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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

Clicca sulla pagina desiderata.

L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Lucca Insieme - La danza delle emozioni

 






La danza delle emozioni



Scrivere è certamente 
dare corpo ai nostri pensieri e alle nostre emozioni. 

È  vero anche che, 
da uno stimolo apparentemente semplice, banale, 
in ognuno di noi si attiva un processo unico e personalissimo, 
che va a recuperare vissuti vicini o lontani, 
i più diversi,  ma sempre innegabilmente significativi.

Scriverli li rende osservabili e di nuovo vivi.
Li mette a disposizione di chi legge,
richiamando 
nuovi interessantissimi processi emozionali.


Così, vi propongo l'incipit di un racconto 
(che troverete alla pagina "Racconto - Fabrizia)
per vedere quali contenuti 
possa richiamare alla memoria.



Vi va di giocare con noi?




📚

Si avvicinò con un eccesso di energia alla sua piccola automobile, che guidava sempre con tanta fierezza. Era una vecchia Fiat 500 che riportava lontani nel tempo, una vettura improbabile per la realtà di quel momento, però era ben tenuta, lucida in vernice e cromature fino all'inverosimile. Lei ne era molto fiera. 

Aprì il minuscolo sportello non ancora controvento, salì a bordo e si mise alla guida. Le marce erano piuttosto complicate, ma lei ci era abituata, anche se utilizzava la macchina pochissimo. Meglio a piedi o in bici. 

La piccola autovettura partì a singhiozzo e ben presto fu sulla strada che conduceva al centro città. Come ogni volta, Fabrizia fu presa dai ricordi, che facevano riaffiorare profonde e ricorrenti emozioni. Non poteva farci niente. Ripensava inevitabilmente a quando era piccola, a quando quella macchina la guidava la sua mamma. Già, quello era il punto. La sua mamma ormai non c’era più. Se ne era andata troppo presto dopo una brutta malattia e questo aveva scatenato una ridda di sentimenti, di cambiamenti, di problemi. Che inferno! 

Fabrizia era molto confusa. Non sapeva più cosa sentiva dentro di sé alle prese com'era con le sue tre sorelle più sconvolte di lei. Non capiva neppure se essere molto dispiaciuta di tutto quello che stava capitando. Sì, certamente lo era, però c'era anche un qualcosa di strano in sé che la faceva sentire quasi più libera adesso, perché la sua era stata una madre ingombrante, molto molto ingombrante davvero. 

Cambiò marcia per decelerare. Fece una doppia debraiata per non combinare guai con il cambio non ancora sincronizzato. Si sentì anche brava in quel momento. Tutti le dicevano di buttar via quel catorcio e di comprarsi una macchina più moderna. I soldi in famiglia ci potevano anche essere, ma si potevano buttar via per niente, visto che c'era a disposizione quella bella macchinina ancora nuova? Fabrizia si accorse di ripetere le stesse identiche parole di sua madre, ma come darle torto? Tutti a commentare gli altri, bla-bla-bla. In realtà non avevano buonsenso e per questo poi si trovavano male. Avrebbero fatto meglio a pensare più a se stessi di sicuro. 

Intanto si era infilata con facilità nel parcheggio, visto che era grandissimo, a misura delle macchine moderne molto più  ingombranti di quella piccola cinquecento. Ed anche questa era una buona ragione per non disfarsene, pensò.

(Vanina)

📚



🎯

Le mie mani raccontano

Le mie mani nelle tue.
Le tue mani nelle mie.
Le nostre mani intrecciate insieme.
Mano nella mano abbiamo camminato nella vita fino a quando non ti sei spenta piano piano.
E qui ti domanderai: ma cosa c’entra tutto questo con il testo che devi scrivere?!
C’entra, cara mamma, perché sono proprio le mie mani: queste mani piccole, tozze, cicciotte e da bimba che ti hanno nutrito, lavato, accarezzato e protetto nella tua malattia.
A queste mie mani ti aggrappavi e queste mie mani stringevi per sentire ancora la vita.
Sono queste mani calde che baciavi, in momenti in cui eri felice, per ringraziarmi quando non riuscivi più a parlare.
Le mie mani raccontano la nostra storia.
Raccontano la storia della bimba che hai viziato, dell’adolescente che hai cresciuto e della giovane donna che hai potuto conoscere per poco tempo prima di perderti nella tua nebbia.
E’ proprio la donna che sono diventata che voglio evidenziare.
La donna che tu hai avuto accanto e che a volte non riconoscevi come figlia.
Quella donna è diventata adulta completamente quando ti sei ammalata, quando ha iniziato a rimboccarsi le maniche e con le sue mani darsi da fare in prima persona.
Ho iniziato concretamente a fare quello che non riuscivi più a fare tu: pulire, lavare, stirare, cucinare …
Mani che non sapevano far nulla di tutto questo perché erano sempre state protette dalle tue, ma con la buona volontà e l’impegno hanno imparato per amore della nostra grande famiglia.
La cosa che mi manca di più e che mi dava sicurezza è non potere tenere le mie mani nelle tue e sentire il tuo calore, la tua pelle liscia e sottile, le tue dita affusolate, il tuo palmo spazioso e la forza che avevi in esse.
Sono felice di averti tenuto fra le mie mani fino al tuo ultimo respiro, mamma.

(Monica)




🎯

La mia prima macchina

La mia prima macchina, una cinquecento comprata usata, di un colore che ho sempre odiato perché non mi piaceva. Però era la mia prima macchina.
Da una parte mi sentivo anche felice di averla tutta per me dopo aver fatto dei sacrifici per risparmiare i soldi necessari. Era di colore arancio.
Con la macchina ero finalmente felice. Volavo a tutta birra con i miei amici. Potevo spostarmi quando volevo e dove volevo senza mai chiedere agli altri.
Così sono potuta andare a Viareggio... era stato da sempre un mio sogno. 
Immaginavo quel lungomare con tutti i ragazzi che andavano a ballare.
Con la mia cinquecento, ci sono potuta andare pure io, anche se i miei non lo sapevano, perché per loro doveva servire solo per andare a lavorare.
Per questo facevo i miei risparmi per mettere benzina.
E via... a giro con le mie amiche!! 
L'ho tenuta diversi anni poi, quando non ce la faceva più, ho dovuto cambiarla.
A quel punto mi è dispiaciuto... mi ci ero affezionata.

(Alba)



🎯

Federica (continua)

Era arrivata al lavoro in anticipo anche quella mattina, ma a lei piaceva indossare con calma il camice bianco dell’ufficio del laboratorio, fermasi a fare quattro chiacchiere con i colleghi e le signore delle pulizie alla macchina del caffè prima di sedersi alla scrivania! Lo stage era agli sgoccioli e il desiderio di sapere se era stata confermata come dipendente nell’azienda cosmetica cresceva sempre più! Si era impegnata al massimo, aveva eseguito scrupolosamente tutte le procedure e rispettato tutte le norme. 
Fabrizia adorava la sua postazione “il suo angolino” ed inserire nel programma aziendale tutti i dati tecnici che fino a pochi mesi prima ignorava. Si trovava bene con i colleghi e le colleghe, riscontrando sempre collaborazione e disponibilità... alcune le poteva considerare delle amiche! 
Voleva fermamente ottenere quel posto! Ogni qualvolta che squillava il telefono o entrava il Direttore del Personale sperava di ricevere notizie, buone notizie! 
Mancava poco all’inizio delle feste di Natale e l’azienda vestita a festa attutiva un po’ la tristezza per la perdita della sua mamma. 
Lunedì 22 dicembre fu finalmente convocata nell’Ufficio del Direttore: le tremavano le gambe, le sudavano le mani e la voce stentava ad uscire. 
Facendola accomodare e complimentandosi per il buon lavoro eseguito le comunicò che era stata assunta a tempo indeterminato! 
Fabrizia esultò di gioia, ci era riuscita nonostante la sua insicurezza, la sua timidezza ed inesperienza! Finalmente era uscita dalla campana di vetro che sua mamma le aveva costruito intorno negli anni! Era davvero orgogliosa di se stessa! 
I ragazzi avevano appena iniziato a festeggiare con spumante e pandoro per augurarsi buon Natale e si unirono alla sua gioia congratulandosi e dandole il loro caloroso benvenuto nello staff.
Fabrizia avrebbe indossato il suo “prezioso” camice ancora a lungo!

(Monica)




🎯

Aspettiamo i vostri interventi!
Chi ha voglia di provare? 


 🎯

Profumo di ottobre

Sulla porta di casa, assorta in mille pensieri, sento profumi insoliti, che mi ricordano tempi lontani, quando, ancora bambina, scorrazzavo per i campi con i miei piccoli amici e con cani e gatti, che facevano a gara con noi a chi correva più forte.
C'era (e c'è ancora per fortuna) un campo adiacente alla casa paterna con una piantagione di cachi. Quando arrivava il tempo giusto, eravamo soliti raccogliere, dai rami rasenti il terreno, quei buonissimi frutti arancioni. 
C'era un profumo dolciastro nell'aria e ci accompagnava per tutto il mese insieme a quello dell'uva fragola sulle pergole e lungo le fosse, all'odore di umidità caratteristico del sottobosco e ad altri ancora a cui non riesco a dare un nome. 

Ecco, oggi è questo profumo dolciastro che mi entra nel cuore e nell'anima. 
Il campo c'è ancora, è vero, ma è molto trascurato dal proprietario e tante piante sono seccate, mentre quelle poche rimaste sono ricoperte di erbe, edere ed altri rampicanti selvatici. L'uva fragola è un ricordo lontanissimo ormai...
Ricordo ancora le sere autunnali, quando, a cena, la mamma metteva in tavola una bella pigna di uva fragola, qualche cachi, qualche mela e magari le ultime pere del nostro piccolo frutteto. Qualcuno di noi fratelli protestava perché il cachi in alcuni punti "allegava" o la mela aveva "gigio" al suo interno e l'uva... quanti chicchi seccaricci o marciti aveva! 
Quanto mi mancano quei momenti!
Mi consola il fatto che ancora oggi ho la fortuna di vivere sempre qui in questa casa circondata dai campi e di poter mangiare ancora quelle pere (i peri piantati da mio papà una vita fa), che, come allora, ne tagli cinque per mangiarne una sola! 
Il mio nipotino ed io (solo noi, gli altri le denigrano) abbiamo passato l'estate a raccogliere pere, sbucciarle e mangiarle!

(Mariella)


6 commenti:

  1. Risposte
    1. Grazie a te! Torna ancora sulla nostra panchina! Alla prossima.

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  2. La noste 500 L! Rosso Ferrari e con la marmitta modificata che faceva un particolare "fracasso". A quel tempo si poteva fare. Avevamo solo 20 anni. L'abbiamo tenuta molti anni, fino a che ci è stato possibile e ogni tanto ci ripensiamo. Kilometri e Kilometri con quella piccola auto e tutte ci sorpassavano nonostante si cercasse di tirarla al meglio ma senza rovinare il motore o fare altri danni.
    Era carinissima davvero ma certo che rimpiangerla significa rimpiangere la nostra gioventù anche se vissuta con tante difficoltà. Mi sembrava di poter restare sempre giovane perché vecchi erano gli altri e non certo io. Ahhh....ahhh. che sciocca ero! E il tempo è volato in fretta, a volte me ne rendo conto. A dire il vero però non troppe volte...anche....ahhhh

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    Risposte
    1. È indubbio che la piccola 500 ci trascina in un mondo magico, ma è pur vero che la vera magia è il fatto che ci richiama alla mente un periodo aureo della nostra vita.
      Sì, il tempo è volato via davvero troppo in fretta, ma anche io non lascio diritto d'asilo alle trasformazioni che inevitabilmente ha portato con sé. Continuiamo così, d'accordo?

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