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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Lucca Insieme - Fiabe o miti

 


Klimt - Medusa


Fiabe e miti 


Questa è una pagina
per perdersi nel mondo della fantasia,
per rilassarsi,
per intrattenere i bambini,
per ritornare bambini noi stessi.

Proviamo a scrivere
una semplice fiaba?

Come si sa, metteremo
in uno specifico contesto,
un protagonista in azione,
un antagonista che vuole fargli del male
 qualcosa che lo salvi, magari un eroe,
certamente un lieto fine


🌳🌿🌳🌿🌳
Ecco.
Siamo seduti all'ombra di alberi secolari.
Intorno a noi tanti bambini pronti all'ascolto.
Non aspettano altro che
la magia delle nostre parole


Cominciamo?


🌳

Frrrsssssh... Tac.

"Toh, guarda guarda...".
Sul ramo la pigna ancora mezza verde si era aperta anzitempo in un punto... e quel pinolo era venuto giù, rotolando proprio vicino a lei. 
"Strano!" borbottò Mina avvicinandosi al terreno curiosa, ma anche un po' intimorita.

Quello che vide la lasciò ulteriormente perplessa.
Si accorse che il pinolo era ben strano. Sembrava vivo e fremere intenzionalmente. Vibrava a tratti come se volesse comunicarle qualcosa, in ogni caso era evidente che voleva attrarre la sua attenzione. 
Mina si fermò di botto a questo punto impaurita. Non era certo la prima volta che trovava un pinolo quando andava in pineta. (continua alla pagina "Fiaba - Pinolo")
Vanina


🌳
Tanti, tanti anni fa, una streghetta di nome Amelia viveva in un bosco contornata di fiori stupendi e deliziosi animaletti selvatici che le facevano compagnia. Se non avesse avuto la compagnia di tanti animali sarebbe stata troppo sola.
Un giorno la streghetta si svegliò all'alba e non sentì il solito cicaleccio che gli uccellini facevano per contendersi i semini da mangiare. Anche cervi, volpi, fagiani erano zitti.
"Cosa sarà successo?" Si domandò Amelia. 
Uscì dalla sua casetta e rimase malissimo quando vide che tutti gli animaletti che tanto amava era nascosti tra il verde e tremavano. Si avvicinò e loro, spaventati, se ne andarono lontani da lei. 
Stava meditando di fare una magia per farli ritornare, quando vide un cacciatore che col suo fucile puntato in avanti, avanzava guardingo. Per un attimo la streghetta rimase perplessa, ma subito pensò: "Ora lo sistemo io questo tipo bardato, gli farò una magia che gli farà passare la voglia di aggirarsi nel bosco cercando di uccidere i miei cari amici.".
Subito Amelia  andò incontro al cacciatore e gli chiese: "Cosa fai qui?".
Il cacciatore con aria spavalda rispose: "Lo vedi anche tu, sono qui per cacciare...Vattene in casa perchè se no è pericoloso per te.".
Amelia certe cose non sopportava di sentirsele dire, diventò nervosa e la prima cosa che le venne in mente la fece.   Con le parole magiche "Sortilegio del topolino, ora ti faccio un bel nodino" come per incanto la canna del fucile del cacciatore si attorcigliò e diventò un nodo. 
Il cacciatore preso alla sprovvista sparò per reazione e si trovò tutto pieno di pallini usciti dalla cartuccia. Allora cominciò a correre per sfuggire ad Amelia che lo seguì con lo sguardo, ridendo,  fino a quando non scomparve alla sua vista.
A quel punto tutti gli animali del bosco uscirono dai loro nascondigli  e festosi  saltarono felici attorno ad Amelia che aveva, con quella stregoneria, salvato loro la vita.
(Lauretta)


🌳
Molti anni fa in un piccolo paese viveva un bel bambino, biondo e un poco paffuto, Pietro. Era sempre stato molto intelligente e curioso ma anche con tanta voglia di indipendenza. 
I suoi genitori cercavano di lasciarlo libero il più possibile perché pensavano che in fondo in un paese dove pressappoco si conoscevano tutti non potevano esserci grandi pericoli. Vivevano in un appartamento al terzo piano e Pietro giocava sempre giù, nei campi o in strada con gli amici in bicicletta, tanto che ci legavano dietro (alla bicicletta) addirittura dei pancali presi dalle case in costruzione. Quanto ridevano spensierati! Ad essere sinceri però non sempre perché Pietro aveva tante "macchinine" e la gelosia nell'animo di quei bimbi via via veniva a galla con i relativi comportamenti.
La mamma di Pietro si affacciava spesso alla finestra per controllare e si compiaceva quando lo vedeva contento mentre lui, quando vedeva che le cose si mettevano male, suonava il campanello e con una scusa andava in casa. 
Venne il tempo della scuola e lui cominciò a dire che voleva andare da solo, tanto che la mamma lo accompagnò solo il primo giorno. In seguito lo accompagnava solamente quando pioveva e andava anche a riprenderlo.
Abitavano vicino all'edificio scolastico e la mamma lo seguiva con lo sguardo fino a quando riusciva a vederlo. Le aveva ben raccomandato di stare attento ad attraversare la strada perché in fondo il solo pericolo era quello ma lui stava veramente attento. Tu mi guardi dalla finestra, diceva alla sua mamna.
Poi arrivò il tempo della scuola media e quella era un poco più distante ma ormai era abituato. La mattina partiva felice con la sua bicicletta.
Frequentavano quella scuola  pure un paio di ragazzi suoi vicini di casa e suoi amici, almeno così credeva perché ogni tanto gli facevano i  dispetti. Aspettavano che legasse la bici mentre loro si nascondevano dietro una siepe con l'intento di picchiarlo ma lui dopo una prima volta, cercava di stare sempre dove c'era gente. Aveva trovato la soluzione ed era tranquillo. Quei ragazzi però, non certo contenti perché non potevano sfogare i loro istinti malevoli, gli misero contro  un loro amico che prendeva il pulmino, tanto che un giorno Pietro si trovò a correre un vero pericolo. 
Al ritorno dalla scuola era dietro al pulmino che in quel momento, essendo in prossimità del semaforo aveva rallentato molto la corsa. Il ragazzino in questione gettò fuori dal finestrino alcune foglie che aveva preso nel piazzale della scuola proprio addosso a Pietro che riuscì a fermarsi senza cadere ma con la bici struscio un'auto in sosta. Quando però fu a casa, questa volta raccontò il fatto e con i suoi genitori andò a vedere se l'auto ne fosse rimasta in qualche modo danneggiata. 
Tutto a posto ma non più di tanto perché nell'aria ora c'era molta preoccupazione. Che fare? Visto che era in fondo andata bene stava lontano anche dal pulmino. Partiva solo dopo avergli dato un buon vantaggio. 
Ogni pretesto però poteva essere buono per trovarsi in qualche altra spiacevole avventura e nessuno in famiglia  stava tranquillo ormai. Del resto si sa, accusare i ragazzi di questi fatti senza testimoni poteva essere controproducente per cui incrociavano le dita e stavano tutti sul chi va là. Qualche giorno dopo il fatto però la famiglia fu chiamata in Comune, precisamante presso la biblioteca per comunicazioni.
Andò la mamma visto che il padre di Pietro lavorava e le fu detto che un signore che era al tavolo del bar accanto al semaforo aveva notato la scena ed era andato a riferire, più che altro a protestare perché lui era un nonno e non avrebbe mai voluto che tutto ciò fosse successo a suo nipote.
Successe il finimondo. Al ragazzo fu vietato il  pulmino per una settimana e anche i suoi genitori lo misero in punizione senza paghetta per un mese. I suoi due amici di paese (lui abitava in periferia) lo seppero ovviamente e si misero paura.
Pietro tornò a scuola più sereno a anche la sua famiglia, grazie al quel signore così pronto nel difendere la giustizia, si senti veramente sollevata.
Pietro era davvero un ragazzo forte e indipendente, aveva cercato di risolvere in qualche modo da solo cercando di restare sempre accanto a qualcuno quando era nel piazzale della scuola ma anche molto responsabile nell'avvisare i suoi genitori quando avrebbe potuto recare danno all'auto in sosta. Quel nonno, cosi ricco d'affetto e deciso anche a difendere la giustizia ma anche il più debole, fece si che tutto finisse nel migliore dei modi.
Pietro divenne  adulto e certamente mantenne tutte le doti acquisite e dimostrate fin da ragazzo, anzi ne aggiunse  ancora con l'esperienza.
(Claudia)


🌳
Un giorno sulla tavola dei miei fiori si è posato un gabbiano. Mi ha fatto paura: ad ali aperte sembrava enorme, di fronte a me che mi ero affacciata.
Ero pronta a scacciarlo, perché con le zampette alzava la terra di un mio vaso di fiori e me lo sciupava tutto; con le ali mi troncò un fiore.
Quando stavo proprio sul punto di farlo volare via, mi è venuta in mente una cosa.
Povero gabbiano... e se avesse fame? 
Ho preso del pane, l'ho sbriciolato davanti a lui... Immobile, sembrava in attesa.
Quindi ha cominciato a beccare il pane veloce come il vento, poi,  alzato lo sguardo verso di me e con il becco aperto, ha spiccato il volo nel cielo azzurro.
Da quella mattina me lo sono fatto amico, perché, quando mi alzavo e aprivo la finestra, era lì ad aspettarmi ed io gli tiravo del pane che preparavo ammollato nel  latte.
(Silvana)


🌳
Tanto tanto tempo fa nel Regno che non c’è più viveva un bambino di nome Esaù.
Esaù abitava in un piccolo casolare ai margini del regno con i nonni anziani e il loro vecchio cane.
Non andava a scuola e non aveva degli amichetti con cui giocare perché dal regno se ne stavano andando via tutti.
Gli abitanti volevano un mondo migliore e lasciavano ciò che avevano per andare alla ricerca di “quello che qui non c’è”.
Pure i genitori erano partiti lasciandolo in fasce con la promessa che sarebbero ritornati, ma il tempo passava e di loro non si sapeva nulla.
Il bambino aiutava i vecchierelli in tutte le mansioni quotidiane dalle più semplici alle più complesse: apparecchiava la tavola ai pasti, vangava la terra nell’orto, portava al pascolo le capre e tanto altro ancora.
Nel casolare regnava una piacevole armonia di affetto e complicità.
Una sera mentre stavano cenando sentirono un timido bussare alla porta.
Si guardarono stupiti tra loro domandandosi chi potesse essere, visto che una delle poche famiglie rimaste viveva a miglia di distanza.
Entrò una giovane fanciulla che si era persa mentre cercava di raggiungere gli zii per andar a vivere con loro.
La invitarono ad unirsi al loro frugale pasto contadino e a riposare per la notte… era troppo tardi per mettersi in viaggio e c’erano troppo pericoli a quell’ora. Il piccolo Esaù l’avrebbe accompagnata il mattino successivo.
Elena sorrise tra sé e sé pensando che il suo piano stava procedendo nel migliore dei modi.
Nessuno dei tre sospettava che lei fosse la temuta incantatrice che spingeva la gente a cercare “quello che qui non c’è” abbandonando il Regno che non c’è più.
La mattina si incamminarono pronti per la nuova avventura! Esaù era entusiasta di poter passare del tempo con una persona giovane e simpatica come lei! Con loro c’era anche il vecchio labrador che non abbandonava mai il bambino. Man mano che proseguivano Elena era sempre più convinta di incantare Esaù con parole e sortilegi ad allontanarsi dai nonni e a seguirla ovunque lei volesse andare. Il suo scopo era creare il “Regno dell’eterna gioventù” dove le persone sarebbero rimaste giovani per sempre e dove regnava il vizio e l’atmosfera di “non accontentarsi mai di ciò che si è e di ciò che si ha”. Gli anziani, così sarebbero morti soli e lontani dai figli e dai nipoti. Questa era la sua vendetta per quei nonni che non l’avevano voluta accudire quando i genitori erano scomparsi misteriosamente.
Non aveva pensato però che dietro le spoglie del vecchio labrador si nascondesse il buon mago Ernesto che saputo del suo piano si era tramutato per salvare l’ultimo bambino rimasto. Esaù si sentiva confuso, come mai era stato. Che cosa stava accadendo e perché non arrivavano mai a destinazione? Eppure la strada doveva essere quella giusta! Dove stavano andando il realtà? Si appoggiò ad una quercia e cercò il conforto del buon Ernesto che si mise a parlare… non in “cagnolese”, ma proprio come un umano! Esaù lo ascoltò con attenzione e non dubitò minimamente di quello che gli raccontava perché tra loro c’era sempre stato un legame di fiducia unico, come può essere solo quello tra cane e uomo!
Si dimostrò veramente astuto e coraggioso… non fece trapelare ad Elena che sapeva la verità su di lei e sul suo regno. Ora, però bisognava trovare il modo di sconfiggerla e pure in fretta.
Ad Esaù tornò in mente che la sera prima non si era voluta lavare prima di coricarsi ed era strano per una fanciulla… ma lì per lì non ci aveva pensato, ora però se avessero trovato una fonte che facesse da specchio Elena si sarebbe dimostrata l’incantatrice e Ercole l’avrebbe potuta imprigionare!
Così affermò più e più volte che tutto quel camminare l’aveva assetato… diete da bere di nascosto la sua fiaschetta d’acqua al labrador in modo che Elena non si insospettisse.
Ed ecco, finalmente un laghetto di acqua fresca e limpida! Esaù vi si fiondò addirittura dentro, invitando Elena ed unirsi a lui, ma lei era veramente restia e cercava ogni scusa per allontanarlo… quando all’improvviso Ercole con una rincorsa la spinse nel laghetto! 
Puf, paf, sbrung… eccola l’incantatrice in tutta la sua rabbia e malignità. Lanciò maledizioni ad ogni forma umana con incantesimi a più non posso e catturò il bambino, ma in suo aiuto giunse Ercole, non più in forma di labrador, ma di vecchio mago, e intervenne con forze benefiche. Il bene e il male lottarono fino allo sfinimento finché Esaù non fu salvato ed Elena venne catturata e trasformata in un innocuo coniglietto bianco.
Tutto d’incanto il “regno dell’eterna gioventù” scomparve e il “Regno che non c’è” cominciò a tornare abitato da persone di ogni età che avevano ben compreso l’importanza dello stare insieme, di prendersi cura del prossimo e di “essere felici di quello che si ha e che si è”.
Esaù, il Mago e il coniglietto bianco in un battibaleno furono a casa dei nonni e sorpresa, sorpresa… i genitori erano finalmente rientrati e… la fiaba può terminare con un bel lieto fine! Infatti si misero tutti a tavola a chiacchierare felici e contenti. Solo il coniglietto Elena era imbronciato, ma con l’aiuto dell’affetto della famiglia avrebbe imparato cosa significava essere amati!

Piccola postilla della fiaba: Esaù divenne l’apprendista mago di Ernesto.
(Monica)


🌳
Vaniglia, la fata benigna, era alla finestra che dava su corte Mini e guardava distratta Nanotta, la fata Burlotta, intenta a pulire le cacche di un piccione di passaggio.
Mago Pisciotto, placidamente sdraiato sui mattoni caldi della pavimentazione antica, stava pensando a quante cose aveva visto nella sua vita lunga e scoppiettante. Per sua natura sempre a contatto con le fate Burlotte, ne aveva viste così tante da non stupirsi più di nulla, ma una fata Burlotta in corte Mini non c'era mai stata.
Nanotta era simpatica e scherzosa anche se a guardarla da lontano non si sarebbe detto. Lei aveva il dono di far sbocciare dei bei fiori anche fra i sassi, ma le era stato messo accanto un mago Pisciotto nascosto sotto le spoglie di un bel micione dall'apparenza paciosa, che ingannava tutti con il suo ronfare  sonnacchioso, mentre in realtà annullava gli sforzi della fata Burlotta con un dono particolare.
Per vedere corte Mini piena dei fiori della fata Burlotta occorreva entrare in silenzio da sotto l'arco alle 5,05. Quello era l'orario limite che mago Pisciotto aveva.
Prima non poteva intervenire per far seccare i fiori, nemmeno un minuto prima, ma alle 5,05 si scatenava... e zippete, zipp... zippete zapp... uno schizzo di qui, uno schizzo di là e mago Pisciotto faceva onore al suo nome e i fiori di fata Burlotta seccavano.
Lei ce la metteva tutta per rendere bella e decorosa corte Mini ma i suoi sforzi apparivano vani.
Una mattina Vaniglia, la fata Benigna, tenuta sveglia da pensieri fastidiosi, assistette in diretta al misfatto provocato dal mago Pisciotto e, irritata da tanta cattiveria gratuita, decise di intervenire. Al grido (si fa per dire) di “Mago Pisciotto, te la farai sotto” intervenne con un incantesimo e mago Pisciotto non ebbe più il suo potere. 
Infatti dei bei ciclamini facevano ancora bella mostra di sé fra la pavimentazione di corte Mini. Che bello!
Fata Burlotta fu la prima a meravigliarsi.
Credeva di aver perso il dono tanti anni prima e invece non era così. Corte Mini, che fino ad allora era sembrata a tutti maleodorante e trascurata, adesso era talmente bella da ridestare il sorriso a tutti gli abitanti e non solo. 
(Rita)


🌳 








1 commenti:

  1. È sempre un piacere leggere e queste fiabe sono davvero eccezionali! Brave, brave, bravissime!

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