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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

Clicca sulla pagina desiderata.

L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Lucca Estate - Cara Panchina

 





Cara Panchina



📕

Cara Panchina,
Siamo quasi negli anni trenta del diciassettesimo secolo ed io sono Plautilla Bricci.
Sono ancora giovane, ma so già molto bene ciò che voglio fare nella mia vita. Non voglio sposarmi e fare figli come fanno tutte le donne. Io ho una grande passione e nessuno riuscirà a farmi desistere.
Eccomi. Anche oggi sono nella bottega di mio padre Giovanni. 
Sono uscita di casa e sono entrata nel luogo dove lui dipinge. 
Lo sto guardando creare sulla tela. Il suo lavoro mi affascina. 
Lo avrete certamente capito. Io vorrei creare come lui e ci voglio provare a tutti i costi. Per il momento, però, devo stare ferma e non farmi notare troppo. Non devo distrarlo, altrimenti mi manderebbe via, ma io voglio vedere, devo imparare il più possibile. Che fortuna poter essere qui!
Che cosa ci sarà in quelle ciotole? Polveri... Quante sono! Da dove verranno tutte quelle polveri? 
E che meraviglia questa che sta utilizzando adesso... è più granulosa delle altre. Infatti ora la pesta nel mortaio con il pestello... l'ho sentita definire zolfo... chissà da dove arriverà? Forse dall'Isola d'Elba... Quando sarà a casa proverò a chiederglielo.
Adesso aggiunge l'allume... Chissà qual è la percentuale con cui le mischia... il babbo ha mestiere e procede a misura d'occhio... a forza di osservarlo, penso di saperlo fare anch'io. Sono davvero affascinata! Da queste mescolanze nascono tante tinte meravigliose. 
Ecco, adesso sta arrivando qualcuno... è Episcopo, un allievo del Bernini... anche lui si ferma ad osservare ciò che sta facendo mio padre... insieme, stanno considerando questa mescolanza... controllano se è quella che deve essere.

Plautilla


Chi continua?



📕 Monica 

Jasnaja Poljana

Carissima Panchina,
da questa mattina Lev si è chiuso nello studio con i tenebrosi e non ne è ancora uscito.
Ha voluto che il pranzo gli fosse servito li dalle figlie e che nessun altro entrasse per disturbare... non sopporto proprio questo suo atteggiamento.
Se potessi lo strozzerei con le mie mani quando parla senza consultarmi dei diritti d'autore dei suoi libri. Si fida ciecamente e non pensa che loro fanno i loro interessi su di lui, su di noi. Si fa soggiogare con "due" complimenti sulle sue "teorie all'avanguardia" senza riflettere a ciò che verrà tolto ai suoi eredi.
Oh, povera me e poveri figli miei che rischiano di rimanere senza nulla per i poveri pensieri di un padre megalomane!
La settimana scorsa eravamo così in armonia fra noi ed oggi sono qui così disperata. Oltre che con queste lettere non posso confidarmi con nessuno, altrimenti sarei considerata una pazza.
Come posso fare ad allontanare i tenebrosi da Jasnaja Poljana?
Servissi io la cena potrei rovesciare qualcosa per finta sbadataggine su gli importanti documenti, ma Lev mi conosce troppo bene e per questo vuole che solo le figlie si avvicinino.
Oh Dio, passerà mai questa situazione? Tornerà a fiorire la primavera nei nostri animi... ci riavvicineremo ancora come colombi come quando eravamo fidanzati?
Come cambia la vita di una donna quando si sposa, quante responsabilità le cadono sulle spalle e quanto si deve preoccupare per il mantenimento della propria prole!
Mi sento così sola, mi sento così incapace a vivere con questa mancanza di condivisione che quasi me ne andrei in un'altra vita, ma sono troppo utile qui quindi mi affliggo, ma rimango.
I figli mi chiamano per la merenda, devo andare... dove sarà finita la balia?
Non c'è mai nessuno ad aiutare quando occorre.
A presto,

Sof’ja Tolstaja





📘


Napoli, 13 marzo 1953

Cara Panchina,
so per certo che tu non mi conosci, ma io ho bisogno di parlare con qualcuno. 
Dunque, vediamo. Adesso ti racconto. Io sono la sorella di Gennarino, 'na guajona 'e Napule, che desidera tanto creare statuine, ma è certo che non è facile per niente realizzare questo sogno. 
Io ho quasi tredici anni e vivo in un basso buio, umido e fatiscente, ma dentro di me ho la luce della creatività. Così invidio mio fratello Gennarino,  che sta riuscendo in questa impresa. Pensate che lui ha dodici anni ed è riuscito già ad entrare a bottega da Salvatore, nel cuore di San Giovanni Armeno. Quanto vorrei essere al suo posto! Modellare le statuine è talmente bello che allontana anche la fame. Mia madre, povera donna, se sapesse che nutro di queste fantasie,  me le darebbe di santa ragione: una femmina non può perdersi dietro queste cose impossibili.  Deve badare alla famiglia e lavorare per lei.
Eppure io mi emoziono solo se penso che in San Giovanni Armeno già all'epoca dei Romani si realizzavano statuine legate al culto della dea Cerere! Questo pochi lo sanno. Con il tempo, poi, le statuine furono in onore di Santa Patrizia, finché nel XIII secolo se ne realizzarono della Natività. Fu nel '700 che ci fu il grande sviluppo dei bellissimi presepi come se ne fanno oggi.
Adesso, cara Panchina, siamo negli anni cinquanta del ventesimo secolo e la guerra è finita da poco. Gennarino è già a bottega... Chissà se riuscirò anch'io a sperimentare queste grandi emozioni?!
Un tempo le statuine erano in legno e rudimentali,  ma poi arrivò la terracotta. Non puoi immaginare quanto sia speciale averla tra le mani e modellarla. A volte vorrei essere io stessa una statuina tra le statuine esposte in San Giovanni Armeno.
Gennarino non lo sa, ma io appena posso mi nascondo dall'altra parte della strada e spio nella bottega di Salvatore...

Maria Consiglio




📕


Lucca, 6 agosto 2024

Cara Panchina,
ti voglio raccontare una mia storia. Ero piccolina e abitavamo in un piccolo paese in cui c'era una piccola sala cinematografica. Qui, una volta la settimana, si riuniva tutto il paese per poter vedere un film, che era ancora in bianco e nero. 
Io ero una bambina ed ero molto curiosa, perciò mi facevano sempre entrare anche nella cabina dove lo proiettavano e vi dirò che mi sarebbe anche piaciuto essere io stessa a proiettare il film... sognatrice sempre.
Questo grande nastro che si avvolgeva faceva un gran rumore quando lo infilavano dentro il rullo. Il più delle volte, poi, si rompeva. Allora la gente fischiava a volontà e  spesso rivoleva indietro anche i soldi,  però devo dire che c'era un clima molto familiare che ci avvolgeva un po' tutti, mentre vedevamo il nostro film in bianco e nero.
In questa sala ci passavamo ore e ore, perché, fra che il nastro si schiantava e si ricucivano tutti i pezzi, ci voleva molto tempo.
Cara Panchina, sono ricordi importanti che mi sono rimasti impressi nella mente... era un sogno. Quello che mi ha levato da questo sogno è che un giorno mi sono alzata come sempre e sono andata in questo cinema. Qui, tutto in un colpo, ha incominciato a bruciare la cabina... perciò io vidi un gran fuoco e tutti i miei sogni, guardandolo, andarono in fumo.

Marisa




📘


Cara Panchina, 
mi chiamo Defendente Ferrari, faccio il pittore, sono nato, sembra ma non è certo, all'inizio del Cinquecento e la mia vita non la conosce nessuno, perchè a quei tempi forse non si registravano i nuovi arrivati al mondo, quindi, siccome non sono stati trovati documenti che accertino la data della mia nascita, posso solo dirvi che sono di Chivasso, un paese del Piemonte, e sono figlio di un uomo di nome Giovanni Ludovico. Questo si sa perchè il mio nonno ha avuto tre figli e con loro andava, autorizzato dalla Comunità locale a cercare nella sabbia del torrente Orco, dopo le piene, le pagliuzze d'oro. Con questo oro mio padre era diventato un ottimo orafo e forse io ho ereditato da lui una buona vena artistica. Sembra, ma non è certo, che durante l'adolescenza mio padre mi abbia mandato a "bottega", come si usava dire, presso il pittore Martino Spaziotti visto che le mie opere hanno lo stesso stile delle sue.
Spaziotti non era del mio paese, ma di Casale. Bisogna dire che Spaziotti aveva sposato una certa Costantina di Chivasso.e quindi può darsi che io abbia avuto contatti con lui. Le nostre opere sono molto simili come stile e anche come colori, però le mie si arricchivano con l'oro che mio padre con i suoi fratelli cercava nell'Orco, quindi erano sicuramente più appariscenti.
Devo ammetterlo. Ho avuto tante commissioni non solo nel mio paese, ma un po' in tutto il Piemonte e so che alcune mie opere sono esposte ad Amsterdam  e a Berlino. Come ci saranno arrivate? 
Io non ho nessuno che abbia scritto una mia biografia, così per colpa di questo fatto sono rimasto un personaggio sconosciuto anche se ho fatto opere veramente belle, modestia a parte.
Io ho avuto un fratello nato prima di me e morto prima che io nascessi. Si chiamava come me e qualche critico moderno si è chiesto se l'autore non fosse il Defendente primogenito. Bastava che facesse un facile conto con le date per capire che un bambino non avrebbe potuto fare le  opere meravigliose che sono visibili in Piemonte, sempre modestia a parte. Poi qualcuno scoprì che avevo un cugino  che si chiamava come me e allora si cominciò a dire che forse il bravo pittore che nelle sue opere aveva un certo non so che di gotico nordico non erano le mie.  Insomma dopo tanti secoli, ancora gli esperti hanno dubbi sull'autore di questi meravigliosi dipinti 
C'è una cosa di cui sono molto dispiaciuto è che non ci siano certezze sulla mia esistenza nel 1500 e questo mi logora un po'. Vi devo confessare, senza modestia che le mie opere sono proprio dei capolavori. Non so se voi della Panchina riuscirete ad impegnarvi per chiarire questi miei problemi di mancanza di notizie sulla mia esistenza. Mi hanno detto che voi siete particolarmente brave e tenaci, chissà se vi riesce di aiutarmi. Sono cinquecento anni che aspetto e ve ne sarei grato.

Defendente Ferrari





📕


Cara Panchina,

oggi mi sento triste e vorrei essere ascoltata da qualcuno che mi capisse.

Sai? Sono in giardino a casa mia e finalmente si è alzato un delizioso venticello che mi allieta il pomeriggio dopo tutto il caldo che abbiamo  patito in questi giorni.

Sai che con te ci sto volentieri. Quando mi siedo su di te, mi sento appagata e riflettendo riesco a raggiungere quei luoghi dell'anima che sono dentro di noi profondamente annidati al riparo dagli estranei e dai ladri di sogni.

Sì, proprio dai ladri di sogni ci dobbiamo difendere, perché essi sono evanescenti e con la stessa leggiadria con cui sono arrivati, possono anche ripartire. In realtà non sono tanto i sogni che se ne vanno, quanto piuttosto siamo noi che ci stacchiamo da loro e li lasciamo andare. Ci vuole silenzio! Eh sì, ci vuole silenzio.

Quel silenzio dentro di noi che ci fa ascoltare i lamenti del  nostro cuore che piange in noi. Ti ho detto che cercavo qualcuno che mi capisse, ma riflettendo chi meglio di noi può capirci nel profondo? Allora ti voglio raccontare un avvenimento di cui non ho fatto parola con nessuno.

L'altra notte mi svegliai come capita spesso e vidi una  mia amica vicino al mio letto. Veramente non la conoscevo, ma se era in camera mia di notte, deve essere stata per forza una mia amica, non credi anche tu?

Era appoggiata alla parete con un gomito con il corpo leggermente obliquo  sembrava parlare al telefono ma non sentivo nessun rumore. Mi voltava le spalle ed era vestita in maniera informale, con un pantalone della tuta blu di almeno due taglie più grandi, una felpa grigia e i capelli corti, raccolti alla meglio con un gommino. Mentre la guardavo si tolse distrattamente una ciabatta e con il piede libero da impicci si mise a grattarsi la gamba sinistra. Appena ritenni espletata la mia osservazione minuziosa, mi girai nel letto e quando la cercai di nuovo, non c'era più. Neppure tanto educata, vero?


Rita                                                                 




📘


Lucca, 9 agosto 2024

Cara Panchina,
Ho proprio bisogno di raccontarmi... e lo faccio oggi, quando la notizia di un ennesimo femminicidio è rimbalzata nei telegiornali.
Torno indietro nel tempo scendendo quelle scale che mi proiettano verso anni difficili, in cui la vita non era sempre "bianco o nero"... no, spesso eri costretta a vivere nel grigio, ad accettare compromessi, a sottomettere i tuoi desideri, a sottostare al volere di un marito che "aveva sempre ragione" solo perché  era "uomo".
È  il 13 maggio del 1974.
Mio figlio dorme tranquillo nel suo lettino. Ha solo tre mesi ma per lui io, giovane mamma, devo lottare affinché la sua libertà  di scelta sia tutelata sempre.
Mi chiamo Emma; sono sposata da un anno, ho un  lavoro che amo e che mi sono conquistata con studio e fatica, una famiglia sullo stile patriarcale ma sempre vicina, e poi c'è lui, mio marito, di cui mi sono innamorata, ma che non si sta rivelando quello che avevo conosciuto.
Ed è per questo che stamani ho deciso di fare di testa mia, senza lasciarmi condizionare da niente e da nessuno.
È un giorno importante questo in Italia: si vota per l'abrogazione della legge del divorzio, che nel nostro paese risale al 1970 e che è stata una conquista molto difficile dovuta certamente a quei movimenti femminili che, negli ultimi dieci anni, si è  spesa per i diritti di noi donne.
Sono mesi che se ne parla in casa, complici i quotidiani e i telegiornali, in particolare se ne discute nella mia famiglia.
Eh sì,  se ne discute animatamente perché io mi sono schierata a favore del NO e mio marito mi accusa di non voler riconoscere l'indissolubilità del vincolo matrimoniale...
Niente di più sbagliato. Mi sono sposata in chiesa proprio perché  ero convinta del passo che stavo facendo e non sono certa decisa a chiedere il divorzio ora. Ma perché, mi chiedo, devo contribuire a ledere la libertà di quelle persone, uomini o donne indifferentemente, non andando ad esercitare il mio diritto di voto oppure votando per l'abrogazione? No, non ci sto.
Ed allora, visto che è una bella giornata, metto mio figlio in carrozzina ed esco a piedi, avviandomi verso la sede elettorale per esprimere la mia opinione.
So che stasera ci saranno altre discussioni da affrontare, ma ormai ho deciso.
Magari il mio matrimonio sarà  felice... meglio così, ma almeno con il mio voto avrò aiutato chi avrà bisogno di chiudere un rapporto difficile ed insostenibile. Bene. Anche questa è fatta, come dice mia mamma che la pensa proprio come me! Guardo mio figlio che gorgheggia e sorride e sono felice perché in questo modo ho tutelato anche la sua libertà di scelta.
Eccomi a risalire le scale.
Oggi è il 9 agosto 2024 ed io, Emma, dopo cinquanta anni, sono ancora qui, convinta che la libertà di ogni persona è  sacra.
La mia vita è scorsa fra molte difficoltà,  ho affrontato una separazione ed il divorzio, strade difficili che non si imboccano a cuor leggero specie se ci sono figli, ed ancora oggi farei la solita scelta di quel giorno lontano, in cui, per la prima volta ascoltai me stessa.
E il mio cuore piange ogni volta che donne, uomini e bambini soffrono e muoiono per la libertà negata.

Emma



📕


Lucca, 16 ottobre 1971

Cara Panchina,
sono un tipografo. Scrivo con tutte le mie lettere di piombo.  Ho due armadi alle pareti dove ci sono dei cassetti che contengono i caratteri, dai più piccoli ai più grandi.
Sul tavolo che ho in mezzo al stanza dispongo una lettera dopo l'altra per formare le frasi che ricopro d'inchiostro. Poi sopra ci appoggio il foglio e così viene stampato.
Sembra facile, Panchina, quando fuori leggi un manifesto o quando sfogli un libro, invece c'è tanto lavoro per arrivare in fondo.
Io passo giornate intere in questa mia tipografia e ogni cliente che entra resta meravigliato di tutto quello che c'è qui dentro, come le cataste di fogli bianchi o colorati e di tante misure.
Faccio  tanto volentieri questo mestiere, ma dopo di me penso che finirà. In casa mia non c'è nessuno che possa continuarlo. Ognuno comunque deve fare ciò che vuole.
Io sono contento di come ho svolto la mia attività per tanti e tanti anni. Presto avrò l'età della pensione e smetterò di lavorare, ma non vorrei che questo mestiere fosse dimenticato.

Rino



📘

Mio buon Don Francesco,

È arrivato il momento di edificare una nuova Chiesa che possa aiutare la popolazione arcidossina e del circondario a togliersi da questa miseria assoluta, per colpa del male incancrenito per buona parte del cuore degli uomini.

Qui ho edificato un piccolo Santuario con annessa una Grotta meravigliosissima dove ho costruito un altare alla Madonna della Conferenza.

Ci siamo riuniti qui sul Monte Labaro in una sola grande famiglia per far progredire l’agricoltura, le arti e i mestieri. Dal lavoro quotidiano si trarrà il nostro decoroso sostentamento. Educheremo i figli civilmente e moralmente per far crescere la fratellanza, la concordia, l’amore e la pace, sulla rigorosa osservanza delle leggi divine e umane.  Dei beni messi in comunanza è stato fatto un inventario perché in caso di ritiro volontario o espulsione dalla società, venga restituito quanto appartenuto.

La nostra sarà una società più libera e più giusta. Invierò i miei Editti al Pontefice. Il Divino è dalla mia parte perché il mio è un progetto di Dio. Questa è la mia Alta Missione e io sono l’Umile strumento dell’opera Sua.

Il tuo devoto amico e confidente


David  Lazzaretti 

Arcidosso  20 Marzo  1869



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