteggiare con la leggerezza di una farfalla sui fiori. Quella donna aveva un certo non so che che a volte lo sorprendeva. Era molto diversa da sua moglie.

Lui e Maria Cristina si erano trasferiti da poco in quella zona che all'inizio non lo ispirava più di tanto, così cittadine come erano le sue attitudini,  ma ora a lui sembrava il luogo migliore dove si potesse vivere. 
Invece, trovava che la moglie da qualche tempo appariva scontrosa, seriosa, noiosa e i suoi modi erano divenuti quasi sgarbati, a volte indifferenti e freddi nei suoi confronti... forse la campagna non le si addiceva.
Così lui aveva iniziato a desiderare che andasse più spesso a trovare i suoi in città e che vi rimanesse a dormire qualche benedetta volta... che diamine! 



📚

Quel giorno Maria Cristina si annoiava proprio.
Cosa c'è di più triste della campagna quando piove?
Non le veniva in mente niente. Forse stare sulla riva di quel triste lago.
Un crampo allo stomaco e d'improvviso fu di nuovo lì  con quel ragazzino pieno di brufoli. Avvertiva ancora quell'umido dolciastro, mentre guardava l'acqua verde, immota. La nebbiolina le penetrava dal bavero fin dietro la nuca e le mani sprofondate nelle tasche non riuscivano a scaldarsi. Si sentiva svuotata, triste.
Non riusciva proprio a dimenticare quel momento della sua adolescenza. Ancora le faceva un male profondo, ma si sa, la fine del primo amore non è mai indolore.
Ebbene, con tali tetri pensieri stava dietro i vetri, trattenendo appena un lembo della tendina bianca ricamato. Era profondamente sola.
Sapeva suo marito essere nel magazzino esterno a trafficare coi suoi arnesi, assorto nei suoi strani assemblaggi, quand'ecco lo vede uscire curvo, le spalle abbassate, la testa un poco china, ma con un sorriso ebete a trentadue denti.
“Cos'ha in mano? L'uccellino di latta… E dove va con quel vessillo? Dove lo sta portando? Nooo! Ancora una volta sta andando dritto dritto alla porticina verde di Manuela! Adesso sta davvero esagerando. Sta più con lei che con me!”.
L'uomo bussa con decisione.
Quel suono percorre i meandri del suo cervello come una saetta, mentre il rombo del tuono in quel preciso istante, nel cielo nero, esplode con un fragore tale che tutti e tre sobbalzano contemporaneamente, anche se non lo sanno.
"No, no...  l'uccellino dell'ottocento no! Se decide di separarsi da quel cimelio della sua famiglia, vuol dire che ha perso del tutto la testa".
Maria Cristina più ci pensa più si carica di energie negative. Adesso vede davvero tutto nero. Si allontana dalla finestra come una furia, gridando: “Ma la paghi, vedrai come me la paghi!!!!”.



📚

Giovanni ha appena varcato la soglia e mostrato l'uccellino a Manuela che il rombo del motore dell'auto di Maria Cristina gli fa girare la testa, giusto in tempo per vederla schizzar via all'impazzata, dopo aver sbattuto due o tre volte lungo la siepe e contro il muretto, che ha costruito con tanto amore.
"È pazza!” esclama sconcertato “È proprio pazza!”.
Giovanni e Manuela si guardano increduli prima di correre fuori per cercare di fermare Maria Cristina che è partita in un modo così inaspettato e inspiegabile.
L'uomo prende il telefono, digita rapidamente il numero della moglie e appena prende la linea grida: "Amore, ma cosa fai, torna qui… attentaaaaa!!!”.
Tutto in un microsecondo.
Il solo pensiero di perderla ha ridimensionato in un attimo ogni emozione nel suo cuore. Adesso ricorda solo il profondo legame che ha con sua moglie. Manuela è diventata trasparente alla sua percezione. Non esiste più, mentre un dolore fortissimo lo fa sentire del tutto perso.

Quando sente la voce di Cristina, amplificata dal microfono, strozzata dalle lacrime e rotta dai singhiozzi, inizia a correre come un pazzo,  perché sa che non lontano da lì c'è un semaforo lentissimo. Forse può ancora raggiungerla.
Infatti, ecco l'auto ferma e una figurina chinata in avanti.
“Tesoro, tesoro mio, sto arrivando!” urla disperato senza che un suono esca dalla sua bocca.
È già lì. Aveva le ali ai piedi. È giunto in tempo.
Apre lo sportello e si ficca dentro, la abbraccia, la stringe, l'accarezza.
“Tesoro, piccolina, ma cosa hai pensato, cosa hai creduto?”.
“Tu, tu…” sussurra lei tra le lacrime.
Lui le solleva i capelli dall'esile collo delicato, le dà piccoli teneri baci e le asciuga le lacrime col fazzoletto profumato che tiene sempre in tasca. Anche lui piange commosso, poi scende dalla macchina e ne rientra dall'altra parte, stringe il volante e riparte tornando verso casa.
Poco prima, quando in lontananza si intravede la sagoma di Manuela ancora sulla porta, il bianco grembiulino che brilla al sole, si ferma bruscamente.
Le spiega tutto d'un fiato che la sua amica aveva visto l'uccellino antico di bronzo e le era cosi piaciuto che gli aveva chiesto se per caso sapesse fargliene uno simile da piantare in giardino per bellezza. Così aveva preparato un prototipo di latta e glielo aveva portato in visione.
Una piccola pausa poi prosegue in tutt'altro tono.
“Sai?” dice “La tua amica è come una sorella per me. Di lei ammiro lo spirito festoso, la freschezza, come quella che si prova quando arriva primavera con i primi raggi tiepidi del sole. In lei tutto è ordinato, la sua casa shabby chic è romantica e riposante, ma tu... tu sei l'amore della mia vita, sei tutta un'altra cosa. Tu sai fare anche questo! Sei il fuoco che mi scalda il cuore, sei l'intelligenza brillante che mi sostiene, sei il mio braccio destro.”.

Maria Cristina lo guarda con gli occhi sgranati. Come ha potuto dubitare di Giovanni! È una vita che stanno insieme. Il fatto è che lei non vuole dividerlo con nessuno, nemmeno per un attimo, nemmeno per un innocente aiuto alla sua amica.
A pensarci bene, ha fatto un torto anche a lei, ma tant'è. Giovanni è il suo punto fermo, non potrebbe vivere senza di lui. Le si annebbia il cervello solo a pensarci.
A Manuela che si è avvicinata sorride: “Cosa avete capito? Avevo solo voglia di fare una semplice corsa in macchina! Volevo provare l'ebbrezza della velocità dopo tutta questa calma campagnola! È stato eccitante... Visto che siamo qui, ci prendiamo un bel tè alla menta?”.



📚

In quel pezzetto di mondo incantato, la vita di tutti continuò in tranquillità a contatto con la natura e i cicli delle stagioni.
Manuela ampliò il suo rifugio e vi introdusse un numero sempre maggiore di animali. Comparve anche un piccolo pony e perfino una coppia di splendidi pavoni. Anche l'agriturismo divenne presto una realtà.
Manuela ospitava poche persone alla volta e le accoglieva proprio come in una vera famiglia.
Maria Cristina e Giovanni partecipavano regolarmente alla vita dell'agriturismo con la loro presenza e i loro prodotti.
La zuppa dell'agriturismo "Manuela" divenne molto famosa e vinse anche un premio importante.
La città divenne per loro una semplice idea astratta.



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4 commenti:

  1. Risposte
    1. Davverooo! Una bellisima idea... Nessun rumore di sottofondo, nessun assembramento, niente smog, nessuna mostra fotografica... Insomma niente di niente!

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