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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Una fiaba per sognare - Un fiore bianco e immacolato













C'era una volta un piccolo gradevole giardino amato e ben curato. 
Se ne stava ozioso ai piedi di un alto monte che lo sovrastava con fare protettivo.
L’enorme gigante lo proteggeva dai freddi venti che portavano spesso tanta neve e ghiaccio, anche se non sempre ci riusciva a pieno.
Così, negli inverni lunghi e bui che obbligavano a stare al chiuso, il piccolo giardino se ne stava lì muto e apparentemente abbandonato. 

Tuttavia, appena le giornate tornavano ad allungarsi, una magia ricominciava a scorrere nelle sue vene e in quelle delle persone che lo curavano con immenso amore. 

Quell'anno, accanto alla casina che fungeva da legnaia, cominciò a crescere una piccola pantina dalle foglie ruvide, rustiche, ma ingentilite dalla forma che ricordava facilmente un cuore. 
Non era nata per caso. L'avevano proprio voluta.

Strisciando, salendo, cambiando direzione, in breve tempo la minuscola piantina si appropriò con grande tenacia di molto dello spazio intorno a lei. 
Si beava degli sguardi amorevoli di chi la curava e continuava a crescere e ad arrampicarsi fin sul tetto della casina che le dava sostegno.
Intanto i giorni si erano intiepiditi e la luce più abbondante andava risvegliando i mille insetti che abitavano il giardino.

Un bel giorno ecco spuntare tra i coppi del tetto dei piccolissimi esili steli, esili sì, ma molto coraggiosi e determinati.
In un battibaleno comparvero anche dei bottoncini, che assunsero ben presto la forma di timidi discreti boccioli.




🌸

Sembravano allegri e spensierati, mentre si muovevano compiacenti al vento che certo non si risparmiava e che, quindi, non mancava quasi mai a scompigliare il piccolo giardino.
Cullato dal vento e baciato dal sole, ben presto il primo bocciolo si trasformò in un fiore bianco immacolato, che intrigava per la sua delicatezza e semplicità.




Fin dall'alba minuscole e modeste farfalline incolori andavano e venivano intorno a lui. Si vedeva che ne erano irresistibilmente attratte.
Vi sfarfallavano sopra per un breve attimo, lo sfioravano appena con le esili zampine come se volessero entrare al suo interno, ma se ne allontanavano quasi subito, poi tornavano indietro a confondersi sulle foglie a cuore in una giostra dal movimento infinito.

Robertino ne era ipnotizzato.
Questi era un bambino delicato, molto piccolo per la sua età.
Infatti, soffriva di una rarissima malattia che gli impediva un regolare sviluppo delle ossa, così era estremamente agile e leggero, sempre in movimento, incurante degli importanti occhiali che gli scivolano sul naso magro magro.
Viste le sue abitudini, sembrava strano vederlo fermo lì davanti a quel semplice fiore, affascinato dalla sua forma semplice e da tutto quello sfarfallio.
Era la prima volta che sbocciava nel suo giardino e, forse proprio per questo, lui ne era fortemente attratto.
Faceva un giretto sconclusionato senza destinazione, ma poi ritornava un'altra volta lì ad osservarlo, come a volerne carpire i segreti.

Dopo non molto tempo, Robertino si accorse che alla base del fiore si era formato un rigonfiamento che si allungava a vista d'occhio.
Gli sembrava di riuscire a vedere questo ingrandimento mentre avveniva, in tempo reale.
Sapeva con la sua logica di bambino di otto anni che questo non era affatto possibile. Ne aveva parlato prima con la madre, poi con il padre, ma i due non gli avevano dato retta più di tanto, apostrofandolo come al solito con la medesima frase: “Robertino, tu hai troppa troppa fantasia. Credici, non è così.”.

Alla sua insistenza lo avevamo poi liquidato senza tante cerimonie.
“Robertino, te lo diciamo in continuazione. Devi rimanere nella realtà… l'occhio umano non è capace di cogliere dei cambiamenti cosi piccoli”.
“Ma, mamma, si stiracchia piano piano piano, poi si stabilizza, quindi ricomincia a stiracchiarsi ancora e.. diventa sempre più grande.”.
“Ti sembra, Robertino, ti sembra. Poco tempo fa asserivi che riuscivi a vedere anche gli atomi... capisci che non può essere così? Vai a giocare, dai!”.

A Robertino non restò che tornare al suo punto di osservazione, finché stanco di stare lì fermo, si alzò in punta di piedi e infilò il magrissimo dito al centro di quel fiore che tanto lo intrigava.

Fu come se vi avesse introdotto una chiave speciale.     




🌸

Che tuffo al cuore! Non sapeva neppure lui il perché, ma quella cosa inverosimile lo aveva prima emozionato e poi elettrizzato.
Nella testa gli riecheggiavano adesso parole ripetutamente subite.
“Quanto sei piccolo, Robertino! Potrei prenderti in braccio e lanciarti via. Mangi ancora sul seggiolone?” lo apostrofavano, infatti,  i ragazzini del vicolo, due tre così grandi e grassi che avrebbe potuto lui deriderli al contrario. Ma lui di certo non osava, perché, inutile dirlo, li percepiva minacciosi per le sue poche forze e in fondo ne aveva paura.

Così cercava di interessarli con i suoi vivaci discorsi, spaziando anche in campi che loro non frequentavano. Qualche volta ci riusciva, ma il più delle volte doveva accodarsi e andare a rimorchio di quel gruppetto scompigliato, per non restare sempre solo.
Nel momento in cui aveva avuto il tuffo al cuore, era proprio a loro che aveva pensato. Sentiva che gli stava accadendo qualcosa di speciale, qualcosa che li avrebbe in qualche modo messi a tacere.

Eccolo ora passare oltre l'entrata. La sentì richiudersi dentro di lui.
Avanzò con cautela guardandosi intorno. Il luogo era accogliente e molto luminoso. La luce, bellissima, filtrava dalle pareti, un vero e proprio bagno di luce soffusa.

Lì per lì ebbe l'impressione che lo spazio si restringesse davanti a lui, ma quasi subito sentì le pareti setose vibrare e tendersi, tendersi e vibrare, finché non divennero stabili in un nuovo spazio nel quale avanzare. “Allora avevo ragione!” si disse Robertino “Nessuno si accorge di niente e affermano che sono io quello che vedo ciò che non c'è! Vibrano si tendono e si stabilizzano… Non vedo l'ora di raccontarlo a mamma e a papà.”.

Intanto si godeva la carezza di quella seta che lo circondava e di quello stato di euforia che lo aveva preso. Gli venne fatto anche di pensare che ci passava giusto giusto in quel pertugio. Sorrise. I ragazzini che urlavano nel vicolo non avrebbero potuto fare altrettanto, soprattutto quel prepotente che abitava davanti a casa sua. Chissà che avrebbero detto al suo ritorno! Forse essere piccolini e inconsistenti come era lui poteva avere anche qualche vantaggio.

Di nuovo le pareti presero a tendersi e a vibrare, a vibrare e a tendersi e spalancarono un nuovo interessantissimo spazio in avanti.   




🌸



“Per il cuore del leone, sembra di essere in un cartone animato! Wow! Arrivooo!”
Adesso Robertino avanza, impaziente di scoprire cosa c'è ancora più in là.
La luce si fa sempre più intensa.
“Oooh… È qualcosa di veramente incredibile! Per il cuore del leone, mi ci tuffo!”

La prima cosa che lo colpisce sono delle strane corde che si allontanano in fasci.
Apparentemente sono morbide e vellutate. Ma scopre che sono robustissime, quando comincia a farsi spazio tra di loro.
Le segue per un po' per scoprire dove conducono. Ma poi comincia a divertirsi davvero.
Le scavalca, ci passa sotto, ci si sostiene come sulle parallele. Infine ci si siede sopra e ci fa l'altalena nella leggerezza di un sogno.
Ogni tanto sbatte contro le polpose pareti. Che goduriaaa! Sono morbide ed accoglienti. Un po' come quando si lancia sul grande materasso di mamma e papà, anzi molto megliooo! Ah ah ah…

Da lontano sente, attutite, le vibrazioni delle pareti che continuano a tendersi e a dilatarsi. C'è tanto più spazio ora. Meglio proseguire.
Robertino fa un salto e una giravolta e si inoltra laddove i filamenti si concentrano e sembrano sparire.
“Oh, bella… Cosa sono questi? Sembrano enormi strani edifici. Sì, dev'essere una città… ma, non ci sono finestre! Mah!”
Crrr… cric… crac… crrr… anche gli edifici ondeggiano e scricchiolano.

Robertino entra con rispetto tra quelle enormi abitazioni.
Viaggia con il naso all'insù. È tutto preso dalla quella situazione magica.
“Un po' come i grattacieli di New York...” pensa “Ma questi sono fantastici, mai visti! Che materiale incredibile, che giallo, che sfumature… Sarei curioso di sapere chi ci abita! Devo scoprire come si può fare.”
Cambia direzione per raggiungere il centro di quella città.




🌸

Non passa molto tempo.
La spiegazione è presto lì, a portata di mano.
Gli ondeggianti edifici fanno ombra sulle strade.
Queste sono adesso molto intricate.
 C'è un'arietta deliziosa.

Robertino corre, quasi vola, etereo e leggero, in un mondo che sembra essere proprio il suo.
Scorge qualcosa che gli fa spalancare gli occhi di meraviglia.
Si ferma incantato e se ne sta lì senza muovere neppure un muscolo.
Davanti a lui un edificio ha l'uscio aperto, spalancato.
È un portone enorme, grande come l'intera facciata. 
All'interno, eccolo. Si muove.
Oddio, che personaggio!
Occupa quasi completamente l'intero edificio.

Robertino ha la tentazione di fuggire. Ma vuole sapere.
È chiaro che quel coso desidera uscire.
È per metà già fuori. Si sta lasciando scivolare.
Il ragazzino capisce e strabuzza gli occhi.
Quello è un seme enorme, un signor seme con il mantello verde, sicuro e tronfio, che si prepara a passare alla vita autonoma.

Tra i fruscii e gli scricchiolii, in quella città si percepisce un grande fermento. Robertino ha finalmente compreso: in ognuno di quegli edifici esagerati vive un seme, pronto ad uscire per tentare la sua personale avventura.

“Potrei prenderti in braccio e lanciarti via. Mangi ancora sul seggiolone? Sei insignificante!”
Adesso Robertino sorride a quelle parole di scherno dei bambini del vicolo.
Essi non sapranno mai quante cose diverse si possono fare senza usare la forza bruta. Si scazzottano tutto il giorno, ma non vanno al di là delle solite esperienze.
Non vede l'ora di provare a raccontare di questa fantastica città in cui si è introdotto seguendo la sua curiosità esplorativa.
Questa volta dirà a quei compagni scatenati, guardando negli occhi il ciccione che abita davanti a casa sua, che lui è contentissimo di com'è, piccolino e fragile, che non ha più paura perché sa moltissime cose, che ciò che vive lui con la mente e con il cuore è quello che porta davvero lontano… e, in un gruppo, è indispensabile anche un tipetto come lui all'occorrenza.
Vedranno, vedranno in seguito!

Un improvviso boato esterno, dei colpi sonori sulle pareti che hanno smesso di tendersi, lo sorprendono.
Forse dovrebbe avere paura, ma all'interno di quel mondo setoso ci sta così bene che non si preoccupa più di tanto.
Comunque ha ormai visitato tutta la città.
Mentre si perdeva nelle sue riflessioni, ha fatto macchina indietro senza accorgersene.
Realizza che ora si trova nell'iniziale stretto passaggio. Anzi, non può proprio più avanzare.
Infila il ditino sulla parete che lo blocca, lì dove c'è un cerchietto di luce.

Fuori dev'essere piovuto, ma ora splende un bel sole.
Il fiore bianco e immacolato non c'è più.
Da quello che era il suo cuore, sporge con fierezza una bella zucca.

Sembra finta tanto è bella.



🌸

Finita è ormai di Robertino la storia.
Fruga adesso nella tua memoria.
Racconta di quando correvi a perdifiato
e vivevi indomita la tua  fiaba sul prato.

🌸








4 commenti:

  1. sfuggire alla cattiveria o alla superficialità. TUFFANDOSI NELLA NATURA. tutto il mondo che noi spesso non vediamo neppure tanto siamo indaffarati, è meraviglioso. ogni fiore anche il più insignificante è un opera d'arte. la vediamo?? se sì, siamo ancora in tempo per vivere una vita serena e appagata che ci porterà a godere delle meraviglie del creato in modo tale da apprezzarle e non solo per sfruttarle e distruggerle. grazie Vanina

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  2. Grazie a te! Per me la Natura e il Creato sono sicuramente qualcosa di fondamentale, direi la cosa che mi fa star bene e mi accende la creatività. ❤

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  3. Bettina era una bambina selvaggia che non sottostava volentieri alle imposizioni e voleva sempre capire il perche delle cose.
    Ogni occasione era buona per fuggire dalle quattro pareti della sua stanza e uscire all'aperto per scoprire i piccoli segreti del misterioso mondo del giardino.
    Amava i fiori delicati e le foglie che cambiavano sempre colore e l'erba tenera che serbava gocce lucenti di rugiada che brillavano al sole; però piu di tutto era attratta dal piccolo riquadro contornato da paletti e chiuso dalla fitta rete tutt'intorno... lo chiamavano tutti : "l'orto" ma per lei era il luogo delle meraviglie.
    Bettina apriva il cancelletto e camminava tutt'occhi tra le file delle fragole striscianti e dei piselli rampicanti e accanto alle canne incrociate dei polposi pomodori, tra le ricche piante delle zucchine fiorite e i piccoli ciuffi dei timidi ravanelli che crescevano un po' ovunque. I profumi la inebriavano e i giochi di luce le facevano socchiudere gli occhi ridenti mentre con mano leggera accarezzava ora un frutto, ora una foglia che all'istante divenivano parte di lei,amici,compagni, maestri e tappeti volanti per il mondo magico dei sogni.
    Spesso si sedeva a terra, con le spalle appoggiate al melo o al susino e apriva il suo adorato quaderno nel quale disegnava con dovizia di particolari e annotazioni ogni nuova scoperta: e in questo luogo ne avvenivano continuamente e veramente tante!. Oggi, 5 ottobre dell'anno x ha disegnato una foglia gialla sospesa a mezz'aria , era stata lei che la aveva fermata prima che toccasse il suolo dicendole: "piano, piano, non aver fretta, rimani ancora un poco in quest'aria fresca, bella è la vita e il tempo amico davanti alla bellezza un poco resta".
    cosi le disse, cosi fu scritto e sembra veramente che da quel momento ed ancor oggi il cadere delle foglie sia divenuto un ballo lento e grazioso.
    Forse tutto cio che di bello accade, ma proprio tutto tutto è il desiderio
    innocente di un bimbo che si realizza.

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    1. Certamente, Elisabetta, con gli occhi di un bambino il mondo si colora di una magia straordinaria e una semplice foglia gialla che galleggia senza peso nell'aria si trasforma in un'isola delle meraviglie.

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