Canzone
Il carretto passava e quell'uomo gridava gelati
Al ventuno del mese i nostri soldi erano già finiti
Io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi vestiti
Il piu' bello era nero coi fiori non ancora appassiti
All'uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri
Io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli
Poi, sconfitto, tornavo a giocar con la mente i suoi tarli
E alla sera al telefono tu mi chiedevi perché non parli (mm, mm)
Che anno è, che giorno è?
Questo è il tempo di vivere con te
Le mie mani come vedi non tremano più
E ho nell'anima
In fondo all'anima cieli immensi
E immenso amore
E poi ancora, ancora amore, amor per te
Fiumi azzurri e colline e praterie
Dove corrono dolcissime le mie malinconie
L'universo trova spazio dentro me
Ma il coraggio di vivere quello ancora non c'è
I giardini di marzo si vestono di nuovi colori
E le giovani donne in quei mesi vivono nuovi amori
Camminavi al mio fianco e ad un tratto dicesti "Tu muori"
"Se mi aiuti, son certa che io ne verrò fuori"
Ma non una parola chiarì i miei pensieri
Continuai a camminare lasciandoti attrice di ieri (mm)
Che anno è, che giorno è?
Questo è il tempo di vivere con te
Le mie mani come vedi non tremano più
E ho nell'anima
In fondo all'anima cieli immensi
E immenso amore
E poi ancora, ancora amore, amor per te
Fiumi azzurri e colline e praterie
Dove corrono dolcissime le mie malinconie
L'universo trova spazio dentro me
Ma il coraggio di vivere quello ancora non c'è
bomboloni e dolci, gridava.
Passava e vendeva,
bomboloni e dolci, ci offriva.
Vedo il carretto con sopra la cesta,
vedo il nero fazzoletto in testa
E lei, lei mi chiamava
E io, io sul muro, in alto, lassù
ammiravo il carretto laggiù.
La vedo alzava la testa.
Un cenno e mi regalava una pasta.
Lo sento, quando vado al mercato
Ritorno indietro, al passato,
ma sono soltanto al mercato
Bomboloni e dolci, gridava
Passava e vendeva
Bomboloni e dolci, ci offriva
Sento profumi
Vedo tartine
Mangio dolciumi
Teneva un nero fazzoletto in testa
Per me era una festa
Raccolgo fragole, lamponi e mirtillo rosso
Per fare una torta al mio bimbo promosso.
E io, io sul muro, in alto, lassù
Ammiravo il carretto laggiù
La mia canzone mi viene dal cuore
La canticchio non bene
Non son certo un cantautore
Vedo che alzava la testa,
Un cenno e mi regalava una pasta.
Lo sento, quando vado al mercato
Ritrorno indietro, al passato
Ma sono soltanto al mercato.
Nei campi correvo a piedi scalzi
Marzo chiamava e lesta rispondevo.
ho colori sbiaditi negli occhi miei
da giovane andavo per prati fioriti
le fosse saltavo sugli alberi mi arrampicavo
agile come un gatto mi sentivo.
Ora Marzo non chiama più
le scarpe offendono il piede
Viene l'inverno nell'anima.
Non c'è tristezza o rassegnazione
i ricordi saziano l'anima dentro me.
E lì corro a piedi scalzi e sono libera e sono libera
Il pomeriggio inoltrato mi parlava di Omero.
Su quel bus affollato io poi ritornavo.
Era già troppo buio e io nella sera avanzavo.
Nel calduccio vedevo il mio mondo e lo amavo.
All'uscita di scuola il gelato profumava di menta
E la vita serena con niente scorreva lenta.
Benedetta rideva con Leo al cancello,
sì, era lui certamente il più bello.
È oggi ormai lavoro ancor
è ancora sera e il buio avanza.
Che bello adesso è ritornar
e nel calduccio
e nel calduccio riposar.
🏵
Sui campi di grano si giocava felici.
A una lira vendeva gelati
E noi gli andavamo incontro felici.
Oggi non c'è più niente. Infelice io sono.
In classe col maestro cantavamo
e la merenda in allegria facevamo
Oggi tutto è cambiato purtroppo.
Il telefono invece non c'era
ma si raccontava alla sera.
In fondo nell'anima, troppi ricordi.
Il tempo è passato mi dico.
Io vivo oggi.
e risplendono in me
i loro colori,
da quest’inverno
sono sicura
ne verrò fuori.
Che stagione é
dentro di me?
Germoglierà l’energia
che ora non c’è,
la scoprirò
passeggiando con te.
Nel frutteto in Agrigio’
fioriscono albori,
e la speranza
A primavera da bambini
nei prati nei giardini, si giocava
si cantava, si gridava,
una tribù si formava.
Ai pavoni le lunghe piume si levavan,
ricche corone colorate
da capi indiani si creavan.
Là fino al tramonto del sole.
Là nei prati si restava
si giocava, si cantava, si gridava
A notte fonda si tornava
a veder la luna se arrivava,
il rito si ripeteva della primavera
ancora aria, luci, canti di maniera.
Or quel tempo esiste più?
Grandi e piccoli
così non si trovano più.
Niente prati, niente canti niente giochi,
tribù niente più.
Diverse le maniere di giocare,
così vogliono stare,
dietro strumenti digitali,
nelle stanze chiusi
senza stimoli personali.
Ancor nei prati di primavera
fiorisce la natura fino a sera.
Quando il gioco era di comunità
si riunivano piccoli e grandi
al di fuori di ogni età.
Tutto era semplice senza malizia
con vivacità senza pigrizia.
Stiamo ora assistendo all'evoluzione
di un mondo con poca unione
Poco basterebbe,
solo amore, armonia, rispetto,
tutto cambierebbe.
Ancora nei prati fino a sera
la natura fiorisce a primavera.
(Maddalena)
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Una voce lontana, lontana gridava arrotino
l'ascoltavo e pedalando veloce arrivavo in
giardino.
La mia mamma, cantando, stendeva sul balconcino.
Oggi la bicicletta è laggiù abbandonata
la mia mamma purtroppo ormai se n'é andata
ripenso a quei tempi lontani un po' addolorata.
Tu cantavi sempre per me "Non sarà
un'avventura",
io ripenso tra me che mi sentivo tanto insicura
ed invece sono sessantadue anni che il nostro amore dura.
(Lauretta)
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