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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Fiaba - Potamus

 






P o t a m u s



📚

Potamus se ne stava tutto rannicchiato in un angolo. Meschino, aveva freddo e tremava. Soprattutto aveva freddo dentro al cuore. Si sentiva solo, abbandonato... non capiva perché era stato relegato in quell'angolo di deserto arido e poco protettivo, nemmeno un albero per appoggiarsi. Insomma era l'essere più triste che si potesse immaginare.
Dov'era sua madre? Per non parlare del padre, che lo aveva... incitato? No, costretto, duramente costretto ad andarsene per la sua strada, perché quello era il suo destino e lui doveva dargli corso immediatamente, non si poteva certo opporre. Dunque, via ad iniziare la sua vita! 
Eccolo lì, in quel luogo inospitale da solo. Doveva cominciare ora, in quel deserto arido, anche se era nato da poco... e sentiva ancora il bisogno della sua mamma.
Già la sua mamma.... Com'era bella la sua mamma!

Era stato con lei pochissimo tempo, ma era ancora coinvolto dal suo profumo delizioso, mentre la sua immagine lo seguiva ovunque guardasse. Gli sembrava di vederla dappertutto.
Mussia, occhi grandissimi e profondi, aveva una lunga criniera bionda e morbida come seta che le ondeggiava lungo tutto il corpo percorrendo la coda per interrompersi solo in fondo. Era graziosa e gentile, particolarmente leggera ed elegante nei movimenti. 
Lui non aveva criniera come del resto non l'aveva suo padre ed era a lui del resto che somigliava.
Della madre aveva solo gli occhi, grandi grandi e profondi, a volte un po' velati.

Perché stava così male se quello era il suo destino? Aveva capito che la sua natura era divina, quindi avrebbe dovuto sentirsi da dio. Invece così non era. Era impaurito ed incapace a proseguire.  Sì, da quello che aveva potuto comprendere, lui era soltanto un semidio, perché era Potos, suo padre, che veniva dalla Fucina del Mondo. Era sempre lui che aveva perso la testa per Mussia nell'attimo stesso in cui l'aveva vista per la prima volta e, bello com'era, non era stato difficile farla innamorare. 
Insieme a lei lo avevano procreato, ma si sapeva: Mussia non poteva entrare nella Fucina del Mondo, Potos non poteva uscirne. 

L'unica cosa che i due  potevano fare era continuare ad incontrarsi nell'Areadimezzo. Non era un brutto vivere, in verità, perché in quel luogo c'era come una bellezza sospesa, un'atmosfera magica che in qualche modo stordiva.
Era lui, Potamos, il vero problema: non era né un comune mortale né un dio, così non poteva entrare nella Fucina del Mondo e vivere con il padre, ma non gli era consentito restare con Mussia, che era stata accolta nell'Areadimezzo soltanto per rimanere vicina a Potos o, tanto meno, stabilirsi nel mondo dei mortali.
A lui toccava percorrere quell'arido deserto e scoprire quale sarebbe stato il suo destino di cui non sapeva proprio niente. Mussi l'aveva semplicemente accompagnato al confine e, con dolcezza, l'aveva spinto al di là con un colpetto di muso.
Ora eccolo lì, solo, infreddolito, spaventato da morire, incapace di muovere un passo.






📚

No, non posso rimanere qui inerme, più morto che vivo. Sono nato. Vuol dire che la mia vita è più forte di questo deserto ed ha uno scopo. Sì, dominerò questo arido luogo inospitale. Devo fare semplicemente quello che è già stato stabilito per me dalla Fucina del Mondo. In fondo sono un semidio e la mia presenza qui indica che sono in grado di viverci. Dovrò scoprire cosa posso fare, cosa ci si aspetta da me.
Basta, vado... Mussia, aiutami! E tu, Potos, proteggi il mio cammino.
Silenzio. Nessuno rispose alla sua accorata invocazione.

Potamus si dette una scrollata e si raddrizzò con determinazione. Caracollò sulle sue quattro zampe piuttosto incerte, per un bel tratto, finché cominciò a sentire la carezza del vento che sembrava volergli infondere forza e conforto.
Qualcosa era accaduto.
Adesso si sentiva grande, forte, vicino alla conoscenza.

Non si era quasi accorto di aver scalato un'altissima duna che aveva chiuso fino a quel momento l'orizzonte, quando al suo sguardo si palesò un gruppetto di deliziose creature tutte intente a giocare tra loro, le lunghe criniere bionde ondeggianti ad ogni più piccolo movimento.
Potamus sentì il cuore saltargli alla gola. Sorpresa? Sicuramente. Non si aspettava quell'improvvisa animazione in quella straordinaria solitudine.
Le splendide creature si erano arrestate al suo arrivo. Aspettavano che lui dicesse o facesse qualcosa. 
Non capì nemmeno lui chi glielo avesse suggerito. Potamus si sentì affermare con enfasi: "Sono qui. Sono arrivato! ".
Allora un canto morbido, una melodia di sussurri che sembravano provenire dalle viscere della terra, lo raggiunsero attivando ogni atomo del suo corpo.
Non poteva crederci! Ognuna di quelle creature aveva l'aspetto di Mussia,  la sua mamma odorosa, che aveva appena lasciato.
Per un attimo si sentì confuso, poi tutto scomparve intorno a lui. 

Rimase in piena luce solo lei, la creatura più leggiadra che si potesse immaginare. Lo guardava con gli occhi sgranati, profondi e misteriosi come il cielo di una notte stellata.
Potamus ci si tuffò dentro e si perse nella nebbia del sogno.
In quella una voce profonda proveniente da un luogo lontano lo risvegliò. Era la voce di Potos dalla Fucina del Mondo: "Figliolo, sei giunto. Questo è il tuo regno. È qui che si compirà il tuo destino. Proteggi le creature che lì ti attendevano. Non sarai solo. Avrai la tua regina.". 
Potamus ebbe un sussulto di gioia. Finalmente aveva coscienza del suo destino, della sua missione.

Intanto, la creatura più leggiadra che lui avesse mai potuto immaginare,  la creatura dagli occhi profondi e misteriosi, si era avvicinata a Potamos. Aveva strofinato dolcemente il suo musetto su quello del semidio e gli si era affiancata.
Nel frattempo i sudditi del nuovo regno avevano sciolto il gruppo e si erano incamminati con determinazione verso le proprie occupazioni.
Fu proprio in quel momento che, come una meteora, si vide Mussy passare al galoppo in lontananza, disegnando un grande cerchio intorno a loro, prima di ritornare sui suoi passi verso l'Areadimezzo.
Potamos era ora  finalmente appagato e felice. Aveva acquisito la sicurezza dell'età adulta. Aveva compreso di aver fatto bene a correre verso il futuro.






📚

Così ebbe inizio la vita di un nuovo regno, la vita che trasformò quell'arido luogo in un'oasi fantastica in cui si coltivavano amore e pace.
Questo accadeva tanti tanti anni fa, ma forse se si cerca con cura, con molta molta molta cura, sarà ancora possibile raggiungere questo luogo fantastico in cui regna il mito dell'amore e della pace.
















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