Powered by Blogger.



Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

Clicca sulla pagina desiderata.

L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



F I L O - la RIVISTA de "La Panchina" - n. 2



            



Filo

un filo di parole da 0 a 100 anni

quindicinale di opportunità

“La Panchina” editrice  

n 2 - 19.9.2023



Leggi con me  Leggi con me  Leggi con me

a cura di Monica T.

Carissimi lettori, bentornati nella mia pagina di questa rivista edita da “La Panchina”. In molti di voi mi hanno chiesto se preferisco leggere i libri in formato cartaceo o in versione digitale.
Tra le pagine di un libro riesco a percepire meglio le emozioni vissute dai personaggi e dallo scrittore. Posso toccarlo, posso sfogliarlo e posso sentire il profumo della carta… tutte “cose” che mancano nella versione digitale.
Il formato cartaceo mi ha sempre regalato un’emozione unica ed è quello a cui sono più affezionata.
Leggo, naturalmente, anche la versione digitale… la trovo davvero pratica.
Ha una disponibilità immediata tramite il download, con un prezzo inferiore al libro tradizionale. Un eBook non occupa lo spazio come i volumi, se ne possono, infatti, conservare a migliaia al suo interno… è indispensabile per i lettori accaniti come me che non devono rimanere senza scorta!
In più si ha la possibilità di leggere al buio senza disturbare chi ci è accanto.
In ogni caso, amici miei, l’importante è leggere il più possibile, che sia un libro cartaceo o digitale.
Ora, rivolgo a voi la domanda: “Vi piace leggere di più un libro cartaceo o digitale?”.
Aspetto le vostre risposte!
Vi preannuncio che nella prossima uscita di “F i l O” tratteremo una nuova lettura: “Sorelle per sempre” di Mauro Caporiccio, la vera storia di due bambine scambiate in culla, che ha ispirato il film-evento Rai.
Vi aspetto!



Risponde Vanètte

a cura di Vanina DG.

Eccomi ancora qui con voi a rispondere ai vostri quesiti, o meglio, eccomi qui... con Vittorio, un bullo come tanti.
Sì, Vittorio mi scrive con un gran piglio da individuo... esaltato. Me lo consenti, vero Vittorio? Mi azzardo, comunque, perché al riparo dentro un mondo di parole. Scherzo, dai!
In realtà mi fa proprio piacere intrattenermi con te, caro Vittorio.  
Dunque, il tuo non è un vero e proprio quesito. Tu semplicemente irridi Leandro da Campobasso il quale, nel numero precedente di "F I L O", confessa la sua malinconia per l'incipiente calvizie che ha fatto fuori i suoi bellissimi capelli un tempo biondi e fluenti.
Addirittura affermi che fa bene a sentirsi così, perchè calvo è proprio brutto e che se lo incontrassi di persona lo bersaglieresti... con pallini di gomma. Tu odi la bruttezza, non per niente hai sparato proiettili di questo tipo anche sulla brutta testa della professoressa d'Italiano. In pratica ti comporti come un bullo violento, ne dovrai convenire.
Io sono contenta del tuo intervento qui su "F I L O", perché mi dà l'opportunità di esprimere il mio punto di vista al riguardo.
Vorrei dirti che io, invece, non credo affatto che tu sia felice di essere così bullo e così violento. Nel video che passa spesso in televisione gridi in modo assurdo, del tutto fuori controllo, ed io percepisco in te una grande sofferenza.
Sarebbe lungo indagare nei dettagli quali siano le cause di questo evidente disagio. Penso che ti sarebbe utile riguardare quel video e osservarti bene, ponendo attenzione a come ti poni e a come ti esprimi. Sono certa che non ti piaceresti così tanto. Probabilmente ti verrebbe voglia di bullizzare te stesso per quanto la situazione sia ridicola e ti metta in luce per un'insensata debolezza di carattere.
Anche gli amici che ridono senza convinzione appaiono a disagio, mentre la professoressa non ha affatto paura di te e, pur dolorante, ti guarda dall'alto, con un selfcontrol che tu non puoi certo capire e che scambi per debolezza, con compassione per la tua incapacità di comprendere la tua ridicolaggine.
Non preoccuparti per Leandro da Campobasso. Lui ha molte frecce al suo arco per superare il piccolo disagio di accettarsi con una bella testa ben rasata magari, ma sicuramente piena di belle idee e di strumenti da usare nella vita.
Cosa puoi fare? Scrivi a Leandro, anche con un nickname, cercando di scoprire come può essere la vita, riaggiustando un po' il proprio modo di pensare.
Grazie di avermi scritto. Io sono sempre qui se ti va di parlare. Ti abbraccio.



Il fascino del giardinaggio

a cura di Lauretta G.

Cari lettori, oggi parliamo di un rampicante molto particolare: Arauja Sericofera, detta pianta della seta oppure, in modo spregevole, pianta crudele.
Ma crudele lo è fino a un certo punto perché, ammettiamolo, imprigiona nei suoi delicati fiori gli impollinatori che ci  si avventurano con il suo nettare vischioso, però decora poi il vostro giardino con frutti particolari a forma di pera. Questi frutti anche se invitanti non sono commestibili.
Nel tardo autunno, dopo avervi deliziati con la loro appariscente presenza, tutti questi frutti  appesi alla pianta per tutta l'estate diventano bronzati e mostrano un taglio verticale da cui si liberano migliaia di semi con un ciuffo bianco setoso.  Portati dal vento, questi semi creano una spettacolare nevicata vegetale, perché essendo leggerissimi e sostenuti da questa specie di paracadute setoso, vengono dispersi anche a notevole distanza da dove sono stati coltivati.
L'Arauja S. è una pianta sempreverde, molto ornamentale, dai fiori profumatissimi. Viene utilizzata per ricoprire muri, ringhiere, recinzioni e tutto ciò che nel vostro giardino è il caso di nascondere.
Un tempo i semi e le loro piume setose  venivano utilizzati per imbottire soffici cuscini o bambole di stoffa.
Questa pianta proveniente dal Sud America é stata introdotta in Inghilterra nel 1830, ma ci ha messo pochissimo tempo a diffondersi in tutta Europa volando qui è là.
Provatela nel vostro giardino, ne basta una piantina... e nel giro di poco tempo ve ne troverete tantissime.

 

Arauja Sericofera



Persone e personaggi

a cura di Claudia B.

Un caro saluto a tutti.
Visti i rapporti di amicizia e collaborazione della Merini con Quasimodo, riprenderei volentieri  la nostra rubrica per parlarvi di quest’ultimo.
Persona di notevole spessore, Salvatore Quasimodo nasce a Modica nel 1901 in provincia di Ragusa e muore a Napoli nel 1968. Ha studi di geometra ma è interessato alla letteratura, quindi diventa insegnante presso il Conservatorio Musicale di Milano.
Grande poeta dell’ermetismo  che vuol recuperare il valore espressivo della parola e si distingue al massimo nella sua poesia  “Ed è subito sera”, pubblicata nel 1942:

Ognuno è solo sul cuore della terra
Trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.

Ognuno è solo al centro della terra, anche se illuminato da un raggio di sole: all’improvviso sopraggiunge la sera (la vita che finisce).
Per Quasimodo l’esistenza è dolore a cui sono condannati gli individui e tende a chiudersi, mentre Alda Merini, come abbiamo visto la volta scorsa, accetta senza condanna pure il dolore che fa parte della vita. Ricordate?
“Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio. Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno…. per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara.”. 
Quasimodo fu molto interessato  alla poesia di Alda Merini perché scaturita dalla sua profonda vita interiore, ma certamente la sua formazione culturale era nettamente diversa.
La sua figura ermetica scaturisce dalle profonde esperienze sofferte ma anche dal voler esaltare il valore espressivo alla parola poetica.
Premio Nobel nel 1959, Salvatore Quasimodo è tra i più grandi poeti italiani del novecento. Fu uno studioso di grande cultura e a lui si devono traduzioni di opere di Omero, Virgilio e Catullo, di opere teatrali di Shakespeare, di Molière e pure di opere di Pablo Neruda.
Vista la  “lucchesità” de “La Panchina” penso che sia il caso di ricordare “Davanti al simulacro di Ilaria del Carretto”, poesia scritta in sua memoria.  Data la descrizione del mese di settembre è presumibile che Quasimodo si fosse recato a Lucca in occasione della festa di Santa Croce. Resta affascinato dal monumento molto particolare e dalla delicatezza espressiva di Ilaria tanto da paragonarle la sua solitudine, la sofferenza lontano dalla sua terra.
Ilaria fu la prima moglie di Paolo Guinigi, signore di Lucca. Il bellissimo monumento funebre si trova nella cattedrale di San Martino a Lucca e fu scolpito nel medioevo da Jacopo della Quercia su incarico del marito di Ilaria stessa, morta  prematuramente.

Davanti al simulacro di Ilaria del Carretto
Sotto tenera luna già i tuoi colli
lungo il Serchio fanciulle in vesti rosse
e turchine si muovono leggere.
Così al tuo dolce tempo, cara; e Sirio
perde colore, e ogni ora s’allontana,
e il gabbiano s’infuria sulle spiagge
derelitte. Gli animali vanno lieti
nell’aria di settembre, i loro gesti
accompagnano ombre di parole
che conosci. Non hanno pietà; e tu
tenuta dalla terra, che lamenti?
Sei qui rimasta sola. Il mio sussulto
forse è il tuo, uguale d’ira e di spavento.
Remoti i morti e più ancora i vivi,
i miei compagni vili e taciturni

Infine vi propongo anche questa sua poesia molto nota e interessante  da analizzare.

UOMO DEL MIO TEMPO

Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

Uomo del mio tempo sei ancora rozzo e crudele come in antichità. T’ho visto nei carri armati, per torturare i tuoi simili.
T’ho visto: eri tu, senza orgoglio e religione. Hai ucciso come sempre, come lo fecero i tuoi antenati e come lo fanno da sempre gli animali.
Egli si rivolge ai tragici eventi della Seconda Guerra Mondiale, ma è una denuncia che riguarda le guerre di tutti i tempi e, diciamolo pure, per anche il tempo di oggi. Attuale nella condanna della guerra, in chiusura invita le generazioni future a sopprimere la violenza per costruire un mondo basato sull’amore, sul rispetto e sulla pace.


Sulle ali della fantasia

a cura di Rita G.

Che bello il rumore giocoso che fanno i bambini! Risate, corse, strilli di gioia, strilli di rabbia, ma anche silenzi complici quando giocano a coppia con gare interminabili aventi come unico scopo la gioia di primeggiare sugli altri.
È esattamente quello che sembra, un allenamento per affrontare la vita.
Siamo sulle mura della città. Qua e là, accoglienti panchine accolgono le mamme che si esibiscono in allegre chiacchiere, che si fanno frizzanti quando toccano un pettegolezzo succulento, mentre tengono d'occhio la situazione dei figli con scrupolo.
Quando eccola arrivare. È Fantasia con il suo cappellino di paglia, i fiori nel cestino e quell'alone di magia che l'accompagna. Nessuno sembra accorgersi di lei, le risate continuano, gli strilli si accavallano, le chiacchiere materne si fanno più segrete.
Tutti continuano quello che stanno facendo. Tutti meno Luigino che con uno stecchino sta allargando il buco che ha trovato alla base di un greppo. La sua testa lentamente si gira, lo stecchino si ferma, i suoi occhi cercano quelli della fantastica signora e trovano un sorriso dolce che si fa complice e accende lo stecco di Luigino, facendolo sfrigolare di magia.
Uno sfarfallio e subito crede di aver sognato. Improvvisamente si trova in mano un pezzettino di metallo dorato da cui pende un uccellino piccolo piccolo, ma talmente piccolo che non è più grande di una monetina.
Finale 1
Cosa è che saltella nel cuoricino del bambino? Stupore? Incredulità? Meraviglia? No, vi dico, Luigino non sa che tali eventi non sono soliti accadere, anzi che nessuno li ha mai visti neppure una volta, quindi il bambino è certo che è fortunato di aver intercettato questo uccellino che pensa fosse stato destinato a qualcun altro, così subito lo rinchiude nella sua manina, mentre il cuoricino gli batte forte forte.
Mille propositi si accavallano: lo porto a casa, lo metto in una scatolina e non lo faccio vedere a nessuno perché lo voglio tenere tutto per me. - dice a se stesso - Quando sono solo lo lascerò andare libero per la camera e lo terrò con un filo legato ad una zampina perché non lo voglio certo perdere.
Con la mano chiusa comincia ad urlare alla mamma dicendogli che vuole andare a casa. E' talmente agitato che la mamma si allarma, non è ancora l'ora di rientrare e di solito non vuole mai smettere di giocare. Gli urli raggiungono un tono talmente urgente che la mamma lo asseconda. 
Il ragazzino, arrivato a casa, corre nella sua cameretta e lancia un urlo belluino che fa rizzare i capelli a quella povera donna, che accorre e trova Luigino in lacrime con un ciuffetto di penne ammosciate fra le dita.
La mamma non capisce, ma Luigino comprende che con la sua ingordigia ha ucciso un essere  vivente che gli era stato donato.
Finale 2
Mamma, mammaaaa! Il grido più bello del mondo si alzò imperioso a tal punto che la mamma si allarmò.
“Guarda cosa mi ha dato la signora con i fiori.”. Ci fu una piccola interpellanza su chi fosse la signora con i fiori, ma poi il discorso fu lasciato cadere davanti a quella meraviglia.
Piano piano nell'aria vibrò una melodia sublime che usciva dalla piccola gola dell'uccellino e le persone iniziarono a chiamarsi per poter udire e vedere. Presto si formò una piccola folla e a un Luigino frastornato sembrò vedere da un piccolo varco fra due persone un volto sorridente fargli un occhiolino.
Vi va di dirmi quale finale preferite?        

                                                                        

  Lo sapevate?

a cura di Silvana C.

Sono ferma davanti ad una scuola, è l'ora in cui escono tutti gli alunni.  Mi guardo in giro e osservo le nonne o le mamme che aspettano.
Mi viene da pensare in così  pochi decenni come è cambiato il modo di vestire.
Abbiamo ora un guardaroba completamente diverso. Anni fa la nonna, ma anche la mamma donna più giovane, aveva una vestaglina, cioè un vestito abbottonato davanti e un grembiule per salvaguardare il davanti. In testa teneva un fazzoletto legato dietro per proteggere i capelli dal sole. Nel vedere una donna così, un bambino di oggi la scambierebbe per la Befana.
Adesso la maggior parte delle donne veste con i pantaloni. Una volta neanche a pensarci: era il vestito maschile, mentre ora sono molto comodi anche per le donne, sia d'estate che d'inverno.
La testa viene protetta con cappelli di paglia in piena estate e cappelli di lana o di panno nel periodo invernale. La donna moderna  generalmente lavora ed ha una indipendenza finanziaria così può comprarsi tante cose. Ora ha un abito elegante per andare alle cerimonie o ad eventi vari. Ha il completo sportivo per la palestra, tuta e scarpette da ginnastica, va in piscina ed ha il suo costume moderno ed un accappatoio e così via, anche a seconda di chi è più o meno ambiziosa nel vestire.
Le donne oggi hanno la borsa bella comoda e a volte anche fatte a zaino per avere le mani libere.
Chi avrebbe pensato a tutta questa rivoluzione per vestirsi oggi in una maniera elegante ed adeguata ad ogni stagione?!



LUOGHI... SPECIALI

a cura di Mariella A.
 
Ci sono legami che sembrano unirci, anche se le persone che li avevano tenuti vivi non ci sono più.
La famiglia di mio nonno Pietro era molto numerosa ed unita, nonostante le distanze che le vicende della vita aveva messo tra fratelli e sorelle. Tra questi c'era Ulderiga, una sorella che si innamorò di un uomo sposato e da lui ebbe un figlio.
Non abbiamo memoria di come andarono gli accadimenti, fatto sta che questo figlio, insieme ad una sorella, si ritrovarono a Piombino e lì vissero fino alla morte.  Ero piccola quando mio papà, che lavorava come autista per la Cassa di Risparmio di Lucca, poteva accompagnare me, la mamma ed una zia a Piombino, a casa di questi parenti.
Chissà perché certi luoghi ti restano nel cuore... Ero una bimbetta di quattro o cinque  anni e poter trascorrere dei giorni al mare a quei tempi non era facile, per cui sprizzavo felicità da ogni poro!
Lì ritrovavo i miei cugini, che avevano più o meno la mia età e con loro facevamo il bagno e ci divertivamo molto. Ricordo la spiaggia di sassi, non di sabbia, gli scogli, la visione dell'isola d'Elba, laggiù all'orizzonte, l'azzurro intenso del mare. E poi, a sera, tutti vestiti a festa, percorrevamo le strade di Piombino, il lungomare e raggiungevamo Piazza Bovio dove potevamo correre e magari farci comprare un gelato nel cono o nelle cialde.
Poi gli anni passano, i legami si allentano e i luoghi si ricordano solo in occasioni fugaci, magari andando al porto per traghettare verso l'Elba.
Il caso ha voluto che FB mi abbia fatto trovare il figlio di mio cugino e con lui il desiderio di ritrovare i luoghi dell'infanzia. E così in una calda giornata di giugno sono tornata a Piombino e mi sono ritrovata in Piazza Bovio, che non è più quella di settanta anni fa! È sempre quell'enorme scoglio che si affaccia sul mare ma è stata rimessa a nuovo ed è bellissima con il suo Faro, le panchine tutto intorno e la grande rosa dei venti in mezzo.
Ecco, il mio sguardo si è perso nell'azzurro di quel mare, spaziando verso il largo ad abbracciare l'Elba e Palmarola!

Se avete ricordi di luoghi che portate nel cuore, mi piacerebbe ascoltarli!


_____________________________



0 commenti:

Posta un commento

Poetar m'è caro

Ricordi

Insieme

Ultimi Commenti

POST COMMENTATI

Blog Archive

DISCLAIMER

Ove non diversamente specificato, tutti i testi contenuti di questo blog sono di proprietà dell’autore e sono protetti da copyright. Le immagini di proprietà dell’autore sono esplicitamente indicate in quanto tali. Nessuna riproduzione, né integrale né parziale, e nessuna manipolazione sono consentite senza preventiva autorizzazione dell’autore. In particolare, sono assolutamente vietate le riproduzioni a scopo di lucro. L'Utente s'impegna a: 1.non utilizzare il Sito o il materiale in esso inserito per perseguire scopi illegali ovvero per divulgare o diffondere in qualsiasi modo materiale o contenuti preordinati alla commissione di attività illecita; 2.non utilizzare il Sito in modo da interrompere, danneggiare o rendere meno efficiente una parte o la totalità del Sito o in modo da danneggiare in qualche modo l'efficacia o la funzionalità del Sito; 3.non utilizzare il Sito per la trasmissione o il collocamento di virus o qualsiasi altro materiale diffamatorio, offensivo, osceno o minaccioso o che in qualche modo possa danneggiare o disturbare altri Utenti; 4.non utilizzare il Sito in modo da costituire una violazione dei diritti di persone fisiche o giuridiche o ditte (compresi, ad esempio, i diritti di copyright o riservatezza); 5.non utilizzare il Sito per trasmettere materiale a scopo pubblicitario e/o promozionale senza il permesso scritto di lapanchinadelcuore.it; Ogni violazione sarà segnalata agli organi di Polizia ed alle Magistrature competenti. Nel caso in cui l'Utente non accetti, in tutto o in parte, le suddette condizioni, è invitato ad uscire dal sito.