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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
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Sotto seguono una serie di pagine
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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Edu - Susi e Il gabbiano









Il gabbiano, in volo deciso dal promontorio verso il porto, sembrava conoscere benissimo la sua meta. In realtà, proprio in prossimità del tratto di spiaggia dove Susi setacciava la sabbia, sembrò ripensarci.

Dopo aver invertito il senso di marcia, cominciò a girare sull’acqua in modo un po’ ossessivo, finché non si tuffò a picco tra le onde e lì rimase a galleggiare come se non fosse più interessato a niente.

La bimba, distratta da tutto quel movimento, lo guardava curiosa. L’immobilità la calmava, ma non del tutto, perché le sembrava impossibile che tutto fosse finito così. Aspettava che facesse qualcosa.

Prima di allora non si era mai accorta della presenza di un simile ...llino, come aveva detto la mamma, un bel po’ di morbido grigio argento, che disegnava cerchi nel cielo e si abbassava a pelo d’acqua tagliando i raggi del sole.

Senza neppure accorgersene, abbandonò il setaccio arancione e si avvicinò un po’ alla riva per vedere meglio, magari toccarlo... Insomma, scoprire che cosa fosse e come era fatto da vicino. Magari avrebbe potuto giocare con lui.

Mentre gridava ai sette venti “...llino! ...llino!”, puntando il ditino verso di lui, il gabbiano si alzò nuovamente in volo, si allontanò velocemente verso il promontorio, poi ci ripensò e ritornò indietro, quindi si fermò sul tetto a cupola della rotonda ad osservare il mondo lontano.    

Susi lo aveva seguito con lo sguardo. Era un po’ delusa, perché adesso il gabbiano era diventato piccolo piccolo in lontananza e non si distingueva più molto bene.

“..llino! ...llino!” continuava a gridare Susi, ma lui non se la filava per niente, intento com’era a guardare verso il promontorio.

Stava quasi per rinunciare a conoscere quella insolita creatura, quando il gabbiano senza preavviso alcuno riprese il volo.
Planò per un  po’ seguendo invisibili correnti, atterrando infine con perizia sulla spiaggia.

Susi ritirò il dito e spalancò la bocca.
Il palmipede era proprio vicino a lei… lo poteva quasi toccare.
Oh, però… Com’era grande! E che piumaggio! Bellissimo!
Era bellissimo sì, ma lei si sentiva piccolissima vicino a lui...

Le penne erano lucide e perfette, le zampette curiose, il becco importante… ma gli occhietti tondi e neri erano un po’ aggressivi.
Anzi, la guardava così intensamente che Susi, con un brivido, fece un passo indietro.

Intanto il gabbiano aveva preso a camminare sulla sabbia.
Aveva un incedere piuttosto elegante, mentre con un occhio alla volta continuava a fissare la bimba, muta, in contemplazione.

La cosa andò avanti così per un po’, finché qualcosa cambiò all’improvviso.
Prima uno, poi due, poi tre, quattro, cinque… moltissimi gabbiani atterrarono sulla riva del mare.
Ce n’erano di piccoli, grandi, grandissimi, ma tutti si fregiavano di un rilucente piumaggio argenteo che brillava al sole.

All’unisono cominciarono pian piano ad avvicinarsi al compagno che intratteneva quel muto colloquio con la bimba e ben presto la circondarono, eretti e fieri nella loro postura, mentre osservavano la bambina con un occhio alla volta.

Susi li guardava affascinata.
Adesso non aveva più alcun timore.
Si  sentiva protetta e sicura in mezzo a tutti quei ‘llini che avanzavano, si  ritraevano, si alternavano in una ritmica danza senza musica apparente!

Incespicando sulla sabbia nell’impeto di avvicinarlo, si diresse verso il primo affascinante ‘llino che continuava a fissarla.
Sicuramente voleva dirle qualcosa, ma che cosa?
Non riusciva a capire… meglio toccarlo sulle piume, risalire lungo il collo, sfiorare la testolina orgogliosa, esprimergli la sua gentilezza e la sua disponibilità.

Più lei si avvicinava, più il fiero gabbiano si allontanava senza darlo a vedere. Insieme a lui, tutta la corte degli altri confratelli si spostava sulla riva del mare semideserta.

La cosa andò avanti così per qualche tempo, finché tutto il carosello si fermò di botto. Anche Susi si arrestò, la mano protesa a mezz’aria.
Intorno, tutto rimase sospeso.
L’aria immota, rarefatta, si riempì di una delicata armonia di suoni.

Susi riconobbe gridolini di uccellini appena nati, ruzzolar di granellini di sabbia gli uni contro gli altri, sciabordio di ondine infinitesimali sulla riva.
Vide ori e argenti lucenti, azzurri d’acquerello sfumati in una miriade di tonalità, una folla di insettini colorati non più grandi di un puntino, pezzetti di vetro di mille colori cosi piccoli da sembrare barbagli di luce.

Senza parole, entrò nel mondo dei pensieri dei gabbiani che abitavano quel luogo da mille e mille anni.

Anche se non sempre riusciva a capire tutto, si trovò sopra zattere e velieri, osservò l’aggrovigliarsi delle reti dei pescatori, entrò in battaglie di cavalieri armati, vide bimbetti fare il bagno nudi, ma anche con costumi girocollo a righe colorate.
Vide mamme, nonni, giovani, giovanissimi e vecchi con barba e baffi, balie, cagnolini, gatti randagi e pesci di ogni misura.

Si fermò accanto ad un capannello di persone.
Erano i bimbi di una colonia che ascoltavano rapiti un racconto.

La donna che narrava indossava un grande e lungo grembiule bianco.
Si era seduta su un panchetto di legno, mentre i bimbi con culotte, maglina e cappellino, tutti uguali come improbabili soldatini, l’attorniavano, lo sguardo stupito.

Susi si avvicinò un po'.
Percepiva una nenia dolce che rinasceva continuamente da se stessa, saliva in cerchi concentrici senza fine, ammaliava con le sue sonorità.

Poi le furono nitide le parole, anche se il loro significato non le era chiaro affatto…


E il filo di lana girava e girava.
Sul fuso di legno si attorcigliava.
Con molta sapienza filava la nonna,
Mentre ogni tanto si sistemava la gonna.
Spogliava paziente la rocca al suo fianco,
Formando quel filo così poco bianco.

E il filo di lana girava e girava.
Sul ferro da maglia si attorcigliava.
Con tanta destrezza lavorava la mamma,
Mentre pregava e cantava l’osanna.
Intrecciava le maglie del rosso calzino,
Che avrebbe indossato il suo caro bambino.

E il filo di lana girava e girava.
Sul pavimento di cotto si rotolava.
Con grande pazienza giocava il bimbetto,
Mentre rincorreva di lana il sorcetto.
Non s’era mai visto un topino sì rosso,
ma gioiva Mattia lontano dal  fosso.


Susi avanzò ancora un pochino, intrufolandosi tra i bimbi in culotte, rapiti nell’estasi.
Con le manine grassocce si afferrò al bianco grembiule e si arrampicò sulle ginocchia della donna intenta a cantilenare.
La colpirono i suoi neri capelli, tirati e legati in una rigida crocchia sulla sommità del capo. La donna però era morbida di ciccia e il suo sguardo era sognante.

Susi si mise più comoda, mentre prestava attenzione alle parole magiche che la riportarono nel mondo incantato dei suoni.


E il filo di lana girava e girava.
Sul dito di Giulia si attorcigliava.
Con molta allegria tesseva la tela,
Mentre di fuori scendeva la sera.
Intrecciava paziente la trama e l’ordito,
cantando  un intreccio davvero mai udito.

E il filo di lana girava e girava.
Al collo di Lapo si attorcigliava.
Con gran serietà sul petto possente,
Creava l’effige dell’uomo potente.
Il cavaliere la spada afferrò,
Mentre di fuori l’usignolo cantò.

E il filo di lana girava e girava.
Sul collo di Lapo si attorcigliava
A decorar di maglia la cotta
Nel buio silente di quella bicocca.

Con molta foga il cavaliere partì,
Mentre il destriero ubbidiente nitrì.
Sognava battaglie di eroi piene,
La morte era dolce se così si conviene.
Intrecciava paziente la trama e l’ordito,
cantando  un intreccio davvero mai udito.


Susi udì allora trottar di cavalli che si affrettavano per uscire dal bosco, clangore di spade e di scudi che cozzavano gli uni contro gli altri, scalpiccii frenetici di zoccoli impazziti e richiami di uomini che combattevano e si apprestavano a morire.

Con un brivido si lasciò cadere a terra e si allontanò di corsa sulle sue gambette incerte.

Fu a questo punto che entrò in un bagno di sole e di azzurri.
Ora si trovava di nuovo sulla spiaggia.
Era ancora circondata da una grande giostra rutilante di gabbiani di ogni dimensione e puntava il ditino verso il più grande, quello che la guardava con il suo occhietto vispo e birichino.
“...llino, ...llino!” si sentì gridare, mentre correva verso di lui.

Un frullar d’ali all’unisono...
E tutti insieme gli uccelli che formavano quel dinamico carosello si alzarono in volo.

Con metodo e qualche sapiente giravolta nel cielo, i lucenti gabbiani, dalle mille sfumature di grigio, atterrarono sul tetto della rotonda e, come sentinelle, si fermarono ben allineati a scrutar l’orizzonte verso il promontorio.
Non più un fremito, non un piccolo movimento visibile, non una sola piuma più si muoveva.

Susi guardò per lungo tempo la scena, ma tutta quell’immobilità finì per annoiarla. Così tornò di corsa all’ombrellone, gridando con enfasi: “Mamma, ‘chella! ‘chella!”.

Allora la donna la prese in braccio e le offrì un piccolo budino - o forse era uno yogurt alla frutta? - il cui contenitore rosa attrasse immediatamente l’attenzione della bambina.





🎼🎻  Partendo dallo stimolo visivo del gabbiano, dove era finito il pensiero di Susi?

🎼🎻  Come si sentiva la bambina così profondamente immersa nei suoi pensieri?

🎼🎻  È  stato un bene o un male aver lasciato la concretezza del mondo reale?

🎼🎻  Quali implicazioni educative vi sembrano interessanti e da sottolineare?



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