1861-1941 |
Rabindranāthà Tagore
e la poesia indiana
e la poesia indiana
Rabindranāth Tagore è il nome anglicizzato di Rabindranāth Thákhur, nato e morto a Calcutta in India.
Figura rappresentativa dell’India moderna, è stato un poeta, drammaturgo, scrittore, musicista e filosofo bengalese.
Nel 1913 fu Premio Nobel per la letteratura.
Nel 1913 fu Premio Nobel per la letteratura.
Dal punto di vista religioso, Tagore era panteista secondo l'antica concezione indiana affermata nelle Upaniṣad, dalla quale lui trae un punto fondamentale di cui si fa portavoce: il concetto di umanità che supera ogni confine fra razze e popoli diversi.
Discendente di una famiglia eletta, studiò diritto in Inghilterra, approfondendo nel contempo la conoscenza della lingua inglese.
Musicò alcune delle sue liriche e compose numerosi inni, fra cui Jana Gana Mana (1912), divenuto l'inno nazionale indiano.
Fu anche pittore.
Nel 2012, a un anno del centocinquantesimo anniversario della nascita e del settantesimo della sua morte, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma gli ha dedicato una retrospettiva "The Last Harvest", che ne documenta l'attività di pittore.
Nel 2012, a un anno del centocinquantesimo anniversario della nascita e del settantesimo della sua morte, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma gli ha dedicato una retrospettiva "The Last Harvest", che ne documenta l'attività di pittore.
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I bambini s’incontrano sulla spiaggia di mondi sconfinati.
Lassù il cielo infinito è immobile
e l’instancabile acqua è agitata.
I bambini s’incontrano con grida e danze
sulla spiaggia di mondi sconfinati.
Costruiscono castelli di sabbia
e giocano con conchiglie vuote.
Con foglie secche intrecciano le loro barche
e sorridendo le fanno galleggiare nell’immenso mare.
I bambini giocano sulla spiaggia dei mondi.
Non sanno nuotare, non sanno gettare le reti.
I pescatori di perle si tuffano per cercare le perle,
i mercanti navigano sulle loro navi,
mentre i bambini raccolgono sassolini e li sparpagliano di nuovo
Non cercano tesori nascosti, non sanno gettare le reti.
Il mare ondeggia ridendo
e pallido riluce il sorriso della spiaggia.
Le onde portatrici di morte cantano ai bambini delle
ballate senza senso,
come una madre che dondola la culla del suo bambino.
Il mare gioca con i bambini
e pallido riluce il sorriso della spiaggia.
La tempesta vaga nel cielo senza sentieri,
le barche naufragano nell’acqua senza rotte.
La morte è in giro e i bambini giocano.
Sulla spiaggia di mondi sconfinati
c’è il grande incontro dei bambini.
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Chi sa donde mai venga il sonno lieve
che sugli occhi discende d’un bambino?
che sugli occhi discende d’un bambino?
Io lo so. Esso viene da un paese
incantato. C’è un bosco pien d’ombra:
le lucciole vi brillan debolmente,
vi crescon fiori colmi di malìa.
Di là quel sonno viene,
a baciar sugli occhietti il mio bambino.
Chi sa donde mai venga il dolce riso
sulle labbra d’un bimbo addormentato?
Io lo so. Baciò un tempo un raggio pallido
della giovane luna il bianco viso
di una nube d’autunno, ed un mattino
rugiadoso di sogno, ecco il sorriso.
Quel sorriso che viene
a fiorir sui labbruzzi al mio bambino.
Chi sa donde sbocciò tanta freschezza
che splende sulla guancia di un bambino?
Io lo so. Da quand’era giovanetta,
lo portava la mamma dentro il cuore,
tacito dono della sua purezza,
lei mister delicato del suo amore.
Di là freschezza viene
ad ingigliar la guancia al mio bambino.
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