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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

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lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Racconto - Ninfea








Ninfea


 


Che soddisfazione! No, ancora non ci credeva.
Ninfea si raggomitolò sul divano, fissando l'acqua immobile della elegante piscina lì davanti a lei.
Che sensazione di completezza avvertiva dentro di sé in quella giornata fantastica! Non riusciva proprio a crederci. Eppure era accaduto... e ciò che era accaduto era andato oltre le sue più rosee aspettative.
A proposito... come si chiamava quel gatto? Terrorizzata, si accorse che in quel momento non riusciva più ricordarsene... A... A... Ecco, sì, ora aveva recuperato quel nome amico: Azzurro! Sì, azzurro.
Gli aveva dato quel nome a causa del suo colore così nero e così lucido che lo faceva sembrare azzurro ed anche perché quel colore era il colore preferito dei suoi cinque anni.

Ninfea involontariamente sorrise. Poi si stiracchiò ed afferrò il bicchiere di fine cristallo che il cameriere aveva appena lasciato sul tavolo accanto a lei. Il liquido era ambrato... era forse il suo aperitivo preferito, quello italiano che beveva in galleria a Milano? Una bella cortesia in più davvero... Bene, non importava cosa fosse di preciso. Aveva altro a cui pensare. 
No, non poteva ancora crederci. L'editore newyorkese aveva accettato di pubblicare la sua fiaba! Adesso Azzurro si mostrava con tanta soddisfazione sulla copertina patinata del libro lì davanti a lei... e la lacrima che gli scendeva dall'occhio sembrava una bellissima gemma di cristallo. Era del tutto diverso dall'Azzurro del suo cuore, ma... in questa sua veste americana aveva una chiarissima determinazione a raggiungere ciò che voleva, quindi si presagiva un sicuro lieto fine. Sì, ne era sicura: il libro avrebbe avuto successo e ne sarebbero state vendute moltissime copie. Se lo sentiva.

Ninfea si alzò prima del solito quella mattina. Del resto l'eccitazione per l'evento era tale che si era svegliata così tante volte nella notte da non sapere neppure dire se poi avesse anche dormito. In realtà, aveva dormito malissimo per non dire niente, e quindi le due brutte occhiaie che si vide allo specchio non la colsero di sorpresa.
Nel tenpo era diventata bravissima con il trucco... non sarebbe stato un problema rimediare.
Alle nove in punto era già installata alla sua postazione in libreria per autografare il suo libro. Dietro di lei il poster gigante con Azzurro in primo piano, sul tavolo pile di libri ben allineati.
Le nove e mezzo, le dieci... pochi avventori quella mattina, tutti distratti e poco propensi ad interessarsi di fiabe. Ninfea cominciò piano piano a spegnersi come gradualmente faceva la sua lampada alogena che illuminava il soggiorno di casa sua in Italia.






"Ninfea, dove sei?  Dove ti sei cacciata?".
"E adesso cosa facciamo? La mamma si sta avvicinando... ora ci scoprirà e ti manderà via... Sssss! Zitto e fermo!".
"Ninfea, cosa stai combinando? Sai che non devi sparire così e che devi rispondere subito quando ti chiamo... dunque dove sei? -  Mio dio, non sarà mica uscita all'esterno?! Questa bambina mi farà impazzire! - Ninfea, allora vuoi proprio farmi arrabbiare?".
"Nasconditi tu e non muoverti per nessuna ragione! È meglio che le risponda prima che si arrabbi davvero... Mammina, sono qui nello sgabuzzino delle scope.".
"E cosa ci fai lì dentro? Come mai non rispondevi? Apri subito la porta!".
Ninfea non sa cosa rispondere e un pesante silenzio scende in tutta la casa. Dall'interno non proviene alcun rumore e la porta rimane chiusa. 
Allora la mamma spazientita gira la maniglia e apre la porta. Ninfea e lì e la guarda pietrificata con un cestino in mano, ma poi all'improvviso... un flebile miaaao, miaaao si leva attutito  da dietro lo scaffale delle valigie.
La mamma fa un salto indietro. Ninfea scoppia a piangere.
Trascorrono solo pochi secondi ed ecco un gattino piccolissimo, tutto nero, nato certamente da poco, comparire da dietro la scarpa di Ninfea.







"... A Mable, perché diventi una grande lettrice di fiabe per sempre!". 
Ninfea firmò, poi, tutta fiera la sua dedica e porse con un sorriso sincero il libro alla donna, una zia che aveva fatto autografare la copia per la sua nipotina.
Finalmente la libreria si era animata e c'era stato un flusso ininterrotto di acquirenti da un certo punto del pomeriggio in poi.  Era soddisfattissima, ma a questo punto cominciava a sentirsi anche stanca.
A New York tutto era grandioso, anche il numero di acquirenti, si trovò a pensare Ninfea. E aveva notato che molti con i quali era entrata in contatto erano chiaramente di origine italiana. Niente di strano che fossero attratti da un'autrice italiana, del resto. 
Ripensò all'aspetto culturale di raccontare storie e fiabe e filastrocche della società contadina di un tempo in Italia e, senza andare troppo lontani, alle "picciafavole" che le raccontava sua nonna quando era piccola. Probabilmente gli italoamericani non avevano dimenticato e perpetuavano questo interesse.
"Oh, finalmente posso conoscerti. Io sono Jan!" esclamò il giovane uomo porgendole la sua copia del libro.
"Felice di conoscerti, Jan... a chi vuoi dedicare il libro?".
"A me... a Jan! Ti sembra strano, Ninfea?".
"No, affatto. Sostengo da sempre che le fiabe non siano solo per i bambini, ma che con le loro metafore aprono chiavi di lettura adulte e costituiscono un'ottima tecnica di rilassamento in questo mondo convulso.".
"Hai colto nel segno! Io sono un ingegnere e costruisco ponti, ma quando non ne posso proprio più, leggo fiabe... i miei bisnonni e i miei nonni provenivano dalla tua regione, dall'Umbria... sarà un caso, ma io ho gia letto alcune tue fiabe in italiano da libri che mi hanno portato dall'Italia.".
"Mi dai una gioia grande, Jan... non è così facile incontrare estimatori adulti di questo genere letterario. Quindi...".
"Quindi non è ancora tutto.  Non mi pare vero di avere la possibilità di conoscerti di persona. Hai un'anima bella e... Azzurro, questo gattone... dimmi qualcosa di lui. Anzi... vedo che sono l'ultimo e la libreria sta andando oltre. Che ne dici? Possiamo bere qualcosa insieme?".



Azzurro era cresciuto rapidamente con lei.
La mattina la madre lo sbatteva regolarmente fuori di casa, diceva che doveva pulire, ma quando Ninfea tornava da scuola, lui era sempre davanti alla sua porta ad aspettarla.
Lei lo faceva entrare subito in casa e gli offriva immediatamente la merenda, prima ancora di togliersi il grembiule. Lui riconoscente spazzolava via tutto in un battibaleno, si leccava i baffi con soddisfazione e poi si sistemava sopra la sua scrivania, tra pennarelli e libri vari. E lì restava per tutto il pomeriggio, mentre lei scriveva, scriveva, scriveva e disegnava.
In quel periodo Ninfea conosceva solo un gatto che era protagonista nelle fiabe, un gatto specialissimo, che con gli stivali delle sette leghe faceva percorsi strabiglianti. Gliene aveva parlato suo nonno un giorno che stava male e non era potuta andare a scuola. Sì, una bella storia quella, ma Azzurro, il suo gatto, era molto molto più bello di quel presuntuoso che camminava tutto impettito su due zampe e sembrava sapere tutto lui. Era lucido e morbido morbido. Quando lo accarezzava, una corrente di benessere si metteva in circolo tra loro due, passando dall'uno all'altra come fosse una carezza, e Ninfea finalmente si sentiva serena, fiduciosa, appagata.
Per questo aveva preso l'abitudine di rimirarlo e disegnarlo... voleva coglierne tutti i particolari e tutte le espressioni. Azzurro l'assecondava, restando lì buono buono sulla scrivania per delle ore sonnecchiando..
Un pomeriggio Ninfea, invece di cominciare a disegnare, prese un foglio e scrisse: "C'era una volta un gatto... Azzurro.".



La parrucchiera sistema l'ultima ciocca, mentre la sarta si avvicina per fissare il velo sul capo di Ninfea. Il grande specchio rimanda la sua immagine che brilla tra i cristalli di questa stanza della villa dalle volte affrescate.
È tutto. Cade un improvviso silenzio.
Gli addetti sono appena usciti, mentre la mamma e la damigella che hanno presenziato al loro lavoro, si sono fatte da parte in attesa.
Da una porta laterale entra ora la madre dello sposo con uno splendido bouquet per Ninfea.
Proprio adesso le campane della chiesa privata della villa prendono a suonare.
Ninfea è pronta. Varca la soglia della porta principale, che dà su un vestibolo dove il padre l'attende. 
Al suo braccio si avvia giù lungo l'elegante scalinata ai piedi della quale Jan la sta aspettando. 
Ad ogni scalino, un piccolo gatto Azzurro dondola con discrezione sul nastro che lega il bouquet.














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