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della mente e del cuore

Buona lettura



Lucca Insieme - L'intervista del mistero 3

 





Oggi è venuto a trovarci 
e si è seduto sulla nostra panchina
un ospite misterioso.

Non sappiamo chi sia, 
cosa fa, nemmeno il suo nome.

Questa sarà, dunque, un'intervista al buio.

Dai, cominciamo!




L'intervista del mistero
Alla scoperta di Diego 


Elisabetta: “Io, da Vera, che è una cartomante veggente nel nostro nuovo libro, credo che si chiami Diego!”.
Vanina: “Eh, può darsi, può darsi! Chiediamoglielo!”. 
Elisabetta: “Intanto posso darti del tu? Penso di poterlo fare perché mi sembri giovane....”.
Diego: “Giovane non più, però sì, diamoci del tu”.
Elisabetta: “Ti chiami Diego?”.
Diego: “Sì!”.
Alba: “Sei di Lucca?”.
Diego: “Vivo a Lucca da tanti anni, ma non sono di Lucca. Mi ci sono trasferito. Sono di Napoli”.
Elisabetta: “Sei italiano?”.
Diego: “Sono italiano, certo!”.
Silvana: “Io penso che sia quel ragazzo tanto tanto bravo che è la spalla di Vanina in informatica… per il suo blog.”.
Vanina: “Allora, vedo che già l’avete riconosciuto, perché è vero. L’avete visto un paio di volte, credo… però di Diego non sapete niente, quindi cerchiamo di fare delle domande per conoscerlo davvero”.

Maddalena: “Ti occupi di programmi digitali?”.
Diego: “No, però sono sempre stato appassionato d’informatica fin da ragazzo”.
Maddalena: “Quindi qualche volta ti viene chiesto di programmare, di fare dei blog o organizzare cose di questo tipo?”.
Diego: “Sì, sì. Ho lavorato anche su programmi, però non sono un informatico”.
Monica: “Se non sei un informatico, allora che studi hai fatto?”.
Diego: “Ho studiato legge, un po’ obtorto collo, ma ho studiato legge.”.
Monica: “Sei avvocato?”.
Diego: “No, non ho mai usato quella laurea e non volevo neanche fare quegli studi. Volevo studiare lettere moderne, ma poi ho pensato che con quel tipo di studi sarei finito a fare l’insegnante frustrato, quindi era meglio iscrivermi a legge. Era l’epoca di Di Pietro, incominciava "mani pulite" e alla fine ho scelto quella facoltà.
Elisabetta: Avrai quarantasette,  quarantotto anni?”.
Diego: “Ho quarantotto anni, sì!”.
Elisabetta: “Scrivi?”.
Diego: “Allora... sì, scrivo sempre. Per tanto tempo è stato anche il mio lavoro. Anche attualmente in un certo qual modo”.
Piera: “Che fai ora?”.
Diego: “Lavoro sempre a dei testi, ma più tecnici. Lavoro su testi tecnici mentre prima lavoravo nella narrativa”.
Claudia: Ti occupi di manuali praticamente?”.
Diego: “Sì, sì. Manuali molto complessi. Manuali di programmi informatici, ma molto complessi”.
Claudia: “L’informatica è già complessa di per sé, almeno per me!”.
Diego: “Questi sono ad un livello molto avanzato, i manuali del nostro programma sono costituiti da più di cinquemila pagine!”.

Elisabetta: “Parliamo di cose più leggere… le tue figlie... le tue figlie vanno a danza?”.
Diego: “Non ho figli”.
Elisabetta: “Però avresti voluto avere due bambine e avresti voluto mandarle a danza, vero?”.
Vanina: “Non gli mettere in bocca desideri che non ha. È meglio che torni ad essere Elisabetta, perché  Vera comincia a non prenderci più.”.
Claudia: “Come conosci Vanina?”
Diego: “Allora... la conosco perché sua figlia è una delle migliori amiche di mia moglie. L’ho conosciuta così.”.
Claudia: “Dove abiti? A Firenze?”.
Diego: “No, no. Abito a Lucca, in una frazione di Capannori”.
Claudia: “Sei venuto per darci una mano a scrivere qualcosa, no?”.
Diego: “No”.
Elisabetta: “Hai scritto un libro?”.
Diego: “Allora, io ne ho curati molti e poi ho scritto molti racconti e sceneggiature. Se per libro si intende un romanzo… no, perché ho sempre rimandato. Scrivere un romanzo per me è un lavoro molto complesso e richiede almeno un paio d’anni di lavoro. Ho sempre rimandato e poi è sfumata l’occasione”.
Elisabetta: “Però racconti sì”.
Diego: “Sì, di racconti ne ho pubblicati molti, quando mi pagavano per scrivere.”.
Elisabetta: “Racconti di che genere? Di fantascienza?”.
Diego: “Anche si, sì. Parecchi di fantascienza, sì. Ho iniziato proprio con la fantascienza, vincendo proprio un concorso di fantascienza, quando avevo diciassette anni”.
Elisabetta: “Cos’era Lucca Autori?”.
Diego: “Era un concorso della Mondadori, per una rivista Mondadori. Un racconto di fantascienza riguardante gli alieni …”.

Maddalena: “Tempo libero te ne resta? Cosa fai?”.
Diego: “Allora... io nel tempo libero non faccio una cosa, ma ne faccio tante… ultimamente, non riesco più a scrivere... posso farlo solo cinque minuti oggi cinque minuti domani, mentre prima scrivevo tutta la notte. Lavoravo soprattutto di notte. Ora che non è più il mio mestiere, comunque, io continuo a raccontare storie. Infatti mi definisco sempre un raccontastorie, però lo faccio in maniera un po’ diversa. Scatto delle foto e poi ci dipingo, ci scarabocchio, ci scrivo sopra. Ne escono dei quadri con i quali poi faccio delle mostre, delle esposizioni". 
Piera: “Che bello! Questo per Elisabetta che si occupa di fotografia e Maddalena che é una pittrice è proprio la ciliegina sulla torta!”.
Elisabetta: “E’ il nostro alter ego!”.
Vanina: “Diego è molto preciso ed esigente, trova facilmente difetti su tutte le foto!”.
Elisabetta: “Di che segno zodiacale sei?”.
Diego: “Toro”.
Elisabetta: “Il toro è amante della famiglia, è amante della casa… è molto preciso. Sì, hai ragione”.
Monica: “Pratichi sport?”.
Diego: “Meno di quanto vorrei perché ho un po’ di problemi di salute. È il motivo per cui ho cambiato lavoro e quindi attualmente diventa un po’ difficile”.
Monica: “Se li hai praticati, quale sport hai praticato?”.
Diego: “Io facevo atletica leggera, pallavolo… ho praticato molto la pallavolo, mi piaceva”.
Elisabetta: “Secondo te cos’è la cosa più bella che esiste da fare in questo periodo, anche in solitudine, diciamo. Mi spiego meglio, con quale senso trovi gioia... la vedi? Oppure con l’udito, l’odorato, eccetera?”.
Diego: “Io, soprattutto con la vista. Sarei disperato senza la vista. La vista mi permette di leggere, di vedere film, di lavorare sulle mie foto. E poi ultimamente di tempo ne ho tanto, perché prima si diceva che si usciva poco… io è quasi un anno che non esco.”.
Monica: “Anch’io”.
Piera: “Davvero?”.
Elisabetta: “Ma per il Covid?”.
Alba: “Allora sei Vanina 2.”.
Claudia: “Quindi, immagino niente fotografie per ora”.
Diego: “Meno male ho tanto archivio! Lavoro sulle mie foto e poi, quando scatto, ne scatto molte. Ne ho sempre da sistemare, da lavorarci. Faccio soprattutto ritratti, però in realtà scatto tutti i tipi di foto”.

Vanina: “Con Diego, forse lo sapete, io ho scritto "Giada", quel racconto, che tra l’altro ho citato pure nel nostro libro "100 Pagine d’Avventura". È quello che ho scritto con lui a quattro mani,  perché avevamo cominciato sperando di essere in tanti, ma alla fine ci siamo ritrovati in due, lui ed io, come eravamo tu ed io, Elisabetta, in quello del "Grifone d’oro”.
Diego: “A proposito del vostro libro, io sono venuto al primo incontro de "La Panchina" e poi sono stato con voi alla presentazione del libro”.
Vanina: “Sei venuto anche all’Agorà alla "Festa del Presente" con tua moglie! C’eri anche quando io ho presentato il progetto prima che partisse "La Panchina”.
Elisabetta: “Diego vorrei farti un’altra domanda. Hai un cane, vero?”.
Diego: “No. L’ho avuto ma non ce l’ho. Ho avuto anche un gatto, ma ora no, non ce l’ho”.
Monica: “Oltre che curare il blog de "La Panchina", leggi anche il blog de "La Panchina"? Tutto?”.
Diego: “Certo!”.
Monica: “Cosa ne pensi?”
Vanina: “Lui un po’ lo mette a posto, quando ad esempio c’è una pagina nuova e deve creare un nuovo link. In questo periodo sta cercando di riorganizzarlo per semplificarne un pochino l'accesso alle pagine.”.
Monica: “Cosa pensi di questo blog, di quello che scriviamo?”.
Diego: “E’ interessante... e poi lo seguo da quando è nato, praticamente.”.
Piera: “Ci hai visto crescere!”.

Elisabetta: “Trovi che le donne siano un mondo a parte oppure pensi che siano un po’ stravaganti?”.
Diego: “No, no. Io sono sempre stato molto vicino all’universo femminile. Fin da ragazzo, tra l’altro per coincidenze della vita, sono sempre stato in classi quasi tutte femminili, anche all’università. Legge è una facoltà quasi tutta femminile. Ho sempre frequentato moltissime donne. Quando frequentavo l'università, mi chiamavano "Il Principe delle Donne", perché a Pisa camminavo per Corso Italia con dieci, quindici ragazze dietro di me.”.
Elisabetta: “Perché sei anche un po’ filosofo, evidentemente!”.
Diego: “Erano compagne di corso. No.”.
Monica: “Sei tendenzialmente una persona timida e riservata?
Diego: “No, no. Anzi, sono abbastanza estroverso. Anche troppo chiacchierone per qualcuno”.
Claudia: “A furia di star con le donne si diventa chiacchieroni, mi sbaglio?”.
Diego: “In realtà, nel lavoro precedente, una parte del mio lavoro era anche fare delle conferenze in giro per l’Italia in varie città, presentare progetti”.

Vanina: “Te la faccio io una domanda adesso. Puoi spiegare un po’ anche che lavoro facevi prima, gli interessi che avevi qui anche a Lucca o prima ancora?”.
Diego: “Allora... ho già detto che io prima scrivevo. Lavoravo come editor nelle case editrici, scrivevo per il cinema, per la televisione. Dove c’era da scrivere io ero presente. Organizzavo mostre, eventi. Ho lavorato tanti anni anche per "Lucca Comics". Nell’organizzazione. Ancora adesso, per il fatto che ci ho lavorato tanti anni, organizzo lo stand della "Panini Comics", che è quello più grande di tutti. E’ una delle case editrici per cui ho lavorato di più. Noi siamo abituati a pensare alla Panini delle figurine, ma è uno dei più grandi editori europei, soprattutto nel campo dei fumetti, pubblica in mezzo mondo. Io ho sempre lavorato, ripeto, per case editrici di fumetti, ho scritto racconti, sceneggiature per la televisione, per il cinema e  curavo e pubblicizzavo progetti delle case editrici”.
Vanina: “Hai sentito, Monica, che ha avuto a che fare con la Panini? La conoscerai, visto che tu abiti in provincia di Modena.”.
Diego: “Proprio a Modena. La Panini è una casa editrice, Editoriale Panini, una delle più grandi case editrici europee. Ho lavorato con loro tanti, tanti anni, da quando è nata come casa editrice, anche se in realtà  è  una casa editrice  che ha assorbito la Panini delle figurine.”.
Vanina: “Non è la stessa?”.
Diego: “ E’ la stessa, ma è stata assorbita, acquistata”.
Monica: “Sei mai venuto a Modena?”.
Diego: “Certo, molte volte”.

Elisabetta: “Quale personaggio dei cartoni animati di Disney - perché io gli altri li conosco un po’ meno - ti piace di più? O ti assomiglia maggiormente? ”.
Diego: “Eh, questa è una bella domanda… direi... qualcuno direbbe Topolino, perché a volte sono quello che sa tutto, un po’ pedante”.
Alba: “Diego, allora tu praticamente metti a posto tutti i nostri racconti?”.
Vanina: “Non è che mette a posto i racconti, lui mette a posto le pagine che conterranno i racconti, nell’ordine che decidiamo sia più consono e le sposta da un punto all’altro se necessario, fa i nuovi link. L’impianto, lo schema l’ha studiato lui e per questi aspetti fa tutto lui, come richiedere i permessi e tutte quelle beghe lì di cui io non capisco niente.”.
Diego: “Rileggo tutto alla fine, rileggo anche tutti i testi… vi leggo, vi leggo!”.
Vanina: “Correggi anche gli errori di ortografia, per favore, perché.... perché, sapete cosa succede. Quando uno legge velocemente, coglie il significato globale e non si accorge più se ci sono o non ci sono degli errori”.
Diego: “Certo, quando li vedo sì”.
Alba: “Va bene, ma anche nei libri ci sono ogni tanto, no? Gli scrittori sbagliano anche loro, no?”.
Diego: “Se l’editor sa fare il suo lavoro non dovrebbero arrivare in stampa. Dietro ai libri c’è sempre squadra, compresi i correttori. Per ogni libro c'è un gruppo di correttori... uno lo rilegge, un altro rilegge la rilettura, quindi...”.
Vanina: “Uno non li vede più, poi, perché la lettura funziona proprio così, no? Si riconosce con  uno sguardo d’insieme, si tralasciano i singoli dettagli.”.
Diego: “Sì, sì, è chiaro questo. Ci sono delle tecniche quando fai quel mestiere e automatismi nei  programmi  che aiutano a correggere.”.
Monica: “E che tecniche sono?”.
Diego: “Sono delle tecniche proprio per superare il problema di cui si parlava, perché uno legge con la mente più che con gli occhi, come diceva Vanina, e tende a completare la frase con la mente. A parte leggere molto attentamente poi ci sarebbero delle tecniche per trovare gli errori più comuni, far balzare agli occhi dove sono.”.
Vanina: “Per esempio un tempo a scuola si rileggeva il testo dall’ultima parola alla prima. Quando tu perdevi il significato del contesto, leggendo le parole nel senso inverso, ti accorgevi che quella parola zoppicava, che avevi saltato una lettera… è chiaro che nel caso di un libro, leggere a rovescio non è una tecnica che possa servire”.
Diego: “Come dicevo prima, con i computer ci sono delle tecniche, nei programmi di scrittura, per trovare gli errori più comuni. Pensate, che ci sono ancora degli autori che utilizzano la macchina da scrivere e poi ci deve essere qualche poveraccio che ribatte tutto con il computer.”.

Claudia: “In pratica stavo pensando che era molto più interessante quando scrivevi per il teatro, per il cinema… ti occupavi di altro piuttosto che stare dietro a questi manuali, a questi mallopponi! Erano più interessanti, forse.”.
Diego: “Era sicuramente più interessante, mi pagavano per divertirmi prima, adesso un po’ meno, ma insomma...”.
Claudia: “Appunto, hai dovuto fare una scelta diversa”.
Diego: “Diciamo che la vita che facevo prima girando era completamente diversa, perché le case editrici certo non sono a Lucca ma a Bologna, a Milano, a Roma e le case di produzione cinematografica sono a Roma… giravo molto, poi facevo conferenze, giravo le università... adesso non riuscirei a fare quella vita. Ho commesso, tra virgolette, l’errore di incominciare a star male in un periodo di crisi, che non è la crisi ora del Covid ma una crisi precedente e in questi lavori, quando arrivano le crisi, chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori. E' un problema che si sta cominciando a sentire anche ora, con la crisi attuale.”.
Claudia: “Perché è anche una questione di fortuna, combinazioni sicuramente. ”.
Diego: “Certo. Io ho avuto molta fortuna ad entrare in quel settore, a vincere quel concorso a diciassette anni e poi ho avuto una serie di eventi fortunati tra cui quello di venire a vivere a Lucca. Non ci credo che lo sto dicendo, ma una delle fortune della mia vita è stato venire a vivere a Lucca perché c’erano i comics… qui sono entrato in contatto con tanti editori”.
Claudia: “Dove abitavi?”.
Diego: “Abitavo sempre dove abito adesso, stranamente me ne ero andato da Lucca, e poi alla fine, anni dopo, ho comprato casa proprio vicino a dove hanno comprato casa i miei… non me lo aspettavo. Sono tornato alla base dopo tanti anni, dopo aver vissuto a Roma, a Bologna, a Milano, a Firenze”.

Elisabetta:” Vorrei chiederti un’altra cosa. Per caso, Diego, pubblichi su instagram le tue foto?”.
Diego: “No, perché alcune delle mie modelle mi hanno chiesto di non farlo e quindi non lo faccio.”.
Elisabetta: “Puoi fotografare oggetti, panorami…”.
Vanina: “Lui fotografa ragazze dal vero.”.
Diego: “Quelle che utilizzo per i quadri sono foto di persone e, chiaramente, devono essere d’accordo anche loro per essere pubblicate. Alcune, poche, mi hanno dato il permesso di utilizzarle solo nelle mostre. Ora, con la pandemia, stando in casa, ho pubblicato, non quadri ma foto, sui miei stati di Whatsapp. È un po’ più limitato. Ho pubblicato solo le foto di persone che mi hanno chiesto di essere pubblicate e di apparire. Ho fatto questa scelta perché lì le possono vedere solo le persone di cui hai il numero di telefono e che hanno il tuo numero di telefono, è una cosa più limitata e sicura. Esce un pallino accanto agli stati e ti indica che qualcuno ha pubblicato qualcosa di nuovo.”.

Monica: “Posso fare una domanda? Fra le varie città che hai visitato e in cui hai abitato ce n’è una dove ti sei sentito di più a casa tua?”.
Diego: “Allora... io avevo scelto, quando mi fossi fermato, di vivere a Firenze o Bologna che erano le città dove mi ero trovato meglio, perché sono vive e c’è molta attività. Poi le circostanze della vita hanno cambiato i miei programmi. Ho conosciuto mia moglie qui a Lucca, dove ci sono anche i miei genitori da trent’anni, e sono tornato qui e basta”.
Elisabetta: “Senti, Diego, a proposito di queste persone che non ti danno il permesso di pubblicare il loro viso, il loro corpo… tu non usi dei programmi per trasformare in modo che non siano più riconoscibili?”.
Diego: “Potrei farlo, ma di solito cerco di lasciare le persone riconoscibili, perché penso che ad uno piaccia anche vedersi dopo che ha avuto la pazienza di posare per me. Non è che tutti mi neghino il permesso. Per caso la mia musa è tra quelle che mi dicono di no. A parte quello, molte cose potrei pubblicarle ma poi alla fine tra quelle che si vergognano e una cosa e quell’altra alla fine diciamo non ho preso questa via.”.
Monica: “Anche tua moglie è tra le tue muse?”.
Diego: “Allora... no, per un semplice motivo che mia moglie ha un’idea tutta sua sull'arte.
I quadri che sono in casa nostra hanno lei come protagonista. 
Però lei ha un’idea dell’arte molto geometrica diversa dalla mia. 
Al contrario delle altre persone è più difficile per me dirle di no, che si fa come dico io. Alla fine, diciamo, che faccio dei quadri anche con mia moglie, però di solito per casa nostra. Quelli che espongo nelle mostre di solito sono di altre persone”.
Maddalena: “Hai un sito, hai qualcosa per vedere le tue opere?”.
Diego: “C’è qualcosa ma molto poco, c’è qualche foto che hanno fatto dei visitatori alle mie mostre. Qualcosa del genere si trova, qualche pubblicità di qualche mia mostra.”
Vanina: “Guardate, che Diego è molto geloso delle sue creazioni, quindi non è uno che le condivide molto.”.
Diego: “E’ anche successo che una volta hanno preso una mia foto per farne una pubblicità, niente di scandaloso, arredamento per la casa , però senza autorizzazione. Siccome la persona che aveva posato era una mia amica, non volevo metterla in situazioni che non si aspettava. come apparire in una pubblicità. Chiaramente la pubblicità è stata ritirata, quando abbiamo protestato. Tra l’altro non c’era modo di negare che la foto fosse mia perché avevo la persona lì e tutte le  foto di foto di quella serie, ma insomma voglio evitare situazioni del genere, quindi sono abbastanza geloso delle mie foto. Tra la mia gelosia e le negazione, altrui diciamo che in giro si trovano poco.”.
Elisabetta: “Tu sai mettere il coptright sulla tua foto?”.
Diego: “Sì. Ma so anche toglierlo. Quindi... “.

Monica: “Come collabori con Vanina?”.
Vanina: “Bella domanda!”.
Diego: “In modo normalissimo, nel senso che ci sentiamo ogni tanto, ci scriviamo, ci confrontiamo sulle cose su cui stiamo lavorando”.
Vanina: “Diciamo che ci siamo conosciuti prima del blog.”.
Elisabetta: “Diego, sei capace di dirle no su qualcosa che non va bene?”.
Diego: “Non ho mai trovato motivo per ora!”.
Vanina: “Noi andiamo molto d’accordo perché poi io lascio fare a Diego quello che deve fare, tanto io non ci capisco niente, quindi... Poi ogni tanto viene a pranzo da me. Adesso c’è il Covid e, purtroppo, non si può fare. Diego è una persona gentile, diciamo che siamo anche amici di famiglia, anche se la nostra frequentazione è molto rallentata per tutta una serie di motivi, però ci troviamo bene. Ci vediamo una volta o due l’anno. Ora, come dicevo, con il Covid è tantissimo che non ci vediamo più di persona... meno male che c’è la possibilità di comunicare a distanza!”.
Claudia: “Scusate, a chi è venuto in mente di fare questo blog?”.
Diego: “Vanina voleva farlo e l’ho aiutata a livello tecnico, ma è una sua idea al cento per cento!”.
Claudia: “Nella difficoltà ben venga internet in tutte le sue forme!”.

Maddalena: “Tua moglie dipinge?”.
Diego: “No, lei è una programmatrice”.
Vanina: “Lei ha una mente di quelle quadrate. É molto brava, metodica. L’arte è tra i suoi interessi solo come fruitrice. Penso che più che altro sia bravissima con le cose logiche e matematiche, ha un approccio mentale diverso rispetto al divagare creativo. Diego è più portato per la scrittura, per questi interessi di cui ci ha parlato. Lei ha fatto un ottimo liceo scientifico insieme a mia figlia, studi che le hanno molti ben programmate in quel verso. Che dici, Diego, ci prendo? Nel suo settore è proprio brava. In quell’ambito, più della media”.
Diego: “Sì, si. Lei è molto logica come persona”.
Maddalena: “Per la vita sociale cosa fate? Andate a ballare, vi piace cucinare? Andate a fare delle passeggiate?”.
Diego: “Attualmente stiamo a casa. Cucinare, sono io quello che cucina. A me piace molto cucinare e sono anche bravo. Mi avevano chiesto di cucinare anche per un ristorante. Mi piace fare piatti etnici. Quando l’ho conosciuta, lei non sapeva assolutamente cucinare, come del resto la figlia di Vanina, e le ho insegnato io, perché neanche sua madre sa cucinare. In casa sua  cucinava la nonna. Quando  la nonna è morta, c'era un problema. Gli ho insegnato io a fare le cose di base. Adesso è "quasi" autonoma. Ultimamente si sta specializzando in pane e pizza visto che ci facciamo tutto da soli, perché siamo chiusi in casa”.

Monica: “Hai un sogno nel cassetto che vorresti realizzare a breve?”.
Diego: “Mille, ma nessuno che si possa realizzare a breve, stando sempre a casa. Certo mi piacerebbe tornare nell’editoria, ma non credo che sia possibile a breve. Quando ci lavoravo, seguivo anche delle persone in amicizia, come agente. Adesso sto seguendo una ragazza giovane e un ragazzo. Che però ci possa tornare io in prima persona la vedo dura, anche perché adesso questa crisi pian piano si sta portando via tutto. Nonostante il fatto che siamo tutti a casa e la gente dovrebbe leggere di più, non è questo che accade. Le case editrici stanno incominciando ad entrare in difficoltà anche loro.”.
Monica: “Secondo te, perché la gente non legge? Dei libri interessanti ce ne sono, ce ne sono tantissimi!”.
Diego: “Penso  soprattutto per pigrizia, perché è più facile guardare la televisione.”
Monica: “Come si può fare a spingere una persona a leggere?”.
Elisabetta: “Abituare le persone fin da bambini”.
Vanina: “Non è così semplice come sembra, perché noi a scuola abbiamo fatto tante cose per invogliare i bambini a leggere ed anche a casa i bambini leggevano volentieri.  Adesso non crediate che gli adulti che io ho conosciuto bambini abbiano il tempo di leggere molto o abbiano la convinzione di doverlo fare. Ti dicono che il mondo è la vita, che devi leggere quello che succede, che i libri non servono, che internet ti mette a disposizione tutto il possibile, che lì leggi e apprendi velocemente. Io mi sto rendendo conto che delle volte guardo la televisione e trovo che sia troppo lenta. Allora mi metto a guardare il cellulare, perché mi pare come se stessi perdendo tempo, quindi immaginiamo a leggere. Riesce a leggere quello che ha molto tempo libero da riempire,  che ha la possibilità di cercare finché non incappa in un libro che lo intrappola, perché ha trovato un filone interessante e vuole arrivare in fondo a vedere come finisce. Per chi fa molte cose, però, non apri un libro in quanto prima devi riuscire ad intercettare il libro giusto e, quando accade, non trovi mai un momento per aprirlo. Io non so, veramente, come sarà il futuro.”.
Claudia: “C’è anche chi ha la condizione ma non gli interessa proprio leggere. Ecco quello è triste. E leggere non basta, bisogna anche studiarci sopra, altrimenti con ci capisci niente.”.
Maddalena: “Una frase al giorno. Io apro un libro, leggo quello che è scritto. Se ho scritto un pensiero, bene. Se no, faccio lo schizzo... però guardate è faticoso. Comunque per ora resisto!”.
Elisabetta: “Il consiglio migliore è che, in qualsiasi condizione noi siamo, dobbiamo prendere il nostro libro, mettercelo nella borsa, in tasca, in mano, e andare su una panchina in un giardino. Allora lì si legge volentieri!”.
Vanina: “Se la gente non ha un vero interesse, una vera attitudine, finisce che non legge. Noi stiamo parlando tra persone che leggono e che comunque sono acculturate, che fanno delle cose tra le parole.”.

Maddalena: “Diego speriamo che ritorni presto e ci racconti di qualche esposizione delle tue opere! Inoltre spero di vederle queste opere, queste fotografie trasformate… vorrei proprio vederle!”.
Elisabetta: "Mi sa tanto che sono dei nudi.”.
Vanina: “No. Guarda, tra le sue muse c’è anche mia figlia, te lo dico. Nelle foto è sempre vestita e, in alcune, c’è pure suo marito!”.
Elisabetta: “Allora di che si lamentano, scusa!”.
Vanina: “Non è che si lamentano. Le foto le hanno fatte in amicizia.”.
Diego: “Sì, più che svestirle io spesso vesto le modelle, nel senso che ho dei vestiti da sera. Di solito scatto in abito da sera, mi piace esprimere eleganza. E ad un certo punto ho cominciato a vestire io le fanciulle che si presentavano in jeans e maglietta.
Ho un armadio con una sessantina di vestiti da sera, molti della taglia della figlia di Vanina ed è difficile trovare qualcun altro a cui vadano bene perché sono della taglia 38. Ahi, ahi, ahi!".
Tutte: “Che bello!".

Diego: “Io volevo solo aggiungere questo a quello che dicevamo prima. Anche io purtroppo non riesco a leggere quanto vorrei, nel senso che prima, quando era il mio lavoro, io leggevo mediamente tre fumetti più un  romanzo al giorno. Ora, quando lavoro dieci ore  sui testi tecnici, proprio non mi é facile... leggo tutte le sere sempre e tutti i giorni che Dio manda in terra, però non come prima, chiaramente”.
Monica: “Cosa pensate invece degli audiolibri?”.
Vanina: “Quelli secondo me possono essere qualcosa di valido. Io ho esperienza di fiabe raccontate. Ne avevo una raccolta per i miei figli quando erano piccoli che era meravigliosa! Le fiabe erano lette da attori molto bravi che sapevano il mestiere. Era una delizia ascoltarli. Prima o poi arriverò a questi audiolibri, visto che mi stanco tanto a leggere.”.
Diego. “La maggiore azienda di commercio elettronica ha una sezione dedicata proprio a questi libri audio sempre  in espansione!”.
Alba: “Sono interessanti!”.
Elisabetta: “Io ho il terrore di incappare nei libri che non mi piacciono e di perdere tempo. Anche se sono reclamizzati a volte…”.
Monica: “Quello è il rischio di tutti. Sì,  però secondo me, è importante finire anche i libri che non piacciono per rispetto a chi li ha scritti.”.
Elisabetta: “Sì, andare in fondo e vedere. Io una volta ho letto un libro assurdo di un aviatore che faceva un giro con il suo aereo e vedeva due volte il sole, ma era una cosa noiosa ma noiosa che non parlava d’altro.”.
Diego: “Io il libro più pesante che abbia mai letto in vita mia è “Un povero bianco”, che è un classico della letteratura americana. E’ la storia di un persona che praticamente passa da semi schiavo a diventare ricco  producendo ruote da bicicletta a fine ‘800 inizio ‘900. E’ un libro con descrizioni minuziose che non finiscono più, però anche quando ho incominciato ad avvertire la fatica ho voluto arrivare fino in fondo per vedere come finiva”.
Elisabetta: “Sai un libro che non sono riuscita a leggere, hanno fatto pure il film, si chiamava “Il profumo” perché con la mia immaginazione sentivo tutti gli odori... era una cosa terribile. L’avete letto? E’ un libro di un francese, no? E lui descrive questa Parigi dell'ottocento che è piena di odoracci, insomma.”.

Diego: “C’è un concetto con cui io nei miei scritti a volte ho un po’ giocato, quello della sinestesia percettiva. Una persona legge una parola, vede un’immagine e, in una fusione delle percezioni, "vede" la parola come un odore o come un colore. Ci ho pensato ora che si parlava di sentire gli odori. Non è così marginale per chi ha queste facoltà, forse questi problemi, non so come li vogliamo definire… Senti proprio degli odori in quel momento il cervello li associa inscindibilmente ad una determinata immagine, una determinata parola. Il soggetto nella sua mente non vede la parola scritta, vede proprio l’odore o… Questa é una  cosa di cui mi sono interessato per un racconto che stavo scrivendo, un concetto con cui mi sono un po’ baloccato. Sarebbe molto interessante riuscire a renderlo in maniera diretta, attraverso anche video, foto. Ogni tanto mi viene qualche fissa con qualche concetto.
Anche i miei quadri esprimono sempre dei concetti, raccontano una storia. 
Per me è molto importante il titolo come parte del quadro
Tra l’altro ho avuto delle polemiche perché io scrivevo i titoli in inglese. Ci ho dovuto aggiungere sotto la traduzione in italiano, poi, siccome io sono un po' pazzo, quando faccio le esposizioni metto la targhetta con il nome in inglese e in italiano e faccio un piccolo quadro dentro la targhetta che ha lo stesso tema del quadro principale!
Alle mostre lascio che i visitatori mi raccontino le storie che vedono nei quadri che stanno guardando o, se io non sono presente, le scrivano su un registro apposito che lascio a loro disposizione.
Il registro è un idea di mia moglie.
La storia a volte è completamente diversa da quella che ho immaginato io. Non dico mai che è sbagliata, perché, tu visitatore, mi devi dire cosa ci vedi TU nel quadro. Mi hanno raccontato delle storie, a volte!”.
Vanina: “E’ normale che anche chi guarda proietti, interpreti, ci metta del suo.".
Elisabetta: “Carino,  Diego! Quello che fai è un lavoro certosino!”.

Monica: “Hai qualcosa di tuo da mostrarci?”
Diego: “Sì, posso provare ad andare davanti al quadro più vicino. Non so se si vede bene... qua dietro c'è poca luce. Si vede? Siamo davanti alla camera da letto e questo quadro infatti riguarda il silenzio, congeniale alla zona notte. La modella è mia moglie.”.
Elisabetta: “Sembra Irene Papas!”.
Monica: “E’ bellissimo, è rilassante!”
Silvana: “Bravissimo!”.
Elisabetta: “E’ una foto o un dipinto?”.
Diego: “E’ ambedue, si chiama fotomanipolazione, una foto di base su cui poi, forse si vedeva poco, ci sono delle parti dipinte. C’è un orologio dietro di lei e altri elementi dipinti. Ho praticamente stampato la foto su tela e poi ci ho pasticciato sopra.”.
Vanina: “Molto bello, Diego. Dai, devi allestire un’altra mostra!”.
Diego: “Eh, quando finisce il Covid!”.
Vanina: “Hai ragione! Dai, intanto organizzati, così quando il Covid finisce è tutto pronto!”.

Silvana: “Sono molto interessata. Come ti trovo bravo! Ci sarebbe tutto da imparare! Ero tutta orecchie ad ascoltare! Complimenti!”.
Vanina: “Sono contenta. Io vi porto sempre delle persone che raccontano qualcosa in più, nel senso che dietro ad una persona, ci può essere tanto di più. Dietro l'immagine di Diego, c’è il fatto che fa le foto, che è un artista ed è creativo… è quello che io cerco in una persona. A me piacciono le persone che hanno tante sfaccettature!”.
Monica: “Ti hanno mai fatto  delle critiche?”
Diego: “Mi dicono che, nella scrittura, ho uno stile un po’ desueto. A me piacciono molto le incisive, la proprietà di linguaggio. Sarà appunto per il lavoro che ho fatto.”.

Vanina: “Va bene, Diego. Siamo stati proprio bene noi, non so tu. Ti sei annoiato?”.
Diego: "Non mi sono annoiato per niente!”.
Monica: “Grazie per essere stato con noi!”.
Vanina: “Hai visto com’è "La Panchina". È vivace e allegra. Siamo in tante. Alcune entrano ed escono ad orari diversi, chi va e chi viene. Anche questo aspetto è una ricchezza, indica interesse e voglia di esserci a dispetto dei mille impegni.  Vedi, ora siamo rimasti in pochi, ma siamo sempre un certo numero. Ci sono dei momenti, quando siamo tutte, in cui è difficilissimo gestire l'esuberanza, perché così in cinque o sei persone si parla bene, con otto pure ma quando incominciano ad essere nove, dieci ci vuole un vigile a dirigere il traffico.”.
Alba: “E’ vero, ma abbiamo la maestra che ci dà l'alt!”.
Silvana: “Grazie, grazie di tutto! Vanina, grazie per la sorpresa.”.
Elisabetta: “Questa intervista è stata la prima di un uomo quindi… il primo uomo a "La Panchina!”.
Vanina: “Spero di aver fatto passare due ore leggere a voi ed anche a Diego!”.
Elisabetta: “Rubate alla programmazione!”.
Vanina: “Sì, perché anche lui alla fine  sempre confinato in casa, per il Covid. Alla fine farsi una chiacchierata così, essere qui con noi a parlare di se stesso, penso possa avergli dato un po’ di leggerezza!"

Grazie, Diego. Grazie a tutte. Alla prossima!

 

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🎯
Lo scorso mercoledì 29 gennaio c'è stato un incontro particolare perché, come al solito, Vanina ci ha regalato una sorpresa. 
Appena ci siamo incontrate, ha detto che ci avrebbe presentato un nuovo ospite. È così che abbiamo capito che si trattava di un uomo e, fra noi nove donne, la curiosità é stata grande. Subito ci siamo messe a chiederci chi sarà, che farà, giovane o grande come noi? Questa attesa ci ha intrigate e emozionate. Il tempo non passava mai, al punto che quando è stato presentato e ci siamo meravigliate per la persona giovane che era, abbiamo cominciato a fare domande a raffica, tanto che Vanina ha dovuto darci uno stop, così lui ha potuto iniziare a rispondere.
Diego, un uomo particolare e pieno di impegni, fra cui anche lavorare sul nostro blog, aiutando Vanina a gestire le pagine sulle quali viene pubblicato anche il materiale prodotto da queste nove e più donne del gruppo.
Parlando e parlando, il nostro ospite ci ha raccontato le sue giornate molto intense e interessanti. Siamo andati avanti fino tarda sera senza mai annoiarci, ma con un bagaglio di aspetti culturali che non fa mai male incontrare, almeno per me.
Io avrei voluto sapere sempre di più, cosa che lui molto educatamente ci ha donato. A me le persone che sanno molto fa piacere frequentarle e ascoltarle, perché da loro ho sempre da imparare. Io ne ho poca di cultura... forse per questo ne sono così affascinata.
(Alba)



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Il mercoledì de "La Panchina" è sempre speciale, ma questo mercoledì lo è stato ancor di più per l’ospite a sorpresa che ha invitato Vanina! La curiosità è sempre tanta quando ci anticipa che avremo qualcuno di nuovo tra noi! 

Nello schermo è apparso un uomo... e le esclamazioni di stupore sono state davvero tante! 
Abbiamo scoperto che Diego aiuta Vanina a gestire le pagine nel blog de "La Panchina del cuore" e che é una persona dalle mille passioni e talenti! 
È stato disponibile a rispondere alle nostre mille curiosità, a raccontarci così la sua interessantissima vita. 
Sono stata colpita dalla sua gentilezza nei nostri confronti! 
Grazie dal più profondo del cuore per essere stato con noi, grazie per il tuo supporto nel blog che ormai sentiamo un po’ nostro! 
Grazie, Vanina, per l’impegno che metti a gestire "La Panchina del cuore"! Per me è davvero importante avere questo incontro al mercoledì!
(Monica)



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