Powered by Blogger.



Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

Clicca sulla pagina desiderata.

L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Edu-Pillole: A. M. Mozzone Scritti

 










Anna Maria Mozzone 
Scritti



📚

Alle Giovani Donne 


La revisione del Codice Civile Italiano per opera del parlamento nazionale mi poneva fra le mani un argomento - La donna, per vieto costume esclusa dai consigli delle nazioni, ha sempre subíto la legge senza concorrere a farla, ha sempre colla sua proprietà e col suo lavoro contribuito alla pubblica bisogna, e sempre senza compenso. 
Per lei le imposte, ma non per lei l'istruzione; per lei i sacrificii, ma non per lei gl'impieghi; per lei la severa virtú, ma non per lei gli onori; per lei la concorrenza alle spese nella famiglia, ma non per lei neppur il possesso di sé medesima; per lei la capacità che la fa punire, ma non per lei la capacità che la fa indipendente; forte abbastanza per essere oppressa sotto un cumulo di penosi doveri, abbastanza debole per non poter reggersi da sé stessa... 
... Se non che prevedo l'obiezione, che mi può esser fatta anche da qualche amico generoso della redenzione femminile; che cioè in mano all'ignorante ed al pregiudicato potrebbe assai facilmente servire il diritto ad uccidere il diritto; che pur troppo al dí che corre, subendo la donna le antiche influenze, e né potendo d'un tratto diradarsi dinnanzi gli occhi la fitta tenebría di sessanta secoli, essa finirebbe o per non comprendere il suo diritto e trascurarlo o, che peggio è, per mal applicarlo, non altrimenti che un coltello, utilissimo arnese in mano al savio ed all'adulto, si fa pericoloso e funesto fra mani al bambino od al mentecatto. 
Nulla di piú vero, e di piú giusto in verità, che siffatto timore; laonde ciò considerando risolsi di rivolgere a voi, giovani donne, il mio libro, e parlare a voi dei vostri doveri prima, poscia dei vostri diritti, né passerò a parlar di questi, se non quando mi lusingherò di avervi a sufficienza provato che il diritto sul dovere si fonda, non altro quello essendo che lo strumento col quale questo si compie. 
Ognun vede e sa, che potente ed efficace si è destato il bisogno d'istruzione nella donna in questo quinquennio di libera vita. Ognun vide l'entusiasmo che la donna italiana portò nel patrio risorgimento, la devozione sua agli interessi nazionali, i sacrificii che lieta compí sull'altare dei patrii bisogni. Se ciò tutto non rivela massima intelligenza della pubblica cosa; se l'avere scossa l'inconscia pace dell'ignoranza; se il suo caldo parteggiare per cose, per individui o per principii, non prova ampiamente in lei sazietà della vieta apatia, e bisogno supremo di nuova vita, di piú libera atmosfera e di piú ampio orizzonte; se ciò non è, dico, allora noi assistiamo ad un fenomeno che non ha ragione d'essere, epperò non possibile soluzione. 
Negare alla donna una completa riforma nella sua educazione, negarle piú ampii confini alla istruzione, negarle un lavoro, negarle una esistenza nella città, una vita nella nazione, una importanza nella opinione non è ormai piú cosa possibile; e gli interessi ostili al suo risorgimento potranno bensí ritardarlo con una lotta ingenerosa, ma non mai impedirlo. 
Ma ogni ragione e l'esperienza di tutti i secoli prova che l'iniziativa d'ogni redenzione incombe all'oppresso medesimo; epperò è d'uopo, studii la donna il suo terreno, e sciolgasi prima ad un tratto da ogni influenza che tenti piegarla e formarla ad interessi non suoi; ed ecco ragion per cui io tento riscattarla dai vieti principii d'una morale relativa per sostituirvi una morale assoluta, che non già sé stessa, ma le sole forme sue modifica in faccia ai rapporti... 
... Ma aborrendo per natura dalla polemica pura che le passioni solleva e poco giova all'argomento; convinta che, piú col fatto che colla parola si trionfa dei secolari pregiudizii se, come questo, basati su numerosi e forti interessi; desiderosa prima, e sovra tutto, d'esservi utile, persuasa che il conquisto del bene esige sforzo e violenza, ammaestrata dalla storia, che diritto ed importanza mai non si concedono gratuitamente, ma fa d'uopo conquistarseli; io mi rivolsi a voi, onde incoraggiarvi a tentare l'impresa; onde esortarvi a chiarire coi fatti quanto s'ingannino coloro, che bassamente di voi pensarono, che vi credettero incapaci di applicare lo innato ingegno a studii utili e severi, che crearono per voi una morale relativa, la quale vi pieghi ad interessi speciali, che non altro sembrano vedere in voi d'amabile se non ciò che non è vostro ma dono gratuito della natura, che di niuna influenza vi credono potenti oltre quella che sui ciechi istinti si fonda; dottrine queste che non è d'uopo mostrarvi come al nulla vi riducano quando, per fatto di natura matrigna, o d'età, o di circostanze, cessate d'essere oggetto di passione e di simpatia. 
E tanto basti per chiarirvi il punto mio di partenza - Il mio lavoro, siccome diretto all'utile vostro materiale e morale, e tendendo ad affermare il vostro individualismo, era d'uopo cominciasse per mostrarvi quali siete e non attraverso le lenti della opinione. Dalle leggi eterne della morale all'infuori non v'ha arbitrato che pesi sulle umane azioni, il quale non sia continuamente modificato da circostanze di luogo, di tempo, di condizione e di persona, e capovolto affatto talora dai progressi della civiltà e dell'intelligenza. 
Un secolo fa, l'immortale Molière, colle sue Preziose Ridicole, faceva argomento al sarcasmo la dottrina femminile; ed il pubblico francese applaudiva freneticamente all'autore, all'opera, all'argomento; in oggi l'istruzione femminile ha avanzato. Sovente la donna dirige al pubblico la parola, ed è volentieri sentita e spesso lodata - Ecco l'opinione.
È evidente che talune dovettero per prime affrontarla, ma siccome desse non gettavano il guanto che al pregiudizio, questo dovette pur far posto alla ragione...






📚

Lettera a Zanardelli


«L'uomo e la donna», voi affermate, «non sono chiamati agli stessi diritti e doveri, agli stessi lavori, alle stesse fatiche.»
Chi ve lo ha detto on. Zanardelli? Qual Dio ve lo ha rivelato? Il contadino e la contadina non lavorano entrambi la terra? Il mercante e la mercantessa non esercitano entrambi il commercio? L'operaio e l'operaia non faticano entrambi pel pane quotidiano in mille modi diversi? Il maestro e la maestra non insegnano tutti e due? Il tutore e la tutrice, l'amministratore e l'amministratrice, l'artista uomo e l'artista donna, lo scrittore e la scrittrice, il professionista e la professionista non compiono gli stessi offici?
Se trovate delle donne che lavorano faticosamente per la vita, trovate dei dragoni che vendono le piume e misurano i pizzi, e nella libertà del lavoro ognuno s'accomoda come può e come vuole. 
Che la generalità degli uomini si dia di preferenza a funzioni che vogliono la forza, e la generalità delle donne s'impieghi di preferenza in lavori di pazienza e di destrezza, altro non significa se non lo spontaneo apprezzamento della propria forza fisica; apprezzamento che ogni individuo fa per proprio conto e che nessuna legge può regolare.
Nelle funzioni nelle quali gli uomini si trovano soli, potete impugnare che non lo siano perché le donne ne furono escluse da leggi fatte dagli uomini? Se poi questa esclusione per lunga consuetudine, e analoga predicazione dogmatica, riesce ad acclimare la donna in un certo ambiente d'indifferenza per quelle funzioni e a educare in lei l'incoscienza delle proprie attitudini ad essa, chi, riflettendovi, non si avvede che la natura non è complice in questo fatto se non per la legge notissima della adattabilità? La fisiologia sola assegna al maschio ed alla femmina di tutte le specie un compito diverso in faccia alla procreazione - eppoi? nulla, fuorché l'egoismo degli uomini, che citano, ripetono e continuano eternamente sé stessi, può avervi detto il resto.
«Sia pure», voi affermate di nuovo, «che la donna possa votare con intelligenza e indipendenza, ma a questo ufficio non è chiamata dalla sua esistenza sociale.» E qui proseguite dimostrandola fatta ad una parte relativa, che non ha ragion propria, infeudata ed assorbita da interessi non suoi, non avendo scopo in sé stessa e non dovendosi nulla. Traducendo in lingua piana questa vostra teoria, essa verrebbe a dire: sia pure che li usignuoli abbiano ali, ma all'ufficio di volare non sono chiamati, dacché chiusi da noi in gabbia, ci dilettano col loro canto, e rallegrano le nostre uggie.
Il qual ragionamento, dal punto di vista dell'egoismo è perfetto - scientificamente è uno svarione.

Che se poi si metta a raffronto con gli argomenti e coi fatti esposti precedentemente da voi, non sembrano gli uni e gli altri appartenere allo stesso uomo. «Suo dovere e suo officio», voi continuate, «ed insieme suo voto, e suo bisogno, essendo di dedicarsi alla assidua cura della famiglia, nessuna pratica può acquistare nei pubblici affari, a cui male quindi potrebbe rivolgere l'animo e l'intelletto.»

Oh, illustre Zanardelli! Non avete voi detto che le donne «posseggono indubbiamente tutt'i requisiti pell'esercizio del voto»? Non avete detto «che dalle funzioni regali ai piú umili uffici della vita quotidiana la donna diede e dà prova di saperli adempiere anche meglio dell'uomo»? Come va che mi affermate adesso il contrario? Che, cioè, non può acquistare pratica dei pubblici affari, che a questi male potrebbe rivolgere l'animo e l'intelletto? Ma su che cosa basate voi le vostre affermazioni? Se sul fatto - questo non si muta per accomodarsi alla vostra tesi del momento; se sulla induzione, è un metodo che può imporsi anche da un democratico, ma che non convince nessuno che abbia buon senso.
Insomma, secondo voi, la donna può e non deve: - sa e non può sapere - ha fatto e fa, e non può fare! - oh, filosofo razionalista, la teorica della grazia sufficiente e coefficiente ha fornito il modello al vostro ragionamento! ...
Francamente - io ammiro quelle poche donne che seppero spezzare quella crosta di granito che le leggi e le consuetudini avevano condensato intorno ad esse e mandare ai posteri un nome glorioso per libere virtú; esse, nate e vissute schiave, fra un popolo di despoti! ...

Gratuitamente quindi, on. signore, voi asserite che le donne terrebbero il voto qual dono sgradito e vi rinuncerebbero. La vittoria da esse ottenuta in parecchi Stati americani, non fu loro largita graziosamente - nessun despotismo ha mai abdicato di proprio moto - fu il frutto di una lotta di 50 anni, nella quale le donne si mostrarono cosí diverse dal tipo rinato da Manú, che bisognò pur convenire essere esse fatte per tutti gli uffici sociali ed adattabili a tutte le riforme nelle quali si esplica la attività e la intelligenza umana; restando provato che la femmina è contenuta nella donna, e non la donna contenuta nella femmina; come il maschio non circoscrive l'uomo, bensí l'uomo circoscrive il maschio... ...
Voi avete voluto scapezzare la questione e fermare il carro del progresso gettandogli fra le ruote il bastone tarlato dai secoli del principio salico. Non solo non avete raggiunto lo scopo, ma avete fatto fare un passo gigante alla nostra causa, poiché a chi legge la vostra dotta relazione, salta all'occhio la efficacia razionale dei motivi che militano pel voto delle donne, e l'indole teologica degli argomenti di cui vi avvalorate per impugnarlo; fa meraviglia che voi, abile avvocato quant'altri mai, fornite voi stesso col vostro capitolo la prova contraria di quel che affermate; poiché se la natura della donna ripugnasse alle funzioni che le negate, essa non la avrebbe cercata mai, e in nessun luogo, neppure si sarebbe affacciata alla mente di alcuno, la questione non esisterebbe, e il vostro capitolo sarebbe soverchio. Dovete quindi essere persuaso che, se il vostro diniego sarà approvato dalla Camera, che composta tutta di uomini, è nella causa, tutt'insieme legge e principio, giudice e parte, non avrà scosso le convinzioni di nessun ragionatore spassionato e obiettivista.

Perdonate, illustre signore, se nel concerto meritato di elogi che ha accolto la comparsa del vostro monumentale lavoro, io, oscura e sola, ho alzato una nota discordante.
Io dovevo a tutte le donne intelligenti che, in Italia e fuori, lottano contro il principio d'ostracismo dalla vita nazionale che voi ci scagliate contro; ed alle masse femminili che lotterebbero se non fossero soggiogate da pregiudizi, intimidite dalla contraddizione o impedite da dispotismi famigliari e officiali (e sono molte), di protestare contro il vetusto sistema di disporre di noi come di cose, da un punto di vista esclusivamente vostro: infiorandoci l'ingiustizia con dei lirismi o delle esteriorità rispettose; mentre nel fatto, leggi e regolamenti fanno a gara nel trattarci come gente conquistata fra un popolo di conquistatori.

Indarno tenterete ridurre alle proporzioni della odalisca le donne dell'Occidente che arsero, eretiche, sui roghi, lottando con voi contro il dispotismo dogmatico; spirarono sui patiboli preparando il rivolgimento filosofico e politico con la massoneria; morirono vittime della rivoluzione con Madame Roland benedicendo alla rivoluzione; la illustrarono con libri immortali con la Staël, con la Sand, e con la d'Héricourt, e accompagnarono voi stessi nella reazione contro la straniera signoria. Noi non siamo fatte per quella parte da codine e da sultane valide - abbiamo altro sangue nelle vene, altri ideali. Noi sdegniamo le tenebrose influenze da serraglio nelle quali volete circoscrivere la nostra attività, e rinunciamo ai modi tortuosi di difesa che ci prestano le vostre passioni. Sentiamo dignità di persona e ci riconosciamo il diritto di avere opinioni, sentimenti e interessi che debbono farsi valere alla luce meridiana, educando le vostre coscienze alla giustizia e avvezzando le vostre orecchie a sopportare la verità.






📚

Lettera a E. Fazio
"La donna" del 31 luglio 1870
e miscellanea


“Vado a rilento nell’accogliere un principio, e sottilizzo prima di ritener certo un fatto, ma quando ne sono convinta, non cedo a nessuna autorità. Rispetto tutti i partiti e tutte le opinioni, siccome espressioni logiche e necessarie dell’attività umana e disprezzo il gretto esclusivismo che chiude la via all’esame e trascura per disciplina di partito gli interessi supremi della verità. In questa attitudine dello spirito ho trovato l’indipendenza della mente, la calma delle passioni, e la libertà dell’azione”.

📚
Il dovere, fonte del diritto, è cosa santa ed equa, ma il dovere solo è schiavitú ed oppressione. Tutte le rivoluzioni sociali, politiche, religiose, tutte ebbero, o segreta o palese, sempre però una movenza interessata. Non si accagioni dunque per avventura la donna di strettezza di cuore se chiede il suo diritto. Ogni lavoro vuol la mercede, ogni martirio vuol la corona; l'uomo ha proceduto per questa via al conquisto della sua libertà, non v'ha ragione che ne escluda la donna. Ed eccomi perciò a considerarla in faccia al diritto parziale ed al Codice Civile Sardo dopo averla guardata in faccia al diritto primitivo ed ingenito, davanti al quale ogni veduta d'interesse, di convenienza, d'opportunità, deve tacere, e la parzialità della legge non iscusa, né la debolezza del muscolo che non sarà mai equa base di diritto, né l'ignoranza che si può vincere, né l'incapacità ch'è sempre affermata, provata non mai.

📚
Le considerazioni fatte sulla situazione creata alla donna da leggi, che ancor troppo risentono lo spirito del secolo che precedette il 1789, mi conducono naturalmente a chiedere delle riforme che, se sono limitate, hanno in compenso il vantaggio di essere possibili, ed è in me profonda la convinzione che un miglioramento nelle condizioni presenti della donna non è vantaggio suo soltanto, ma altrettanto e piú dell'umanità, che in tanta parte della donna si compone ed in altrettanta da lei dipende ed è influenzata..

📚
G. G. Rousseau considerò la donna in natura; Balzac ne disse dal punto di vista degli interessi virili; La Bruyère l'assoggettò a fina analisi senza che da questa si curasse poi derivarne riforma alcuna in lei od attorno a lei; Madame Neker non la vide che dal punto di vista di istituzioni locali, facenti spesso a pugni colla vera natura degli esseri e delle cose. Nessuno, fra tanti, studiò di proposito l'influenza delle istituzioni sul suo carattere e sulle sue condizioni.2

📚
Tu ti accorgi, o fanciulla, che tutta la vita che la natura ti ha posto nel cuore e nella mente e si traduce in pensieri ed affetti, il desiderio di sapere che ti fu istillato, i sentimenti nobili dei quali raccogliesti l'insegnamento non hanno servito che a farti conoscere il tuo proprio valore, hanno aumentato la tua sensibilità, i tuoi gusti e i tuoi desideri e il bisogno invincibile della indipendenza, - e tu trovi che a tutta questa condizione dell'animo tuo non risponde né l'assetto attuale della società, né quello della famiglia e tutta si volge a tuo danno questa somma di beni. Poiché tu non puoi procedere nello studio senza lottare contro difficoltà economiche od esclusioni legali o pregiudizii invincibili; - non puoi lavorare perché tutto il lavoro nobile e lucroso è accaparrato dalla gioventú dell'altro sesso; - non sei libera perché la legge ti assoggetta al marito e devi obbedire a chiunque ti mantiene per necessità e da questa necessità non puoi uscire se non assoggettandoti a lavori servili faticosi e che non ti caveranno, di solito, la fame. Tu ti accorgi che se vuoi scorrere tranquilla la vita sei costretta a soffocare ogni sogno di gloria, di virtú, di libertà e di amore, e che la missione che ti è inesorabilmente tracciata è una vita tutta riempita da noiose, minute e quotidiane pratiche della vita domestica, sicché il lavoro materiale, automatico, continuo, senza diritti, senza mercede, senza indipendenza, senza riposo e senza dignità, è la tua parte.

📚
Se tuo marito ti maltratta, se ti percuote e te ne lagni al pretore, egli ti risponde: «Andate in pace, non vi sono gli estremi legali.» Se te ne lagni al prete egli ti risponde: «È la tua condanna, la tua schiavitú è la legge di Dio.» Se ti confidi a persona prudente e di consiglio, essa ti persuade che bisogna piegare il capo alla forza maggiore e che la signoria dell'uomo nella famiglia è una necessità dell'ordine, quand'anche vi crei il disordine. Se ne piangi in seno a tua madre, ella ti risponde piangendo: «Anch'io ho sofferto cosí.»



📚 📚 📚







0 commenti:

Posta un commento

Poetar m'è caro

Ricordi

Insieme

Ultimi Commenti

POST COMMENTATI

Blog Archive

DISCLAIMER

Ove non diversamente specificato, tutti i testi contenuti di questo blog sono di proprietà dell’autore e sono protetti da copyright. Le immagini di proprietà dell’autore sono esplicitamente indicate in quanto tali. Nessuna riproduzione, né integrale né parziale, e nessuna manipolazione sono consentite senza preventiva autorizzazione dell’autore. In particolare, sono assolutamente vietate le riproduzioni a scopo di lucro. L'Utente s'impegna a: 1.non utilizzare il Sito o il materiale in esso inserito per perseguire scopi illegali ovvero per divulgare o diffondere in qualsiasi modo materiale o contenuti preordinati alla commissione di attività illecita; 2.non utilizzare il Sito in modo da interrompere, danneggiare o rendere meno efficiente una parte o la totalità del Sito o in modo da danneggiare in qualche modo l'efficacia o la funzionalità del Sito; 3.non utilizzare il Sito per la trasmissione o il collocamento di virus o qualsiasi altro materiale diffamatorio, offensivo, osceno o minaccioso o che in qualche modo possa danneggiare o disturbare altri Utenti; 4.non utilizzare il Sito in modo da costituire una violazione dei diritti di persone fisiche o giuridiche o ditte (compresi, ad esempio, i diritti di copyright o riservatezza); 5.non utilizzare il Sito per trasmettere materiale a scopo pubblicitario e/o promozionale senza il permesso scritto di lapanchinadelcuore.it; Ogni violazione sarà segnalata agli organi di Polizia ed alle Magistrature competenti. Nel caso in cui l'Utente non accetti, in tutto o in parte, le suddette condizioni, è invitato ad uscire dal sito.