👑
C'era una volta un ciambellano.
Viveva alla corte di un re e di una regina, che regnavano con giustizia ed erano molto amati dai loro sudditi.
Viveva alla corte di un re e di una regina, che regnavano con giustizia ed erano molto amati dai loro sudditi.
In quella reggia l'uomo era invecchiato con orgoglio e mai avrebbe confessato di non essere più in grado di soddisfare pienamente le esigenze della vita di corte.
“Presto, ho bisogno del mio scialle di seta verde menta!”
“Subito, Maestà.”
“Il mio ventaglio color piuma di pavone, quello che viene dall'Oriente. Presto, presto!”
“Agli ordini, Maestà!”.
"Grazie. Non mi occorre più. Puoi riportarlo nel mio stipetto segreto."
"Obbedisco, Maestà."
"Grazie. Non mi occorre più. Puoi riportarlo nel mio stipetto segreto."
"Obbedisco, Maestà."
E la scena si ripeteva piu o meno uguale, infinite volte, senza tregua, dal sorgere del sole fino a notte inoltrata.
Così, ogni giorno, il nostro ciambellano, pur essendo in là con gli anni, continuava ad affannarsi di qua e di là per esaudire i mille desideri del re e soprattutto quelli inesauribili della regina.
“Desidero mezza cialda di nocciole con un piccolo ricciolo di panna!” ordinò quel giorno la regina con voce dolce come il miele, ma senza possibilità di replica come sempre.
“Subito, maestà!” e il ciambellano arrancò nelle cucine del castello, cercando di rimanere il più dritto possibile finché era in vista della sua amata regina.
Il vecchio ciambellano, nel faticoso percorso di ritorno dalle lontane cucine, faceva sempre una sosta nei bellissimi giardini del palazzo o nel giardino d'inverno durante la brutta stagione.
Qui staccava con la mano tremante un fiore o una fogliolina odorosa per decorare il piccolo sfizio della sua regina.
Questa volta, sul piattino di finissima porcellana, accanto ad un biscottino al cioccolato e all'immancabile ricciolino di panna, depose tre fiorellini rosa di pesco.
La primavera era ormai in fiore e i giardini reali erano un tripudio mozzafiato.
Il ciambellano, cercando di controllare il suo portamento, si perse nell'emozione che lo aveva catturato nel cogliere i fiori di pesco. Infatti era sempre rimasto affascinato dal fatto che potessero spuntare improvvisamente sui rami legnosi, che erano stati nudi fino al giorno prima.
In quella un tremolio alla mano lo colse di sorpresa e il meraviglioso piattino rovinò sul tappeto prezioso. Non fece troppo rumore, non si ruppe, ma il biscottino al cioccolato si spiaccicò sulla bellissima trama di seta, con tutta la panna e inglobando i fiori di pesco.
La mano riprese a tremare, mentre le sue gambe divennero di piombo.
Sua Maestà guardava esterrefatta la scena, non sapendo se ridere o strigliare a dovere il suo incauto ciambellano.
👑
La regina rimase impassibile, mentre il ciambellano cercava, con poco successo, di togliere dal tappeto quella cialda pasticciata.
Sua Altezza Reale, rigida e immobile, guardava dritto davanti a sé.
Sembrava una statua persa nella sua eterna espressione fissata nella pietra da un attento scultore.
Il tovagliolino ricamato era ora tutto imbrattato di panna, ma la macchia sul tappeto si era ingrandita a dismisura.
Il ciambellano esausto esitò per un momento, poi piombò egli stesso, come morto, sulla macchia.
Tremava scompostamente a braccia e gambe aperte come una rana del laghetto.
Sua Maestà non poté più nascondere il suo turbamento, afferrò scompostamente il campanellino d'argento e lo agitò ormai senza controllo.
A quell'inusitato scompiglio, accorsero tutti, in un vocio confuso.
Stallieri, cuochi, giardinieri, camerieri, si fermarono affannati al cospetto della regina.
“Agli ordini, Maestà!”, “Comandate, Altezza Reale”…
Solo dopo alcuni istanti di imbarazzo, si resero conto che il ciambellano giaceva sul tappeto, inerme, egli stesso un cialda farcita di panna.
Immediatamebte, seguendo il comando chiaro seppure inespresso a voce della regina, si precipitarono sul poveretto a portargli aiuto e conforto.
La cosa non fu affatto semplice, perché appena lo toccavano per rimetterlo in piedi, il poveretto ricominciava a tremare e a muoversi scompostamente.
Da quel momento tutto cambiò.
Il ciambellano non fu più lo stesso.
Lo spostavano di peso dalla sua camera al giardino e viceversa. Qui rimaneva inespressivo per ore e ore.
La regina non impartiva più ordini convulsi e ogni tanto una lacrima minacciava di salirle agli occhi.
Il re si era rattristato e non rideva più. Aveva anche sospeso tutti gli affari di stato.
Ben presto ci si rese conto che la vita nel castello stava morendo e non si poteva andare avanti così.
Doveva essere cercato un nuovo ciambellano.
👑
I dignitari di corte si misero subito alla ricerca per individuare un ciambellano all'altezza del compito.
Non fu cosa facile e dovettero spingersi in terre molto lontane da lì.
Intanto il tempo passava e il re e la regina diventavano sempre più tristi, sempre più cupi e il regno moriva di inedia.
I sudditi si trascinavano facendo il minimo indispensabile alla sopravvivenza. Nulla di più.
Un giorno all'entrata del castello si presentò una bella giovinetta, fiera e altera nel suo abbigliamento semplice e severo, ma molto dignitoso, che le dava un'aria regale.
Disse che nella sua lontana contrada era giunta notizia che lì nel castello cercavano un nuovo ciambellano. Lei era stata da sempre allevata per questo, grazie ad una persona straordinaria, un uomo che l'aveva protetta, aiutata ed educata dopo la morte di sua madre.
Fu portata al cospetto del re e della regina.
Una ventata d'aria fresca percorse la reggia.
Come se ci fosse stato un ordine che nessuno aveva udito, furono immediatamente spalancate tutte le finestre del castello e i trilli degli uccellini riempirono ogni stanza ed ogni salone del castello.
Sembrava come se fosse stato tutto predestinato.
La prima cosa straordinaria che si scoprì fu che il vecchio ciambellano malato era proprio colui che le era stato sempre accanto in tutta la sua vita.
E infatti, un guizzo di nuova vita comparve nei suoi occhi quando se la ritrovò accanto nel sole del mattino.
La bella giovinetta restò al castello in veste di ciambellana.
Prima di allora mai si era vista una donna in tale guisa!
La vita nel castello riprese tutto il suo splendore.
La regina ordinava ancora una volta il suo dolcetto e la ciambellana glielo porgeva con un ricciolo di panna e un fiore di malva o di sambuco.
Il vecchio ciambellano viveva il suo ultimo tempo finalmente coccolato dalla ciambellana, che altri non era che sua figlia, una figlia avuta nelle lontane terre del Nord e che aveva sempre seguito con amore e dedizione.
I sudditi erano di nuovo felici di vivere in quel regno di amore e di giustizia.
👑
Il dr. Rossi spense la lavagna luminosa e si rivolse al gruppetto di studenti che stava ad ascoltarlo, stranamente con grande interesse.
La storia li aveva completamente catturati. Come aveva previsto, erano ritornati piccoli nelle emozioni ed avevano goduto della magia delle fiabe.
Segui un fitto scambio di idee.
Si tirò in campo la sindrome del nido vuoto, quella depressione che le mamme sperimentano quando i figli sono grandi ed escono da casa.
Infatti il Ciambellano, creando relazioni affettive, aveva pian piano preso il posto di principi e principesse che in quella reggia non erano nati.
Si parlò dell'acume del ciambellano nel promuovere l'emancipazione femminile e nel dare un futuro roseo alla ragazza, regalando nel contempo un’altra relazione affettiva al re e alla regina. E gli affetti, si sa, riempiono la vita di tutti.
Poi studenti e professori lasciarono l'aula. La lezione era finita.
“Bello, però! Altro che fiabe!” commentavano i ragazzi a voce alta come al solito, allontanandosi.
La primavera era ormai in fiore e i giardini reali erano un tripudio mozzafiato.
Il ciambellano, cercando di controllare il suo portamento, si perse nell'emozione che lo aveva catturato nel cogliere i fiori di pesco. Infatti era sempre rimasto affascinato dal fatto che potessero spuntare improvvisamente sui rami legnosi, che erano stati nudi fino al giorno prima.
In quella un tremolio alla mano lo colse di sorpresa e il meraviglioso piattino rovinò sul tappeto prezioso. Non fece troppo rumore, non si ruppe, ma il biscottino al cioccolato si spiaccicò sulla bellissima trama di seta, con tutta la panna e inglobando i fiori di pesco.
La mano riprese a tremare, mentre le sue gambe divennero di piombo.
Sua Maestà guardava esterrefatta la scena, non sapendo se ridere o strigliare a dovere il suo incauto ciambellano.
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La regina rimase impassibile, mentre il ciambellano cercava, con poco successo, di togliere dal tappeto quella cialda pasticciata.
Sua Altezza Reale, rigida e immobile, guardava dritto davanti a sé.
Sembrava una statua persa nella sua eterna espressione fissata nella pietra da un attento scultore.
Il tovagliolino ricamato era ora tutto imbrattato di panna, ma la macchia sul tappeto si era ingrandita a dismisura.
Il ciambellano esausto esitò per un momento, poi piombò egli stesso, come morto, sulla macchia.
Tremava scompostamente a braccia e gambe aperte come una rana del laghetto.
Sua Maestà non poté più nascondere il suo turbamento, afferrò scompostamente il campanellino d'argento e lo agitò ormai senza controllo.
A quell'inusitato scompiglio, accorsero tutti, in un vocio confuso.
Stallieri, cuochi, giardinieri, camerieri, si fermarono affannati al cospetto della regina.
“Agli ordini, Maestà!”, “Comandate, Altezza Reale”…
Solo dopo alcuni istanti di imbarazzo, si resero conto che il ciambellano giaceva sul tappeto, inerme, egli stesso un cialda farcita di panna.
Immediatamebte, seguendo il comando chiaro seppure inespresso a voce della regina, si precipitarono sul poveretto a portargli aiuto e conforto.
La cosa non fu affatto semplice, perché appena lo toccavano per rimetterlo in piedi, il poveretto ricominciava a tremare e a muoversi scompostamente.
Da quel momento tutto cambiò.
Il ciambellano non fu più lo stesso.
Lo spostavano di peso dalla sua camera al giardino e viceversa. Qui rimaneva inespressivo per ore e ore.
La regina non impartiva più ordini convulsi e ogni tanto una lacrima minacciava di salirle agli occhi.
Il re si era rattristato e non rideva più. Aveva anche sospeso tutti gli affari di stato.
Ben presto ci si rese conto che la vita nel castello stava morendo e non si poteva andare avanti così.
Doveva essere cercato un nuovo ciambellano.
👑
I dignitari di corte si misero subito alla ricerca per individuare un ciambellano all'altezza del compito.
Non fu cosa facile e dovettero spingersi in terre molto lontane da lì.
Intanto il tempo passava e il re e la regina diventavano sempre più tristi, sempre più cupi e il regno moriva di inedia.
I sudditi si trascinavano facendo il minimo indispensabile alla sopravvivenza. Nulla di più.
Un giorno all'entrata del castello si presentò una bella giovinetta, fiera e altera nel suo abbigliamento semplice e severo, ma molto dignitoso, che le dava un'aria regale.
Disse che nella sua lontana contrada era giunta notizia che lì nel castello cercavano un nuovo ciambellano. Lei era stata da sempre allevata per questo, grazie ad una persona straordinaria, un uomo che l'aveva protetta, aiutata ed educata dopo la morte di sua madre.
Fu portata al cospetto del re e della regina.
Una ventata d'aria fresca percorse la reggia.
Come se ci fosse stato un ordine che nessuno aveva udito, furono immediatamente spalancate tutte le finestre del castello e i trilli degli uccellini riempirono ogni stanza ed ogni salone del castello.
Sembrava come se fosse stato tutto predestinato.
La prima cosa straordinaria che si scoprì fu che il vecchio ciambellano malato era proprio colui che le era stato sempre accanto in tutta la sua vita.
E infatti, un guizzo di nuova vita comparve nei suoi occhi quando se la ritrovò accanto nel sole del mattino.
La bella giovinetta restò al castello in veste di ciambellana.
Prima di allora mai si era vista una donna in tale guisa!
La vita nel castello riprese tutto il suo splendore.
La regina ordinava ancora una volta il suo dolcetto e la ciambellana glielo porgeva con un ricciolo di panna e un fiore di malva o di sambuco.
Il vecchio ciambellano viveva il suo ultimo tempo finalmente coccolato dalla ciambellana, che altri non era che sua figlia, una figlia avuta nelle lontane terre del Nord e che aveva sempre seguito con amore e dedizione.
I sudditi erano di nuovo felici di vivere in quel regno di amore e di giustizia.
👑
Il dr. Rossi spense la lavagna luminosa e si rivolse al gruppetto di studenti che stava ad ascoltarlo, stranamente con grande interesse.
La storia li aveva completamente catturati. Come aveva previsto, erano ritornati piccoli nelle emozioni ed avevano goduto della magia delle fiabe.
Segui un fitto scambio di idee.
Si tirò in campo la sindrome del nido vuoto, quella depressione che le mamme sperimentano quando i figli sono grandi ed escono da casa.
Infatti il Ciambellano, creando relazioni affettive, aveva pian piano preso il posto di principi e principesse che in quella reggia non erano nati.
Si parlò dell'acume del ciambellano nel promuovere l'emancipazione femminile e nel dare un futuro roseo alla ragazza, regalando nel contempo un’altra relazione affettiva al re e alla regina. E gli affetti, si sa, riempiono la vita di tutti.
Poi studenti e professori lasciarono l'aula. La lezione era finita.
“Bello, però! Altro che fiabe!” commentavano i ragazzi a voce alta come al solito, allontanandosi.
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bella storia davvero. ci vedo prima la ricerca della serenità nelle cose quotidiane che pur non dà soddisfazione, vedi il re che fa ammattire il povero ciambellano e poi mi piace trovarci il bene che nasce da un evento di per sè negativo.. il bene che nasce dal sapersi riciclare in aspetti nuovi e migliori.. grazie Vanina
RispondiEliminaGrazie a te, Rita!
EliminaMi piacciono davvero molto le tue osservazioni.❤