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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

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lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Lucca Insieme - Il mughetto: una leggenda

 






Il mughetto


In epoca romana,
il mughetto era dedicato al Dio Mercurio 
e in esso si identificava la speranza.
Durante i riti dedicati al Dio Mercurio,
si regalavano dei rametti di questi fiori,
in numero di tre,
con il significato di amicizia.

In epoca Cristiana,
invece, il mughetto divenne
il fiore di San Leonardo.
Sarebbe nato dalle gocce del suo sangue,
cadute durante la lotta che affrontò
contro il diavolo.

Le antiche credenze popolari
affermavano che questa pianta,
grazie al suo profumo,
potesse rafforzare il cervello
e la memoria.
Il mughetto trasmetterebbe anche
un messaggio d'amore
in quanto fiore di inizio primavera,
che può essere cercato nei boschi
durante le prime passeggiate
all'aperto.

Così ancora oggi
se ne regala un mazzolino augurale
il giorno del primo maggio,
usanza questa particolarmente viva
in Francia.

Esistono, dunque, varie leggende
nate intorno al mughetto,
come quella dell'usignolo e la rondinella,
che magari già coscete.
(*)

Che ne dite,
proviamo ad inventarne una
anche noi?

 

🐦


Una leggenda narra che tanto tempo fa il mughetto non era reputato un fiore velenoso sulla Terra… era semplicemente conosciuto per la sua tenera bellezza e per il suo inconfondibile profumo.
Tra aprile e maggio i prati erano ricoperti dai suoi esili steli con fiorellini campanulati bianchi… erano una vera meraviglia per gli occhi e il cuore di tutti gli animali che vivevano nei paraggi.
Gli esseri umani però si approfittarono di cotanta magnificenza della natura e strapparono senza ritegno i mughetti per fare bouquet da regalare e per lasciare poi appassire in aride case senza amore.
Tutti prendevano senza pensare che il tenero fiore si sarebbe estinto così facendo. Infatti aveva perso ormai tutta la sua vitalità e non ricresceva più spontaneo come un tempo.
Un giorno un mughetto stanco della situazione si ribellò e chiese aiuto ad un serpente a sonagli, domandandogli di regalargli un po' del suo veleno.
Il serpente, infido ma generoso, donò con gioia il veleno, perché capiva che il comportamento dell’uomo stava distruggendo il campo di mughetti dove lui si era innamorato della sua sposa e dove i suoi cuccioli strisciavano, respirando l’inebriante e famigliare profumo che i fiorellini gli donavano!
Da quel giorno il mughetto e i suoi compagni divennero velenosi per difendersi dagli esseri umani, ma non dagli amici animali.
Solamente ora, dopo il sacrificio del mughetto, l’uomo ha imparato ad apprezzare la natura e i suoi doni! 
(Monica)


C'era una volta una casetta in mezzo ad un bosco, con delle finestre ornate da tendine colorate, dentro alla quale si poteva intravedere una stupenda fanciulla giovane, bionda e con occhi celesti.
Tutti i giorni  passava nel viale davanti a questa casa un giovane a cavallo. Si fermava, guardava la ragazza e poi proseguiva, perché lei  non usciva mai fuori.
Il cavaliere se ne era innamorato pazzamente. Pensava e pensava come fare a conquistare la ragazza... 
Un bel giorno incontrò una maga che si vantava di avere talenti particolari riguardo all'amore. Al cavaliere disse di andare a  cogliere in un cespuglio delle foglie particolari e, essendo primavera, erano sbocciati anche dei fiori profumatissimi, bianchi e a forma di campanelli. 
Gli suggerì di farne un mazzetto, di chiamarlo mughetto e di portarlo in dono alla ragazza. La maga era sicura che la fanciulla si sarebbe innamorata di lui. 
Così fu e grazie a questi fiori vissero  anni  di intenso amore.
(Silvana)


In un verde prato, brillante per la pioggia appena caduta, si aggirava felice un giovane ranocchio.
Era alla ricerca di una pozzanghera in cui sguazzare un po'.
Balzello dopo balzello, si tuffò in un laghetto azzurro nel quale vide subito due lunghe gambe e un paio di scarpe rosse. Sorpresa! Era un elfo che si stava rinfrescando i piedi dopo una lunga camminata. Poco più in là nuotava una stupenda ranocchietta dolcissima ed elegante. 
Subito, dagli occhi, la ranocchietta passò al cuore del ranocchio che fu preso da improvviso amore. Nuotando velocemente, si mise a cercare qualcosa da regalarle  e i suoi occhi caddero su un bel verme semicoperto dal fango sul fondo del laghetto, lo catturò e si girò velocemente per portarlo alla sua bella  che nuotava ancora elegantemente nei pressi. Tutto d'un tratto si trovò davanti ad un grosso ostacolo rosso che non gli permetteva di raggiungere la sua amata. 
Riemerse per vedere cosa fosse quello strano ostacolo e vide che l'elfo stava sempre seduto con i piedi a mollo, però questa volta, guardando fuori dall'acqua, vide anche il suo dito indice che gli diceva esplicitamente di no.
- Caro elfo, perchè mi dici di no? - chiese
- Dai! - rispose l'elfo - Ma non si regala un verme a una bella ranocchietta, si regalano dei fiori...
- Ma io sono un un ranocchio, come posso trovare dei fiori?
- Va bene, ci penso io. Dammi il verme. In un attimo l'elfo trasformò il verme in un bellissimo mazzolino di profumatissimi mughetti e glieli passò.  Il ranocchio non si prese nemmeno un attimo per ringraziarlo, si tuffò per raggiungere la sua innamorata. 
La ranocchietta appena vide il mazzolino lo annusò e corse ad abbracciare forte il ranocchio. Questi, felice, pensò che fosse opportuno andare a ringraziare l'elfo, ma quando arrivò nel punto del laghetto dove avrebbe dovuto stare, non lo trovò più: se ne era andato con i piedi freschi lieto di sentirsi responsabile della nascita di un amore.
(Lauretta)


"Oggi mi regali un mazzolino di mughetto, mi stai augurando buona fortuna, sto uscendo dalla tua vita.
Anni d'amore passati insieme, esperienze meravigliose, progetti che rimarranno purtroppo incompiuti... Tutto finito.
Liquidi la nostra storia con un mazzolino di mughetto.
Mi ricordo che in un altro momento me lo donasti ed era un pegno d'amore per sempre.
È il solito fiore profumato e delizioso che ho  nelle mie mani ma tutto è cambiato fra noi.".
Guardo il mazzolino con determinazione, commozione e già tanta malinconia nel cuore.
"Lo ridono a te ora. Buona fortuna, amore mio!".
(Piera)


Erano dieci sorelle e vivevano in un bosco magico che si affacciava sulla valle della Luna. Non avevano nulla, si cibavano con quello che il bosco offriva loro. I genitori ormai non c'erano più e loro amavano la loro vita... e quello per forza, non ne avevano mai conosciuto un altra. 
La luce del giorno regolava le loro attività. I loro vestiti erano fatti di foglie ma non avevano freddo, proprio no. La loro natura non lo conosceva.
Proprio la valle della Lna causava loro dei  piccoli problemi. Nelle notti di luna piena succedeva sempre qualcosa e questo causava loro apprensione. 
Era arrivato il 13 Maggio, quella notte ci sarebbe stata la luna piena. Loro come al solito guardarono bene di non uscire di casa ma uno specchio d'acqua che si era formato davanti  alla loro porta dopo un violento acquazzone, fece rimbalzare un raggio di luna fin dentro la capanna e in un batter di ciglia avvenne l'impensabile. 
Sul momento non se ne erano neppure accorte, ma al mattino si trovarono sommerse  da una enorme quantità di foglie.
Rimasero stupite quando si accorsero che quelle che erano in terra, erano le foglie dei loro vestiti. 
Si guardarono allibite e uscite fuori si trovarono circondate da una foresta impenetrabile ma non erano alberi, sembravano fili d'erba talmente enormi che non riuscivano ad abbracciarli. Che prodigio era quello? Erano diventate piccine picciò.
Come rimediare? Nude, poim dove andare?
A pochi passi dalla porta, dove prima c'era un ciuffettino di mughetti c'erano come degli ombrelli a bombolino tutti bianchi e con il bordo smerlato. Non sapevano come era potuto accadere un tale prodigio, ma una di loro ebbe l'idea di usare quelle corolle per farne delle graziose gonne per coprire la loro nudità in modo da poter arrivare alla prossima notte di luna piena per poter fare un bel bagno di luce e riprendere la loro normale dimensione. 
Intanto avevano un mese di tempo per riflettere sul fatto loro accaduto e di come la loro mamma parlava sempre di fatti straordinari che succedevano in certe notti. Diceva che un principe vestito d'argento che rifletteva la luce della luna, aveva perso la sua amata nel bosco magico e che da allora vagava disperato alla sua ricerca e quando non la trovava riduceva le ragazze che incontrava in minuscole bamboline e poi scappava via piangendo.
Loro non ci avevano mai creduto, ma adesso… Certo che ci credevano! Si vestirono veloci ed erano proprio stupende tutte e dieci con una gonna a palloncino che emanava nell'aria un profumo celestiale. 
Il principe mentre si allontanava veloce si girò e ammaliato da quella celestiale visione, tornò indietro e s'innamorò subito di una di loro. 
E' da allora che nelle notti di luna piena, le fanciulle da marito vagano per la valle della luna nella speranza di trovare il principe dei loro sogni che si innamori di loro.
(Rita)



C'era una volta un mughetto innamorato che suonava sempre il campanellino per avvertire la sua innamorata, che gli era vicino, quando voleva andare con lei nel giardino a fare una passeggiata.

Quel giorno aveva in mente di andare a trovare uno gnomo nella sua casina per prendere un caffè con lui. Contenti di stare insieme, i due fidanzatini si avviarono.

Strada facendo i due mughetti incontrarono un’usignola che cinguettava e cinguettava. Diceva che stava per partire col suo compagno per i paesi caldi.

Allora tutti gli animaletti e i fiori del bosco si presero per mano organizzando un grande girotondo per salutarli. Il campanellino e tutti i suoi amici campanellini fecero una grande scampanellata di festa e di saluto per la felicità di tutti loro, con l'augurio per l'anno successivo di ritrovarsi tutti insieme.

(Alba) 
  

Il piccolissimo esserino capitombolò violentemente su qualcosa di veramente duro e rimbalzò violentemente indietro. Nessun problema: era un alieno, un alieno indistruttibile! Che strano però! Le sue antenne avevano adesso difficoltà a muoversi o, meglio, non aveva lui stesso la volontà di andarsene da lì.

Gli sembrava di essere in una bolla lattiginosa, morbida, liscia e setosa. Era piacevole? Forse sì... era la prima volta che gli capitava. Si trovava in quella che gli uomini chiamavano corolla ma anche campanellino. Qualcosa di completamente sconosciuto, ma qualcosa che non sembrava costituire un pericolo. Glielo diceva il suo computer interno, un computer piccolissimo ma super super efficiente.
Tuttavia gli veniva segnalato anche qualcosa di anomalo: la presenza di un essenza fortissima che in qualche modo interferiva con la sua memoria elettronica. Accidenti! Che fatto strano! Non se lo aspettava. Come poteva un odore, un profumo, un’essenza, interferire con la memoria del computer? Mentre era lì frastornato si avvide che sul suo display interno si era accesa un'ulteriore spia di pericolo "Attenzione! Attenzione! MUGHETTO!!!"... (continua alla pagina "Fiaba - L'alieno e il mughetto")
(Vanina)



C'era una volta una bambina spesso malata per cui, non potendo uscire di casa tutte le volte che voleva, guardava la natura dalla finestra della sua cameretta.  Sotto i suoi occhi scorrevano lente le stagioni. Lente perché Anita osservava con tanta grazia e tanto amore ogni cosa che il piccolo quadro della finestra le dava la possibilità di notare. Non le sfuggiva nulla. 
Anita era una bimba talmente attenta che aveva notato, subito, e di questo ne era assolutamente certa, un nuovo fiore appena spuntato per la prima volta. 
Che carino!  Aveva tante campanelline smerlettate. Chissà se poteva emanare un buon profumo?
Non aveva voglia di coinvolgere in questo la sua mamma che aveva già il suo bel da fare e allora, via via, si metteva alla finestra ad osservare. 
Un giorno, un bimbo che passava spesso di li per andare a scuola ed aveva notato Anita sempre alla finestra, si fermò a parlare con lei. 
Che coraggio aveva tirato fuori! Se ne stupì pure. Infatti Tancredi era timido e guardava molto a terra ma grazie a questo suo difetto aveva anche lui notato quel fiore bello, candido, originale. Pensò che quasi quasi somigliava alla bimba della finestra e di getto si chinò e glielo regalò.
Anita ne fu felicissima, sgranò gli occhi e sfoderò un bel sorriso.
Così nacque la loro splendida amicizia e decisero di dare un nome a quel fiore.  
Dando ali alla fantasia tipica dei bimbi lo chiamarono Mughetto. 
Ecco perchè il mughetto è il fiore simbolo dell'innocenza.
(Claudia)



Un fiore di maggio, un fiore della memoria, un fiore delle valli, un fiore dell'amore... il mughetto. 
Si narra lassù nella lontana Finlandia, in quella regione del nord Europa, nei suoi boschi  abitati da elfi, ondine silfidi, esseri o spiriti elementali che fanno parte dell'aria, della terra, dell'acqua, del fuoco e quindi esseri della natura, che ogni anno all'inizio di maggio, il primo giorno, essi si davano appuntamento in quei boschi per festeggiare la primavera.
Proprio là dove nel sottobosco di un bianco candido, là dove il sole riusciva a penetrare tra le fronde appena adornate di foglioline e gemme,  quei  campanellini  sospesi su  lunghi gambi adornati da solo due foglie, sì ma tanti da rendere l'ambiente fantastico, emanavano un profumo inebriante che entrava nell'intimo  inebriava a tal punto da risvegliare gli istinti carnali.
Fu così che un anno in particolare, intorno al 1512, si ritrovarono questi esseri invisibili solo ai non addetti ai lavori.
Decisero di danzare come gli antichi celti sapevano fare, solo adornati di fronde, al suono di arpe ricavate dagli elementi del bosco, inebriati da quel profumo intenso.
Fu così che l'elfo Odinoo decise di approfondire la conoscenza intima, carnale, dell'ondina appena arrivata dalle acque vicine ancora grondante e lucente di acqua. Nientemeno che Demina la loro regina.
Odinoo si precipitò a raccogliere, per farne un mazzetto, gli splendi fiori - chiamati poi mughetti per le varie proprietà magiche - sperando di ottenere quanto desiderava.
Non si rendeva conto di aver suscitato gelosie fra le silfidi, che dalle loro altezze pensavano di dominare tutto, ma che in quel momento poco potevano fare essendo scese nel sottobosco.
A causa della sua gelosia, Eledè, una di loro, perse il lume dagli occhi. Strappò dalla mano di Odinoo il prezioso mazzetto, passandolo ripetutamente sotto le narici del malcapitato facendogli perdere i sensi.
Non contenta lo cosparse del latticello fuoriscente dalla base dei rametti su tutte le parti scoperte del corpo.
Il poveretto rimase stecchito a terra, non si mosse più.
Il resto della compagnia ne rimase sgomento, tanto da decidere di non continuare l'incontro. Della loro disperazione se ne rese conto Odino, la loro divinità. L'unica cosa che potè fare perché in suo potere fu far sì che ogni campanula si richiudesse in se stessa tanto da far filtrare un minimo di fragranza, solo quel tanto da farla riconoscere. 
E fece in modo di portare a conoscenza dell'accaduto, nelle varie maniere possibili, il mondo umano, segnalando l'aspetto nefasto di questo splendido fiore, il mughetto.
(Maddalena)

 



 (*)
L'usignolo e la rondinella
Un usignolo si innamorò perdutamente di una rondinella. Così tutto il giorno le cantava le sue canzoni più belle, ma lei amava volare libera nei cieli più alti e non gli dava retta.
Pian piano il canto dell'usignolo diventò ogni giorno più triste.
Una giovane fatina, commossa dal suo dolore, fece un sortilegio per fare innamorare la rondinella del povero usignolo. Ora la rondinella si ritrovo innamorata, ma il loro amore non durò a lungo perché la bella stagione stava per finire e lei doveva riprendere il volo verso paesi più caldi. 
Prima di partire, però, promise al suo amato che sarebbe ritornata e gli regalò tre delle sue piume bianche. 
Subito la fatina trasformò le piume in candidi fiori bianchi a forma di campanella, per richiamare il dolce canto dell'usignolo e il loro legame d'amore. Quando i fiori sarebbero rifioriti, anche la rondinella sarebbe tornata dal suo amato.
Da allora i mughetti annunciano la primavera e la nascita di nuovi amori.









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