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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

Clicca sulla pagina desiderata.

L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



F I L O - la RIVISTA de "La Panchina" n. 5

 


            



Filo

un filo di parole da 0 a 100 anni

quindicinale di opportunità

“La Panchina” editrice  

n. 5 - 1.11.2023



Editoriale

Care lettrici e cari lettori,
eccoci ancora qui,
insieme.

Come va?
Purtroppo noi siamo ancora in mezzo ad una bolla di maltempo pesantissima,
che ha colpito proprio l'area geografica in cui operiamo. 
Come è noto, i danni sono stati davvero ingenti e ci sono state persino delle vittime che hanno aperto ferite nel cuore di noi tutti.

Proviamo a guardare, però, anche l'altro versante, quello leggero,
di ciò che accade in questi giorni. 
Infatti, come ogni anno, anche se sotto la pioggia battente,
Lucca sta vivendo il fascino indiscusso dei "Comics and Games",
un richiamo forte e innegabile,
a giudicare dalla quantità inimmaginabile di visitatori,
che affollano strade e piazze della città. 

In mezzo a tutto questo,
"F I L O"
va avanti con la sua freschezza di idee
e la sua tenacia.

Buona lettura!
Vanina



Leggi con me  Leggi con me  Leggi con me

a cura di Monica T.

Carissimi amici, sono di nuovo con voi per parlarvi di un libro che mi ha consigliato la nostra affezionata Mariella: “I QUADERNI BOTANICI DI MADAME LUCIE”, scritto da Melissa Da Costa ed edito da Rizzoli.
Questa una scrittura consigliata per chi sta attraversando un momento difficile, per chi si sente senza punti di rifermento e per chi sta cercando un cambiamento, per chi sta cercandolo “qualcosa” che possa dare una speranza.
La protagonista la trova dedicandosi a un orto, a un giardino e immergendosi nella natura, così riesce ritrovare la serenità in se stessa, la gioia nei rapporti con vecchi e nuovi “amici” e a ricominciare a vivere.
Vi regalo una citazione: “Lascia entrare, celebra, condividi e lascia andare”.
Aspetto i vostri commenti, i vostri consigli per le prossime letture e non dimenticate di leggere la nostra rivista “F I L O”.
Al prossimo numero!


Risponde Vanètte

a cura di Vanina DG.

Salve, carissimi lettori della mia rubrica. Che piacere ritrovarvi!
Siete sempre tantissimi, come pure i quesiti che mi inviate, tutti molto interessanti, così che non è affatto semplice selezionarne uno.
Oggi comunque risponderò a Filippo di  Milano. Ciao, Filippo. Benvenuto a "F I L O"!
L'argomento che tu introduci è in questo periodo non particolarmente originale, perché ne parlano in tanti ed è su tutti i giornali. Allora, perché l'ho scelto? Perché dietro all'argomento ci sei tu che sei davvero molto originale, credimi!
Dunque qual è il quesito che tu mi poni? In poche parole ti chiedi e mi chiedi da buon vegano come fa la gente a mangiarsi tranquillamente un tenero agnellino dal musetto rosa o un morbido coniglio dai teneri occhioni.
Da quello che mi racconti tu sei un ragazzo, direi un uomo, davvero troppo sensibile nei confronti di tutti gli animali per i quali nutri un amore sviscerato, novello San Francesco. Questo ti fa onore, ma forse il progresso dell'uomo è avvenuto anche grazie a queste sue capacità di allevatore. O forse questo non è un reale progresso per l'uomo?
Mi ha colpito il dettaglio di ricerca che fa il tuo pensiero... le scarpe realizzate non in pelle... ma di che cosa allora? Non di materiale plastico che non concorda con la nuova visione ecologica, quindi? E poi i tuoi pennelli per dipingere con peli sintetici, certo non con le setole di maiali uccisi. Segnalerò solo un altro aspetto a cui io non avrei mai pensato. Mi ha colpito il tuo rifiuto di suonare il pianoforte, uno di quelli vecchi con in tasti in avorio, che riconducono al taglio delle zanne di elefanti innocenti.
Così come tu argomenti, è inevitabile che tutti noi ci sentiamo coinvolti. Tuttavia penso che tu debba procedere in modo più leggero nel tuo ragionamento, in quanto eliminando tutto si ritornerebbe ben presto allo stato di uomo primitivo e questo forse andrebbe ad incidere anche sulla sopravvivenza dell'uomo stesso, non credi?
Quindi, per rispondere al quesito che mi poni, io credo che molte persone non essendosi mai poste la domanda, non vedono il coniglio ben rosolato nel piatto corrispondere al tenero batuffolino incontrato in campagna. Gustano anche per abitudine e necessità ciò che da sempre hanno mangiato e forse questo è anche un bene per la specie umana.
Tu, Filippo, persona gentile e di animo nobile, continua pure ad amare i tuoi amici animali, ma evita se puoi forme troppo ossessive che non ti farebbero bene. 
È questa una diatriba irrisolvibile, perché conciliare le esigenze di tutti è possibile solo nelle fiabe... anche una lattuga potrebbe rivendicare di non essere mangiata, non credi?
Ciao, Filippo! Spero di risentirti ancora.




Il fascino del giardinaggio

a cura di Lauretta G.

Avete un bel giardino grande? Bene, vi regalo una pianta splendida  e incredibilmente decorativa: la Melia Azedarach. una pianta  originaria dell'India, Giappone e Australia.
Ve la regalo piccina, tanto ci metterà poco a crescere e a fare i primi fiori a grappolo di colore celeste cielo e dal profumo delizioso.
Io sono sempre stata affascinata da questa pianta con la chioma  poderosa, i fiori splendidi e i frutti del tutto inusuali.  Questi fiori non attirano gli insetti impollinatori  perché la Melia è una pianta antiparassitaria e quindi gli insetti stanno lontani da loro. Per le sue capacità repellenti, una delle poche piante al mondo immune da malattie.
Io utilizzo le foglie nella mia dispensa e nei pensili della cucina per evitare la riproduzione di quei fastidiosi insetti che si creano nella farina, nella pasta,  nel riso ecc..
La Melia è considerata una pianta "portafortuna"  dagli indiani che la sistemano sempre davanti all'ingresso della loro casa a scopo scaramantico. D'altronde loro ne hanno proprio bisogno di scaramanzie....
Nei paesi d'origine si  usano i semi durissimi che si trovano all'interno dei frutti per costruire  i rosari e i braccialetti che gli Indiani portano sempre  con sé per pregare.
Inoltre il legno di questi semi chiamato Mindi viene usato per costruire meravigliosi parquets  o monili decorati ad intarsio. 
A contrastare queste entusiasmanti  notizie su  questa pianta c'è il fatto che i semi  contenuti nei frutti a forma di piccolissime mele (da cui il nome melia)  sono velenosi, infatti nel mio giardino non ci sono uccelli che li mangino. Come conseguenza periodicamente, ma specialmente alla fine dell'inverno, devo spazzare migliaia di palline che cadono a terra dopo aver creato un ambiente molto decorativo nel giardino...
C'è un luogo dove non è il caso di piantare una Melia: I giardini pubblici o privati dove ci siano dei bambini, perchè le bacche sono tossiche  e quindi, sapendo quanto siano curiosi i piccoli, quando si trovano di fronte a un frutto sconosciuto, è meglio non farlo. 
Le monotossine di questa pianta sono ormai conosciute, ma il rischio c'è sempre per chi non è al corrente che ingerendo parti di questa pianta si può anche morire. D'altronde tante sono le piante velenose in natura e non siamo a conoscenza di questa loro peculiarità...
Presto vi metterò al corrente di quante belle piante velenose avete in casa, cari lettori.
Va bè, ho deciso che la piantina di Melia non ve la regalo, non vorrei avere sulla coscienza  un malore o qualche cosa di peggio.

 



Persone e personaggi

a cura di Claudia B.

Carissime e carissimi, questo mio articolo riguarda ancora il campo femminile. Certo che ci sarebbero davvero molti argomenti inerenti a questo campo, molti più di quelli del campo maschile, ma oggi parliamo di emancipazione, tanto per collegarsi un poco alla figura dell’articolo precedente.
Bisogna constatare che nella nostra cultura la donna ha fatto notevoli passi avanti negli ultimi cento anni. Pensate che le lotte delle donne per il diritto al voto cominciarono alla fino dell’800, primi 900, ma in Italia le donne votarono per la prima volta solo il 2 giugno del 1946 per la scelta tra Monarchia o Repubblica.
Tengo a rammentarlo perché la rivista è rivolta a tutti, da zero a cento anni, di conseguenza c’è anche chi può non saperlo.
Dopo questa breve parentesi veniamo a noi. Giorni fa mi è capitato di prendere un opuscolo che mensilmente una nota catena di supermercati offre ai clienti e mi ha colpito la pagina che riguarda la chirurgia robotica. Non intendo certo parlare di questo argomento, non ne ho le competenze, ma più precisamente, ciò che mi ha fatto soffermare sulla pagina, è stata la foto di una donna con il camice da medico. L’ho vista con un atteggiamento soddisfatto, compiaciuto, orgoglioso, ma anche di sfida alla responsabilità che la sua posizione indubbiamente richiede.
Si tratta della professoressa Franca Melfi, direttrice del centro di robotica multidisciplinare dell’A.O.U.P. di Cisanello, docente di chirurgia toracica presso l’università di Pisa ma anche prima donna Presidente di una prestigiosa società scientifica E.A.C.T.S., alla quale dice di dedicarsi con il massimo impegno, al fine di promuovere e agevolare la formazione dei giovani che sono la futura generazione di medici chirurghi. In un’intervista dice anche che voltandosi indietro si rende conto delle difficoltà sociali che ha dovuto superare perché donna, ma oggi non è più il caso di guardare a questo.
Infatti, se abbiamo creato un’intelligenza artificiale, significa che c’è bisogno di approfittare di tutte le possibilità per migliorare e andare avanti.
Nata ad Oriolo in provincia di Cosenza, ha studiato presso l’università di Pisa ed è quindi un’Eccellenza tutta Italiana e in Italia è rimasta anche se conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Possiamo solo dirLe un Grazie con tutto il nostro cuore.
P.S.  In questi giorni anche Papa Francesco ha spiegato che la Chiesa è Donna e che presso la Chiesa stessa sia suore che laiche occupano posti di una certa importanza e danno un notevole contributo perchè la donna ha un’intuito speciale che l’uomo non ha.  

 

Sulle ali della fantasia

a cura di Rita G.

Mi alzo pigramente come è giusto che sia e altrettanto pigramente mi sposto per la casa senza una meta apparente, ma in realtà sto prendendo confidenza con il mio corpo che nel sonno si era allontanato dalla realtà. Pigramente lancio gli occhi nel verde e rigoglioso prato dietro casa e mi sembra che l'aria sbrilluzzoli di magia. Mi ricompongo e guardo con occhio più attento.

Fantasia che è diventata più socievole dopo che Mia l'ha aiutata quando aveva la caviglia slogata mi si avvicina e mi dice che oggi per i fatini della terza stagione c'è la consegna delle ali. Non ci posso credere, è fantastico.
Cerco Mia e immancabilmente la trovo spalmata sul... tombino che, udite udite, sta facendo giocare una manciata di fatini che dondolano felici usando il suo lungo pelo bianco come liane per dondolarsi nel vuoto sotto di lei. Un fiscio lacera l'aria e subito una gran quantità di fatini esce ordinato dal castello in fila per due.  Subito un brillio di ali vibra per l'aria insieme alla polvere magica che sembra uscire dalle ali delle fate adulte. Con noncuranza mi allungo un po' verso il centro del prato perchè… insomma, un po' di magia può sempre servire.
Vari colori brillano nell'aria  e le ali vanno lentamente ad accoppiarsi senza apparente coerenza. Dipenderà da quello che succede in questo momento il futuro dei nostri giovani. Dipenderà da queste vibrazioni se il fatino diventato adulto, sarà un bravo cuoco, un mago sopraffino, un sarto rifinito o un audace mediatore nei litigi.
Ecco fatto! Trovo questo sistema davvero comodo senza tanti studi e preparativi, vivi una giornata come questa e sei formato.
Con le gambe tremanti i nuovi si avviano a tornare dentro al castello dove riceveranno un sacco nanna per dormire in piedi appesi al soffitto e lasciare asciugare le ali. Sanno tutti che stanotte la passeranno in risate e tremore di gambe, fino a quando la fata badessa non li farà dormire con uno schiocco di dita.
Che bella la magia, Quanta fiducia mi ispira, quanto sorprendente è questo mondo. Cammino per tornare in casa, quando ops!!!ho inciampato in un filo d'erba. Ops!!!! le  mie gambe si sono mosse da sole in un elaborato saltello.  Che mi succede?  Vuoi vedere che ho intercettato davvero un po' di magia? Che emozione!

     

                                                                  

  Andando Andando Andando  

a cura di Alba P.

Cara lettrice e caro lettore, torno a farmi viva perché ho da raccontarvi delle cose che ho visto. Alcuni giorni fa sono andata con dei miei amici ad Orvieto e al lago di Bolsena. È stata una sorpresa all'ultimo momento: mi hanno chiamato e mi hanno invitato a fare questa gita. Io, che sono sempre pronta e disponibile, gli ho detto subito: "Sììì!".
Sono stati due giorni stupendi sia per il tempo che per la gita in sé. Arrivate a Orvieto e vicino al duomo, una mia amica mi ha tappato gli occhi per farmeli aprire poi davanti alla sua facciata. È stata una visione meravigliosa. Poi ci batteva proprio il sole e quel rosone... che stupore ai miei occhi e nella mia mente! Non mi stancavo di osservare quelle opere d'arte fuori e dentro.
Quindi un'altra meraviglia: il pozzo di San Patrizio. Ne avevo sempre sentito parlare, ma non avrei mai detto che fosse una tale meraviglia. Vi dirò che mi hanno fatto scendere fino in fondo e che non finiva più E pensare che, realizzato nel XVI secolo, serviva per garantire acqua alla cittadina in ogni momento dell'anno, in caso di calamità oppure per un prolungato stato di assedio.
Invece questa volta eravamo lì solo a livello turistico ma è stato lo stesso molto molto interessante.
Dopo l'arrivo, la prima è stata una giornata culturale. Il secondo, invece, è stato un giorno rilassante sul lago. Infatti ci siamo molto raccontate, tante cose che in città non si trova mai il tempo di dirci. Ci siamo riproposte di farlo più spesso perché fa bene all'anima e al corpo.
Come vedete sono stata assente però appena ho da raccontarvi i miei viaggi, piccoli o grandi, che a me piacciono molto, mi faccio viva e non mi dimentico mai di voi, mai!



Lo sapevate?

a cura di Silvana C.

Ci avviciniamo al Natale... Quando io ero piccola era usanza fare il Presepio. Si andava a cercare il muschio e con la carta da pacchi si preparavano le montagne e le grotte per creare il paesaggio, quindi si mettevano le statuine che rappresentavano i vari mestieri nei punti principali. L'importante era la Capannina dove c'erano collocati il bue, l'asinello, S. Giuseppe, la Madonna e Gesù Bambino, che veniva messo la notte di Natale. Con il passare degli anni il presepe è stato accantonato in molte case ed ha preso usanza l'albero di Natale. L'abete in un primo tempo era ornato con ciondolini di carta, di vari colori, la neve veniva fatta con la farina e per le lucine venivano accese alcune candeline. 
Con il trascorrere del tempo tutto si è trasformato con ciondoli di palline di vetro, strisce di plastica argentate e collane di lampadine colorate che si accendono e si spengono ad intermittenza. Anche l'abete è stato da molti sostituito da materiale plastico.
Uno degli alberi veri con le radici io lo portai in un terreno di campagna per non gettarlo nel fuoco. Questo abete col passare del tempo è cresciuto ed è diventato altissimo superando la vicina casa.  Tutte le volte che lo vedo mi viene in mente di come è passato il tempo è quanto mi ricorda gli anni della gioventù.
Come ero felice quando l'avevo in casa addobbato nelle feste di Natale e come ora è diventato gigantesco!



LUOGHI... SPECIALI

a cura di Mariella A.
 

Com'è strana questa nostra mente! Passano giorni, mesi ed anni senza ricordare gli avvenimenti e i luoghi che hanno modellato la nostra vita e poi, così, all'improvviso, il rullino su cui  sono impresse le vicende remote si blocca come in un flashback.
Ecco, è quanto mi è successo pochi giorni fa. Rovistando tra vecchie foto, mi appare nonna Luisa che mi tiene per mano... avrò avuto sei anni e lei neppure sessanta, eppure appariva già "vecchia" ai miei occhi. Amavo molto questa mia nonna, molto gracile, spesso malata, ma tanto, tanto affettuosa ed amorevole con me che dicevano somigliassi alla zia Rina, la figlia diciottenne che lei aveva perduto.
Mi rivedo bambina fuori dalla porta di casa mia, quella casa dove ancora oggi abito, ma che allora era molto diversa.
C'era, sul retro della cucina, un grande campo quasi incolto ed un piccolo lavatoio con una fontanella di sorgente... scendevo due gradini e  mi dissetavo con acqua pura e fresca. La nonna mi aiutava perché non scivolassi e mi dava la mano per risalire gli scalini.
La nonna non abitava con noi, ma spesso rimaneva qualche giorno ed io la rivedo nella grande e vecchia cucina, con il pavimento di mattoni, mentre ci prepara la pasta fatta in casa o mentre rigoverna i piatti nell'acquaio di pietra. C'era un grande camino con attaccato il  paiolo pieno di acqua e lì, davanti alla fiamma scoppiettante, mentre le patate e le castagne arrostivano, la nonna mi raccontava storie di vita vissuta che a me sembravano favole.
La mia casa di bambina... vecchia, scomoda, fredda e umida ma piena di vita, di affetti e di serenità.


      

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