Narrar che gioia
Oggi ho fatto
un bell'incontro con le parole:
ho rinvenuto in questa pagina
uno spunto interessante
da cui partire
per prendere
a narrare.
Incipit
"Allungò con voluttà i piedi
alla ricerca di quel benessere
che desiderava da tempo.
Eccolo.
Forse oggi lo avrebbe raggiunto.
Tutto era ormai fermo e immobile.
Le luci soffuse,
delicata la musica New Age.
Sì, i sensi sopiti eppure all'erta,
percepivano amico
quello spazio-tempo.
Poi una morbida copertina
sfiorò il suo volto
con discrezione... ".
Vi va di continuare?
Chi inizia?
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... e avvertì il solito profumo di dopobarba. Era lui, il suo compagno di una vita, che aveva sempre avuto cura di lei. La amava di un amore profondo, di un amore con molteplici sfaccettature. Era nato come cottarella giovanile e poi si era evoluto negli anni con le varie vicissitudini che il tempo aveva messo loro davanti. E ne avevano attraversate di difficoltà! Hai voglia!
Si erano sposati giovanissimi, con la convinta promessa di sorreggersi a vicenda, in ricchezza e in povertà, in salute e in malattia.
Volevano costruire per creare una bella storia tutta loro, una storia che potesse essere raccontata con orgoglio dai loro figli.
Quel profumo così intenso le piaceva, le dava sicurezza e continuò a far finta di dormire. Sapeva di essere importante per lui che la riempiva di attenzioni e lei, ad occhi chiusi, si immaginava l’espressione del suo volto mentre sicuramente in quel momento la stava guardando. In fondo lui le aveva sempre detto che gli piaceva stare a guardarla mentre dormiva perché in quel frangente il suo viso assumeva una miriade di espressioni.
Infatti, bastava che lei si appisolasse che il suo IO più profondo si metteva a lavorare con il cervello e il sogno aveva inizio. Questo la faceva ridere anche se sapeva a priori che i suoi sogni erano complicati e li avrebbe ricordati solo se si svegliava di soprassalto facendo una gran confusione con le coperte.
Era comunque bello, perché ci ridevano insieme. In loro tutto era complicità.
Claudia
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E fu quasi un'apoteosi.
Un calore amico la pervase. La respirazione divenne ritmica e più profonda, quasi una melodia canora da cantare sottovoce. Che meraviglia! Da quanto non provava più una sensazione come quella?
Incredibile! Adesso Luisa si sentiva finalmente al sicuro, protetta da tutto e da tutti. Anzi si sentiva libera, aria pura senza confini.
Percepiva ogni fibra del suo corpo rispondere alla vita come ormai non le succedeva da tempo. Non le sembrava vero. (continua)
Vanina
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Sono sola in casa posso decidere di fare quello che desidero. Mi prendo un momento di relax totale.
Mi siedo in una poltrona morbida, metto un panchetto davanti per stendere le gambe, calzo delle pantofole con la pelliccia molto morbide. Ho una piantana accesa che fa una luce molto debole. Accendo una musica come sottofondo. Mi copro con una copertina morbida che quasi mi accarezza il volto. Le braccia le stendo sui braccioli in maniera che sono quasi tutta stesa. Che bello! Oggi ho fatto una cosa che mi è proprio piaciuta, perchè mi ha dato sensazioni nuove di sentimenti particolari.
Silvana
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Penso che il racconto parli di una persona che è a letto malata e cerca invano di scaldarsi. Purtroppo non ha vicino a sé nessuno. Questo gli fa sentire ancora più freddo sia per la mancanza di calore umano che della mancanza di un calorifero.
Insomma è anche dentro di sé che sente freddo e questo lo rende ancora più spento, ma tutto ad un tratto, tirandosi le lenzuola fino a coprirsi tutto il viso e mettendosi al buio, riscopre tutto un altro mondo pieno di cose da fare per poi risalire le benedette scale e camminare lontano lontano verso la vita.
Alba
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Sono stesa sul divano Luigi Filippo della Nonna Pina, nel suo salotto con le persiane accostate per ovviare alla luce del sole, che non mi permetterebbe di sonnecchiare qualora lo volessi.
Il vecchio grammofono sta emettendo una dolce musica indiana, rilassante. Folate di gradevole profumo d'incenso arrivano a momenti...
Io, stesa sul divano, inizio a fare la mia meditazione, raggiungo, molto lentamente, tutti i miei sette chaKra e li libero con la mano sinistra.
Il rilassamento entra lentamente in me e il mio corpo acquisisce un piacevole abbandono.
Sono distesa e la calma ottenuta fa socchiudere i miei occhi.
Cercando con le mani ritrovo la copertina abbandonata e sempre lentamente la faccio scorrere sul mio corpo e mi lascio andare in un sonno profondo.
Lauretta
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Un'amaca fra due alberi, lo fa dondolare alla tiepida brezza del mezzogiorno. Non ci crederai, ma una sensazione di benessere lo avvolge. Quante volte aveva sognato che accadesse questo miracolo nel suo cuore! Sì, perché è la pace del cuore che lui cerca spasmodicamente da anni.
La pace, questa sconosciuta. Ignorata dai più è conosciuta solo come mancanza di nemici. Lui cerca la pace come pienezza di amici e oggi si sente ben disposto ad affrontare questa ricerca.
Sistema la sua copertina come meglio può e pensa a come sarebbe la sua vita senza di essa. E' una valida protezione per quando è freddo, riparo efficace quando il caldo torrido imperversa nei mesi estivi e deve ammettere che lui ama soprattutto la capacità che la copertina ha di ripararlo dalla pioggia, che cade spesso in quel clima tropicale.
I suoi alberi sono posti vicino al limitare della foresta e per questo la zona è frequentata da famiglie con bambini piccoli. La sua civiltà è stata aggredita da un gene recessivo che li fa trovare a loro agio nel saltare di ramo in ramo piuttosto che camminare sulle gambe. Questo si è rivelato molto provvidenziale quando gli scienziati hanno scoperto che il pianeta era talmente inquinato che il solo contatto con il suolo è tossico.
Gli abitanti degli alberi della foresta che condividevano con lui l'ospitalità dei rami di quei maestosi rifugi aerei, facevano parte di clan familiari spesso in guerra fra di loro.
Improvvisamente ecco l'illuminazione. I bambini sono la risoluzione per una pace duratura. Bisogna insegnare ai bambini ad amare per avere in seguito degli adulti che lo sappiano fare.
Si era procurato molte copertine e si apprestò a regalarne ai piccoli delle famiglie rivali. Un passo era fatto, lui sperava di trovare persone di buona volontà che sapessero coltivare quel seme che lui aveva gettato.
Rita
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Ed ecco di nuovo l’attacco di panico: puntuale come sempre e impetuoso come il mare.
Lavinia iniziò a nascondersi completamente sotto la coperta per sentire il calore del suo respiro. Iniziò a contare le inspirazioni e le espirazioni… per infinità di volte, finché non recuperò una minima parte di controllo.
Quei momenti accadevano sempre più e più frequentemente. Che cos’era cambiato intorno a lei? O era cambiato qualcosa dentro di lei? Possibile che fosse crollata nel momento più felice della sua vita?
Si fece coraggio e andò a sciacquarsi il viso con l’acqua fredda del bagno. Cercò di razionalizzare la situazione guardandosi dignitosamente allo specchio, ma non si riconobbe. Chi era quella donna dallo sguardo cupo è spaventato?
Non voleva essere così e prese una decisione… avrebbe chiesto aiuto. Si, era arrivato il momento di chiedere aiuto.
Ritornò a letto, accese il termoforo per sentire calore e si riaddormentò… domani sarebbe stato un nuovo giorno.
Monica
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... mentre una voce conosciuta la sollecitava dolcemente: “Allora, signora Bianchi, tutto bene?”.
Senza aprire gli occhi, Roberta rispose, con una certa indolenza, dovuta al rilassamento appena conquistato: ”Benissimo, Franca, questo massaggio mi ha rimesso al mondo.”.
Finalmente si decise a guardarsi intorno - era sola - sistemò la copertina in modo da mantenere un leggero tepore su tutto il corpo e crogiolandosi si chiese: ”Quanto tempo che non mi prendo cura di me, come oggi?”. E si rispose subito:” Mesi!”
Dopo poco avrebbe dovuto tornare ai suoi doveri quotidiani di madre-moglie-lavoratrice.
“Non prima, però di un bagno nella piscina riscaldata e la doccia bollente nello spogliatoio.” si ricordò sorridendo.
Nuotando lentamente rifletteva: “Piacere… dovere: perché questo eterno conflitto? Sarebbe bello provare sempre piacere durante le azioni necessarie della vita quotidiana, anche fuori dalla Spa”.
Infine, dopo tre ore di benessere fisico e mentale, si rivestì e si diresse verso l’uscita.
Entrò nella sua auto e decise di finire in bellezza il tiepido pomeriggio primaverile di quel giorno di ferie meritato.
E come? Andando a trovare gli zii che non vedeva da un po’ e che abitavano a una ventina di chilometri. Li avvertì per telefono e loro erano così felici di vederla che la invitarono anche a cena.
Mandò subito un messaggio vocale a marito e figli nel gruppo WatsApp denominato Famiglia Bianchi: “Sto andando dagli zii, torno dopo cena”.
E, senza un filo di senso di colpa, mise in moto.
Silvana B.
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