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Da "Lucca Insieme: Una storia nell'immagine" 16.12.2020 |
Riflessioni di un giorno qualunque
Claudia
È stato
bello rileggere quello che abbiamo scritto.
Vanina
Sì, è stato
qualche tempo fa. Era il periodo natalizio e inevitabilmente quell'immagine da cui
siamo partite si è colorata in molti casi del fascino del Presepe…
Claudia
Mi hanno colpito
alcuni aspetti… Nel racconto di Lauretta,
che generosità hanno i due Magi nel donare al Bambino i cammelli ricoperti di
polvere d'oro e tornarsene a piedi! Del resto se una persona non è abituata
allo sfarzo, non gli è proprio e non ci sta bene dentro.
E Monica che
pensa ai Pokemon! Originale.
Il bel
finale di Vanina che riporta all'ottimismo, trasformando il mostro di un incubo
in una coloratissima giostra.
Per quanto mi
riguarda, ho riletto piacevolmente il mio pezzo e mi sono rivista anch'io
bambina, quando scrivevo la letterina di Natale stando bene attenta che i
brillantini che ricoprivano il Presepe stampato in cima non si disperdessero
sopra al tavolo da cucina.
Piera
Che belle le
letterine di Natale con i brillantini!!!
Claudia
Te le
ricordi? Tu le avevi, immagino.
Piera
Sì, Claudia…
ed erano così belle!!! Anche ora il Natale per me è brillante e luminoso, me lo
godo oltre logicamente con la mia fede, come momento magico. Ricordi dolcissimi
di bambina.
Alba
Io le
ricordo??!!… Non come una bella esperienza… Me le regalavano come premio alla
dottrina!!
Piera
Me lo
immaginavo.
Claudia
Intanto
prendevi un premio... Capisco, però. Ti posso dire che anche io ne avevo una,
eh?! Una sola.
Lauretta
Però qui in Toscana
erano bravi i sacerdoti... Io, invece, me le compravo in cartoleria. Dove
vivevo io al catechismo non davano proprio niente.
Vanina
Neanche a
Roma…
Claudia
Nemmeno alla
mia parrocchia ne davano. Da noi la parrocchia voleva le offerte, piuttosto.
E da me
babbo Natale non passava. Solo la Befana con una misera calza.
Mariella
Per me e
tutti i miei amichetti il Natale era solo una bellissima festa religiosa, con
tante luci, il presepe e tanti dolci. Per i giocattoli dovevamo aspettare la Befana,
che arrivava con tanto di asinello e ci portava pochi giocattoli se eravamo
fortunati, tante arance, mandarini, noci e fichi secchi e, quando andava bene,
qualche caramella.
Io ero
figlia unica all'epoca e mio padre era autista presso la Cassa di Risparmio... questa
era una bella fortuna perché la Banca provvedeva ai giocattoli dei dipendenti!
Quanto mi invidiavano le amichette e quanto mi sentivo inappropriata di fronte
a loro che avevano giochi più semplici dei miei!
Ma erano
altri tempi e il piacere di stare e giocare insieme faceva superare tutti gli
screzi. Eravamo abituati fin da piccoli a condividere ciò che avevamo e ad
aiutarci. Non mancavano i litigi, ma dovevamo risolverli da noi, perché
sapevamo che i nostri genitori non ci avrebbero aiutato, anzi, a volte era
meglio stare zitti, altrimenti ci sentivamo brontolare anche da loro. Mai che
ci dessero ragione!
Lauretta
Noi avevamo
ancora Gesù Bambino. Io sono vecchietta…
Claudia
Vero. Gesù Bambino!
La vecchietta sono io che non ricordavo e pensavo a Babbo Natale!
Tutto
sommato, però, con un'infanzia un po’ più "semplice ", mi pare di
capire anche per la maggior parte di noi, siamo riuscite piuttosto bene, vero
Vanina?
Vanina
Infatti...
Non è la quantità, ma la qualità che conta. E importante soprattutto come
le cose si guardano e ci appaiono, quindi il clima che l'individuo respira nel
crescere.
Claudia
Oggi è tutto
diverso. Evoluzione culturale. Mi è venuta in mente questa definizione e sono
andata a documentarmi un poco. Ecco qui: L’evoluzione culturale, d’altra
parte, è la trasformazione nel tempo degli elementi culturali di una società ed
è in grado di cambiare anche gli esseri umani.
Vanina
Certamente
il cambiamento da quando eravamo piccole ad oggi è stato davvero notevole.
Per tornare
a quello che dicevo prima, Alba ricorda ancora l'esclusione e le difficoltà che
lei incontrava, non certo perché era cattiva o sfaticata.
Claudia
Da me si
trattava di ceto di appartenenza…
Vanina
Davvero?
Forse era la tua interpretazione quella che tu vivevi di una situazione di oggettiva
differenza?
Piera
Ciò può
essere avvenuto nella scuola che io mi ricordi, ma non nella Chiesa... forse
perché io sono cresciuta in uno dei più vecchi quartieri di Lucca ed
eravamo tutti uguali.
Lauretta
Io andavo
alle elementari dalle suore rosminiane. Lo sapete chi erano le più brave della
classe? La figlia del dottore e la figlia di quello delle pompe funebri…
Claudia
Può essere
che non ci fossero differenze, ma non credo. Le suore e anche la maestra,
all'infuori di quella di quinta, facevano differenze. I primi banchi spettavano
alla figlia del maresciallo la cara Concetta, alla figlia del direttore di
banca la cara Cristina, alla figlia di Giuseppe dell'anagrafe del comune la
brava Brunetta… e io con Angela in fondo. Meno male, così non veniva fino
laggiù a tirarmi i capelli e a bacchettarmi le mani. Quello era privilegio
delle occupanti dei banchi di mezzo.
Vanina
Forse negli
anni '50 le differenze di classe si avvertivano ancora... negli anni '60 si
erano molto attenuate. Io parlo di Roma. È chiaro che nei paesi, Claudia, la
cosa si è protratta più a lungo.
Comunque, io penso che siano sempre le persone coinvolte a fare la differenza.
Claudia
Comunque mi
pare che abbiamo reagito piuttosto bene. Non eravamo brave, forse, ma ora con
te lo siamo e questo ci può rendere benissimo orgogliose. Il passato non c'è
più, lo rammento quando capita ma sono dispiaceri superati dalla maturità che
con fatica mi sono conquistata.
Rita
Donne, non
riesco a inserirmi nei commenti sulla scuola perché io non la ricordo
volentieri e poi per me i ricordi vanno al tragitto casa scuola, tre chilometri
a piedi da sole anche a sette-otto anni, passando per i campi per scorciare e
con la rugiada che ci bagnava tutte e... brutti ricordi. Come si fa a mandare
due bambine per i campi e non pensare alle loro difficoltà?
Ripensandoci
anche io mi sentivo la cenerentola: poveri vestiti e scarpe da contadino, il
tutto bagnato e infangato dalla passeggiata fra i campi e l'erba alta.
Claudia
Comunque sono
i nostri percorsi che ci hanno dato la nostra forza. Rallegrati che eravate in
due. Poteva succedere che tu andassi da sola.
Vanina
Quanto mi
dispiacciono questi brutti ricordi di scuola! Tutti dovrebbero averne di belli
e di emozionanti... ma erano altri tempi.
E oggi che si
potrebbero fare tante cose buone e belle, si pensa a fare le guerre... Che tristezza!
Monica
Ricordo che
ho iniziato ad andare alla scuola materna dalle suore sui quattro anni e mezzo.
Ho fatto tremendamente fatica a staccarmi da mia mamma. Non ci volevo proprio
stare a giocare con gli altri bambini. Tutte le mattine passavamo dal forno a
comprare qualcosa di buono o dalla vecchia Udilia che aveva un negozio di
giochi nel suo garage. Nulla era consolatorio per me…
Non so poi
cosa cambiò, ma qualcosa successe perché mi ambientai bene con gli altri e mi
affezionai con la mia insegnante: Suor Mariangela. Ho tenuto i contatti con lei
finché non è deceduta nel 2016.
Ricordo una
piacevole recita di Natale in cui impersonavo la Vergine Maria e avevo tra le
braccia un Gesù Bambino di ceramica. Ricordo le cioccolatine Kinder che mi
regalavano per il compleanno con le statuette della Vergine di Lourdes. Una
malconcia l’ho ancora. Certo anche al mio tempo era privilegiato il figlio del
farmacista, dell’insegnante… io ero semplicemente la figlia del muratore ed ero
fiera di esserlo!
Ho fatto
molta fatica ad ambientarmi anche alla scuola elementare… ma lì ho fatto prima
perché avevo un’insegnante eccezionale: Vanina! Non ci ha fatto sentire nessuna
differenza l’un dall’altro e ha creato una classe unita. Ricordo le tante
recite, i rilassamenti a fine lezione, le gite, ecc…
Tutto il
resto è storia perché conoscete anche voi la mia insegnante!
Rita
La maestra è
una cosa che ti invidio proprio.
Claudia
Già…
🌹🌹🌹
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