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P. Cézanne |
Non solo coriandoli
...... Duque, Carnevale... una festa davvero coloratissima e di allegria, ma a ben pensarci forse anche di grande ambiguità e... di buio?
Coriandoli, stelle filanti, costumi di tutti i tipi e, soprattutto, maschere più o meno complesse dietro le quali nascondersi, non trovate?
La riflessione ci porta lontano. Vediamo.
Possiamo constatare ......
(v. post completo "Carnevale vecchio e pazzo 2024")
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In questo quadro
così variegato del Carnevale,
ritroviamo canti, filastrocche, poesie,
ma anche tanti racconti
dei generi più vari.
Vi va di provare a scrivere un
RACCONTO
in cui il Carnevale faccia capolino
o ne sia addirittura il protagonista?
Chi comincia?
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Il portone si aprì con cautela. L'ombra scivolò furtiva all'esterno richiudendo il battente dietro di sé. Uno sguardo intorno... nessuno. Nel canale scivolava lenta un'imbarcazione. Che strano! Non era segnalata da alcuna luce. Solo il rumore attutito dei remi nel buio attirava via via l’attenzione in qualche modo. Tutto nella norma. La zona era davvero lontana da quella in cui il carnevale andava impazzendo, tra risate, lazzi e scherzi e capannelli di persone sempre più affollati.
Avvolta nel lungo tabarro l'ombra avanzava con metodo, scivolando lungo canaletti secondari, attraversando ponticelli così piccoli che nel buio potevano non essere neppure riconosciuti come tali e avrebbero potuto confondere chiunque non conoscesse quei luoghi dalla nascita. L'ombra tirò un sospiro di sollievo: era certa che nessuno l'avesse vista e tantomeno riconosciuta. (continua alla pagina "Racconto - L'ombra")
(Vanina)
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Era
finalmente arrivato il Carnevale. Straordinario.
Dove lo trovavano un periodo in maschera, ricco di coriandoli, stelle
filanti, trombette e dolci conditi con il miele che appiccicava le labbra e pure le mani, come usava da quelle parti? Era una vera festa. Halloween non si
conosceva, non era ancora arrivato in Italia. Si facevano canti, balli e giochi
e scherzi a non finire, consapevoli di un periodo limitato perché dopo l’ultimo
giorno si entrava nella lunga Quaresima che andava rispettata.
Le strade erano
piene di coriandoli e stelle filanti quando Cassandra e Luisella si apprestarono
ad andare al veglione di Giovedì Grasso, il primo giorno di Carnevale. Si
annunciava una bella serata, non c’è che dire. Fino a mezzanotte non sarebbero
tornate a casa. Bene, le due bimbe erano allegre. Cassandra un poco meno,
bisogna precisare.
Infatti, mentre Luisella aveva un bellissimo vestito da
zingara, con un’ ampia e lunga gonna rossa, ricca di nastri neri e blu, una camicetta
bianca con un largo colletto, un fazzoletto in testa dal quale spuntavano degli
orecchini dorati a campanella, Cassandra si era dovuta accontentare di uno di
quei fischietti che se ci soffi dentro suonano e si allungano. Ma erano amiche,
quindi lei era felice comunque e poi pensava ai dolci che si sarebbe
sgraffignata quella sera al veglione delle suore. La festa poi si sarebbe
protratta fino a notte tarda...
Le due amiche arrivarono che la stanza, seppur
grande, era già gremita di gente. Woww!!
Quanti colori! Cassandra trovò quella stanza semplicemente meravigliosa. Non
era quella dei giorni antecedenti, non era più quella con tanti banchini e
sedie dove tutti i giorni si recava aspettando i sei anni per andare a scuola.
Che barba! Le suore il pomeriggio facevano dormire tutti sul banco, mentre lei
avrebbe preferito andare in giardino a giocare. In quel momento si era
estraniata, non le importava più nulla nemmeno del vestito che avrebbe voluto
per mascherarsi.
Presto però dovette tornare alla realtà. Un amichetto che
frequentava l’asilo con lei (a quel tempo non si chiamava scuola materna) le si
era avvicinato e, visto che Cassandra era tanto assorta nei suoi pensieri e
pure a bocca aperta, pensò bene di riempirla con una bella manata di coriandoli.
La poverina si trovò a sputarli tutti e pure senza respirare,
preoccupata di trovarsi maledettamente ad ingoiarne qualcuno. Che
paura... poteva soffocare!!! Non è vero
che a Carnevale ogni scherzo vale. Bisogna saper scherzare.
Luisella si accorse che la sua amica si
trovava in difficoltà e si precipitò ad aiutarla. Intanto Cassandra, forte com’era,
aveva saputo affrontare la situazione e risolverla da sola. Trovandosi all’improvviso
l’una di fronte all’altra, si misero a ridere a crepapelle felici della loro
amicizia.
Che bello! Era carnevale. Straordinario.
(Claudia)
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Il carnevale
è una festa molto allegra, ma... dietro queste maschere cosa si può nascondere?
Me lo sono sempre
domandata. Sarà allegria, tristezza, pianto, sgomento… Mi ha sempre incuriosito
di potere arrivare a tirare giù queste maschere una per una, sia quelle dei
bimbi che quelle degli adulti, per vedere il loro stato d'animo.
Diciamo che a
me è sempre piaciuto il vestire strano, non indossare la maschera, magari
truccarmi molto ma avere la mia faccia per poter far vedere dal vivo il mio
stato d'animo e quello degli altri.
Per me il carnevale è un gioco per bambini nella loro innocenza e fantasia. È tutto coriandoli colorati come sarà la loro vita, spero, piena di sogni, che in questo periodo dell'anno il carnevale fa realizzare.
(Alba)
Per me il carnevale è un gioco per bambini nella loro innocenza e fantasia. È tutto coriandoli colorati come sarà la loro vita, spero, piena di sogni, che in questo periodo dell'anno il carnevale fa realizzare.
(Alba)
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È il giovedì grasso, siamo in pieno carnevale. Sono seduta su una panchina di un antico palazzo della mia città dove questa sera verso mezzanotte c'è la sfilata delle maschere che attraversano la città passando da questa via principale.
Questa è un usanza che tutti gli anni si ripete con tante e originali maschere, alcune vengono anche dai paesi vicini per partecipare a questa parata.
Penso quanta gente, uomini e donne, si nasconda dietro una maschera, persone di ogni ceto sociale, di ogni età, che nascondono così la loro vera identità, interrompendo la triste e pesante routine della vita normale.
Alcuni escono da qualche cena dove hanno mangiato e bevuto abbondantemente e quando passano cantano cori allegri, facendo passi di danza, mettendo in evidenza i loro costumi semplici o importanti che siano e con tanta spensieratezza animano le strade della città.
Mi viene da pensare, però, che dietro quelle maschere si può nascondere qualche tipo poco raccomandabile, ma non ci voglio pensare perchè sono tutta presa dall'allegria e dalla gioia dei passanti. Arriveranno in un locale dove c'è la porta aperta e una bellissima guida rossa in terra; dentro li aspetta un'orchestra che suona pezzi di musica importante per fare balli fino al sorgere del nuovo giorno.
Mi viene da dire: "VIVA IL CARNEVALE", perchè ho passato delle ore belle a guardare "il passo delle maschere", così lo chiamano nella mia città.
(Silvana)
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Dopo un periodo di duro lavoro e di stanchezza accumulata, Franca finalmente era partita con i bambini per le vacanze invernali. Erano in val Pusteria... aveva nevicato nei giorni precedenti e il paesaggio era incantevole. Tutto intorno era candido e sciare era un divertimento. I bambini erano felici ed avevano stretto nuove amicizie. Le giornate trascorrevano veloci e ben presto si arrivò al sabato.
I bambini chiesero di uscire dall'albergo e di raggiungere la piazza del paese, dove si sarebbe svolta la festa di carnevale. Carnevale! Già, eravamo in pieno carnevale, ma Franca lo aveva proprio dimenticato. Chissà perché questa festa le piaceva poco, le metteva addosso una certa malinconia... ma c'erano i bambini e non poteva deluderli.
Così, cercando nelle valigie, riuscì a trovare qualche simpatico travestimento. I bambini erano in agitazione, chiacchieravano a voce alta, si rincorrevano e via di corsa verso la piazza. Le vie erano illuminate dalle lanterne colorate, alle finestre festoni e stelle filanti, innumerevoli coriandoli coprivano il selciato. Qua e là bancarelle dove si friggevano frittelle e chiacchiere e nell'aria un profumo di dolci che faceva venire l'acquolina in bocca. Tanta gente affollava la piazza, chi era mascherato e chi no, ma tutti avevano dismesso le loro preoccupazioni e sembravano felici.
Era tanto tempo che Franca non si lasciava coinvolgere in situazioni di gioia e di allegria. Da quando era rimasta sola con i figli era sempre triste e stressata. Quella sera si ritrovò immersa in un'atmosfera festosa, si lasciò trascinare in un ballo liberatorio tra tutta quella gente sconosciuta e finalmente si sentì libera. Libera di piangere, di dare sfogo a tutto il suo malessere sì, ma anche libera di ridere, di cantare, di gridare, di muoversi, di gioire in mezzo a quel marasma. E i bambini all'inizio la osservavano stupiti, poi le si avvicinarono e ballarono e risero con lei, ritrovando quella gioia e quella complicità che avevano perduto.
Evviva il carnevale! L'aria di festa, le maschere, la musica erano riuscite in una sera a rimescolare le carte di questa sua esistenza.
Franca abbracciò i suoi bambini e si sentì rinata.
Evviva il carnevale! L'aria di festa, le maschere, la musica erano riuscite in una sera a rimescolare le carte di questa sua esistenza.
Franca abbracciò i suoi bambini e si sentì rinata.
(Mariella)
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- Come ci vestiamo per la festa di Carnevale a "Nona Cia"?
- Cosa ne dite se ci vestiamo da carcerati? Non l'abbiamo mai fatto...
Questo dicevano più di cinquanta anni fa due coppie di giovani, sempre pronte a festeggiare quando trovavano l'occasione. L'abito da carcerato non era di facile realizzazione e generalmente era una delle due ragazze dei quattro amici che si occupava di cercare i tessuti e parlare con la sarta su come doveva essere impostato il modello. Quell'anno riuscì molto bene il costume che avevano deciso: era di un tessuto a righe grigie e verdi acquistato tra le rimanenze di un vecchio negozio del paese. La mamma di una delle ragazze aiutò a stampare su un rettangolo di tessuto bianco, dei numeri che si sarebbero ripetuti sia sul petto che sul berretto e li incollò agli abiti. Uno dei ragazzi si occupò delle palle da legare al piede con una catenella dopo averle dipinte di nero.
La sera della veglia di Carnevale entrarono nel salone in fila indiana con la mano destra poggiata sulla spalla di chi precedeva nella fila, trascinando la palla al piede. Fu una sorpresa veramente gradevole per chi era già presente alla festa, tanto che il brusio nella sala fu sovrastato da uno scrosciante, inatteso applauso.
Per i quattro giovani festeggiare con gli amici in quel circolo privato era una piacevole e allegra abitudine e si organizzavano ad ogni occasione che veniva proposta.
Generalmente non festeggiavano per strada il carnevale che aveva lontane tradizioni che risalivano al '600, ma il giorno dopo pensarono di mascherarsi nuovamente e andare al carnevale all'aperto dove nella grande piazza medievale un grande palco di legno era allestito per ospitare le maschere tipiche del luogo, il Togn e la Cia, e tanti cuochi di bianco vestiti che preparavano la "pulenta e sciriui" da vendere ai cittadini, che si mettevano in fila e attendevano, data la grande presenza di persone che desideravano acquistarli.
Anche qui l'arrivo dei quattro amici mascherati da carcerati attirò l'attenzione delle centinaia di persone presenti nella piazza che si avvicinavano a loro per scoprirne l'identità e per complimentarsi per l'originale travestimento.
(Lauretta)
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