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Buona lettura



Lucca Estate - C'era una volta un Nobel: M. G. Deledda

 



Nuoro 1871 - Roma 1936



C'era una volta un Nobel
Maria Grazia Deledda



C'era una volta...
la scrittrice sarda
Maria Grazia Deledda.
(v. pag. "Edu - Pillole: M. G. Deledda")

Avete forse letto
qualche suo scritto?
Se pensate a lei,
cosa vi viene in mente?

Dai banchi di scuola
molti di noi probabilmente
ricorderanno
di averla sentita nominare. 

Certo!
È stata insignita del
Premio Nobel per la Letteratura
nel lontano 1926.

M. Grazia Deledda
fu la prima donna in Italia
a ricevere questo tipo di premio,
prima della seconda ed ultima donna,
che fu Rita Levi Montalcini,
in tutt'altro campo.

Ecco perché
"C'era una volta...".
Dunque,
mi chiedo e vi chiedo:
"Come mai le donne in Italia
sono completamente sparite
dalla scena?".

Mi piacerebbe tanto
intavolare con voi
una discussione
su questo argomento.
Vi va?

Chi comincia?







🎯

In Italia donne capaci, donne che sanno emergere, ce ne sono in tutti i campi.
Un importante campo è la ricerca per esempio, ma si sa che non è ben supportata o, meglio, finanziata, per cui anche arrivare a certi traguardi, raggiungere insomma particolari obiettivi con importati risultati, resta un’impresa.
Non mi pare comunque che le donne siano rimaste indietro nell’affermarsi. Vedi per esempio nel corpo dell’esercito. Chi mai avrebbe pensato a tanto?
Abbiamo una donna astronauta. Hai detto nulla! E’ stata da poco capo di una spedizione spaziale e ne parla con tanta naturalezza come fosse un lavoro a maglia per la maggior parte delle donne.
Anche del lavoro a maglia ne parlo con rispetto, certo. Ognuno ha diritto a una propria scelta di vita, di seguire le proprie passioni. Non si tratta solo di opportunità. Si tratta anche di libero arbitrio.
Risaliamo pure alla Deledda. Intanto era nata in una famiglia agiata per cui fin da piccola ha potuto seguire le proprie aspirazioni. Poi ebbe un marito che assecondò la sua inclinazione, anzi, ne fu l’agente.
Con questo vorrei dire che l’ambiente è determinante per lo sviluppo della personalità. In quanto al Nobel, premio particolarmente ambito, potrebbe essere assegnato a chi si è distinto nella scoperta del vaccino contro il Covid e in questo campo di donne ce ne sono. Non in Italia. Il mondo è grande.
(Claudia)
 



🎯
 
Le donne sono ancora come “Canne al vento” in cerca di conferme e di riconoscimenti.
Il premio Nobel Maria Grazia Deledda ha cercato, nel suo tempo, di emergere nel mondo maschile e a suo modo ci è riuscita.
Non si è fermata con i ferri in mano, ma ha creduto in se stessa, nelle sue capacità ed ha affrontato il suo presente a testa alta.
È stata “una combattente” che come donna mi sento di prendere come esempio. La sua umanità ha sbaragliato ogni avversario.
Non demordere mai, credere nei propri sogni e cercare di realizzarli sarà il mio obiettivo. Invito ogni donna a farlo!
(Monica)
 



🎯

Oggi abbiamo parlato della scrittrice Maria Grazia Deledda.
Sono rimasta incantata a sentirla descrivere e a scoprire che personalità aveva. Come al solito, siccome donna, veniva più volte osteggiata dal mondo maschile.
Era nata in una famiglia benestante da un padre che aveva studiato legge. Lei ha cominciato a scrivere a puntate su un giornale, cosa per quei tempi molto moderna. E poi ha raccolto tutti gli episodi insieme e ne è venuto fuori il suo famoso libro “Canne al vento”.
Ha ricevuto il premio Nobel… era il primo Novecento e per una donna e sarda è stata una cosa veramente importante.
Da sposata è venuta sul continente e poi addirittura a Roma, dove si presentò al parlamento. Durante le votazioni aveva vinto, però le furono annullati tanti voti e fu proclamato vincitore il suo oppositore che era un uomo.
Ha combattuto da guerriera contro tutto e contro tutti per affermarsi e l'ho ammirata tanto, perché io di lei sapevo molto poco. Ora so che donna è stata e merita di parlarne e di valorizzarla.
(Silvana)
 



🎯

Oggi mi è stata presentata M. G. Deledda. Conoscevo il nome per antichi ricordi, ma più in là non andavo. Ho bevuto le notizie che mi sono state date e mi sono sentita in sintonia con questa donna nata oltre cento anni fa. Era certamente avanti con i tempi e mette per iscritto quello che le altre donne non osavano neppure pensare.
Era nata in una famiglia agiata, padre laureato benestante, ma nonostante ciò padre-padrone come usa anche oggi nella regione sarda e in molti altri posti a dire il vero. Si sposò, ebbe due figli e andò per vari anni ad abitare a Mantova, città natale del marito, poi a Roma.
Suo marito lasciò il lavoro per aiutarla a gestire i suoi molti impegni.
Questa donna madre, moglie, scrittrice, era molto attenta ai bisogni del suo tempo e, in un periodo in cui le donne non avevano neppure il diritto di voto, si candidò in parlamento e risultò vincitrice anche se per pochi voti. Ma fu talmente bersagliata da maldicenze e pregiudizi che in maniera truffaldina riuscirono a far annullare quasi tutte le sue schede.
Fra le altre cose, scrisse “Canne al vento” che fu inizialmente pubblicato a puntate in un quotidiano del nord Italia
Quest'opera vuole essere una metafora degli uomini che sono in balia di una forza superiore che li agita e li piega, ma lei ama ricordare che davanti ad ogni uomo ci sono due vie, il bene e il male, e che in fondo l'uomo con il suo libero arbitrio può decidere quale via scegliere.
E' vero che lei parlava solo della realtà della sua isola, ma lo faceva con grande umanità e sensibilità e fu questo che le riconobbe la giuria quando le assegnò il premio Nobel per la letteratura nel 1926, prima donna in Italia.
Solo molti anni dopo a un altra donna fu riconosciuto il premio Nobel, poi silenzio assoluto. Se facciamo una piccola riflessione troviamo altre donne che sarebbero ampiamente meritevoli di questo ambito di riconoscimento, ma non sono poi tantissime.
Purtroppo nel nostro paese siamo ancora indietro per la parità delle donne, che devono lottare più degli uomini per affermare le loro capacità e ottenere i meritati riconoscimenti.
Certo, mancano ancora le infrastrutture come le mense scolastiche, gli asili e molto altro per permettere alla donna di dedicarsi al suo lavoro e contemporaneamente ai figli.
Ci sono pochissime nascite nel nostro paese, forse anche perché molte donne devono scegliere fra la carriera o la maternità, perché, diciamocelo  sinceramente, le donne hanno sempre fatto il doppio lavoro. La Deledda stessa era supportata efficacemente dal marito,ma penso che vedremmo qualche premio nobel al femminile in più se i giurati rinunciassero anche all'irriducibile maschilismo che abita in loro.
(Rita)




🎯
Grazia Deledda, scrittrice sarda che, essendo una donna molto sensibile di grande capacità espressiva, è stata onorata nel 1926 del Premio Nobel, ma nella vita, anche lei è stata soggetta al vento che muove le canne di cui parla nel suo libro più famoso.
Perse all'età di diciassette anni il padre che tanto aveva favorito  la sua abilità di scrittrice e anche un fratello in giovane età. 
Trasferitasi a Roma dalla Sardegna, si candidò in politica e pur avendo dei voti in più rispetto ad un uomo, con le calunnie fu esclusa.
Oggi, nonostante siano trascorsi quasi cento anni dal suo Premio Nobel, non mi sembra che le donne abbiano fatto molti passi avanti nella conquista di una parità con l'uomo.
Basta guardarsi un po' intorno... donne che sono emerse nella politica ce ne sono state veramente poche dall'unità d'Italia... Donne che riescono a costruirsi una posizione d'élite si ritrovano costrette a rinunciare agli affetti e sono costrette a sgomitare in mezzo alla marea di colleghi che cercano in ogni modo di prevaricarle. 
L'uomo sempre prevale sulla donna alla quale sono affidati i compiti minori anche se ha  le capacità di dirigere e gestire il posto di lavoro con competenza notevolmente superiore a  quella maschile.
Ne abbiamo tanti esempi: possiamo vedere negli ospedali dove ben poche donne hanno mansioni dirigenziali e adirittura esempi di chirurghi, che permettono alle dottoresse di assistere agli eventi, ma non di praticarli.
Un altro esempio lo possiamo vedere nella Chiesa. Spesso mi sono domandata: "Ma per quale motivo a celebrare cerimonie religiose sono sempre e solo i maschi? Chissà quante suore ci sono che potrebbero essere ottime sacerdotesse!". Eppure le cose rimangono tali nei secoli.
Pensate alla frase "Donna al volante pericolo costante". Ma vi pare giusto? Io vedo tanti uomini che guidano malissimo e a volte avrei proprio voglia di gridare loro: "Vai a riprenderti la patente.... imbranato!",
Per finire vi racconto cosa mi è successo personalmente quando lavoravo alle Ferrovie dello Stato.
Quando sono andata dal dirigente dell'ufficio dove lavoravo per chiedere il congedo matrimoniale, mi ha risposto: "Ma non gliel'hanno detto che in questo ufficio non vogliamo donne sposate? Poi si mettono a fare figli e io voglio che chi lavora qui continui a farlo ininterrottamente. Quindi cerchi lei un'altra stazione per lavorare".
Io mi dovetti accontentare di una piccola stazione periferica dove lavoravo con due uomini che avrebbero dovuto eseguire i lavori che io indicavo. Generalmente ci volevano ore prima che li eseguissero e più di una volta, quando chiedevo loro di fare qualcosa , mi sono sentita rispondere: "Ma lei vuole fare carriera?". Questo è il rispetto che io donna lavoratrice ho avuto da parte degli uomini. 
Purtroppo non saranno le parole che ho scritto che riusciranno minimamente a cambiare questo brutto atteggiamento dell'uomo nei confronti delle donne... Pazienza.
(Lauretta)                                                                                          
 




🎯

Ho letto "Canne al vento" quando ero giovanissima e di sicuro per "imposizione" dell'insegnante di lettere, o meglio per suo consiglio. Non ricordavo la trama del romanzo e, da ciò che è emerso nelle conversazioni, ho capito il tema trattato e soprattutto ho conosciuto la vita di Grazia Deledda.
Ad inizio del XX° secolo la condizione delle donne era molto difficile... si doveva sottostare alle imposizioni di padri, fratelli e mariti e i lavori che svolgevano erano i più umili e faticosi. Tutto è racchiuso nella ribellione di Lia al padre-padrone, che se ne va dalla Sardegna per trovare la sua strada nel continente.
La condizione della donna non è mai stata facile e, sebbene di cambiamenti positivi ce ne siano stati parecchi, ancora oggi è difficile fare valere i propri diritti in un mondo ancora in mano al genere maschile.
Una testimonianza forte di quanto per la donna sia difficile emergere anche nella piccola comunità familiare, io l'ho vissuta in casa mia. Mia mamma, sin da bambina, ha dovuto provvedere alla sua sopravvivenza lavorando sempre. A quindici anni fu mandata a fare la cuoca in una nobile famiglia lucchese che, oltre che in città, aveva una fattoria nella campagna dove il padre e i fratelli lavoravano come contadini.
Mamma raccontava che lì era a contatto con nobili abituati a comandare e ad essere ubbiditi nonostante i soprusi e le cattiverie. Lei non era una ragazza che si piegava all'ubbidienza se le richieste erano prepotenti o dittatoriali. C'era in famiglia un "Signorino" che l'aveva presa di mira (era una bella ragazza la mia mamma!) e trovava sempre il modo di molestarla. Lei non si piegava ai suoi voleri e per questo  spesso era costretta a subire i provvedimenti che i "padroni" prendevano nei suoi confronti. Si sposò giovanissima e le condizioni economiche cambiarono, tanto che mio padre non le permise di restare a fare la cuoca. Mamma però non voleva dipendere completamente dal marito, per cui ricamava e cuciva riuscendo sempre ad avere qualche soldino da spendere senza dover renderne conto a nessuno. Aveva solo la terza elementare, ma una grande passione per la lettura (ricordo ancora le valigette di cartone piene dei romanzi di Liala), passione che ha sempre conservato negli anni e che ha trasmesso anche a noi figlie. Lei ci ha sempre spronato a far valere le nostre ragioni, a studiare, a prendere la patente, a trovarci un lavoro, insomma a renderci indipendenti. In poche occasioni l'ho vista piangere; era l'umiliazione a farla stare male, ma mai si lasciava sopraffare e sempre diceva le sue ragioni .
Nel  mondo odierno dovrebbe essere più facile per una donna affermare se stessa; purtroppo vedo che siamo ancora un gradino al di sotto dell'uomo e la strada per la parità è ancora molto in salita.
(Mariella) 

         














1 commenti:

  1. In questi giorni in TV hanno trasmesso il film " Sulle ali della musica"sulla figura di Antonia Brico, direttrice d'orchestra e pianista. Quanta fatica per far valere i suoi diritti e il suo talento in un mondo fatto di uomini...E quanta tenacia e coraggio! Ancora oggi nel mondo sono pochissime le donne direttrici d'orchestra, credo 20, e questo riprova di quanto la parità di genere sia ancora lontana

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