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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Lucca Insieme - Morte e Resurrezione

 



Morte e Resurrezione 


Nella Settimana Santa,
con l'allestimento dei Sepolcri,
e la processione con il Cristo morto,
 è quasi impossibile
non pensare alla morte,
almeno fino a domenica,
quando sarà Pasqua
e si parlerà
di Resurrezione e Vita.

Così, molte riflessioni
sorgono spontanee.

Partiamo
dal fatto che
tutto questo è avvenuto
quando Gesù aveva 
tretantatré anni.

Chissà perché
mi è venuto in mente
che oggi questa età
individua
un momento della vita
in cui si è poco più che
ragazzi.

Del resto oggi, 
ci si aspetta di poter vivere
più o meno
fino a 83 anni.
Eppure
solo all'inizio del Novecento
le aspettative di vita
erano intorno ai 42 anni.

Ho anche ripensato
a quando io ero ragazza
e a come avrei vissuto invece la vita
se avessi saputo
di avere molte probabilità
di incappare nella morte
di lì a non molto.
E come mi sarei sentita
se fossi nata nel
Medioevo?

Ci avete mai pensato?
Ne vogliamo parlare?


📌

Io, ieri e oggi.

Bene la vita di oggi, nonostante ci si lamenti e magari a ragione. Difficoltà ce ne sono tante per tutti ma se ci soffermiamo a pensare a come avremmo vissuto nei tempi passati, io proprio non mi ci vedo.

Non mi vedo imbacuccata in quei vestiti ampi, goffi e con poche possibilità di libertà di esprimermi in quanto donna. Sarei una donna destinata a far figli fin da giovanissima e pure uno dietro l’altro nel caso non fosse maschio e soprattutto nel caso non sopravvivessero, perché la speranza di vita non era dilatata nel tempo come oggi. Nonostante il poco tempo di vita che avrei probabilmente avuto a disposizione, credo che avrei avuto più paura di vivere che di morire.

Basta guardare un film riferito a epoche passate che mi rivedrei curata con le sanguisughe addosso. E se avessi avuto un semplice mal di denti?

A questo punto più che alla limitata libertà di vivere a mio piacimento in quanto donna, la vera sofferenza sarebbe stata vivere affrontando eventuali e anche probabili  malattie.

Più che della morte mi fa paura soffrire. Non è tanto la speranza di vita che ha valore quanto la qualità. Credo che avrei vissuto poco e male, ma a quel tempo era normale visto che la scienza se c’era, era ancora agli albori.

Per fortuna vivo oggi con altre possibilità e non intendo lamentarmi e nemmeno pensare alla morte. Quando arriverà l’accoglierò, è inevitabile perché é così che é fatto il Creato.  

Quando abbiamo perso le nostre radici e diventiamo radici a nostra volta, può succedere di soffermarci a pensare alla morte come una mano che ci afferra e ci tira via e a nulla vale la nostra resistenza, la forza che mettiamo nell'opporci, nell’aggrapparci alla vita.

Tutti ne abbiamo paura, anche coloro che si vogliono suicidare e, sono incline a pensare, anche coloro che hanno il conforto della religione. Io mi sento di avere paura più che altro di perdere gli affetti, di conseguenza ho imparato a non avere paura per me.

La mattina quando mi sveglio, capisco che fino ad allora ero come morta quindi la morte è un sonno eterno, null’altro.

Sarebbe bellissimo avere la possibilità di un Mondo che si dilata per contenerci tutti pur invecchiando, perché la vecchiaia porta con sé la bellezza di un gran racconto di vita. Ognuno di noi ha un suo romanzo ed è un vero peccato che, tutto sommato, alla fine vada perduto se prima non era stato messo nero su bianco.

D’altronde siamo foglie al vento, siamo di passaggio e forse proprio per questo abbiamo tra i tanti umani difetti, la voglia e la determinazione di vivere al meglio, di possedere quanto prima e quanto più possibile, spesso passando sopra tutto e tutti. C’é chi dice il contrario. C’é chi dice che se fossimo immortali sarebbe molto peggio. Per fortuna che i credenti, che sono i più, si preoccupano di dove vada a finire l’Anima o Spirito che sia e così molti valori danno scopo alla vita. Guardo e ammiro chi riesce a far cose, chi sa costruire, chi lascia dei risultati per la vita che verrà, non chi butta via questo bene prezioso.

La speranza di vita oggi è alta, ma si può dire che valga davvero per tutti?

La speranza non E’ e non è detto che sia, quindi penso a vivere con interesse il regalo del tempo che ho a disposizione.

Claudia




📌


Quando ero una adolescente, sebbene mia madre avesse poco più di quarant'anni, avevo la percezione che lei fosse molto vecchia e questo era un sentire comune intorno a me.
Che differenza dopo cinquanta o sessant'anni, visto che oggi a questa età ci si considera appena appena adulti
Comunque io non avevo troppa fretta di crescere. Mi applicavo a formarmi quanto più possibile e pensavo di avere tutto il tempo per pensare ad un'eventuale famiglia e quant'altro. Mi sembrava di avere molto tempo davanti a me e, in fondo, così è stato.
Se, invece, mi immedesimo in una dodicenne vissuta in un lontano passato, quando tra vita dura, malattie, incidenti, epidemie e altri imprevisti, la morte era qualcosa che poteva con grande probabilità arrivare da un momento all'altro, mi prende un'ansia di vivere, che potrebbe alternarsi al desiderio di non fare proprio niente. È ovvio che anche per noi oggi la morte arriva quando vuole, tuttavia è la quasi certezza che ciò probabilmente non accadrà nell'immediato a fare la differenza.
Dai pensieri di una dodicenne
"Sì, le mie coetanee sono già tutte promesse spose e no, io non posso indugiare oltre, altrimenti diventerei troppo vecchia e non troverei più marito. 
Infatti, ormai sono già anche troppo grande ed è necessario per me convolare a nozze. Sarà un bel momento, ma finirà in fretta. Siccome non ci sono molti mezzi contraccettivi, posso aspettarmi l'arrivo di più bambini in tempi brevi. Questo sarà bello... ma ho anche tanta paura... Devo procurare e preparare il cibo per la famiglia e aspettarmi la morte sempre più vicina e in agguato: la mia potrà avvenire anche di parto, spesso capita, ma è tremenda e inevitabile quella dei bambini che contraggono facilmente brutte malattie.
Vanina



📌


Questa è la Settimana Santa e mi ricorda la morte di Gesù. E, pensando alla morte, mi viene anche da pensare con grande tristezza che ho una certa età e incomincia il viale del tramonto.  Che tristezza! E no, eh!

Poi penso anche al passato e mi faccio delle domande. Come vedevo vecchie le donne, anche se erano giovani! Io, essendo piccola, le vedevo tutte vecchie, anche perché erano vestite di nero per il lutto, che portavano per molto tempo.

Sarà che nell'era moderna possono farsi qualsiasi ritocco e che perciò non accettano di invecchiare, così ora nel 2000 sono tutte uguali, fatte tutte con lo stesso stampo, tutte giovani poi quando crollano sono vecchissime... Insomma, o sono giovani o sono vecchissime, anche perché ora abbiamo molte cure e la gente anche se è malata va avanti di più, mentre una volta c'era la selezione naturale: o eri sana o morivi e per qualsiasi malattia che non si poteva curare. Solo i ricchi avevano qualche speranza in più.

Alba



📌


Come vedeva il futuro un/una giovane dei secoli passati, rispetto ai giovani del presente?

Nel medioevo, di cui ho letto storie e cronache, la nozione di età era un concetto astratto, il computo del tempo, come successione di anni, non era considerato dalla gente comune, non condizionava le loro vite, come invece faceva il susseguirsi delle stagioni.

La gran maggioranza di braccianti, contadini operai, piccoli commercianti e piccoli artigiani in Europa, non sapevano leggere e scrivere, né conoscevano il giorno della loro nascita.

Si veniva considerati adulti tra i dodici e i sedici anni, secondo il diritto romano. Parlando di ragazzi; per le ragazze, invece, l’età adulta cominciava dalla prima gravidanza, cioè dai 12 anni in poi. Chi superava indenne i sedici anni (presunti) o le varie precoci gravidanze, poteva aspirare a vivere fino a 60 anni circa, sempre che non intervenissero guerre, parti tragici, malattie mortali o invalidanti a stroncarne la vita.

Per i nobili, per i ricchi, il clero e gli artisti importanti - esigua minoranza istruita - era diverso, infatti se ne conoscono le date importanti della vita ancora oggi: solo loro potevano avere un progetto di vita. Per tutti però erano soprattutto le tappe da raggiungere, conquistare e sorpassare ad essere chiare: il matrimonio, la cura dei figli, la cura della casa, eventualmente della proprietà, la difesa da malattie, il raggiungimento di una vecchiaia tranquilla.

Molto difficile era passare da una classe sociale ad un’altra più elevata.

Il destino era assegnato più o meno a tutti fin da subito. Pochi potevano decidere come indirizzare la loro vita.

Oggi, o meglio gradualmente dai primi decenni del secolo scorso, le cose sono cambiate, almeno nella società occidentale.

Le malattie gravi dell’infanzia e la malnutrizione sono per lo più sconfitte e oltre il 90% dei neonati arrivano quindi alla gioventù. Ogni giovane può sognare, progettare e impegnarsi nel costruirsi un futuro secondo le sue inclinazioni, il suo talento, il personale desiderio, anche se non è detto che riesca a realizzarlo.

Restano le tappe, come nei tempi antichi, ma ora si possono dilatare negli anni, o addirittura saltare. Si può decidere di non avere figli, senza essere ostracizzati, di trasferirsi a vivere in un luogo lontano, anche senza averne la necessità, si può studiare, anche senza provenire da una famiglia ricca e potente, si può decidere di non seguire le orme degli antenati.

Questo è un sintomo per me positivo di libertà, anche se si accompagna a incertezze che nei secoli precedenti non c’erano.

A 30 anni circa ogni giovane (oggi si è considerati giovani anche oltre i trenta), maschio o femmina ha ormai acquisito la consapevolezza che un giorno la sua vita finirà, perciò - se non l’ha fatto prima - progetta il suo futuro, i suoi obiettivi importanti e dato che l’aspettativa di vita oltrepassa gli 80 anni, può continuare a progettare per molto tempo, con obiettivi diversi, anche dopo quella che una volta veniva considerata vecchiaia prossima alla morte.

Io sono un esempio di questa epoca, riguardo alle possibilità di vita: dovevo morire a poco più di nove mesi pur essendo nata sana e robusta. Per aver bevuto un biberon di latte andato a male per il caldo, il 18 agosto del 1957 ebbi una gastro-interite acuta seguita da una forte disidratazione. I miei mi portarono, con la Topolino, prima all’ospedale di Grosseto, il più vicino, dove i medici dissero che stavo per morire e che non c’era niente da fare, poi a quello di Siena dove confermarono la diagnosi e infine a quello di Pisa dove mi salvarono. Per tutta l’infanzia sono stata gracilina e spesso malata, avevo un armadietto pieno delle mie medicine, ma nell’adolescenza mi sono rinforzata e non ho più avuto bisogno di cure mediche specifiche. Ho potuto fare progetti, che non si sono completamente realizzati, e posso farne ancora. Anche se un giorno inevitabilmente morirò, penso che anche in quei momenti starò progettando qualcosa… di non troppo impegnativo, a quel punto!

Silvana B.




📌


Ricordo tanti anni fa che le persone sembravano molto più anziane della loro reale età. Sarà stato l'abbigliamento o l'aspetto, ma  persone di sessanta anni sembravano molto ma molto anziane. Inoltre gli esseri umani avevano un'aspettativa di vita notevolmente inferiore ad oggi. Sicuramente ciò era dovuto ai lavori pesanti che dovevano esercitare, senza aiuti di macchinari.

Inoltre se si ammalavano, il loro destino era segnato perché non esistevano medicinali in grado di curare e rimettere in forma le persone. Se c'era un'epidemia la morte di molte persone era sicura; un virus portava con sé al cimitero incalcolabili quantità di individui. 

Scendendo le scale dei miei ricordi appare però "Gnagne Seleste" la zia di mia madre. Devo ammetterlo: era una grande donna... cioé, fisicamente era una donnina piccola e magrissima, il suo aspetto quando io ero una bimba di tre anni era quello di una donna incartapecorita dalla vecchiaia, sempre vestita di nero, sempre con il grembiule, ma nero, per non sporcare l'abito.
Questa stupenda donnina aveva avuto dieci figli viventi e tanti altri morti alla nascita o persi durante la gravidanza. Ogni anno la rivedevo quando andavo in Friuli a trovare il mio nonno e mi dicevo: "Certo che è proprio vecchia poverina, ma come farà a preparare la cena di benvenuto a tutti noi parenti, da sola, senza l'aiuto di nessuno? Come avrà fatto ad apparecchiare questo lungo tavolo che attraversa il  cortile?
Ma non era tutto, per la gioia dei suoi tanti nipotini aveva svuotato delle zucche alle quali aveva  intagliato occhi e bocche spaventose dalle quali usciva la luce sinistra delle candele e le aveva posizionate in alto sul terrazzo. 
Dopo averci servito il lauto pranzo come per incanto spariva... Veniva istintivo pensare che stanca, fosse andata a dormire, invece no, sul più bello riappariva coperta di abiti maschili laceri, un cappellaccio in testa  e una forca in mano facendo gesti e versi minacciosi verso noi bambini che scappavamo terrorizzati in ogni direzione. Dopo alcuni inseguimenti si palesava togliendo il cappello. Era troppo divertente quella sceneggiata che ogni anno ci riservava.
Gli anni passavano e lei sempre uguale ripeteva questi riti.
Noi ragazzi crescevamo e lei era sempre uguale. Quando le ho mandato l'invito alle mie nozze, mi telefonò per farmi gli auguri e mi disse che a novantotto anni non se la sentiva di venire alla cerimonia, ma che mi avrebbe pensata seduta sulla sua poltrona con la sua gallinella americana in braccio accovacciata sul grembiule nero dove le faceva le uova. 
Se ne è andata a centodue anni compiuti, quarantotto anni fa e penso che non se ne sia nemmeno accorta. 
Questo per affermare che forse lei era una donna d'acciaio e lo erano anche i suoi figli dei quali diversi sono vissuti fino oltre i cento anni senza problemi di salute, però il suo aspetto è sempre stato da donna anziana, anche quando era giovane. 

I suoi contemporanei non sempre riuscivano a raggiungere i sessanta anni di età, come accadde a suo marito, che essendo per diversi anni sindaco del paese, non credo che si sia affaticato quanto lei...
Lauretta



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